Iron Man 3
Trama: Iron Power
Iron Man 3 è il migliore dei tre (e lo posso dire con la memoria fresca visto che per rinfrescarla mi sono visto il primo e il secondo in rapida successione. Forse farò le recensione, probabilmente no).
Iniziamo però con la cosa che più di altre stempera l'entusiasmo. A me Iron Man, proprio come "super"eroe non è che m'abbia mai convinto tanto. Cioè, so bboni tutti coi fantamiliardi di papà a costruirsi l'armatura durissima, l'armadura, no?
Ok, ok, adesso mi verrete sicuramente a dire "E allora Batmàn? Anzi Batmàn non ha neanche quel coso di potenza luminosa nel cuore, lui proprio non ha nulla se non i miliardi!", lo so, però non potete negare che Batmàn è centomila volte più fico, non fosse altro per rappresentare l'esatto opposto di Tony Stark, dove Bruce Wayne è Oscuro (per l'appunto), Tony Stark (ma quindi è propropronipote?
Insomma mai gridato al miracolo per il concetto stesso di "milionario con armatura superpotenziata", roba che sempre preferito un cretino come Plastic Man allora, almeno aveva un potere vero. Insomma, nonostante da quando abbiamo avuto Dark Knight non esiste supereroe senza supercasini personali, adesso anche l'Ego smisurato di Stark è destinato a sgonfiarsi. Certo, uno scontro reale tra i due ricconi della fumettosfera potrebbe ridursi a questo:
Però succede che, dopo due film medi (non bruttissimi, il primo meglio del secondo, ma il secondo con attori migliori non foss'altro per Sam Rockwell, comunque lontani mille miglia da Nolan) e un film fracassone-divertente dove, effettivamente, Iron(ic) Man ci faceva un figurone, The Avengers, ecco il capitolo finale della trilogia, che ormai se non fai la trilogia non sei nessuno, che, come da prima frase, che non è sempre detto, visto che alle volte il terzo è "il peggiore dei tre", il migliore dei tre.
Ci sono vari motivi per cui è "il migliore dei tre". Eccoli.
La missione principale del film è "destrutturare" la mitologia cinematografica del supereroe. Mi spiego: dove nei normali film di supereroi la "ficaggine" dell'eroe è pompata al massimo con scene che sono tutte un crescendo fino alla sua vittoria finale, in Iron Man 3 il "coito" da nerd che tutti proviamo, chessò, nel vedere Superman sollevare da solo un aeroplano, viene "interrotto" da un calo improvviso della ficaggine. Esempio maximo è la scena in cui Tony, legato ad un letto alle prese con due scagnozzi che lo stanno per ammazzare, chiama (quasi fosse un ACCIO ARMATURA!) la sua armatura che però non arriva, nè la prima volta, nè la seconda, nè la terza creando quel paradosso comicità/morte imminente che ce lo fa quasi sembrare Austin Powers più che James Bond... e il film ne è zeppo, dallo scagnozzo che grida "Io non ci volevo neanche lavorare qui, sono tutti strani!" al Mandarino, cattivone di turno con sorpresa.
Oppure quando, nel concitato finale, Stark sta lì pronto alla vestizione, davanti il villain incazzato nero rosso, ecco che l'armatura sta arrivando, la vediamo lontana nel cielo con la sua tipica scia supersonica, siamo pronti allo scontro, alla vittoria con musica aulica dell'Eroe, siamo pronti alla scena fichissima, tutti gasatissimi e... e. Non ve lo dico che vi rovino il film.
Ecco, dove nei primi due c'era solo l'ironia dell'eroe (quella classica del "ammazzo uno e poi gli faccio la battuta", procedura classica dei film d'azione che nel film è infatti apertamente sbeffeggiata), in questo arriva la tanto apprezzata autoironia, sia di Stark, che non si prende mai più sul serio, sia del linguaggio meta-filmico dei superhoroes movie, intrinseco al film.
Lo dobbiamo tutto al regista, sceneggiatore di un altro meta-film action troppo spesso sottovalutato (Last Action Hero, dove Schwarzy faceva lo Schwarzy, eroe da action movie tutto pugni e battute sardoniche ma costretto a confrontarsi con realtà) che prende il film di supereroi come adesso siamo stra-abituati a vederlo e, zac, lo rigira come un calzino.
Insomma è tutto un susseguirsi di climax giganti e anticlimax ancora più giganti.
E non si limita a farlo con il personaggio Stark/Iron Man, ma lo fa anche attuando altre due operazioni di evidente meta-linguaggio:
Uno: Stark incontra i suoi spettatori.
Cioè incontra, nell'arco del film, quelli che stanno in sala. Incontra un ragazzino - praticamente Chunk dei Goonies più magro ma ugualmente rompicoglioni - che lo frantuma di domande tutto il tempo, le stesse domande che un ragazzino vero (ma anche io se è per questo) farebbe se incontrasse un supereroe. Poi il fatto che suddetto ragazzino sia rompicoglioni anche nella realtà è un altro paio di maniche
Incontra poi un fan, un nerd, con la sua faccia tatuata sul braccio e lo "stile" di capelli e barba stark-oriented, e si ride, anche del fatto che la gente lo fa per davvero:
Ecco. L'inserimento del "fan" nel film (mi sto per incartare vi avverto) è proprio ciò che mancava. Certo, avevamo visto i ragazzini in batman stupiti dell'eroe e delle sue prodezze, ma mai c'era stato un incontro così ravvicinato, un discorso così "meta".
Eddue: L'armatura è un personaggio.
Iron Man è appunto un riccone narciso dentro un'armatura della Roma. Uno non esiste senza l'altro, si potrebbe pensare. L'uomo dona umanità e sentimento all'armatura, l'armatura regala i superpoteri all'uomo, questo l'assioma di base. E invece no, o almeno non più. Visto che, per l'appunto, Tony Stark alla fine ci mette solo l'intelligenza e la prestanza fisica, chi mi dice che anche un altro non può essere Iron Man? Non è che è prestante e intelligente solo lui. Inoltre la riproducibilità dell'armatura e la potenzialità di declinazione, questa:
fa sì che finalmente l'armatura diventa un personaggio a sè. Tipo così:
Insomma, in questo film Tony sta pochissimo nel suo carapace metallico, anzi ci stanno più gli altri che lui (ci finisce perfino guinetta, certo sta meglio come si veste alle anteprime però:
...e, tutto questo diventa lapalissiano (sì, mi sono comprato un vocabolario, e allora?) quando per svariati minuti vediamo Iron Man fare cose pazzesche e scopriamo solo alla fine che era controllato in remoto. Iron Man un drone? Esatto.
Ma ovviamente c'è di più, c'è il fatto che Stark è uno dei pochi supereroi di cui si conosce l'identità e questo è peso in più e fascino in meno. Quando Stark esce dal bar e "prende" l'armatura come fosse, chessò, il vespino e tutti lo guardano, ormai quasi abituati, si capisce che le cose per Iron Man sono cambiate, o meglio che Stark è un supereroe atipico, che non deve nascondere nulla, che anzi c'ha praticamente solo le rogne di essere un eroe (tipo che i cattivi sanno pure dove abita e quando vanno a sparare siluri sotto casa non gli usano la gentilezza di suonare il campanello
Per davvero l'armatura diventa quasi dispensabile e Stark deve dimostrare di essere un eroe al di fuori di essa, soprattutto quando si capisce che basta un attimo che l'armatura può essere usata anche per scopi cattivissimi tipo far prendere i colpi alla donna tua
Non è un caso che l'upgrade finale dell'armatura è renderla tutta scomponibile e volante, in modo che lui la possa chiamare e indossare in ogni dove e volando.
Non vi ricorda altri tipi di "vestizione"?
Poi, quando pensi tutte queste cose pseudo critiche ti ricordi che CAZZO! FICATA TOTALE GLI ULTIMI VENTI MINUTI! PUGNI! ESPLOSIONI! BOTTE! GENTE CHE ESPLODE! 46 ARMATURE
E CI STA PURE QUELLA GIGANTONA TIPO HULK A CUI TUTTI VOGLIAMO UN BENE DELL'ANIMA PERCHè SICURO è LA PIù SCEMA DI TUTTE
SBRAAANG!
Ecco, Iron Man 3 è proprio ficata, ha imparato da The Avengers a non scordarsi la missione primaria di un film così: divertire spaccando tutto e alzando ogni volta di più il minutaggio e la resa delle scene d'azione.
Gli attori di contorno funzionano tutti, addirittura Guy Pierce, addirittura quella scrocchiazeppi di Guinetta. Ci sono almeno quattro scene pazzesche oltre i venti minuti finali che allenatevi perché trattenere il respiro venti minuti non è facile e quindi Iron Man 3, oltre a tutte le parole di cui non so neanche il significato che ho usato in questa recensione, è promosso a pieni voti.
Bravo Ironic Man.
PS. E pensare che tutta la recensione doveva volgere sul fatto che il cattivone di turno Il Mandarino, Ben Kinsley, lui:
Assomigliava talmente tanto a Ringo Starr:
Che quando io lo avrei chiamato Il Mandaringo, voi avreste riso tantissimo e vi sareste innamorate tutte di me. Poi però Stark mi ha preceduto e lo chiama lui stesso Ringo all'interno del film, rubandomi le risate e i vostri cuori. Ti odio di nuovo Stark.
Evviva Mark Ruffalo.