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mercoledì 28 luglio 2010

Domenica Esangue

Bloody Sunday

Trama: la domenica di sangue, in un documentario.... no... un film.

Mea maxima culpa a non aver visto prima questo film. Sicuramente il miglior film di Greengrass, che con la sua telecamera a mano ci mette proprio in mezzo alla sanguinosa azione. Cosa che ha ripetuto in Green Zone, fallendo miseramente.

Di pugni nello stomaco ne è pieno il cinema. Certo è che, a voler essere un po' cinici, basta raccontare una storia vera, che tutto assume un tono fosco di odio, incredulità, rabbia, stupore.. che insomma, la metà del lavoro del film (emozionare) viene da altro che non è il film. Come vedere un documentario su Genova, e ODIARE la polizia, ma più in generale il Palazzo, perché poi, a contraltare ci sono anche queste parole, di PPP (rubacchiando qua e la invece di trascrivere, quindi l'html andarà a farsi benedire):

Sulla rivolta di Valle Giulia Pier Paolo Pasolini scrisse una famosa poesia, in cui affermò di schierarsi dalla parte dei celerini: [4]

« Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi quelli delle televisioni

vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio delle università)
il culo. Io no, amici.
Siete paurosi, incerti, disperati (benissimo)
ma sapete anche come essere
prepotenti, ricattatori e sicuri:
prerogative piccoloborghesi, amici.
Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti
io simpatizzavo coi poliziotti!
Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da periferie, contadine o urbane che siano.
Quanto a me, conosco assai bene
il loro modo di essere stati bambini e ragazzi
le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui,
a causa della miseria, che non dà autorità.
La madre incallita come un facchino, o tenera, la salvia rossa (in terreni altrui, lottizzati);
i bassi sulle cloache; o gli appartamenti nei grandi

caseggiati popolari, etc. etc. »

Pasolini così concludeva :

« A Valle Giulia, ieri

si è così avuto un frammento
di lotta di classe: e voi amici
(benché dalla parte della ragione)
eravate i ricchi.
Mentre i poliziotti (che erano dalla parte
del torto) erano i poveri.
Bella vittoria, dunque,
la vostra! In questi casi

ai poliziotti si danno i fiori, amici. »
Certo, Pasolini era un essere strano, non apparteneva al suo tempo alla sua patria, ma forse non sarebbe potuto appartenere a nessun tempo a anessuna patria (a nessun mondo credo). C'era una buona dose di provocazione, anche perché, sempre lui, aveva detto:

( Il 2 dicembre ad Avola, in Sicilia, le forze dell'ordine avevano sparato durante una manifestazione, uccidendo due braccianti. "Il caos", Editori Riuniti 1995, pp. 85-86). "Ad Avola, cos'ha fatto il Potere (il Potere attuale: quello della democrazia borghese parlamentare centralistica)? Ha causato quattro vittime. "Attraverso un vecchio spirito di carità (che viene però a coincidere con un'attualissima esigenza di democrazia reale), io non saprei dire se sono più infelici i due morti o i due poliziotti che hanno sparato. [...] "L'eccidio di Avola è diventato ora il pretesto per chiedere una riforma della polizia: consistente, intanto, in un primo radicale provvedimento: quello di disarmarla. [...] "Disarmare la polizia significa infatti creare le condizioni oggettive per un immediato cambiamento della psicologia del poliziotto. Un poliziotto disarmato è un altro poliziotto. Crollerebbe di colpo, in lui, il fondamento della falsa idea di sé che il Potere gli ha dato, addestrandolo come un automa. "Da tale mutazione psicologica deriverebbe [...] la necessità di altre riforme: nascerebbe cioè, nel poliziotto disarmato, una nuova consapevolezza dei propri diritti civili. Ed egli stesso sarebbe il primo a pretendere un nuovo tipo di addestramento professionale, che non approfitti, così brutalmente, della sua innocenza e della sua povertà. Attraverso tale coscienza egli diventerebbe un poliziotto socialdemocratico, appunto, anziché fascista. Che non è poco."

In effetti C&B non è proprio la sede giusta per affrontare temi macroscopici come questi, anche perché probabimente il prossimo post sarà su qualche film americano idiota o italiano brutto, e io, che fondamentalemnte sono un gran maleducato (a livello politico) dovrei essere l'utlimo a parlare di certe cose... però, leggere Pasolini fa bene e basta. Quindi forse non ci sono luoghi giusti o luoghi sbagliati per il Pensiero.

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