venerdì 24 maggio 2013

Daje Hard

Die Hard 5 - Un buon giorno per morire
Trama: C'è un buon giorno per morire. E quello di Bruce Willis era alla fine delle riprese del terzo.

L'andamento qualitativo del franchise Die Hard è esattamente opposto a quello del franchise Fast & Furious. 
Die Hard parte dal mito puro (quanto volte ditemi quante avete visto John e Hans farsi la guerra, bubi!), F&F sì parte bene, ma arriva a finale del primo film che già sembra aver detto quanto aveva da dire. DH ha un inciampo nel secondo (mai piaciuto veramente, ma forse è la grandezza del primo che rovina l'effetto, o la piccolezza di Franco Nero), F&F nel secondo ripete gli elementi del primo. DH si riprende a BOMBA - in questo senso:

nel terzo, aggiungendo all'elemento poliziotto col botto anche negro (tarantinianamente parlando) chiacchierone, e facendone un perfetto buddy cop movie, e noi ancora qui a pensare a quella cosa dei galloni d'acqua che non era poi così difficile riempi quello da cinque, poi lo svuoti in quello da tre, te ne rimangono due, sfuoti i due in quello da tre, riempi di nuovo quello da cinque, lo versi in quello da tre già pieno di due finche è pieno quindi ti liberi di uno ed ecco che hai quattro. F&F va a Tokyo e fa schifo.
Poi, dove F&F inizia a rialzarsi, nel quarto, DH dice addio all'impegno e diventa solo questa inquietantissima foto qui:
Poi per entrambi i franchise arrivano i quinti episodi. F&F fa il suo capolavoro (e nel weekend, ho deciso, vado a vedere il 6), invece DH fa il suo peggior episodio, quello di cui stiamo parlando, non senza prima diluire il pappone con un lungo preambolo e una foto di Edoardo Costa.
McClane espatriato in Krante Matre Rùsshia (che ormai è tanto di moda, vero Ethan?) diventa solo un sessantenne muscoloso, un po' imbolsito, che va in giro a ripetere "Sono in vacanza sono in vacanza" che manco un vecchio all'ospizio che saluta l'infermiera con il nome della moglie morta, alla ricerca del figlio, un muflone monoespressivo e dal fascino di una soletta per scarpe. Ecco, il figlio di McLane, quello a cui si presuppone si vuole passare il testimone nella serie, è una delle peggior scelte di casting che storia ricordi. Non so se il tipo viene da qualche serie TV ma vi giuro, lui sta a figlio di John McClane come che ne so,  Io sto a figlio di McClane. Lo sai due scelte che sarebbero state davvero intraprendenti: 
1) se volevi riprendere la tradizione del 3, avrei messo qualcuno alla Jonah Hill, qualcuno capace di sovvertire un po' le regole dell'action, lui ci è già riuscito in 21 Jump Street. Pensa, mezza sceneggiatura era già scritta: figlio di McLane che cresciuto sotto l'esempio paterno tutto cazzutaggine e yippee-hai-hey, diventava un cicciopaffuto, ma che, nel finale, tirava fuori "la raza"
2) Vi dico solo che era stato opzionato Aaron Paul. Te l'immagini, biatch!
3) Ashton Kutcher. E ho detto tutto.
Invece no, invece neanche il minimo sindacale d'impegno per tirarne fuori un film decente. McClane arriva in russia, un automobilista gli urla contro qualcosa, in russo pensa, lui gli dà un destro e continua per la sua strada. Ecco, questo non è il il McLane che amiamo. Il McLane che amiamo è quello che va nel Bronx in mutande con un cartello con scritto sopra "io odio i negracci", per il bene della sua città.
Il nemico poi, cioè il cattivo, non va per nulla. Non ha nessun tipo di villain appeal e anche il doppio gioco (ops) lo capisci dopo un secondo.
Nonostante ci siano quel paio di scene titpiche della serie (gente che arriva con camion giganti, incontro/scontro con il cattivo che in quel momento fa il buono, McClane che entra in una finestra al volo), il resto del film è di una pochezza sconcertante. Non ti incazzi solo perché ti avevano già preparato col quarto... ma poco ci manca.
Che poi uno non è che richiede l'impegno civile o la denunzia sociale o il neorealismo da un DH, ma dio santo, visti gli standard odierni (F&F appunto, ma anche i primi tre Bourne), e visto anche che proprio DH certi standard li ha creati, e visto poi che hai pur sempre il "pezzo originale", Bruce per l'appunto, ti aspetti almeno un film che abbia una sorta di rispetto reverenziale per il suo stesso mito.
E questa era la parte morta, la parte "Die", diciamo. 
Poi c'è la parte "Hard", assolta da questa tizia qui, che poi è altro errore dettato dall'età (è probabile infatti che Willis se la stia scopando proprio mentre noi parliamo), quando mai nella serie Die Hard c'è stato bisogno del figone? Mai.
Eh? Chi? Come? Cosa? Chi sono io? Babbo Natale? Oh. Oh. Oh.
Infografica (non fan, ma della produzione per la promozione del film), non è malaccio...

1 commento:

  1. "Non so se il tipo viene da qualche serie TV"

    Mezza stagione di Spartacus sicuramente, altro non so .-.
    Io il mito di Die Hard non ce l'ho mai avuto, sì vabbè andare nelle Ardenne, ma non so nemmeno se li ho visti tutti (il quarto no sicuro); ma vedendo questo mi chiedevo, quando è passato da "poliziotto contro cattivone" a "passavo di lì per caso e già che c'ero ho sfondato un po' di terroristi"?

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