Carnage
Perfetto.
Basterebbe questo a riassumere un film breve e denso come solo i migliori sanno fare. Teatrale in un'accezione diversa dal "tratto da una pièce", teatrale invece perché girato secondo i canoni di un certo teatro d'avanguardia (e non). Recuperando reminiscenze universitarie: "qualcuno" (Coupeau? Barba? Arteaud? Grotowsky? Brook? Qualcuno di questi, o magari Pingitore, tutto po' esse) ha detto che il Teatro rappresenta sì la Vita, ma lo fa attenendosi a una regola di base uguale e contaria: se nella vita facciamo il minimo sforzo per la massima resa, nel teatro dobbiamo fare il massimo sforzo per la minima resa (e da qui il lavoro sul corpo, la meditazione dell'attore, lo zen dell'espressione e tutte quelle cose anche un po' noiose).
Basterebbe questo a riassumere un film breve e denso come solo i migliori sanno fare. Teatrale in un'accezione diversa dal "tratto da una pièce", teatrale invece perché girato secondo i canoni di un certo teatro d'avanguardia (e non). Recuperando reminiscenze universitarie: "qualcuno" (Coupeau? Barba? Arteaud? Grotowsky? Brook? Qualcuno di questi, o magari Pingitore, tutto po' esse) ha detto che il Teatro rappresenta sì la Vita, ma lo fa attenendosi a una regola di base uguale e contaria: se nella vita facciamo il minimo sforzo per la massima resa, nel teatro dobbiamo fare il massimo sforzo per la minima resa (e da qui il lavoro sul corpo, la meditazione dell'attore, lo zen dell'espressione e tutte quelle cose anche un po' noiose).
Jodie Foster, John C. Reilly, Christoph Waltz (che bello vederlo recitare davvero) e Kate Winslet sono quattro sponde di un biliardo che si palleggiano una serie infinita di repressioni, di non-detti, di tic ossessivi e rabbia furente, tutto in una partita dal minutaggio risibile eppure pesante come un panetto di malta ingoiato aiutandosi a mandarlo giù con un sorso di sabbia. E proprio come delle sponde fanno da bordo alle ingiurie e ai risentimenti dei rispettivi compagni e come sponde non trattengono, anzi, regalano nuova forza e nuove traittorie alle offese, le scagliano ancora più potenti di prima adosso a qualcun'altro, addosso ad una nuova sponda e via così.
Polansky riesce in un'impresa non facile, fare un film dal linguaggio teatrale, ma traducendolo in un linguaggio cinematografico. Teatrale è l'utilizzo degli oggetti di scena: inizialmente dul set (il palco) tutto è in ordine, studiato a tavolino, fiori e tavolino compresi, man mano che gli animi si scaldano irrompono in scena elementi che in qualche modo "rovinano" il quadro: un secchio, degli stracci, un fon; cinematografico è l'accompagnarci "dietro le quinte": nella scena in cui la Foster accompagna Waltz in bagno, lo porta in un luogo che non era stato "preparato" all'incontro e con tre movimenti isterici si illude di coprire la "quotidianità" che usualmente si tiene nascosta agli altri (rifà velocemente il letto, mette una scatola di assorbenti in un cassetto, abbassa la tavoletta del WC). Un nodo alla gola al lavoro di regista.
La quotidianità, appunto, è ciò che rende una coppia o una famiglia degne di essere chiamate tali: fonde le persone, salda i corpi, crea una difesa impenetrabile agli altri. Al tempo stesso è proprio la quotidianità a distruggere, la coppia, la famiglia, la società intera.
La quotidianità, appunto, è ciò che rende una coppia o una famiglia degne di essere chiamate tali: fonde le persone, salda i corpi, crea una difesa impenetrabile agli altri. Al tempo stesso è proprio la quotidianità a distruggere, la coppia, la famiglia, la società intera.
La pièce (il film) fa leva su una regola non scritta del nostro vivere comune: litigare in presenza di sconosciuti (o anche conosciuti in effetti) è di gran lunga più facile (e molto più divertente. e molto più distruttivo) che farlo tête-à-tête; è la regola delle "sponde" che accennavo prima. Non fosse che litigare non serve. Le parole non servono. Solo il sentimento (o la sua assenza) serve, anche quando è risentimento. Conta solo se c'è o non c'è.
La verità - quella vera, che sto cercando di ripetervi ogni volta che posso - esce dalla bocca di John C. Reilly (forse il personaggio migliore? Il più dimesso e proprio per questo...):
Carnage però - dicevamo - non è solo una pièce teatrale portata al cinema per il capriccio di un (grande) regista. Polansky si fa "sentire" non solo per aver saputo giocare alla perfezione con una singola stanza (più i "fuori scena" necessari: il pianerottolo, il bagno, la cucina, il parco giochi muto e perfetto dell'apertura e della chiusura, quadratura del cerchio) ma anche per aver saputo dare alla regia stessa la capacità di raccontare le emozioni "vomitate" (è proprio il caso di dirlo) dalle due coppie, con movimenti di camera a "telecamerina" per le emozioni concitate e un po' cafone di Reilly, riprese fisse per quelle menefreghiste di Waltz, primi piani scattosi per l'isteria della Foster, distacco algido per la falsità della Winslet.
Gennaio è sempre il mese dei rimorsi, se avessi visto Carnage dieci giorni fa lo avremmo trovato SICURO negli undici Chicken Film Award e qualcosa negli Actors Award sarebbe cambiato di certo. Ora devo ricordarmi di non scordare che il prossimo dicembre me lo devo ricordare. Anche nelle locandine. Ma ora basta non state più qui, vedetevi Carnage. Il fatto che esista una versione doppiata in una qualsivoglia lingua che non sia quella originale di questo film è un'offesa al Cinema al concetto di Recitazione (se può essere chiamato concetto). Sforzatevi di vederlo in originale, vi farà lo stesso effetto che ha fatto a me: "e io che credevo di aver visto i film, prima di Internet. Devo assolutamente recuperare TUTTI quelli che ho visto prima del 2008 in lingua originale. Ce. La. Posso. Fare".
Io comunque vivo la mia vita seguendo una terza via rispetto a quella indicata da CoupeauBarbaArteudGrotowskyBrookPingitore: faccio il minimo sforzo per la minima resa.
La verità - quella vera, che sto cercando di ripetervi ogni volta che posso - esce dalla bocca di John C. Reilly (forse il personaggio migliore? Il più dimesso e proprio per questo...):
«If you ask me, the couple is the most terrible
ordeal God ever inflicted on us.»
Il ritratto d'interno con persone in Carnage è sublime; i quattro attori meriterebbero un Oscar per uno - no, davvero, a memoria non ho un singolo esempio di quattro attori che si rubano la scena come fanno Foster/Reilly/Waltz/Winslet qui, almeno non nella memoria a medio termine. Ogni minuto patteggi per, ti riconosci in, ne odi uno diverso. Sono perfetti, e poi la capacità di aver reso quattro caratteri diversi, ognuno con le sue spiccate peculiarità, eppure non averli "affettati"; ritorna il concetto di Teatro, questa volta sembra di parlare dei "tipi" (della Tragedia greca, della Commedia latina o del Teatro dell'Arte). Ad ogni personaggio il suo carattere umano, ad ogni carattere umano il suo personaggio. Ed è bellissimo godersi il gioco di alleanze, sempre diverse, sempre nuove, che i quattro stringono in difesa di o contro gli altri, in quello che diventa, lento ma inesorabile, un tutti contro tutti. Ed eccoli là, tutti i concetti antichi di nemesi, di mimesi (nessuna catarsi) chiusi in un appartamento ben arredato di New York City. A vincere nell'umana cosa è sempre e solo il Dio della Carneficina.Carnage però - dicevamo - non è solo una pièce teatrale portata al cinema per il capriccio di un (grande) regista. Polansky si fa "sentire" non solo per aver saputo giocare alla perfezione con una singola stanza (più i "fuori scena" necessari: il pianerottolo, il bagno, la cucina, il parco giochi muto e perfetto dell'apertura e della chiusura, quadratura del cerchio) ma anche per aver saputo dare alla regia stessa la capacità di raccontare le emozioni "vomitate" (è proprio il caso di dirlo) dalle due coppie, con movimenti di camera a "telecamerina" per le emozioni concitate e un po' cafone di Reilly, riprese fisse per quelle menefreghiste di Waltz, primi piani scattosi per l'isteria della Foster, distacco algido per la falsità della Winslet.
Gennaio è sempre il mese dei rimorsi, se avessi visto Carnage dieci giorni fa lo avremmo trovato SICURO negli undici Chicken Film Award e qualcosa negli Actors Award sarebbe cambiato di certo. Ora devo ricordarmi di non scordare che il prossimo dicembre me lo devo ricordare. Anche nelle locandine. Ma ora basta non state più qui, vedetevi Carnage. Il fatto che esista una versione doppiata in una qualsivoglia lingua che non sia quella originale di questo film è un'offesa al Cinema al concetto di Recitazione (se può essere chiamato concetto). Sforzatevi di vederlo in originale, vi farà lo stesso effetto che ha fatto a me: "e io che credevo di aver visto i film, prima di Internet. Devo assolutamente recuperare TUTTI quelli che ho visto prima del 2008 in lingua originale. Ce. La. Posso. Fare".
Io comunque vivo la mia vita seguendo una terza via rispetto a quella indicata da CoupeauBarbaArteudGrotowskyBrookPingitore: faccio il minimo sforzo per la minima resa.
L'ho appena finito di vedere.
RispondiEliminaPremettendo che i quattro fanno delle parti da fenomeni, ho trovato alcuni dialoghi notevolissimi altri un po' meno e questo me lo ha reso meno luminoso di come probabilmente è. Bel film che trova la sua spinta più forte nella recitazione, oltre che nell'idea che inquadra il tutto.
rece troppo seria! :)
RispondiEliminala pièce mi è piaciuta, mi ha divertito, però secondo me manca la vera carneficina (metaforica o anche proprio reale) annunciata dal titolo...
Chicken, so che suonerà strano e - per te - bromantico, ma mi tocca essere d'accordo con Cannibale.
RispondiEliminaIo mi aspettavo moooooooolto di più, tant'è che nel mio post in proposito l'ho bottigliato come solo io so fare! ;)
è probabile che c'entri molto il tipo di vita che si vive (una convivenza di 10 anni forse lo fa apprezzare di più) :)
RispondiEliminacerto non mi aspettavo le bottigliate in faccia tra i protagonisti, ma già la scena del vomito, e la crisi infantile di Waltz quando gli si rompe il telefono... sono maschere che cadono ed è molto peggio che le botte...
mi è parso più che naturale che la carneficina fosse solo verbale... e poi la vera carneficina è l'ultimissima scena, che rende InUTILE tutto quello che è successo in quel salotto buono (mica tanto:)
Io condivido il pensiero di C&B e il fatto che dopo 10 anni di convivenza con una persona (e magari ci sono pure i figli) porta a sottili (mica tanto) nevrosi mascherate da placida tranquillità pronte ad esplodere da un momento all'altro.
RispondiEliminaIl film rispecchia bene quella strisciante sensazione e quella voglia di spaccare tutto tenuta sempre sotto controllo perché altrimenti "non è educato"... peccato che nella seconda metà del film in alcuni punti non regga... probabilmente era da vedere in lingua originale perché tradotto alcune volte non scorreva bene.
sarà che sono posseduto dal Dio della Carneficina :D
RispondiEliminaperò c'è davvero una seconda parte? è così breve...
DI CERTO da vedere in originale!