La nostra vita
Trama: Germano nella periferia di Roma costruisce palazzine mentre la sua vita crolla.
Partiamo subito da un dato di fatto: Elio Germano in questo film è da brividi. è talmente bravo che sembra vero, nel senso che cristo santo, pensare alla recitazione, che smentitemi se sbaglio è per antonomasia finzione, e poi vedere Germano nella scena del funerale (ma non solo, basterebbero anche le scene con gli operai) fa paura e al tempo stesso felicità sapendo che in giro c'è un attore così. Ma questa non è storia nuova, diciamo che arrivo per ultimo, lo sanno Cannes e porci che Germano è un grande attore (quando calato nei ruoli di vita vera, che per contral'altare sono praticamente gli unici che possono interpretare gli attori italiani.)
Ma è di Lucchetti che mi raccapezzo. Lucchetti è un regista della scuola Morettiana, credo sia stato suo aiuto regia o amico o chenesò. Ma è un regista che non riesce a prendere una situazione e a sviscerarla come si dovrebbe, o meglio, con il coraggio che alcune storie pretendono. Tralasciando il risibile Dillo con parole mia, sostanzialemnte un film di merda fatto credo perandare in vacanza con la moglie in Grecia pagati dalla produzione (davvero, un film bruttissimo), Lucchetti ha al suo arco film come La scuola e Mio fratello è figlio unico, che sono frecce pure piacevoli da avere al proprio arco. Con La nostra vita Luch vuole affondare il coltello in una piaga sociale come quela della crisi, del lavoro nero, in definitiva della classe "che si fa il culo e lo piglia al culo" italiana, mettendo in scena una tragedia su tutta la linea per 90 dei 95 minuti di film, sorretto, abbiamo detto, da Germano colonna d'Ercole recitativa. Però, intorno, quasi il nulla. Parlo dei personaggi di sfondo. L'esempio lampante è il personaggio di Zingaretti tricologico rottelle: ex ladro, ora paraplegico (si intuisce per qualche regolamento di conti), reinventatosi spacciatore, con moglie escort e figlio (extracomunitari) a seguito: insomma, detta così non proprio la descrizione di uno stinco di santo. Invece nel film il suddetto è Gesù rinato in terra, roba che si fa quasi ammazzare di botte per il bene dell'amico Germano. Ora, in un film che più e più volte "te pija er core e te o spappola", un personaggio santo tagliato così stona. Certo, forse sono io che voglio la tragedia a tutti i costi, ma qui, senza scadere nel razzismo "so borgatari fiji de troia" nè però nel suo contrario buonismo "so borgatari dar core d'oro", mancano le famose "sfumature".
Il ragionamento forse è un po' contorto. Le borgate (ma vale per le banlieue, i sobborghi made in UK e chi più ne ha) sono città a sè stanti, microcosmi a tutti gli effetti, violenza e povertà, droga e ignoranza e tutte le cose brutte che ci hanno detto a scuola. Poi, in realtà, proprio perché "città" fatte di persone, sono anche tutto il contrario, quindi gente che si spacca la schiena, amore, figli, famiglia... anche se le architetture fanno schifo. Ora, perché il cinema (prendiamo per facilità quello italiano, e nel particolare questo film) ami tanto raccontare queste storie di periferia va pure bene, il riscatto sociale, l'uomo mangia uomo, la lotta di classe è cosa chiara: sono film che per buona metà si scrivono da soli. Però io vedo Lucchetti e moglie:
Ed ecco, non mi sembrano proprio tipi che vanno al mare e "se fanno un calippo e na bira". Ora, Pasolini (BUM!) ci ha insegnato che se hai lo sguardo e il genio, puoi avere anche il sangue blu, ma saprai raccontare anche chi è l'opposto di te (ma poi, la vita violentata di Pasolini, non è anche una negazione di quello che ho appena detto?), ok, prendiamo Verdone che è più semplice, meno sfaccettato – ecco, a me Lucchetti che fa fare alla moglie la zora (intendiamoci, non macchiette, più quelle donne de periferia con la esse strascicata) non mi va giù. Raoul Bova, i rumeni... no. Non riesce a darmi un senso di realtà. Cosa che riesce perfettamente a Virzì, o se vogliamo paradossalemnte ad alcuni ritratti d'interni con statue di marmo a Muccino, e con il suo sapore grottesco anche a Sorrentino (recente idolatria di C&B). E la realtà, in un film chiamato La nostra vita, che racconta di gente che compra i mobili ikea, va al centro commerciale, ordina le pizze, fa il pranzo al mare, dovrà pur valere tanto.
Ripeto allo sfinimento, La nostra vita vale oro quanto pesa Elio Germano, ma un film non può e non deve essere solo una grande prova di attore, deve essere UN FILM.
Sì. Infatti si era detto: Luchetti FAIL, Elio WINS. ElioElioElio. Quando il Fato si deciderà a farmi fare la fila alla posta insieme a lui sarà sempre troppo tardi.
RispondiEliminaPare che la scena del funerale non fosse prevista in quel modo, pare sia andato a braccio con lacrime e tutto. Coup de theatre.
Cmq Luch con una sola C.
Niente, trematI, i refusi son tornati :P
clamore.
RispondiEliminaLucchetti Luchetti... sempre pariolo rimane :)
Refuis Wins!
ELIO E LA STORIA TESA wins!!! ;)
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