La Dalia Nera
Trama: Nel 1947 una ragazza viene trovata tagliata in due in un prato di LA. Era la Dalia Nera. Storia vera, il film non è vero manco un po'.
La storia degli elefanti che si allontano dal branco per andare a morire da soli è celebre. Come è celebre quella dei vecchi capi indiani, che si ritirano in tepee isolati. Lo fanno anche certi monaci buddisti mi pare. Ecco, perché anche ad Hollywood non immettiamo questa usanza? Certi registi (e manco pochi) dovrebbero un giorno, semplicemente, smettere di fare film. Perché? Perché non sono più padroni di loro stessi, perché quello che li circonda non fa più per loro, perché ad un certo punto qualsiasi cosa facciano risulta inadeguata.
Sulla carta La Dalia Nera poteva essere uno di quei film che ti spacca in due (letteralmente), tratto da Dalia Nera di James Ellroy, un libro che se non avete letto smettete pure di leggere C&B (cioè intendo leggete prima la roba seria tipo Dalia Nera di Ellroy, poi tornate, vi do la buona uscita per giustificazione cultural-leteraria - e mi costa eh! Ve la do nel giorno di maggior incasso presenza di C&B ever... devo essere stato linkato in qualche sito di speed date, altrimenti non me lo spiego. mica sarà per mangia prega ama?) + regia di DePalma (che insomma, se vi dico la parola "piano" e la parola "sequenza". appunto.)
E invece: lento, sconclusionato, frammentato, dai passaggi incomprensibili. Gli attori completamente toppati (se avete letto o leggerete il libro capirete), una Scarlett Johansson fastidiosa nel suo periodo di training autogeno "sonounfemmefatalesonounafemmefatale", peccato che queste sono le vere femme fatale:
Non lo è certo Scarlett nonostante la bella fotografia alla Hitchcock con la fascia di luce sugli occhi e i capelli alla Kim Novak ne La donna che visse due volte, fosse solo per l'altezza e il portamento (che manca completamente a Scarlett). Tantomeno Hilary Swank, l'attrice più dentuta e sopravvalutata del decennio.
Ma soprattutto peccato per DePalma (che è anche lo stesso che ci voleva vendere Rebecca Romijn Stamos come femme fatale in femme fatale appunto. per carità gran topa non discuto, femme fatale proprio no). C'è una scena di black dalia precisa dove DePalma dimostra che non ci sta più con la testa. Proprio una scena che distrugge tutto il suo mito. Una cosa che avrebbe dovuto fare in un certo modo e non l'ha fatto. Parlo del ritrovamento del cadavere della Short: si parte con una ripresa che va verso l'alto e supera un palazzo dove sta avvenendo una retata, al di là del palazzo, in lontananza, una signora grida, ha trovato i due tronconi. La cinepresa tornagiù e inquadra una coppia sul marciapiede e tu ti dici, fico, sto per assistere ad un fottutissimo lunghissimo piano sequenzissima alla De Palma, tutta la sparatoria sarà in one shot e intanto vedremo la polizia accorrere per il cadavere e poi gran casino... e inceve. no. stacco e tutto torna normale. (scuola di regia a De Palma, se la permette solo C&B).
Ma quello che dispiace è la totale cilecca a livello narrativo, il materiale di partenza - il libro di Ellroy - è uno di quei libri che davvero davvero davvero non te lo scrolli di dosso per mesi. Sono quelle storie che sono raccontate dalle uniche persone che potevano. Cioè ci sono persone (artisti li chiamano, loro) che sono nati per raccontare delle storie, magari non lo sanno finché non lo fanno, ma già era scritto. Ellroy è nato e la vita gli ha riservato il tragico destino di raccontare la storia di Elizabeth Short, lo ha fatto in Dalia Nera. Io la penso così, e l'ho scritto tempo fa in altri lidi, così:
Elizabeth Short si vestiva sempre di nero, sembrava un fiore, una dalia nera; attricetta da due soldi col debole per le uniformi, sopravviveva recitando in filmini porno ad una Los Angeles lubrificata da maledette illusioni ed emozionanti atrocità. Il successo esplosivo, le agognate prime pagine la Dalia le troverà solo da morta. Il 15 Gennaio del 1947 Liz venne trovata uccisa, tagliata in due tronchi, scaraventata senza pietà su un prato umido di rugiada e sangue. Diverrà l’ossessione di molti e il suo assassino non sarà mai ritrovato. In Dalia Nera (Mondadori), James Ellroy romanza l’ignobile fine dei sogni di una donna e ne fa uno struggente capolavoro noir, che implacabile lacera ferite che non si rimarginano mai.
Geneva Hilliker lasciò il marito e scappò insieme al figlio in cerca di una vita migliore, di un uomo che le volesse bene e poco più. Quell’uomo (ancora sconosciuto) invece ci fece l’amore e poi la strangolò con le sue stesse calze abbandonandola su un prato di Los Angeles il 21 giugno del ’57. Il giorno seguente sui giornali venne pubblicato lo scatto rubato di un bambino che gioca, gli hanno appena detto che non vedrà mai più la madre, quel bambino è James Ellroy, Geneva Hilliker era sua madre. Ne I miei luoghi oscuri (Bompiani) Ellroy racconta un’adolescenza bruciata nella benzedrina, umida di sogni ossessivi e incestuosi, segnata da una densa passione per la scrittura... le ferite continuano a sgorgare dolore nella più sconvolgente dedica che libro abbia mai custodito; Madre: 29 anni dopo, queste pagine d’addio in lettere di sangue.
Questo risaliva al 2004.
Poi qualche anno dopo comprai un libro sul surrealismo e scrissi questo (e questa volta vi metto i link, attenzone che sono per stomaci forti):
Ogni volta che penso a Elizabeth mi cedono le gambe. Mi manca la terra sotto i piedi e tutte le certezze che vado sbandierando si ripiegano nel vento bollente. Certezze sui corpi morti, per me sempre stati solo involucri ormai privi di contenuto. Ci doveva essere un’anima prima; un’anima celeste e non cattolica. Alla morte corrisponde un cambiamento di luogo; ma bisogna averne il tempo. Quando penso a Elizabeth non credo più in niente di tutto questo: vedo le foto del suo corpo sadicamente straziato, sguaiata marionetta scaraventata sul selciato illuminato di stelline opache, proprio come lei. Chi negli ultimi anni non è stato cieco (o semplicemente stupido) sa già che Elizabeth è una delle nostre muse; ha già letto la nostra dichiarazione in un piccolo, vecchio numero dedicato alle donne; all’epoca stava insieme a un pretendente in questa liaison, James Ellroy, uomo di poche granitiche parole. Oggi abbiamo letto Exquisite Corpse: Surrealism and The Black Dahlia murder, di M. Nelson e S.H. Bayliss (bulfinchpress.com); e tutto cambia. All’anima di Elizabeth non è stato dato il tempo di andarsene ed è rimasta intrappolata in un corpo diviso a metà, nel sorriso beffardo da orecchio a orecchio. L’anima ancora ti guarda in ogni foto di morgue. Il corpo è opera d’arte, Surrealista. Anatomie als Braut di Max Ernst (26 anni prima); Untitled – Set Design (Figures Cut in Three) di Salvador Dalì (3 anni prima); série de la prière (autoportrait au nu "mort") di Man Ray (2 anni prima); Étant donnés: 1° la chute d’eau, 2° le gaz d’éclairage di Marcel Duchamp (1 anno prima). Elizabeth è stata uccisa dai Surrealisti in un’atroce performance definitiva. George Hodel ha ucciso Elizabeth.
Poi qualche anno dopo comprai un libro sul surrealismo e scrissi questo (e questa volta vi metto i link, attenzone che sono per stomaci forti):
Ogni volta che penso a Elizabeth mi cedono le gambe. Mi manca la terra sotto i piedi e tutte le certezze che vado sbandierando si ripiegano nel vento bollente. Certezze sui corpi morti, per me sempre stati solo involucri ormai privi di contenuto. Ci doveva essere un’anima prima; un’anima celeste e non cattolica. Alla morte corrisponde un cambiamento di luogo; ma bisogna averne il tempo. Quando penso a Elizabeth non credo più in niente di tutto questo: vedo le foto del suo corpo sadicamente straziato, sguaiata marionetta scaraventata sul selciato illuminato di stelline opache, proprio come lei. Chi negli ultimi anni non è stato cieco (o semplicemente stupido) sa già che Elizabeth è una delle nostre muse; ha già letto la nostra dichiarazione in un piccolo, vecchio numero dedicato alle donne; all’epoca stava insieme a un pretendente in questa liaison, James Ellroy, uomo di poche granitiche parole. Oggi abbiamo letto Exquisite Corpse: Surrealism and The Black Dahlia murder, di M. Nelson e S.H. Bayliss (bulfinchpress.com); e tutto cambia. All’anima di Elizabeth non è stato dato il tempo di andarsene ed è rimasta intrappolata in un corpo diviso a metà, nel sorriso beffardo da orecchio a orecchio. L’anima ancora ti guarda in ogni foto di morgue. Il corpo è opera d’arte, Surrealista. Anatomie als Braut di Max Ernst (26 anni prima); Untitled – Set Design (Figures Cut in Three) di Salvador Dalì (3 anni prima); série de la prière (autoportrait au nu "mort") di Man Ray (2 anni prima); Étant donnés: 1° la chute d’eau, 2° le gaz d’éclairage di Marcel Duchamp (1 anno prima). Elizabeth è stata uccisa dai Surrealisti in un’atroce performance definitiva. George Hodel ha ucciso Elizabeth.
Quindi chiamate James Ellroy e ditegli che ormai può dormire sonni tranquilli che C&B ha risolto il caso della Dalia Nera.
Dunque, questo film l'ho aspettato per ANNI, da quando la lettura del libro di Ellroy mi lasciò tramortita (correva l'anno... uhm... 2002? Boh).
RispondiEliminaPoi l'ho visto al cinema e tutti i miei sogni si sono infranti. Schifo. Sbagliato. Tutto. Scarlett FA SCHIFO e basta mezza inquadratura della Swank a cancellarla per sempre.
Pesrché ti accanisci con la Swank? È solo che imbrocca un film ogni 10, ma quando lo imbrocca... è Oscar, senza se e senza ma.
Uno una volta mi disse che ero UGUALE a Hilary Swank. Pensa te i maschi.
alabama c'è un 'ultimo baluardo ancora intonso dalle mani schifose di hollywood: è incredibile ma ancora non ci hanno tratto un film: BLack Hole di Charles Burns. il giorno che rovineranno anche quello possiamo anche smettere di vedere film. scarlett è un attrice di merda (certo poi non è che se citofonasse...) mentre hilary swank attriciona? boh. sarà...
RispondiEliminavero vero vero, scarlett non ci stava proprio no. e la swank, oscar o non oscar, ma perchè era tutta spettinata in questo film? cioè...aveva tutti i capelli...cresposi! bleah!
RispondiEliminachiamate mr. Panten pro V!
oh, ma sapete che anche a me una volta hanno detto che assomigliavo a hilary Swank?
nota: indagare sul fenomeno.
oh ma lo sapete che anche a me una volta mi hanno detto che assomigliavo a Hilary Swank?
RispondiElimina