Biutiful
Trama: Tristeza.
Doveva andare così. Questo doveva essere il secondo appuntamento con la C&B night= film + ricetta. Dopo aver fatto la ricetta indiana e il film adatto, ci eravamo messi d'accordo che la volta dopo avrammo fatto una cosa dedicata alla Spagna. Film spagnolo e paella.
Quindi il mio compito era vedere Biutiful, che ok, è di Inarritu, e ok, Inarritu è messicano; però è ambientato a Barcellona, e con Javier Bardem, che per questo film è stato candidato all'oscar [segue info wiki], primo attore della storia ad essere stato candidato come Miglior Attore Protagonista in un film in lingua spagnola [fine info wiki].
Inarritu è balzato agli onori dei Grandi con Amores Perros, film amato talmente da tutti che infatti è arrivato anche agli occhi di dementi itagliani che si sono subito presi la briga di copiare (leggi: Salvatores). Però, diciamolo, nonostante i suoi film successivi (21 grammi, Babel e questo) siano indubbiamente film densi, anzi densissimi, non hanno mai raggiunto il rigore e la bellezza del primo.
Quindi, anche se Biutiful vi strapperà l'anima a morsi per quanto è triste, non riuscirà ad essere ricordato come un capolavero vero. Indubbiamente Bardem è al top. Già dalla locandina e per tutto il film assume quella posa da primate sfiancato, come quando nei documentari vedi quei gorilla che ti guardano con sguardi umani, da un lato sembrano fieri, dall'altro malinconici e soli e ti verrebbe voglia di abbracciarli, non fosse che poi ti mangiano la faccia. Il viaggio (dis)umano che porterà il personaggio di Bardem a una sorta di luminescenza (anche ai limiti del soprannaturale) è costellato di accadimenti, rapporti (dis)umani talmente dolorosi da risultare maledetti, mortiferi. Insomma, come a volte accade in film come questi, quando pensi che non possa andare peggio, inizia a piovere (se capite cosa intendo), ma non la pioggerella di Primavera, no, più il Tornado Katrina.
Tutti i personaggi dei film di Inarritu sono sempre al centro di un Tornado e nonostante tutta la forza con cui cerchi di contrastarlo, quello ti sbatte da una parte e dall'altra e ti rompe le ossa e ti spacca i timpani e ti scarnifica l'anima e ti distrugge i muscoli. E poi, quando è finito, non sei atterrato ad Oz, sei nello stesso identico punto da dove eri partito.
Quindi sapete quello che vi aspetta, un film denso e triste ai limiti della sopportazione - e magari, se è questo che volete, lo amerete alla follia - con indubbi pezzi di regia, ma in definitiva un viaggio anche leggermente indulgente e un pizzico consapevole nell'andare a toccare i tasti giusti (se così si può dire) per far disperare lo spettatore.
Perché poi questa recensione non fa parte della rubrica Indovina che vedi a cena? Perché la vita è un Tornado. Ma per fortuna i Tornado, al contrario di quello che succede nei film di Inarritu, passano. Lasciano ammaccati, ma passano.
Io non mi spiego come si possa fare una locandina così tremendamente SCACCIASPETTATORI. Forse solo perché Inarritu ormai è un nome e la gente ci va comunque a vederlo... Cioè anche quel FICO di Bardem ridotto così ti fa passare la voglia. Ok che è un film triste ecc... però santoddio!!! Sembra Mino Reitano!!!
RispondiEliminaQuesto è stato il motivo per cui non l'ho visto (e anche le palate di tristezza, per cui non ero pronta) e di fatto la voglia di vederlo non mi è mai venuta.
Parliamo di Inarritu (ehm, oggi sono un po' logorroica, sei contento? :)
Che sia VAGAMENTE sopravvalutato? Io ero tra le migliaia di persone trafitte al cuore da Amoresperros ma già allora si parlava di "Tarantinismo"... E se non sbaglio il merito fu anche dell'exploit di Gael Garcia Bernal (e tutte ci innamorammo perché non sapevamo ancora che è alto 160 cm...)
Ho visto anche 21 Grammi e Babel, sempre molto piaciuti ma che, di fatto, non ho mai rivisto e forse mai rivedrei. Boh. C'è qualcosa che non convince del tutto. Film belli quando li vedi al cinema e poi ci ripensi e dici vabbè... dei mallopponi un po' pretenziosi.
Uhm.
PS
RispondiEliminae comunque nel blog della cuoca l'ultima ricetta è proprio... la paella. Potevate linkarvi a vicenda a sto punto.
(bello, oggi c'ho la COMMENTITE! :D)
infatti. non l'avevo appena detto io?! :DDD (come stroncare subito la commentite! ;) vabbè comunque non è che Bardem può sempre essere quello di Prosciutto Prosciutto ;) e poi da quando si è accasato con quella baldracca della Cruz ha perso ogni punto possibile (però in questo film è bravo. triste, ma bravo)
RispondiEliminaper il trantinismo vale lo stesso discorso per City of God...infatti poi il regista non si è più ripetuto...
che cos'hai contro quelli bassi scusa? no per dire...figurati io gioco a basket
PS: infatti. in effetti alla fine potevamo unire le cose, ma i tornado incasinano sempre tutto :)
PS: gioco a questo basket, chiaramente: http://media.techeblog.com/images/arcadehoops_basketball.jpg
RispondiEliminaVisto in Spagna al cinema appena uscito. Diamine. Un pugno nello stomaco, nonostante la guardia alzata sapendo contro chi ci si batteva, Iñarritu. Forse uno dei film Bardem più sudato, unto, pieno di malessere inteso come quanto-le-cose-possono-andare-peggio...
RispondiEliminaDa vedere. Mo' lo guardo in italico e vi dico se merita la versione originale, vociona di Bardem...
ma come ti spieghi le "visioni"?
RispondiEliminaBé io le leggo come "dono" che ha il personaggio di Bardem. Mi piace pensarlo come una specie di legge di compensazione. Qualcuno con un gran senso dello humor che da, a chi ha una vita a pezzi, più in basso di così si può solo scavare, un "qualcosa" che, in senso lato, sarebbe un dono positivo (aiuta la famiglia gitana con l'orologio) però viene contaminato dal sudore, dall'unto bisunto pessimistico di Bardem, e funge da ulteriore peso negativo (vedi i cinesi).
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