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lunedì 23 aprile 2012

Latte –

Il Gioiellino
Trama:  Bott, Crack e CCCP. aka Non si piange sul latte versato. aka Liquidità.

Dopo aver capito tutto della Crisi grazie a Hollywood, agli islandesi, a Michael Douglas, alla berta di Sara Tommasi e a dei gatti grossi troppo pucci trallallà, anche l'Itaglia ci mette del suo e ci racconta del Gioiellino, fabricheta del nord italia produttrice di latte e tanta tanta felicità per grandi e piccini grazie alle sue merendine.


Il film in pratica racconta para para la storia di Callisto Tanzi e e la sua ex-Parmalat e di tanti altri come lui che con la scusa del "Sono un uomo all'antica. Ho la visione. Il mondo del lavoro non è più quello di una volta. La Crisi mi stritola, è tutta colpa della Crisi" fanno società fantasma, scatole cinesi societarie, prestanome e che ne so io ai danni di chi ci lavora, in quei posti.
Siccome il sottoscritto (o meglio la sua controparte che vive la vita vera paga le bollette vere mangia le cose vere e non l'aria) ne ha conosciuto da (troppo) vicino uno così, che se solo ci ripenso torno all'ospedale diretto, preferisce soprassedere su quello che penso sui diretti interessati, e parlo del film. Che è un buon film, italiano ma ferino al punto giusto. Asciutto.
Toni Servillo fa il Toni Servillo e se riesci ad evitare di vederlo tipo tre volte in un mese lo accetti anche per la sua bravura nel fare il Toni Servillo.
Della bonazzaggine da bella ceciona della Feberbaum ce n'eravamo accorti in tette non sospette,  noi romani c'avemo l'occhio lungo. Non solo l'occhio.
Forza Roma Forza Allupati...
La locandina lascia a desiderare. Meglio questo esempio di typography tombale:

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