sabato 27 luglio 2013

24 HOURS FILM • The Time Machine

Trama: Guy piers nel temp

E si comincia col remake del rifacimento del libro di Wells, se non è un paradosso questo, che vi pensavate che mi sparavo subito i Ritorni al Futuro così? Come non ci fosse un domani?(!)
Certo anche io mi voglio male, che iniziare una missione di 24 ore di film con cotanta zozzeria (e guardando al passato scoprire che è la TERZA volta che lo vedo... so come usare bene il mio tempo, io, non c'è che dire...).
Guy Pearce è un vittorioso scienziato vittoriano che si sta per sposare, proprio mentre si dichiara alla bella quella gli risponde proprio come in quei video divertenti di youtube con le dichiarazioni fallite:
...gli risponde così: AAAHHHH. [casca e muore].
Lui ancora un po' indispettito per la risposta crea la macchina del tempo (c'è da spostare una macchina, di 100 anni grazie) per tentare di salvarla, ma non puoi cambiare il destino (Doc avrebbe da ridire su questo, ci ritorneremo, nel futuro!) e lei è destinata a morire sempre, anche se in modi diversi (il che secondo me avrebbe aperto una divertente parentesi al film: proprio come Esercizi di stile sarebbe stato interessante vedere in quali assurdi e nuovi modi lei sarebbe morta di volta in volta, come quella scena di Ricomincia da capo). Comunque niente, lei morta kaput fine scordatev'issa.
Quindi che si fa? Ma sì, andiamo avanti di 850.000 anni, di intere ere geologiche e vediamo come diventa l'umanità nel 850.214 d.C.
Diventa o Porcahontas interpretata da un ragazzetta di classe:
o orchetti del Signore degli Anelli (aka Morlorcketti):
o - peggio del peggio - diventa Jeremy Irons ridicolo:
Ecco, il quid che rende il film brutto è proprio questo, i primi venti minuti sui viaggi nel tempo sono carini, con la scena nel futuro post-bellico e luna spaccata, con le ere geologiche vanno velocissime, poi però diventa Avatar, o appunto Pocahontas o comunque una qualnque di quelle robe new age simil pianeta delle scimmie di uno che arriva tra i selvaggi, qui poi con aggiunta di mascheroni di plastica orendi, computer grafica che manco nel 1996, frikkettoni a piede libero e la dimostrazione che pagarsi le ville a Los Angeles per gli attori deve essere molto costoso, se anche un vincitore di oscar deve ridursi ad apparire (per una manciata di minuti, capaci di rovinare una carriera però) conciato così, manco un vampiro a un rave:
IL PARADOSSO (dove si sottolinea il paradosso spaziotemporale del film): L'unica cosa intelligente che fa Jeremy nei sui cinque minuti di discorso è spiegare al pover Guy che era impossibile pensare che avrebbe potuto salvare la moglie, perché era proprio per via della di elle morte che aveva costruito la macchina, e la macchina era il mezzo con cui era tornato indietro, l'avesse salvata, la macchina non avrebbe avuto ragione di esistere, quindi non sarebbe stata costruita, permettendo a lui di tornare, un lui che non avrebbe avuto motivo di... capito no?
Io inizio un altro film. Voi continuate a perdere tempo facendo cose inutili tipo andare al mare o mangiare. vi ricordo il twitter: #24hoursfilm #chickenbroccoli
Beccate questo:
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1 commento:

  1. Time Machine, in effetti, ha più di un buon spunto e di un buon momento (la sequenza sul viaggio nel tempo, seppur di taglio vagamente documentaristico, è ancora suggestiva e funziona), ma poi scivola nella noia e nel deja vu quando l'azione si sposta nel futuro remoto ( e sì, che, come l'aveva immaginato Wells, era parecchio suggestivo ).
    Irons del tutto fuori posto, bella invece la figura del bibliotecario virtuale.
    Uno di quei casi in cui una maggiore aderenza al romanzo avrebbe solo che giovato.

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