giovedì 14 marzo 2013

TOFU & BROCCOLI • BIG MAN JAPAN

Trama: I mostri sono tornati e il supereroe che difende il Giappone è un triste uomo solitario. 

Big Man Japan (titolo originale Dainipponjin, cioè letteralmente “grande uomo giapponese”) è l’opera prima, datata 2007, di un comico giapponese chiamato Hitoshi Matsumoto. Ovviamente sconosciuto all’estero, e in patria famoso principalmente per la sua attività di intrattenitore televisivo, Matsumoto ha all’attivo tre film da regista (e attore protagonista), uno più folle dell’altro. Questo del 2007, Symbol del 2009 e Saya-zamurai del 2011. Io qualche tempo fa vidi Symbol, ma *COUGH* non feci alcuna recensione per il meraviglioso C&B. Chissà per quale arcano motivo (non mi andava). Se mai lo rivedrò, allora la farò (il film tra l’altro era una roba surreale e geniale senza molti precedenti).
L’altro giorno invece ho visto questo, e ora che mi va vi sfrittello la recensione. 
Il film è un mockumentary incentrato sulla vita del signor Daisato, un comunissimo triste e solitario uomo giapponese, divorziato e che vive al limite della precarietà. Egli è però anche il supereroe che difende la patria da mostri orrendi e soprattutto enormi. Grazie a potenti scariche generate da una centrale elettrica diventa un gigante alto più di un grattacielo, pronto a combattere i nemici. 

Se vi piace il genere kaiju-movie (i film di mostri giapponesi, à la Godzilla) ne andrete pazzi. Qui abbiamo delizie come il mostro stritolatore con il riporto di capelli in testa, il mostro che per combattere lancia il suo unico occhio, il mostro che fa le puzze e così via.
Il film però si concentra soprattutto sulla vita privata di Daisato, discendente di una stirpe di eroi giganteschi che da sempre hanno difeso il Giappone. Se però i suoi avi erano amati e rispettati, lui è deriso dalle folle e criticato dai mass media, i ragazzini gli lanciano pietre contro le finestre e la ex moglie vuole il divorzio. Lui è stanco e annoiato, a volte sconfigge i nemici per pura fortuna e spesso fa più danni che altro. 
Il film è, come si evince da questa lucida trama, una follia totale. 
Il protagonista mantiene sempre la stessa apatica espressione e risponde alle domande dell’intervistatore bofonchiando. La sua equipe rilascia dichiarazioni filosofiche sul senso della vita e il generale senso di “realismo” è accentuato dalla scrupolosa preparazione alla trasformazione, in cui lo staff si adopera per far andare tutto al meglio (tipo imbracare l’eroe in un paio di gigantesche mutande viola, suo unico indumento una volta trasformato) 

Le riprese dei combattimenti sono quanto di più grottesco e sciatto si possa immaginare. I mostri sono fatti in CGI, hanno un viso umano e parti del corpo distribuite a caso. Daisato combatte brandendo goffamente un bastone e con le pubblicità degli sponsor attaccate addosso.


Sul finale, evidentemente per mancanza di soldi, appare una scritta che annuncia che nell’ultimo combattimento si vedranno gli attori veri (quindi senza computer grafica). Vediamo arrivare una banda di supereroi americani che aiutano l’eroe a sconfiggere il mostro di turno, muovendosi in costumi di gommapiuma all’interno di un plastico della città di Tokyo.
Cosa dire di un film come questo? Senza dubbio vi deve piacere il genere, e a me piace parecchio, ma pur apprezzandone enormemente la vena originale e folle, poteva essere sforbiciato di una manciata di minuti e poteva evitare di perdersi nel finale, un po’ troppo ripetitivo. Restano una serie di trovate surreali ed esilaranti, che ne fanno in ogni caso un must.
Sono occidentalista, perché mai dovrei vedere questo film assurdo?
Perché in nessun film occidentale troverai mai dei mostri così! E poi perché fa ridere, dai!!

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