L'uomo che verrà
Trama: la strage di Marzabotto, negli occhi di una piccola testimone silenziosa.
Ho detto già mille volte che OGNI film che lascia a chi verrà, al futuro, ai nostri figli e ai figli dei figli (etc tipo Monty Python) una testimonianza, anche minuscola, minima, infinitesimale di quella che stata la Seconda Guerra Mondiale, vale sempre la pena di esistere.
L'uomo che verrà è di certo un film straziante, bellissimo nelle sue scelte stilistiche assolutamente controcorrente (interamente recitato in dialetto bolognese con i sottotitoli, che quasi stonano), un cast (soprattutto maschile) scelto per evidente "bisogno" e non per fare cassetta (facile era prendere favino per fare il protagonista, come aveva già fatto Spike Lee nel risibele Miracolo a Sant'Anna. Gli uomini hanno visi scavati, volti antichi. Perfetti.
Come perfette sono le scelte scenografiche, ci immergiamo in una natura che noi giovani cresciuti sul motorino a scansare tazi e autobus non possiamo capire. Il bosco teatro di vita, i cicli delle stagioni che non sono solo l'inverno piove prendo l'ombrello, d'estate fa caldo vado in flip-flop. No. Le stagioni che cambiano i procedere stesso delle esistenze, i colori nn solo degli abiti ma dei capelli, dei visi, degli occhi.
Tutto questo fa da sfondo a quella che tutti sappiamo essere una pagina ignobile del genere umano tutto, sempre.
Il film è stato acclamato da TUTTI come un capolavoro assoluto. Lungi da me dire che si tratta di un brutto film. anzi, è un film bellissimo. Il problema rimane il confronto. Al solito in un Paese di Alene Sederove e Nini D'angeli, quando arriva in sala un film denso, rigoroso, perfetto nelle riscostruzioni, mai accondiscendente nella regia o nella recitazione, allora si grida al miracolo. Il miracolo vero, no, secondo me non è questo film. Ma nulla toglie al suo valore, storico e cinematografico.
Vedendo questo film mi vengono in mente le lamentele dei sopravvissuti ad Auschwitz quando uscì Schindler's List. Non si avvicinava neanche lontanamente al grado di dolore che l'umanità ha dovuto sopporatare in quel momento - dicevano - nessun film avrebbe mai potuto spiegare, ma neanche avvicinarsi, quel dolore. è vero. Noi parliamo tanto, facciamo i film, scriviamo i libri. ma no, non possiamo arrivare a capire, davvero, neanche una lacrima versata da un singolo protagonista, e vittima, di quel periodo.
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