Il discorso del re (The king's speech)
Trama: Il re non ha le orecchie d'asino, ma raglia e balbetta. Ci pensa il logopedista guascone.
IL film per l'oscar. Sai tipo le emozioni alla "attimo fuggente"? Eccole qui! Quelle proprio perfette, costruite a tavolino come una bellissima torta nuziale, come un favoloso trompe l'oeil. Attori perfetti, sceneggiatura perfetta, recitazioni perfette. Scambi di prospettive perfetti (il re orgoglioso e "superiore", il medico illuminato e coraggioso - prima il re sulle sue, poi si apre, prima il medico che distrugge le difese del re, poi comprende il suo malessere che viene da lontano), tutto dannatamente perfetto. Dico, per carità, un bel film, ma così "perfetto", perfetto per gli oscar del 2011, che nel 2012 nessuno se ne ricorderà più. Ad esempio, raccontatemi Le regole della casa del sidro. Dai. Provate a ricordare Ragione e Sentimento, eddai. Raccontami Il principe delle Maree. Film fatti bene, film che quando li vedi non gli puoi proprio dire un cazzo, ma che a conti fatti, si inseriscono in quella fascia di film "perfetti" che diventano i corrispettivi dei "Mommy Thriller": sono i "Mommy Film", generalizzati. Perfetti e dimenticabili.
Poi ripeto, bel film eh, niente da dire, niente a cui appigliarsi, niente di niente. Le candidature a Colin Firth (e insomma Colin Firth è diventato un attore. L'avessero fatto nel 1994 c'avrebbero messo Kenneth Branagh) e Goeffrey Rush sono pure meritate (sempre con la mentalità "oscarizzata") ma Helena Bonham Carter qualcuno me la spieghi? Candidata perché per la prima volta in 15 anni non fa la pazzoide vestita di pizzo nero e lo sguardo allucinato? Boh.
Magari vincerà uno sfracello di oscar, magari manco uno, la cosa ci lascerebbe del tutto indifferenti in entrambi i casi, nel senso che non ci sarebbe una vera ingiustizia nè in un caso nè nell'altro. Cioè che Forrest Gump vince e non vince Pulp Fiction è un'ingiustizia, che Frances McDormand vince e non vince Emily Watson per Le onde del Destino è un'ingiustizia, ma quando vince Halle Berry al posto di Nicole Kidman o di Renée Zellwegere, be', chissenefrega.
Comunque stanno affà un casino con la casa reale inglese. Praticamente Colin Firth è il padre di Hellen Mirrel che è la pronipote di Cate Blanchett, ma anche di Judi Dench. Al Pacino è il prozio di Eric Bana che è il cugino di Emily Blunt. Helena Bonham Carter è la prozia di sè stessa. Insomma un gran casino questi reali che fanno tutto in casa per non mischiare il sangue blu che ormai sarà nero come pece.
Certo è che è qualche anno che ci rifilano questi film dei reali d'Inghilterra con molta umanità, molti problemi: e infatti sì! Ma voglio vedere voi con le tenute nello Yorkshire e i palazzi e i cavalier, l'arte e gli amori! Mica facile essere re! Porelli, c'è da capirli e compatirli. Alla fine il re fa il suo discorso senza balbettare ma con un piglio un po' nerd, eccolo qui:
Però io avrei scelto altri discorsi tipo questi:
senti, non per fare l'avvocato del diavolo, ma se fai un giro su wikipedia scopri che la Carter ogni anno fa circa 2 interpretazioni da persona normale....solo che al mercato italiano questi film non arrivano (in effetti dubito abbiano pubblico).
RispondiEliminatipo la comparsata in Life's too short
RispondiElimina