Rabbit Hole
Trama: Quando ti muore il compagno diventi "vedovo/a". Quando ti muoiono i genitori diventi "orfano". Ma esiste una parola per definire "quando ti muore un figlio"? Non mi viene in mente. Forse ignoranza mia, ma proprio non mi viene. Esiste? Forse è una cosa tanto impensabile che nessuno ha avuto il coraggio di inventare una parola specifica?
Nella deontologia del dolore cinematografico gli americani usano sempre la stessa tecnica: raccontare una frazione di vita "normale" di personaggi "normali" alle prese con il lutto. Quando poi si tratta di figli morti, mejo (o pejo) me sento: è l'occasione perfetta per una bella interpretazione superintima tutta sguardi e dolore compresso.
Come fosse l'inverso dei film action: Action: più movimenti possibile, meno sentimenti possibile. Drama: meno movimenti possibile, più sentimenti possibile. Nicole Kidman di compresso c'ha il botulino in faccia e la candidatura come miglior attrice è un po' un rietro dalla porta posteriore, e poi questo oscar uguale uguale l'ha già vinto Halle Berry in Monster's Ball. La locandina (non quella usata in Itaglia) è comunque molto bella e l'argomento morte è trattato in maniera più umana e "naturale" di Afterlife. Quando io muoio ho già dato disposizioni: Busta 1: Lanciarmi nello spazio. Busta 2: Imbalsamarmi e mettermi davanti al computer con un post aperto. Busta 3: Ibernarmi e lasciare accanto alla mia capsula una busta con scritto "Per il Dr. Zoildberg". Busta 4: Donare il mio corpo a Gunther Van Hagen.
Nessun commento:
Posta un commento