The Impossible
Trama: Onda anomala
Cos'è l'"impossibile" del titolo? Semplicemente tutto quello che accade alla famiglia "investita" (è il verbo giusto) dallo Tsunami che come un regalo poco gradito Madre Natura spedì a tutto il golfo thailandese nel 2004.
Ewan McGregor (ennesimo papà, a dire il vero un tantinello fuori parte) e Naomi Watts (mamma coraggio) - e se vogliamo la coppia non è proprio ben assortita - si ritrovano nel peggiore dei posti possibili, nel peggiore dei momenti possibili, nei peggiori degli indumenti possibili (un pantaloncino corto e una maglietta)... e arriva l'onda. Questa:
E in un'eventualiltà del genere quello che ti può succedere dopo sta solo tra le pagine dei trattati che studiano il Caos, la Religione, il Calcolo delle probabilità... e anche un po' il Culo. Non c'entra più niente quanto sei bravo, quanto sei forte, quanto sei buono, quanto sai nuotare. Non c'entra più niente neanche la natura umana, conta solo la natura, disumana per... natura. Vivi, muori, vivi ma muori, vivi ma non ti ritrovano, muori e ti trovano, muori e non ti ritrovano, tutto alle stesse identiche probabilità: tutto quello che conosci sparisce e il tuo miglior amico, la tua famiglia, tutta la tua vita sono solo un tronco d'albero o un copertone che passano accanto a cui puoi (devi) aggrapparti. Tutte le sicurezze di una vita occidentalizzata spazzate via dal mare. Da tutto il mare che arriva e ti sale sopra.
Il film si concentra (come nel migliore degli apocalittici possibile, racconta il particolare per narrare l'assoluto) su una famiglia di cinque individui ridotti a burattini senza fili dai flutti. Diviso in due sezioni ben distinte, segue nella prima parte i passi nel fango di una madre ferita (Naomi Watts, giustamente candidata all'oscar) e suo figlio dodicenne (incredibilmente non antipatico come quelli dello scorso anno), diventato uomo nell'arco di una ventina di minuti; nella seconda il padre e i due piccoli.
Il film regge per tutta la sua durata, e anche se sappiamo come andrà a finire (la famiglia, veramente reale, protagonista del film è tipo il miracolo vivente, della serie che se come minimo i 3 figli non diventano uno quello che inventa il motore ad aria, un altro quello che debellerà il cancro e il terzo il più grande geologo marino di tutti i tempi, sarebbe davvero un miracolo sprecato) la tensione rimane alta. Sempre, da minuto 1 a minuto 100.
La regia è di Juan Antonio Bayona, regista de L'orfanato, e si sente tantissimo il suo trascorso horror: il mare è un "mostro" senza pietà, investe e distrugge: se sei una macchina in metallo e vetro o un uomo in carne e ossa o un albero di rami e liane poco importa, vi macererà e compatterà presto in una sola cosa (emblematica la splendida scena di una Naomi quasi affogata immersa in "ogni cosa")
e ancora di più la deriva "zombesca" del corpo straziato della Watts, che incancrenisce di minuto in minuto. Impossibile credere sia successo davvero, ma altrimenti non ci facevano il film.
Gli effetti speciali fanno il resto, le scene in acqua sono tra le più impressionanti e veritiere mai viste e la resa cromatica (marrone, verde, giallo ocra) è assolutamente perfetta, molto più realistica della palette tutta celeste, blu, azzurro scelto da Eastwood in Hereafter, come anche la sua deriva cattofolle, qui invece c'è molto poco di religioso, è più una filmica deriva (!) della Teoria del Caos. E anche la dimostrazione che ci danniamo tanto per costruire i palazzi giganti e le macchine veloci e le dighe e gli aeroplani, poi arriva Mare e spazza via tutto. Ciao ciao essere umano.
Certo, a mente fredda viene da pensare che al film manchi la profondità inaudita che avrebbe potuto avere, a volte (ma solo a volte) si rifugia nella lacrima facile, da mall ameriacano, ma, a mente calda, cioè durante la visione del film, vi sarà impossibile non provare tutta l'empatia del mondo per i giovani e spauriti figli (i veri protagonisti del film), e un certo disagio nelle scene subacque, del tipo "meno male che non c'ero", inevitabile pensiero umano. Gli adulti diventano burattini veri, i bambini divantano uomini veri.
Cogliamo l'occasione per fare un po' di OscarPrediction: Naomi (che non vincerà, comunque) se la vede con Jessica Chastain per Zero Dark Thirty (l'ho visto ieri, e ve lo dico, è in pole position, non per meriti legati a questo film, però); Jennifer Lawrence per Silver Lining Playbook (anche questo visto, lei è brava, ma ha tutto il tempo di diventare la Meryl Streep degli anni 2010); Emmanuelle Riva per Amour (vecchie che scopano e vincono oscar); e poi la bambina (non pretenderete che mi ricordi il nome, vero?) per quel film (non pretenderete che mi ricordi il titolo, vero?) che potrebbe essere sul serio l'exploit dell'era Obama.
Il film regge per tutta la sua durata, e anche se sappiamo come andrà a finire (la famiglia, veramente reale, protagonista del film è tipo il miracolo vivente, della serie che se come minimo i 3 figli non diventano uno quello che inventa il motore ad aria, un altro quello che debellerà il cancro e il terzo il più grande geologo marino di tutti i tempi, sarebbe davvero un miracolo sprecato) la tensione rimane alta. Sempre, da minuto 1 a minuto 100.
La regia è di Juan Antonio Bayona, regista de L'orfanato, e si sente tantissimo il suo trascorso horror: il mare è un "mostro" senza pietà, investe e distrugge: se sei una macchina in metallo e vetro o un uomo in carne e ossa o un albero di rami e liane poco importa, vi macererà e compatterà presto in una sola cosa (emblematica la splendida scena di una Naomi quasi affogata immersa in "ogni cosa")
e ancora di più la deriva "zombesca" del corpo straziato della Watts, che incancrenisce di minuto in minuto. Impossibile credere sia successo davvero, ma altrimenti non ci facevano il film.
Gli effetti speciali fanno il resto, le scene in acqua sono tra le più impressionanti e veritiere mai viste e la resa cromatica (marrone, verde, giallo ocra) è assolutamente perfetta, molto più realistica della palette tutta celeste, blu, azzurro scelto da Eastwood in Hereafter, come anche la sua deriva cattofolle, qui invece c'è molto poco di religioso, è più una filmica deriva (!) della Teoria del Caos. E anche la dimostrazione che ci danniamo tanto per costruire i palazzi giganti e le macchine veloci e le dighe e gli aeroplani, poi arriva Mare e spazza via tutto. Ciao ciao essere umano.
Certo, a mente fredda viene da pensare che al film manchi la profondità inaudita che avrebbe potuto avere, a volte (ma solo a volte) si rifugia nella lacrima facile, da mall ameriacano, ma, a mente calda, cioè durante la visione del film, vi sarà impossibile non provare tutta l'empatia del mondo per i giovani e spauriti figli (i veri protagonisti del film), e un certo disagio nelle scene subacque, del tipo "meno male che non c'ero", inevitabile pensiero umano. Gli adulti diventano burattini veri, i bambini divantano uomini veri.
Cogliamo l'occasione per fare un po' di OscarPrediction: Naomi (che non vincerà, comunque) se la vede con Jessica Chastain per Zero Dark Thirty (l'ho visto ieri, e ve lo dico, è in pole position, non per meriti legati a questo film, però); Jennifer Lawrence per Silver Lining Playbook (anche questo visto, lei è brava, ma ha tutto il tempo di diventare la Meryl Streep degli anni 2010); Emmanuelle Riva per Amour (vecchie che scopano e vincono oscar); e poi la bambina (non pretenderete che mi ricordi il nome, vero?) per quel film (non pretenderete che mi ricordi il titolo, vero?) che potrebbe essere sul serio l'exploit dell'era Obama.
Mi manca, ma Zero Dark Thirty ho provato a guardarlo, è fatto benissimo, tutti grandi; cast e regista compresi, ma dura troppo e diventa noiosa tutta questa ossessione della tipazza per Bin Laden, però allo stesso tempo è un film/denuncia/documentario perché racconta nel mondo più VERO possibile un fatto così importante non solo per gli USA ma diciamo pure per tutto il mondo. Ha le sue qualità e le sue pesantezze fin troppo veritiere.
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