AKIRA
Trama: Akira è una bomba.
Sono entusiasta di questa nuova forma distributiva.
Riscoprire grandi classici (contemporanei o meno) al cinema per un solo giorno mi pare proprio una formula conciliante, cioè nel senso che concilia. Concilia la frenesia nerd di non perdersi il film, del DEVI comprare assolutamente il biglietto che poi non lo vedi più, di incontrare amici che magari non vedi da tempo (no, vederli su facebook non è vederli) perché anche loro hanno DOVUTO comprare il biglietto prima altrimenti non lo vedevano più, con quella di vedersi film su grande schermo che mai ti saresti creso.
Sì, sono strad'accordo: aridatece i film al cinema, anche solo per un giorno.
Riscoprire grandi classici (contemporanei o meno) al cinema per un solo giorno mi pare proprio una formula conciliante, cioè nel senso che concilia. Concilia la frenesia nerd di non perdersi il film, del DEVI comprare assolutamente il biglietto che poi non lo vedi più, di incontrare amici che magari non vedi da tempo (no, vederli su facebook non è vederli) perché anche loro hanno DOVUTO comprare il biglietto prima altrimenti non lo vedevano più, con quella di vedersi film su grande schermo che mai ti saresti creso.
Sì, sono strad'accordo: aridatece i film al cinema, anche solo per un giorno.
Akira 25ennale. Ora, non starò a dire "cazzo sembra ieri" perché ammetto che 25 anni fa io non ho visto Akira (anche perché avrei avuto dieci anni e sarei cresciuto ancora più straniato di quanto già non), 25 anni fa non sono impazzito per Akira, 25 anni fa non ho votato anima a corpo ad Akira (c'è chi l'ha fatto).
Anzi, devo dire che vidi Akira una decina di anni fa e forse ero un po' distratto perché mi ricordavo davvero poco, non ho detto poca cosa, ho detto proprio poco del film.
Ed è stata tutta colpa mia, perché Akira è una visione - seppur a cartoni animati - dal peso specifico impressionante. Proprio uno di quei film per cui il fatto di essere "d'animazione" è il mezzo e non il veicolo.
Mi spiego. Siamo (purtroppo e ignorantemente) abituati a pensare che nel 99% dei casi Animazione = disimpegno (Sì lo so sto superficialmente semplificando, ma ammettetelo, è un po' così anche per voi). O almeno non ti aspetti di vedere un cartoon che una volta finito ti lascia affaticato nei muscoli e nella psiche, una fatica che però non è mai noia, tantomeno bruttezza: è una fatica specifica che deriva dalla mole altrettanto specifica di input che ti sono stati sparati in testa. Dalla dimostrazione che chi ha lavorato al film ha tenuto fede al suo progetto per ore, giorni, mesi,
Akira è mezzo (media animazione, chiamalo come vuoi) usato con la capacità più unica che rara di sapere che SOLO così potevi raggiungere QUEL risultato (palazzi che si mischiano a persone che si mischiano a macchine che si mischiano all'Universo). Fosse stato un veicolo, il progetto di farne un film dal vivo da parte degli americani sarebbe andato in porto già dalla prima volta. E invece NO. NON LO PUOI FARE UN FILM LIVE ACTION da Akira, NON puoi metterci Leo DiCaprio/Kaneda e Gordon-Levitt/Tetsuo (e viene da pensare che il caro Inception abbia altri debiti in giappone, forse Nolan in Giappone è proprio meglio che non ci mette piede), NON LO PUOI fare perché Akira basta a se stesso, Akira È. Qui ci sono degli update, speriamo non arrivi il 2019 (anno in cui è ambientato il film) per convincerli.
Vedi Akira ed è come vedere 2001 - Odissea nello spazio: ti senti un peso addosso, ma sai che te lo devi tenere quel peso, perché poi, proprio come l'energia che muta Tetsuo, quel peso verrà inglobato nelle tue carni e tu saprai di essere meglio, non sai bene in che modo, e se davvero ti servirà quell'essere meglio, ma intanto lo sei.
Non posso - anche se vorrei - autoeleggermi esperto vero di Otomo, neanche di Animazione Giapponese; sono stato, come tutti i diversamente trentenni, plasmato dai cartoni animati made in Japan e me ne vanto. E più cresco più mi accorgo che ci sono intere generazioni (quelle prima e quelle dopo, C&B e le scoperte della terza età...) che non sanno neanche cosa sono, i cartoni animati giapponesi, o al massimo Sailor Moon; e quindi non inizio la filippica nostalgica del "quando c'era Ryu", ma è proprio un'altra testa quella di coloro che hanno vissuto davanti alla TV dei cartoni animati giapponesi.
Una testa più o meno così:
Ed è stata tutta colpa mia, perché Akira è una visione - seppur a cartoni animati - dal peso specifico impressionante. Proprio uno di quei film per cui il fatto di essere "d'animazione" è il mezzo e non il veicolo.
Mi spiego. Siamo (purtroppo e ignorantemente) abituati a pensare che nel 99% dei casi Animazione = disimpegno (Sì lo so sto superficialmente semplificando, ma ammettetelo, è un po' così anche per voi). O almeno non ti aspetti di vedere un cartoon che una volta finito ti lascia affaticato nei muscoli e nella psiche, una fatica che però non è mai noia, tantomeno bruttezza: è una fatica specifica che deriva dalla mole altrettanto specifica di input che ti sono stati sparati in testa. Dalla dimostrazione che chi ha lavorato al film ha tenuto fede al suo progetto per ore, giorni, mesi,
Akira è mezzo (media animazione, chiamalo come vuoi) usato con la capacità più unica che rara di sapere che SOLO così potevi raggiungere QUEL risultato (palazzi che si mischiano a persone che si mischiano a macchine che si mischiano all'Universo). Fosse stato un veicolo, il progetto di farne un film dal vivo da parte degli americani sarebbe andato in porto già dalla prima volta. E invece NO. NON LO PUOI FARE UN FILM LIVE ACTION da Akira, NON puoi metterci Leo DiCaprio/Kaneda e Gordon-Levitt/Tetsuo (e viene da pensare che il caro Inception abbia altri debiti in giappone, forse Nolan in Giappone è proprio meglio che non ci mette piede), NON LO PUOI fare perché Akira basta a se stesso, Akira È. Qui ci sono degli update, speriamo non arrivi il 2019 (anno in cui è ambientato il film) per convincerli.
Vedi Akira ed è come vedere 2001 - Odissea nello spazio: ti senti un peso addosso, ma sai che te lo devi tenere quel peso, perché poi, proprio come l'energia che muta Tetsuo, quel peso verrà inglobato nelle tue carni e tu saprai di essere meglio, non sai bene in che modo, e se davvero ti servirà quell'essere meglio, ma intanto lo sei.
Non posso - anche se vorrei - autoeleggermi esperto vero di Otomo, neanche di Animazione Giapponese; sono stato, come tutti i diversamente trentenni, plasmato dai cartoni animati made in Japan e me ne vanto. E più cresco più mi accorgo che ci sono intere generazioni (quelle prima e quelle dopo, C&B e le scoperte della terza età...) che non sanno neanche cosa sono, i cartoni animati giapponesi, o al massimo Sailor Moon; e quindi non inizio la filippica nostalgica del "quando c'era Ryu", ma è proprio un'altra testa quella di coloro che hanno vissuto davanti alla TV dei cartoni animati giapponesi.
Una testa più o meno così:
No, Akira è troppo per una recensione disordinata delle mie. Akira merita i trattati, Akira si porta dietro la dignità dei Capolavori e te la lancia addosso con tutta la sua potenza.
Ci sono tre cose che in Akira sono talmente GIGANTI che intontiscono.
Le architetture post-megalitiche perfette, le moto e i personaggi; Tetsuo e Kaneda, nemesi classiche. E ho adorato come Kaneda indossa il suo ruolo di Eroe Puro, di quelli che non ha bisogno di spiegoni o motivazioni profonde - salvare la Bella, ad esempio - per fare quello che fa: Eroe senza macchia o paura perché ce l'ha nel sangue da sbruffone. Non esistono tanti eroi così.
E che ti richiamano all mente i giovani ribelli di cui parlavano un paio di giorni fa.)
E poi gli ultimi venti minuti. Ecco, dopo un lungo lunghissimo viaggio a cavallo di moto luminescenti
e di cervelli potenziati di incubi e poteri ESP, si arriva agli ultimi venti minuti, dove esplode, letteralmente, la follia e il corpo di Testuo (e non è un caso che anche lui, essere biomeccanico orripilante e al tempo stesso penoso, si chiami così)
Comunque non volevo dire così ma: