TITANIC (U.K. - 2012)
Trama: Sempre quella, quella dell'Iceberg che incontra una Nave Gigante e le fa: «Questo mare è troppo piccolo per tutt'e due!».
Non nascondo che nutrivo una forte aspettativa per la miniserie. I presupposti c'erano tutti.
Titanic (che lo sapete, non je poi di' gnente a Titanic), Titanic 2 (che rimane pur sempre il mio film preferito) e soprattutto Julian Fellowes, che va in giro a scrivere sceneggiature che valgono oro (Gosford Park) e che viene da due stagioni di historic-melò ai massimi livelli: Downton Abbey.
Quindi già ce lo pregustavamo come un Downton Abbey sul mare, con le signore incipriate della prima classe che guardano storto quelli della terza e tutte le trame e sottotrame che amiamo tanto. Non che non ci siano, per carità, queste trame e signore incipriate, i quattro episodi sono proprio come ci si aspetta in quanto a plot: tante storie che si incrociano, che tanto tutte lì vanno a finire: nel ghiaccio. Benvenuti nell'ice.
Però Fellowes lo vedi proprio che o ha scritto tutto troppo di fretta, spingendo un po' il pilota automatico oppure - cosa ben più grave - si è preso paura di fare qualcosa che sarebbe stato indicato o come la brutta copia del film di Cameron (a cui ricordiamo non je poi popo di' gnente) o una versione nautica deo D.Abbey. Siccome che tanto se fai una cosa ambientata sul Titanic è impossibile che non viene confrontata col filmone cameronense, se hai paura del confronto è meglio che non ti ci metti proprio. Inoltre ho appena ricordato che Fellowes ha scritto anche The Tourist... che se la carriera di Fellowes fosse la Sindone quel film sarebbe una macchia indelebile di pupù. Amen. Inoltre Fellowes si concentra su troppe storie d'amore (mi ricorda qualcosa) ma questa volta senza lotta di classe: cameriere ama cameriera, rampollo ama rampolla, anarchica ama anarchico. Certo quanti amori sul Titanic. Ma che usavano in sala macchine al posto del carbone? I baci perugina?
L'andamento è a girotempo: a ogni puntata si ricomincia dal varo per arrivare all'ultimo episodio (che hanno mandato in onda furbetti proprio lo scorso 14 aprile, centenario preciso); questo fa sì che si fa appena in tempo ad "entrare" nella storia del personaggio o alla storia a cui è dedicato l'episodio, che tracchetè, va a sbatte contro l'iceberg.
Avrei preferito di gran lunga l'andamento normale, quello dell'inizio e della fine. Inoltre avrei anche preferito che gli italiani non ci facessero la solita figura di merda: sempre a provacce con le ragazze a balla e a gesticolare come burattini coi fili. Già il servizio reso da Fellowes all'itaglia con The Tourist era dicutibile, con questo chiude il conto del malcelato sfottò.
La realizzazione tecnica, pure lei, è sospesa nel confronto: non avendo i soldi di Cameron gli effetti speciali sono un po' poracci: l'inabissamento è sempre ripreso o da vicinissimo (con i personaggi ripresi in una vasca e della gente fuori campo che glilancia le secchiate d'acqua) o da lontanissimo (con sto modellino di titanic che va giù)
Diapositive gentilmente offerte dal set del misconosciuto Raise of the Titanic:
Comunque alla fine si fa pure vedere. Ma l'espressione che rimane in faccia è:
A parte che poi se non ricordo male questa cosa che il Titanic non è mai arrivato a destinazione non è vera:
titanic + downton abbey?
RispondiEliminama nemmeno se mi pagano tantissimissimo ahahahah :D
prima che qualcuno ci paghi per vedere le cose ne passeranno di navi sotto i ponti :D
RispondiEliminaEcco, così si parla di Titanic, Due, tre, miniserie, telefilm, arrivo in porto. Dimentichiamo Cameron, forse è ora.
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