A horrible way to die
Trama: Henry Potter di sangue che scappa di carcere e omicidio dopo omicidio va dalla sua ex. La nuova dimensione dello stalkeraggio, quella dove un giorno prima son tutte rose e fiori e il giorno dopo ti ritrovi appesa a testa in giù in un garage.
Definiscono questo un horror mumblecore. Ora, io del mublecore ho già detto (chiaramente male). Certo è che se i due mumblehorror sono questo e quello di qualche tempo fa con il blogger culinario torturato dallo chef permaloso, tanto di cappello. L'unica cosa che non capisco è perché nel cinema mumblecore i protagonisti devono avere tutti la ciccia strabordante e le facciotte rubiconde, pure gli assassini cattivi che tanto cattivi, con quel doppio mento flaccidino, non sembrano. Aggiungerà realismo, che ne so, realismo al colesterolo.
La regia mumblecore se ne sta ad una sorta di metà strada tra il genere "telecamerina ballonzolante" e il genere "camera fissa". Insomma fanno sballonzolare le cineprese professionali, senza steadycam. Il che, in effetti, aiuta lo spettatore a recepire la sporcizia mentale o la disperazione (a seconda della parte della barricata vittima/carnefice) dei protagonisti. E ci riesce. CI riesce molto bene in questo "un modo orrendo di morire", che è proprio non solo un titolo azzeccatissimo, ma anche una domanda ricorrente, che infatti viene posta anche nel film: "Se dovessi scegliere come morire, quale morte sceglieresti? C&B?". Grazie della domanda. Allora partendo dal presupposto che amerei morire così:
La regia mumblecore se ne sta ad una sorta di metà strada tra il genere "telecamerina ballonzolante" e il genere "camera fissa". Insomma fanno sballonzolare le cineprese professionali, senza steadycam. Il che, in effetti, aiuta lo spettatore a recepire la sporcizia mentale o la disperazione (a seconda della parte della barricata vittima/carnefice) dei protagonisti. E ci riesce. CI riesce molto bene in questo "un modo orrendo di morire", che è proprio non solo un titolo azzeccatissimo, ma anche una domanda ricorrente, che infatti viene posta anche nel film: "Se dovessi scegliere come morire, quale morte sceglieresti? C&B?". Grazie della domanda. Allora partendo dal presupposto che amerei morire così:
La vera verità - e non è un caso che oggi sia il 9/11 - è che, se proprio dovessi scegliere, vorrei cadere con l'aereo. Ora lo so che sembro matto, e so anche che adesso quelli della CIA stanno mandando gli SWAT a prendermi calandosi dagli elicotteri e facendo tutti quei segnali con le mani, ma è vero. A parte che il mio sogno ricorrente, lo sapete, è proprio cadere con un aereo, ma poi mi salvo (a proposito, l'ho rifatto giusto l'altro ieri notte) ma proprio quello che penso è che a livello emotivo, terribile, chiaro (ma stiamo parlando di morte, mica di pony e margheritine) una cavalcata nell'aria a precipizio e poi lo schianto finale, be', non avrebbe eguali.
Infatti io - oltre ad aver dedicato agli aeroplanini cinematografici un'intera settimana - ne ho già scritto da altre parti. Si trattava di raccontare, attraverso le opere di artisti e fotografi contemporanei, la morte nei Quattro Elementi. La Terra ve l'avevo già riciclata. Ecco l'Aria, co le opere di Scott Teplin (cliccate sulle immagini, vale):
Su questo tema è vietato scherzare dal 2001. Ad ogni modo c’è stato sempre poco da ridere sugli incidenti aerei o più in generale sulla questione “volo”, e questo vale dai tempi di Icaro. C’è qualcosa di ancestrale nella voglia di librarsi, di staccarsi da terra, di ascendere finalmente e starsene lassù, più vicini a quel Dio che qualcuno dice si sia accomodato dalla notte dei tempi su questo mega sofà fatto di nuvole. Nel 1996 una bambina di 7 anni rimase in stallo sopra a un aeroporto del Wyoming, poco dopo il decollo, per poi precipitare rovinosamente e morire. Quella bambina di chiamava Jessica Dubroff e quel velivolo lo pilotava. Stava tentando la più veloce traversata coast to coast per un pilota così giovane. La scatola nera restituì le sue ultime parole: «La sentite la pioggia? La sentite la pioggia?». Nei rottami accartocciati, disegnati con dovizia di particolari da Teplin, ci sono tutti i corpi delle vittime, incastrati tra sedili, vassoietti e reattori, solo che non si vedono. Sono tutt’uno con le lamiere della carlinga, e i rottami diventano intestini fuorisciti scandalosamente dopo l’impatto. Sono visioni viscerali, che si concedono al massimo delle sfumature di colore, come l’azzurro infinito che si staglia nei finestrini che precipitano, che deflagrano, che risucchiano e scaraventano. Nozioni per tranquillizzare i viaggiatori: a confronto con ogni altro mezzo di locomozione, l’aereo passeggeri rimane il più sicuro; sono preferibili i posti vicino ai finestrini perché le persone sedute vicino al corridoio spesso sono vittime di traumi causati dalle valigie cadute dai vani spalancati; chi vola in prima classe ha le stesse identiche probabilità di sopravvivere o morire rispetto agli altri.
Su questo tema è vietato scherzare dal 2001. Ad ogni modo c’è stato sempre poco da ridere sugli incidenti aerei o più in generale sulla questione “volo”, e questo vale dai tempi di Icaro. C’è qualcosa di ancestrale nella voglia di librarsi, di staccarsi da terra, di ascendere finalmente e starsene lassù, più vicini a quel Dio che qualcuno dice si sia accomodato dalla notte dei tempi su questo mega sofà fatto di nuvole. Nel 1996 una bambina di 7 anni rimase in stallo sopra a un aeroporto del Wyoming, poco dopo il decollo, per poi precipitare rovinosamente e morire. Quella bambina di chiamava Jessica Dubroff e quel velivolo lo pilotava. Stava tentando la più veloce traversata coast to coast per un pilota così giovane. La scatola nera restituì le sue ultime parole: «La sentite la pioggia? La sentite la pioggia?». Nei rottami accartocciati, disegnati con dovizia di particolari da Teplin, ci sono tutti i corpi delle vittime, incastrati tra sedili, vassoietti e reattori, solo che non si vedono. Sono tutt’uno con le lamiere della carlinga, e i rottami diventano intestini fuorisciti scandalosamente dopo l’impatto. Sono visioni viscerali, che si concedono al massimo delle sfumature di colore, come l’azzurro infinito che si staglia nei finestrini che precipitano, che deflagrano, che risucchiano e scaraventano. Nozioni per tranquillizzare i viaggiatori: a confronto con ogni altro mezzo di locomozione, l’aereo passeggeri rimane il più sicuro; sono preferibili i posti vicino ai finestrini perché le persone sedute vicino al corridoio spesso sono vittime di traumi causati dalle valigie cadute dai vani spalancati; chi vola in prima classe ha le stesse identiche probabilità di sopravvivere o morire rispetto agli altri.
E Teplin non è l'unico che si lascia ispirare dalle spire dell'altitudine:
Quando sarà vi metto anche Acqua e Fuoco. A proposito di "modi orendi de' schiattà" vi consiglio due libri, che sono bignamini mortiferi divertenti (!): Stecchiti (Einaudi) e Stecchiti e censiti (Vallardi), il primo per capire che fine farei dopo che sarai morto e il secondo perché prima o poi ti tocca, è meglio che ti prepari
Anche l'altra locandina
e il finale (davvero inaspettato, e per stupire me...) di questo film sono molto molto belli. E la risposta all'altra domanda più cliccata di oggi sta qui.
Io ho il terrore di volare... questo post mi fa molta pauraaaaaa!
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