Eccomi qua! Resami conto che al padrone di casa non interessava un fico secco del sublime cinema orientale ho pensato di dare una mano. Siate clementi coi Voti a Rendere che ho già l’ansia da prestazione.
TOKYO!
Cominciamo subito subito con un’eccezione, cioè un film del 2008 di coproduzione nippo-franco-tedesco-coreana, a episodi, girato a Tokyo e parlato in giapponese ma diretto da due registi francesi e uno coreano. Tutto chiaro? Bene.
Il film risulta appetibile agli occidentalisti per la presenza dell’onirico Gondry e agli orientalisti per quella del debordante Bong, regista dal cognome allegro e fumato come parte dei suoi film (vedasi The Host, se volete recuperare un titolone di qualche anno fa che fece gridare al miracolo gli oriental-nerd di mezzo mondo). E insomma ambientazione Tokyo, quindi già bellissimo, tre episodi da 40 minuti l’uno.
Episodio 1 (Michel Gondry): Interior design
Parte come storiella di giovine coppietta alle prese con un trasloco a Tokyo e a metà sterza sul surreale, che non poteva mancare, e la protagonista femminile diventa una sedia. Proprio alla lettera, si trasforma in sedia. Questo vi invoglia a vederlo scommetto. Può anche tornare ragazza quando vuole, e così facendo trova il suo posto nella società, scopre la sua vera vocazione e molla il fidanzato, aspirante filmmaker indipendente il cui film di esordio, che in parte si vede, meriterebbe una proiezione a sé stante per il livello trash raggiunto.
Episodio 2 (Leos Carax, francese-non-meglio-identificato): Merde
Il titolo la dice lunga. Episodio folle incentrato su MERDE, un personaggio rivoltante che esce dalle fogne di Tokyo e semina il panico in città. Lui> I jappi al TG lo chiamano Merde-san, e solo questo basta a ridere un quarto d’ora. La storia prende una piega sempre più grottesca e del tutto priva di senso, finché finisce e ti lascia tutta la sera (o due minuti) a chiederti “sì ma che vuol dire?”. Le ipotesi da cineforum si sprecano, terrore dei jappi per lo straniero, terrore delle sette dopo gli incidenti al nervino, arrivo del nuovo messia sotto mentite spoglie, critica della pena di morte, critica della società chiusa, critica di tutto, alla fine una cosa così può essere niente o qualunque cosa. Opto più per la prima, ma solo perché non amo i finali aperti e il non-sense con pretese filosofeggianti.
Episodio 3 (Bong Joon-ho): Shaking Tokyo
Ecco quello che aspettavo. Il terzo episodio meriterebbe da solo un film, perché Bong Joon-ho sa veramente il porco fatto suo. Per i registi coreani si parte da questo assunto, che non imbroccano mai un genere che sia uno. Non c’è il film di genere, ci sono dei mischioni con dentro mille cose, il dramma, la commedia, il grottesco, l’amore, la morte, l’idiozia. Ma è anche il BELLO del cinema coreano. Qui parliamo di hikikomori. Dicesi hikikomori quelle persone che decidono scientificamente di passare la vita dentro una stanza, senza interagire con nessuno, ZERO, facendosi mantenere dai genitori che gli passano il cibo sotto la porta. In Giappone è un fenomeno tristemente diffuso, l’esasperazione degli otaku, i fissatoni con fumetti, cartoni e affini. Qui c’è lui che vive recluso e ogni sabato compra la pizza a domicilio, senza guardare mai negli occhi il fattorino. Un sabato c’è una fattorina. Lui la guarda. Terremoto. Vero, reale, la terra trema (in Giappone trema spesso). Lei sviene. Lui non sa che fare. Primo contatto umano in undici anni. Le trova dei pulsanti tatuati addosso, preme quello con scritto “coma”. Lei si sveglia e se ne va. Lui vuole rivederla ma scopre che si è reclusa in casa anche lei. Tutta Tokyo è reclusa. Sono tutti hikikomori, la negazione della società. Come farà? Non ve lo dico così magari lo recuperate in qualche modo. È bello Shaking Tokyo. Ma parleremo ancora di hikikomori diretti da mani coreane.
Sono occidentalista, perché mai dovrei vedere questo film assurdo?
• Perché nel primo episodio si vede quanto può essere piccolo un appartamento a Tokyo.
• Perché nel secondo si vedono i TG giapponesi.
• Perché nel terzo c’è la filosofia hikikomori, quello a cui tutti inconsciamente aspiriamo.
Le bellissime e sgargianti locandine ultrapop!
Le bellissime e sgargianti locandine ultrapop!
l'episodio di Gondry lo vorrei troppo vedere! mi piace questa nuova rubrica tofu e broccoli!! beneee.
RispondiEliminaFede
bel blog, non lo conoscevo! e questa rubrica mi interessa parecchio :) bong joon-ho è uno dei miei registi preferiti... quindi... non posso non vedere questo film! ciao
RispondiEliminasono il direttore, C&B.
RispondiEliminami ha scritto la Francia lamentandosi molto della frase "francese non meglio identificato"... che rispondo?
benvenuto cinedocche!
RispondiEliminail direttore C&B
Ambientazione: atmosfera scolastica stile film anni '80 tipica dei teenagers.
RispondiEliminaAlabama per me eri come la compagna di banco a scuola... tu eri la secchiona e io quella che copiava (non sempre guardavo tutti i film). Tu eri quella con i sogni e ambizioni, io ero la scavezzacollo impenitente... eppure eravamo amiche (anche se non lo sapevamo).
Eravamo osteggiate da tutti e l'unico che ci capiva era il professor Chi Cken Brocc, un professore Austriaco illuminato.
Ambientazione: 5 anni dopo...
Adesso che la scuola è finita e le nostre strade si sono divise... tu
sei stata promossa a pieni voti e ti sei laureata in C&B-ologia, i tuoi sogni si sono avverati e sei stata assunta dal tuo mito come assistente! (Il professor Chi Cken Brocc).
Io ho ripetuto per parecchi anni la scuola e sono stata assunta come bidella nella nostra vecchia scuola a ripulire le mail-spam ricoperte di gesso.
Nonostante tutto un sake in mia compagnia te lo bevi lo stesso, ripensando ai bei vecchi tempi!
GRANDE ALABAMAAAAAAAAAAAA!
Grazie Cineddoche! ^^
RispondiEliminaBozzolo... grazie per l'entusiasmo ma... che ti sei fumata?!?!? :D
Cmq vorrei dire che qui se c'è qualcuno a cui si sono avverati i sogni è C&B, che finalmente può vantare qualche post SENZA REFUSI!!!
Alla Francia gli si può rispondere: fraternité!