domenica 11 luglio 2010

Scacco Pazzo

5150 Rue De Ormes


Trama: - Buongiorno mi scusi, passavo qui davanti con la bicicletta e cadendo mi sono leggermente escoriato il mignolo, niente di che. Mi chiedevo se poteva essere così gentile da donarmi un cerottino.
- Ma certo, giovanotto, prego entri. Ecco adesso si accomodi nella stanza degli ospiti, ci rimanga i prossimi sei mesi in balia di noi, famiglia pazza, e sopratutto giocando a scacchi con il pater serial killer familia, altrimenti le sparo.

Gli elementi ci sono. Prima di tutto è un film Canadese e non americano. Lingua francese. Il thriller di rapimento con detenzione forzata e conseguente folle sindrome di Stoccolma lo abbiamo già sviscerato qualche volta, mi ricordo di quel Captivity abbastanza penoso e qualche altro di cui ora il caldo (e il conseguente scioglimento dei primi 5 millimetri della mia parete cerebrale, insomma ho il cervello come un gelato a Capocotta) non mi permette di ricordare il titolo. C'è il matto totale, la famiglia che lo segue, la figlia che ne dovrebbe seguire le gesta, il ragazzo innocente che "sbrocca", la bambina autistica (bambina autustica, ed è subito horror psicologico).
Il problema è un certo sfilacciamento nei temi trattati, si parte con serial killer "in missione" (uccido i cattivi, alla Dexter per capirsi), poi diventa un giocatore incallito di scacchi, poi un padre violento, alla fine uno scultore visionario. Questo susseguirsi di arti e mestieri lo subisce un pisquano la cui unica colpa è quella di non essere cintura CMYK di karatè, quindi se ne sta zitto e buono in una stanza per mesi, quando il numero di occasioni che ha per scappare (torcendo braccini di bimbo, dando pugni a ragazzine emo, facendo scianchette a madri obese, addrittura prendendo un taxi, è inversamente proporzionale alle volte che si lascia scappare le suddette occasioni, non si sa perché), ma almeno alla fine ne esce campione di scacchi che manco Fischer e Kasparov messi insieme.
Il fatto che sia uno studente di cinema e che inizi, nella follia della reclusione, a figurare la partita a scacchi col suo aguzzino come quel settimo sigillo di cui tanto abbiamo sentito parlare (più che altro distratti cercando di rimorchiare all'università quella carina coi capelli rossi due file davanti a noi in aula magna...era perfetta l'aula magna...ti mettevi in fondo, e già di occhiatine fugaci... ok, la smetto, parlo del film), mette il film in un piano di "strizzata d'occhio" un po'... idiota.
Insomma la partita a scacchi con lo spettatore si risolve un po' così:

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