martedì 26 aprile 2011

CICUTA & BROCCOLI#2 ☺ JUNKIE MOVIES WEEK P.S. ☺ • Il pasto nudo

Piccola premessa, tanto per ricordarvi che - colto da manie dittatoriali - C&B ha aperto tempo fa i post anche ad altre firme: Tofu&Broccoli per i film giapponesi che a C&B proprio non va di vedere ma che gli hanno detto che è meglio che in un cineblog ci siano ogni tanto, e Cicuta&Broccoli, recensioni che hanno bisogno del vocabolario e di un approccio filosofico e filologico (senza alcuna logica quindi) ai film. Ecco a voi la seconda puntata di Cicuta&Broccoli, se riuscite a raccapezzarvici. Fine piccola premessa. [C&B]
Eroini: Fare esplodere una testa, in una lotta di sopraffazione psichica, in schizzi di pasta umana scomposta era un segno premonitore, o anche un sogno premonitore, Scanners nel 1981, dieci anni prima del Pasto nudo, 1991. Altro segno poteva essere una certa abnegazione domestica di Cronenberg per l’ingegneria meccanica, non ci sono aggiornamenti in tal senso, ma il regista gradisce ritirarsi nella propria officina, smontando congegni sessualmente allusivi, come moto di grossa cilindrata, per vedere di cosa possono essere allusioni i cilindri estratti dalla combustione, in eXistenZ Willem Defoe ce ne dà un ritratto subdolo macchiato di midollo spinale, parodia di Cronenberg in una realtà virtuale che continua a girare in un programma infetto, quando la corrente si sia staccata. 
Breve definizione del regista, che riassume l’introduzione, Cronenberg è un analista della copula tra tecnologia e umano, un vouyer della colonizzazione della psiche, delle simbiosi tra organismi segretamente ostili, lui stesso colonizzatore di opere altrui per sottrarre i segreti della loro fabbricazione. Spionaggio industriale applicato al mondo dell’arte. Nel pasto nudo, Cronenberg ci entra fingendosi Burroughs, autore del libro, per non far entrare in rigetto l’opera, come Burroughs stesso, a sua volta, si finge completamente assuefatto alle contorsioni malate del suo animo per riuscire a scriverne e non venir tranciato dai meccanismi di interdizione della mente. Sterminare tutti i pensieri razionali, questa la mia conclusione dice Bill, pseudonimo di Burroughs sotto copertura nella propria mente aggredita dai parassiti della droga, interpretato da Paul Weller, copertura di Cronenberg che vuole sottrarre dalla scrittura del Pasto nudo il segreto dell’autore che l’ha scritto. Sembra Inception di Nolan, 2010, il Pasto nudo film, 1991, il Pasto nudo libro, 1958. In un'intervista Cronenberg stabilisce una cronologia di ritardi tra le arti, quello tra letteratura e cinema trova la sua conferma, con l’aggravante che Nolan non è un bravo agente infiltrato, i suoi segreti sono quelli di Hollywood, che poi solo Lynch, in Mulholland Drive è riuscito a decifrare, in un'opera, chiaramente, ancora più cifrata. 
I fatti: Il fatto è uno, o meglio una, la carne che urla in ogni lingua per aver servito il proprio pasto, che rimane nudo quando lo si guarda in un momento di lucida astinenza, nudo sta per quello che è, il bridido genitale depresso sotto la strofa d’amore abbattuto, lo sventramento fumante nello strazio censurato dei macelli sotto la fettina guarnita sul piatto illustrato. Il fatto è che la droga inietta la dipendenza, ma la droga è un istinto universale delle cose di addentare altre cose per ricreare il proprio habitat invasivo. In uno dei tanti suoi incisi sulle droghe, nel Pasto nudo se ne trovano, nella Scimmia sulla schiena anche di più, Burroughs considera alcuni funghi allucinogeni come portatori di una memoria atavica che si riversa nel consumatore iniettandolo in una realtà alternativa custodita dalle cellule organiche della droga, il consumatore che crede di assumere, ma invece è assunto, assorbito. Questi funghi funzionano come ricreatori che si installano nella mente per riportare nella carne, sempre affamata ed è questa la sua permeabile debolezza, la sua incrinatura, una realtà estinta, potrebbe anche essere un frammento quotidiano della civiltà che li ha coltivati, hardisk organici metabolizzabili. 
Ma c’è anche un fatto, uno scrittore che si rifiuta di scrivere, lo crede troppo pericoloso, ma che scoprirà che tra le tante dipendenze che si cercano di infilare sotto pelle, la scrittura è il parassita che preserva dalla degenerazione omicida in cui lentamente o, in certi casi, istantaneamente ci riducono tutti gli altri. Burroughs è questo scrittore, il Pasto nudo, film, è la storia dello scrittore che scrive il libro, il Pasto nudo, dovendo rinunciare alla propria coscienza che altrimenti lo tradirebbe, riportandolo, senza neanche aver iniziato una pagina, alla ragione della scrittura stessa, la beffa demoniaca dell’abuso che finisce in una tragedia gratuita, causata dalla droga, quella proprio che si scioglie sui cucchiaini in quelle stanze con i materassi a terra. Il fatto è la progressiva ingestione nella scrittura, che è un parassita, per liberarsi dall’ingestione di altri parassiti, le droghe, usando metafore che ne assorbano gli effetti deleteri, come spugne che si possano impregnare di veleni. 
Nel Pasto nudo, film, non ci sono droghe da acquistare nel primo angolo di malaffare, ci sono metafore della dipendenza che si travestono da macchine da scrivere, da alieni reclutatori in bar frequentati da sterminatori d’insetti, da millepiedi brulicanti in vari dimensioni sul mercato nero di Tangeri, da omosessuali che cercano di reclutare Bill, ognuno affamato della dipendenza altrui per potersi rigenerare nell’altrui carne, proponendo ognuno false terapie di svezzamento. 
Spacciatore: Da quanto detto ormai siamo disinibiti abbastanza per vedere lo spacciatore come uno di noi, e non è una parodistica campagna di sensibilizzazione governativa, oltre al fatto che il Governo, come organizzazione delle persone secondo uno stato imposto, è il primo spacciatore, di luoghi comuni, soprattutto. 
Ognuno di noi è uno spacciatore, ognuno di noi cerca di diffondere la sua dipendenza, tanto da creare crisi di astinenza, o rigetti, che poi di solito si curano sostituendoci con altre dipendenze, ancora più morbose, forse perché meno fragili.
Spacciato
Dietro tutte queste metafore c’è un delitto, il gioco di due amanti, rovinato dai loro doppi invasi dalle droghe che ne controllano i giochi, finché all’improvviso cambiano la regola e invece del bicchiere a cadere per terra è il corpo di chi avevi baciato prima, non sapendo che era l’ultimo bacio, forse da qui anche il titolo del libro di James Crumley, L’ultimo vero bacio, appunto. Guardate le date di morte di Burroughs e della moglie e andrete oltre la metafora.
High in the sky: Polvere insetticida, piretro per precisione botanica, carne nera di millepiedi acquatico brasiliano, tritata ed essiccata, sa di formaggio guasto, per la precisione, stando all’olfatto di Bill, impasto di resina e albicocca, da spalmare con un dito, quello di Bill, sulla bocca di Joan, la moglie, risorta a Tangeri come moglie di uno scrittore americano che cerca di cannibalizzare la macchina da scrivere di Bill, che è poi la stessa scrittura di Bill che qualcun altro cerca di trapiantare come un parassita nella propria mente, sto parlando ancora dello scrittore americano sposato con la Joan risorta, moglie uccisa di Bill, da Bill stesso, per scrivere un capolavoro che la sua mente, però, rigetta. Ancora, un Mugwump, alieno dal cefalo mammella che stilla succhi inebrianti quando la frase che batti dentro la sua bocca lo soddisfa 
e poi le macchine da scrivere che si mutano in insetti paranoici che vedono cospirazioni mirate a distrarti dalla loro tastiera affamata di dita. Se trovate invitante questo assortimento significa che vi state disintossicando.
«Ho detto cazzo che botta»

Potrei dire, culo che lotta, Bill racconta un piccolo aneddoto, che vorrebbe essere il centro di gravità metaforico del film che cerca di mangiare il Pasto nudo, è inevitabile usare la metafora, si può cambiare, a discrezione il verbo, comunque. In breve, che in lungo c’è nella scena che si può ripetere a piacimento, un uomo sottovaluta il talento orale del proprio culo lasciandoli sempre più spazio, tanto che apprende a parlare, e se prima la cosa ha un suo lato affascinante redditizio, diventa molto richiesto sulle crociere come ventriloquo (ricorda, bisogna ammettere, la biografia di un altro personaggio, purtroppo italiano), poi è il culo a prendere il sopravvento fin quando il cervello, ormai inutile, si spegne. No, veramente, ricorda proprio qualcun altro. E a questo punto dopo tanta metafora un poco di retorica, questa a seguire è la frase retorica, certo la poesia è profetica, che detta in un altro modo è tutt’altro che retorica.
Perché ti fai? Dipendere da qualche altra cosa è un sollievo, perché, in qualche modo sappiamo cosa è, mentre dipendere solo da noi stessi non si mai che taglio può prendere. Elusivo? 
Chill out zone: E sparando addosso alle metafore per far saltare fuori la droga dalle tasche, nel ricordo della polvere che Burroughs non tirava ma che odorava dopo un colpo della rivoltella inseparabile, come Inseparabili erano i gemelli di Cronenberg. 
Contributo visivo:

[Zvetkov]

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