Balada Triste de Trompeta

Trama: - «¡VIVA LA REVOLUCION!» BANG!
- «¡VIVA EL CIRCO!» BANG!
- «¡VIVA EL CIRCO!» BANG!
Alex De la Iglesia l'ho appena sfiorato, con La Comunidad e con quel blando esempio di "americani che comprano registi europei" che era The Oxford Murder. Non ho visto, invece e mea culpa, i due film che hanno creato il suo mito, Azione Mutante e El Dia Della Bestia, che sono segnati sulla mia personale enciclopedia "Da Vedere" (siamo al volume XXIII). Ma mi è andata bene, perché ecco che con Balada Triste mi sono fatto una precisa idea di cosa ha in testa De La Iglesia: la follia.
La storia di BT è quella di una guerra tra clown. Ma non la solita guerra mimata tra quello "furbo" e quello "tordo" (le coppie comiche), no qui si tratta di due pazzoidi col cerone bianco, roba che Joker è il loro medico curante. Uno, il bello, è docile con i bambini quanto violento una volta tolto il naso rosso, un alcolizzato manesco. L'altro, il brutto, il "Gordo", è un pagliaccio triste che se all'inizio incarna la perfetta vittima (timido, solitario, grasso) si trasforma in una maschera pura della pazzia. Questa:

Cioè una specie di Lele Mora con il trucco di Pazuzu. Dove però non c'è trucco e non c'è inganno, il make up diventa reale: acido in faccia per il bianco e un ferro da stiro rovente sul viso per le guanciotte rosse e scorticate; assistiamo a questa trasformazione autolesionista in una scena bellissima e orrorifica - e ce ne sono molte di scene frastornanti. Frastornante, è la parola giusta. Quello che a cui un pubblico come il nostro (me compreso) non è abituato sono i continui e repentini cambi di registro, non stilistico (stile che rimane ancorato al grottesco - e quindi al non essere ancora a nulla - con le unghie che striiidono sulla lavagna) quanto per l'andamento della storia. A volte le curve a gomito temporali richiedono un certo sforzo "legante", ma ripeto, e anche un problema nostro (mio): sonnecchiosi spettatori abituati ad una scansione temporale noiosamente fatta di "questo mi porta a questo che mi porta a ques'altro".
De La Iglesia è una sorta di Jeunet iberico, ed è forte proprio di tutte le caratteristiche specifiche degli artisti spagnoli, baroccheggianti, accumulatori, surreali. Ci mette tutto e di più, come nella Paella. Magari a volte qualche ingrediente diventa stucchevole, ma non puoi negare che il sapore sia dei più forti che tu abbia provato. E ci metti un bel po' a digerirlo.

Che poi, con questo film De La Iglesias ci ha vinto la regia a Venezia (ed è, alla fine bisogna pure dire per fortuna) l'UNICO motivo per cui è riuscito ad uscire in Itaglia, dove suppongo andrà malissimo), e ad applaudirlo c'era anche gentina tipo lui:
Di pagliacci horror, pazzi (pagliazzi) o depressi ne avevamo ridere a crepapelle qui, eccone un'altro po':


Non è uscito perché la Mikado sta fallendo ;__; Io dovevo vederlo a settembre in anteprima venezia a Roma, poi non andai più (rosicata màxima), non vedevo l'ora che uscisse, era previsto per l'altroieri e invece RIMANDATO A SETTEMBRE. Faculo.
RispondiEliminaNon leggo neanche la tua rece perché non voglio sapere NULLA.
El dìa de la bestia visto al Fantafestival un milione di anni fa. Applausi.
faculo.
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