Toy Story 3
Trama: La Grande Fuga, con Woody al posto di Steve McQueen, Buzz in quello di Charles Bronson e tutti gli altri nel ruolo di tutti gli altri. Ah, aggiungeteci la Poesia. Quella con la P maiuscola.
Del perché la Pixar, allo stato attuale, è l'UNICA casa di produzione capace di fare Cinema.
Nel 1996 uscì Toy Story. 1. Andai al cinema con Alessandro, Saverio e Stefano. Era il cinema Barberini, sala 1. Pomeriggio, primo spettacolo. Io avevo 12 chili in più di adesso (quindi ero proprio una palletta, come si suol dire), avevo 14 anni di meno, avevo un milione di pensieri in meno, avevo diecimila giorni liberi in più. Dovevo pansare al massimo all'interrogazione di italiano, al compito fottuto di greco, alla ragazzetta che amavo tanto nonostante lei stesse col mio compagno di banco (!). Insomma, cazzate.
Oggi, con 14 anni in più, due milioni di ossessionanti preoccupazioni e rotture di cazzo in più, 12 chili in meno ma una pigrizia congenita che non mi fa tenere poi così in forma, una barba da lupo di mare (ma senza i racconti di balene e squali), oggi, al cinema Adriano con S., primo spettacolo, ho visto Toy Story 3. E piangevo come un bambino al primo giorno di scuola quando la mamma lo saluta.
No, non era colpa degli occhialini 3D che mi danno un fastidio boia e mi fanno scattare dopo un'ora un malditesta fottuto. No, era TUTTA COLPA (o merito) della Pixar, che, ripetita iuvant, è oggi l'UNICA macchina produttiva capace di fare Cinema, quel cinema che ti cambia, il cinema che ti ricorderai da grande, da vecchio, da morto.
Una questione di qualità una questione di qualità, per nulla una formalità. C'è un motivo per cui la Pixar (in ogni suo film, anche Cars, per gli americani) è degna di un posto non solo nel cervello dei cinefili mnemonici come me, non solo nel cuore dei bambini che si divertono, non solo nei portafogli degli esercenti che si arricchiscono distribuendo i loro film. Le pellicole della Pixar meritano un posto nel ventre. O nel mignolo? O nella milza? O nel lobo dell'orecchio destro? Da dove nascono le emozioni profonde? Quelle che non controlli, che non sai da dove vengono e su cosa fanno leva per farti lacrimare, senza motivo: non ci sono morti, non ci sono interpretazioni strappacore (non ci sono manco attori in carne e ossa), eppure le dighe si spaccano, non importa con quanta cura e tempo e calce e rabbia tu le abbia costruite tutte intorno a te per difenderti da chissà cosa, dalle delusioni congenite che non è manco colpa tua, ma che stanno lì, e difficilmente sei tranquillo, impossibile vederti tranquillo, non sia mai tu sia davvero soddisfatto di qualcosa. E allora ecco cosa fa la Pixar, ti fa delle sedute psicanalitiche di un'ora e quaranta ogni anno, sotto forma di film, venendoti incontro con topolini cuochi, giocattoli dinoccolati, case volanti (e sì, anche con macchine sbruffone, se sei americano).
Toy Story 3 è il film Pixar che meno ho aspettato nella mia carriera di filmaddicted, non ne capivo l'utilità, e ho pensato anche – stolto – che il mero commercio fosse la motivazione di fondo. E invece, ecco un film che è forse tra i migliori Pixar (che frase assurdda questa, "tra i migliori pixar", come dire, "tra i migliori Michelangelo" o , per andare ancora più sul filosofico "tra i migliori alberi che natura abbia creato"). Non solo il suo essere totalmente abbacinate dal punto di vista tecnico (la scena della discarica è una cosa, impressionante, ammutolisce. esiste una cosa, nei programmi di grafica, che si chiama copia/incolla. Ha risolto la vita a Peter Jackson con i suoi orchi. Altri ne hanno fatto un uso anche un pò idiota:
Ed ecco che la Pixar, in una scena ambientata in una discarica (avete presente l'entita di immondizia di diversa natura che può esserci in una discarica?) e subito dopo in un inceneritore, gestisce milioni di elementi in una singola inquadratura. Ha fatto copia incolla pure lei? Ok, non prima di averne creati almeno 100.000 di quegli elementi.
E questo è il dato tecnico (escluso forse il 3D, che, purtroppo, è definitivamente un mezzo per far tornare la gente al cinema e in alcuni (quasi tutti i) casi non è strettamente necessario. spero finisca presto), ma il dato tecnico è nulla. La Pixar fa Storia del cinema. Non devo essere io a dirvelo.
Parliamo, chessò, per fare l'esempio terra-terra senza chiamare in causa Bazin o Rondolino, dell'uso serratissimo delle citazione sottocorteccia. le citazioni nei Pixar, anche quelle cinematografiche, non sono MAI fine a stesse, non sono trovative idiote alla Shrek per farti ridacchiare tipo "ah. ah. che ridere l'orco che combatte come matrix" - oppure le scemate slapstick di quello di Era Glaciale che deve prendere la ghianda. queste sono cose per il popolo di facebook. Per gli idioti. Per i lobotomizzati di Zelig. Per le commesse dell'Auchan che "me fa spacca', che ride!". No. La Pixar fa le citazioni per chi il cervello lo allena, lo coltiva e soprattutto, lo rispetta. (Le migliori? Woody come Tom appeso al filo. lo stupendo Totoro in casa della bambina. il Big Bambino con la testa dell'esorcista, terrore allo stato puro.) E anche quando la Pixar "gioca facile", alliscia un po' il pelo (esempio la sfilata di Ken, "easy" e stupenda al tempo stesso) lo fa con una classe unica, di quelle naturali. Di quelle che mi piacerebbe averla io nella scrittura, per farvi dire "cazzo, questo l'avrei voluto scrivere io così, perfetto", che vorrei averla nella vita, sempre.
Non ce l'ho.
Però ho scoperto che da qualche parte, nel mondo, c'è qualcun('altr)o che sa esattamente dove metto i sentimenti e, mannaggia a loro, me li tirano fuori coi ganci, io ci provo a tenerli dentro, ma loro no, loro ogni anno tornano e mi fregano.
Per fortuna non sono americano, almeno il prossimo anno, con Cars 2, mi salvo.
Il corto con Toy Story 3? Ah, quella dei corti Pixar è tutta un'altra storia. Sono meglio dei film? c'è chi dice di sì. E quello "allegato" quest'anno, ha tutte le carte in regola. Se entravi al cinema, vedevi Quando il Giorno incotra la Notte, e uscivi, eri contento uguale. Oltre all'omaggio tutto italiano al nostro Cavandoli, lo short di quest'anno ha un'idea di fondo talmente semplice (che è un concetto lontano mille miglie da "banale") da far rabbrividire.
Tropo massimi sistemi per un broccolo vero? Eppure è l'effetto Pixar. è l'effetto ratatouille su Ego, è l'effetto delle emozioni al Cinema, che sono le più rare, le più dense.
Sempre sull'onda dei ricordi. Nel 1996 ho fatto il mio primo inter rail. Roba seria, talmente seria che facevamo, per dormire sui treni e non spendere in ostelli, parigi - monaco di baviera una notte e la notte dopo monaco - parigi. la notte dopo? parigi - berlino...e via così. Visitai Eurodisney ecco la mia foto con Buzz. Persi 12 chili in 26 giorni.
Ti dico cosa ha sconvolto me.
RispondiEliminaLa scena della discarica. Quando si guardano e si danno tutti la mano e dura un'eternità e stai col fiato sospeso e pensi oddioddioddioddio e vedi il gorgo senza fine e fai no con la testa.
Stavo così.
Ho pensato che in un cartoon (ormai è quasi riduttivo chiamarli così) nessuno avesse mai osato tanto, a livello di tensione, non ricordo niente del genere. Tenerla su così tanto e caricarla esponenzialmente ogni secondo che passa.
E poi l'orso. L'orso mi ha sconvolto. Forse perché avevo un peluche simile.
L'orso diventa cattivo perché è stato ferito, perché non crede più nell'innocenza e nei bambini, non è "nato cattivo" come i vari villain di sempre, le cose della vita, gli abbandoni lo hanno fatto diventare cattivo e tu pensi beh, alla fine si renderà DI NUOVO conto che la bontà esiste, qualche bambino lo riprenderà con sé, farà come Ego e ripenserà a tutto.
E INVECE NO.
L'orso fa la fine che fa, di un tragico che manco il neorealismo, è destinato a una vita di infelicità pur avendo conosciuto l'opposto, sparisce di scena e sai che è destinato all'infelicità eterna.
E non pensi che se lo merita perché è cattivo (come avviene di solito) ma pensi ODDIO CHE TRISTEZZA. Tutto perché era stato abbandonato.
Sconvolta. Ancora ci penso.
E sto qui a parlare dell'infelicità di un orso di peluche che sta in un film, capito?
quoto tutto.
RispondiEliminae poi sì, l'orso che non si redime, è il colpo di grazia! prima volta che succede in un pixar... se deve morire o "sparire" perché cattivo di default è una cosa... ma quando fanno i personaggi che "diventano cattivi" alla fine si redimono sempre (tipo il vecchietto del due infatti)... ma è tutta una nuova gamma di emozioni per i bambini di oggi (cioè noi per capisse)
e poi la scena dell'accettazione della morte da parte dei giocattoli credo sia la cosa più adulta mai apparsa in un film "per bambini".. più di wall-e, più della scena della vita di UP... cioè roba da trauma vero. roba che da oggi NESSUN bambino butterà mai più nessun giocattolo mai...