giovedì 20 settembre 2012

TOFU E BROCCOLI • PIETÀ


Trama: Mammina bara (sostantivo e verbo)

Bentrovati a tutti. Per dimostrare che Alabama, e di conseguenza C&B grazie ad Alabama, è sempre sul pezzo, ho già visto il film che ha vinto il Leone d’oro a Venezia, precipitandomi all’anteprima romana ignara del fatto che due giorni dopo sarebbe uscito comunque in tutta Italia. Potete non crederci, ma GIURO che l’ho visto prima di tutti!
Ok, non divaghiamo.
Da presunta amante del cinema orientale mi trovo nella scomoda posizione di dover confessare di non conoscere quasi per niente Kim Ki-duk e invoco per questo la clemenza della corte vostro onore. C’è un motivo. Cento milioni di anni fa ho visto al cinema Ferro 3, uno dei suoi film più applauditi, criticati, amati, contestati, osannati, e ne sono rimasta scioccata. Mi ha fatto schifo, sono uscita dal cinema incazzata nera inveendo contro il regista, che era un bluff, era anticinema, era incapace, vuoto, noioso, inutile e presuntuoso e giurando a me stessa che mai più avrei visto un suo film. Mi rendo conto dell’atteggiamento leggermente oltranzista, dovuto forse alla mia giovane età di allora (invece adesso sono proprio nazista, in compenso), ma così fu. Cancellai il povero Kim dall’elenco degli abitanti del pianeta Terra. 
Finché nel 2012 egli si rifà vivo vincendo a Venezia, e io forse sono cresciuta abbastanza da dargli un’altra possibilità. 
Con la mente ingombra dai giovanili pregiudizi sono andata al cinema, ma ne sono uscita riappacificata col mondo e con la Corea. Pietà non fa pietà, è decisamente un bel film. Non so se vale un Leone d’oro, non avendo visto gli altri film in concorso (il prossimo step in carriera è far parte della giuria) ma so ad esempio che non avrebbe sfigurato all’interno del FEFF, che è il mio punto di riferimento qualitativo per il cinema orientale. L’avessi visto al FEFF gli avrei dato un bel 4 (su 5). 
Nel film si torna a parlare di vendetta, servita fredda gelata, che tanto cara fu proprio alla Corea con l’incredibile trilogia di Park Chan-wook (quello di Old Boy, che invece mi ha fatto innamorare alla prima visione), quando in Italia scoppiò quell’insolito boom di cinema orientale proiettato addirittura in sala, che però durò il giro di una stagione o due. Corea dunque è sinonimo di vendetta, e i film di vendetta, quando fatti bene, sono dei signori film. 
Senza spoilerare nulla, la storia narra di un giovane strozzino alle prese con la routine di tutti i giorni, cioè mutilare i debitori insolventi davanti alle loro stesse famiglie. 
Chi non vorrebbe una routine del genere? Mai un momento di noia! Un giorno compare dal nulla una donna che afferma di essere la madre che l’ha abbandonato da piccolo (la bravissima Jo Min-soo, in una performance straordinaria) e tra i due a poco a poco si instaura un rapporto a dir poco edipico (anzi, direi piuttosto “elettrico”, parlando di Elettra e non di elettricità), che a tratti ricorda l’Hitchcock di Psycho
Che c’entra dunque la vendetta? Per saperlo dovete vedere il film, mica sto qui a rendervi la vita facile!
La tragedia greca e la pietà di Michelangelo sono solo due degli argomenti portati in piazza dai critici seri, quelli che sanno a memoria tutti i film di Kim e probabilmente ci hanno anche mangiato pasta e fagioli insieme. Il terzo è il capitalismo e il potere dei soldi, nonché la crisi economica, questa sconosciuta, che pervade tutto il film. I debitori insolventi chiedono pietà perché senza una mano o una gamba finirebbero su un marciapiede, non potendo più fare il loro lavoro. Oppure sono disposti a farsi mutilare in allegria, se questo porta loro un po’ di quattrini per sbarcare il lunario. 
L’atmosfera diffusa è di indigenza estrema, famiglie oppresse dai debiti che vivono in baracche, tra strade polverose e ruderi di edifici cadenti. In un annichilimento totale del concetto stesso di civiltà (dei luoghi, dei modi, dei sentimenti, dei ruoli) l’unica cosa rimasta sembra la famiglia e il legame con mariti/mogli/figli/madri, che per quanto complesso, insano, sofferto, disperato, è l’unico e il più ancestrale patrimonio da preservare ciecamente, l’unico appiglio per non restare soli e sopraffatti dalla dura vita quotidiana.
E bravo Kim, ora di corsa a recuperare tutta la filmografia!
Sono occidentalista, perché mai dovrei vedere questo film assurdo? Perché ha vinto il Leone d’oro, che domande!

6 commenti:

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  2. Bella recensione, pulita, lineare, divertente e poetica. Mi mancava Tofu e Broccoli.

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  3. Anche se C&B si è scordato il pupazzino prima della domanda finale, ma vabbè... >_<

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  4. dopo quasi UN ANNO di assenza, rompe... alabasta :D

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  5. mi ha dato ciò che un film deve dare: mi ha emozionata, commossa, fatto ribrezzo, sconvolta.

    ma andava visto.

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