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mercoledì 19 giugno 2013

Toy History

Toy Story 1 - 2 - 3
Trama: Andy se n'è andato e non ritorna più

Rivedere in a row la trilogia di Toy Story sortisce esattamente l'effetto che volevano sortire Lasseter e compagnia bella... oddio "bella" non tanto di persona
[Cacchio sembra che si siano disegnati l'un l'altro...] quanto più di testa e di società, insomma pezzi da museo.
Col primo TS ti prende la nostalgia canaglia di pensare che sono passati quasi 20 anni (!) e che a rivederlo ora, ora che i capelli li fanno perfetti, che la regia dei cartoon la fanno i grandi registi, che alcune "furberie" della Pixar sono pure uscite fuori (guarda e scandalizzati), e che, volente o nolente, siamo già a parlare di una Golden Age Pixar, mentre ora abbiamo sdoganato i seguiti bruttissimi di quelli brutti e gli spin off bruttissimissimi dei seguiti bruttissimi di quelli brutti.
Col secondo ritrovi i vecchi amici, non sono cambiati tanto, sono sempre loro e ti fanno ridere, magari un po' meno di prima, di quando c'era la novità stupefacente del primo film d'animazione digitale fatto bene, fatto almeno con dei poligoni che non sembrassero solo lattine di coca-cola ambulanti. Certo i nuovi personaggi non sono proprio azzeccatissimi (Stinky Pete mai piaciuto), ma rimane un bel guardare, alto livello.
E poi arriva il terzo, non li vedevi da dieci anni, e questa volta sono cambiati sì. Te li ricordavi meno "perfetti", meno... tridimensionali. Ma poco importa se l'aspetto "vintage" dei primi due non è più quello di una volta, ora hai una di quelle storie che ti prendono proprio il cuore, hai nuovi personaggi eccezionali e dalle molteplici letture (tralasciando il ridicolo doppiaggio italiano, che ammettiamo pure che Frizzi abbia fatto un buon lavoro con Woody, ma Gerry Scotti? Ma Faletti? Ma si dài, facciamo doppiare i cartoni animati al mio portiere... cioè intendo proprio facciamolo, farebbe di certo un lavoro migliore). 
E poi nel 3 hai quella scena... questa scena:
No scusate, intendevo questa:
Ma tu ti rendi conto vero? Ne avevo già tessuto talmente tante lodi che manco Penelope, ma rivederla mette ancora un'emozione enorme: i giocattoli, i nostri giocattoli, che accettano, uniti, la morte. Va al di fuori dell'umana concezione. 
Perché Toy Story ha, molto più di tutti gli altri Pixar, il coraggio di andare a ravanare in un posto oscuro e buio, l'infanzia, un posto dove ci siamo formati per davvero, dove gli adulti che siamo si costruiscono, e nonostante i colori pastello, Toy Story mette in campo cattiverie e spietatezze uniche (non solo Sid o Lotso, ma anche lo stesso Andy, continuamente alle prese con le sue dimenticanze o preferenze, un "papà/padrone" veramente ma veramente di merda, che viene salvato in corner dal finale del terzo). 
Rivedi quella scena e DEVI andare a recuperare TUTTI i giocattoli che negli anni hai buttato, regalato, scordato. Chissà dove sono ora tutti i soldati Fast Food che avevo, forse combattono ancora la loro Guerra al colesterolo. E tutte le mie Micro Machine? Quante ne avevo. Le immagino correre che manco Fast&Furious in piste di rottami. E le mie Barbie... ehm.
Toy Story è una serie di cartoni film irripetibile, non ce n'è. Niente a che vedere con la candida cretineria di Wall-E o con le buffe superavventure de Gli Incredibili, sì certo, i Pixar diqquà e i Pixar dillà, ma Toy Story è, proprio come il titolo, la Storia della Pixar, e del Cinema.
Rivedetelo mille volte, ricercate tutti giocattoli che avete e accettate il fatto che - lo dicevamo qualche giorno fa - mentre vivi "i giorni della tua vita", che vanno dagli 0 ai 10/11 anni, non te ne accorgi nemmeno e quando crescerai starai tutto il fottuto tempo perso nei ricordi, nella nostalgia di quando eri innocente e ti bastava una collezione di pupazzi soldato a forma di hot-dog e delle macchinine minuscole per stare ore e ore nella tua stanza a giocare. Come quella battuta di Woody...
...«Gli uomini escono dal corpo di una donna e passano tutta la vita a cercare di rientrarci», ecco, noi tutti, uomini e donne, stiamo tutta l'infanzia ad aspettare di "diventare grandi" ("quando sarai grande capirai", ricordatemi di non dire MAI questa frase a nessuno sotto i 15 anni) e poi, una volta grandi per davvero, cerchiamo solo modi di tornare piccoli: uno di questi è continuare a vedere Toy Story e farsi venire il cuore in gola quando tutti si prendono la mano prima di morire bruciati.
E anche fare "io l'avevo visto" riguardando tutti gli easter eggs che i mattacchioni della Pixar si divertono a mettere nei loro film.
E anche riempire i cineblog di cose belle ToyStoresche:
 [Ridere. Clicca.]
Che dite, ho baciato troppo il culo a Lasseter?
C'è chi lo odia e lo disegna così:
C'ho proprio la faccia come il broccolo, ce l'avevo anche nel 1996:
Ci aspetta l'università dei mostri. Vediamo un po' come sarà (tralasciando che a doppiare ci sono I Soliti Idioti. Volete il numero del mio portiere?):

2 commenti:

  1. Che dire un cult della mia infanzia, pensa che ho dedicato la canzone dell'amico (in spagnolo, perché vivevo in Argentina all'epoca) alla mia migliore amica, una saga che non mi dimenticherò mai perché mi ha commossa anche da piccola pensa adesso quanto piangerei visto che sono una lagna ;)

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  2. http://www.threadless.com/cartoon-tv-characters/toy-story/

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