Shark in Venice
Trama: La tranquilla routine di una Venezia addormentata, tutta vetri di murano, merletti e splendidi ponti, viene sconvolta dall'arrivo di un gigantesco predatore marino, un grande squalo bianco, che tra canali e calli ricrea un suo privato campo di caccia. Solo l'intelligenza e il coraggio di un ricercatore solitario potrà riportare la pace nella città dei Dogi.
Un film come questo sottolinea l'importanza della salvguardia dei grandi beni culturali d'Italia. Solo grazie al rispetto per i monumenti e all'impegno delle istituzioni verso il restauro e la riscoperta dei tesori della penisola potremo davvero tornare ad essere una nazione "da far invidia al mondo". Chiaramente un film come Shark in Venice è un metapretesto eccezionale per puntare l'attenzione sullo stato di trascuratezza e degrado in cui vivono le nostre splendide città. Venezia infatti è il vero protagonista del film.
Quando lo squalo attacca gli incauti turisti; che rappresentano nelle intenzioni del dinamico regista quell'incuria, quella sbadataggine a cui tutti andiamo purtroppo incontro, quando capita di gettare qualcosa per terra, di far cadere una bottiglia in mare, di non preoccuparci se i nostri monumenti vengono ricoperti di scritte o manifesti abusivi; il esplode in tutta la sua maestosa potenza e il messaggio arriva diretto allo stomaco dello spettatore come un pugno da knock-out.
DI nuovo uno squalo totemico. Un predatore silente che attacca senza avvertire e non prova pietà, proprio come i tanti detentori del potere in Italia, e non solo. Spetta a noi ritrovare il giusto equilibrio. Il regista coglie infatti l'occasione unica, attraverso l'intelligente pretesto di inscenare lo scontro uomo/natura subacqueo a Venezia, di riprendere (durante i ripetuti attacchi del temibile megalodon) le abbaglianti architetture della città, le sue torri, i suoi campanili, le sue guglie, i suoi canali. E quando il protagonista esita e tentenna è quasi a voler rappresentare quanto fragile è l'equilibrio su cui si poggiano gli immensi palazzi di Venezia: il nostro compito, come quello di un eccezionale Stephen Baldwin (davvero ai suoi massimi livelli), è quello di tenere duro, di trovare la giusta strada per aiutare la città che tutto il mondo ci invidia, gondole comprese, non lasciandosi mai abbattere dalle tante avversità e dagli ostacoli dei benpensanti.
DI nuovo uno squalo totemico. Un predatore silente che attacca senza avvertire e non prova pietà, proprio come i tanti detentori del potere in Italia, e non solo. Spetta a noi ritrovare il giusto equilibrio. Il regista coglie infatti l'occasione unica, attraverso l'intelligente pretesto di inscenare lo scontro uomo/natura subacqueo a Venezia, di riprendere (durante i ripetuti attacchi del temibile megalodon) le abbaglianti architetture della città, le sue torri, i suoi campanili, le sue guglie, i suoi canali. E quando il protagonista esita e tentenna è quasi a voler rappresentare quanto fragile è l'equilibrio su cui si poggiano gli immensi palazzi di Venezia: il nostro compito, come quello di un eccezionale Stephen Baldwin (davvero ai suoi massimi livelli), è quello di tenere duro, di trovare la giusta strada per aiutare la città che tutto il mondo ci invidia, gondole comprese, non lasciandosi mai abbattere dalle tante avversità e dagli ostacoli dei benpensanti.
Una menzione speciale davvero va fatta poi ai costumisti del film.
Una resa unica, anche solo nella scelte delle mille nuance delle cravatte del protagonista, il taglio impeccabile dei suoi completi, e la rappresentazione quasi neoralista del tipo italico
Lontano finalmente dai soliti stereotipo tutti "mafia-pizza-telefonino".Davvero applausi a scena aperta.
Una resa unica, anche solo nella scelte delle mille nuance delle cravatte del protagonista, il taglio impeccabile dei suoi completi, e la rappresentazione quasi neoralista del tipo italico
Lontano finalmente dai soliti stereotipo tutti "mafia-pizza-telefonino".Davvero applausi a scena aperta.
Last but not least la scelta, davvero il colpo di genio per un film che sul genio trova sua fondamenta, la scelta di far interpretare ad attori americani anche i caratteri italiani (investigatori, carabinieri).
Una scelta chiara, quella del regista, di attributire all'italiano-parlato, lingua madre progenitrice di Bellezza, il valore originale che solo il linguaggio puro e aulico può avere. Le difficoltà di comprensione, il gap territoriale, il separatismo nazionale che va combattuto estenuamente, alla ricerca di un'unità nazionale e culturale e, con Shark in Venice come primo passo di un cammino difficile ma necessario, un'unità umana.
Una scelta chiara, quella del regista, di attributire all'italiano-parlato, lingua madre progenitrice di Bellezza, il valore originale che solo il linguaggio puro e aulico può avere. Le difficoltà di comprensione, il gap territoriale, il separatismo nazionale che va combattuto estenuamente, alla ricerca di un'unità nazionale e culturale e, con Shark in Venice come primo passo di un cammino difficile ma necessario, un'unità umana.
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