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mercoledì 8 dicembre 2010

10 100 1000 Sigarette

20 Sigarette
Trama: Nassirya 2003.

Ora. Partiamo dal presupposto che io ero partito dal presupposto che questo film fosse una merda. Figurati, tutti i preconcetti possibili ci avevo messo: film italiano + attori da fiction + argomento trito anche questo da fiction + Carolina Crescentini. Figurati. Ma poi soprattutto il fatto che io per primo, la missione di pace, le medagli al valore "eroico", i soldati fasci, proprio non ci voglio entrare. Certo è che se vai a Nassirya a fare la guerra poi è formalmente vietato lamentarti se ti salta una mina sotto il culo. Comunque, andando avanti nel film, si scopre che questi erano gli stessi presupposti con cui era partito il regista del film quando, anni fa, partì per Nassirya e tornò con mezzo piede, gli attacchi di panico, 28 oggiuddilì persone viste morire esplose. Esperienze vissute sulla propria pelle, che il regista riversa nel film con tutto il sentimento del mondo, e questo fa vivere la pellicola in un limbo strano. Da una parte il film in sè è abbastanza medio, con momenti buoni e altri francamente risibili, ma questa "metaregia" (cioè proprio lui era lì e proprio lui ha poi  fatto il film e lo ha fatto perché era andato lì a fare un film) è la "marcia in più". Lui per primo, partito dal centro sociale e arrivato a ricordare come fossero eroi i nomi dei soldati morti perhé comunque la metti, alla fine (e questo lo rende eccome il film) un soldato è solo uno con un nome e un cognome e c'è quello figlio di puttana che va alla Diaz e quello che non sapeva che farne del diploma alla scuola radioelettra e ha scelto la carriera militare più che altro come "possibilità". Quindi bianco/nero/sfumature, lo sappiamo tutti. 20 sigarette è un film che gronda sincerità, e questo mi è parso importante. Dicono 11 minuti di applausi a Venezia. Ora, magari proprio 11 minuti anche no, magari 6,7, però sempre meglio che i fischi, quelli del pubblico e quelli delle pallottole. E Il Freddo, davvero, ci fa il figurone attoriale. Certo, rimane quella domanda che ogni film di questo genere tarla in testa: Ma, Carolina Crescentini?

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