Magnifica presenza
Trama: Paranormal Frocicity
Ma perché mai proprio Ozpetek deve farmi diventare quello che non sono, e cioè omofobo?Perché è proprio lui a farmici diventare, con il suo cieco e ripetitivo andamento da Almodovar wannabe, anzi Almodovar quiero ser, totalmente fittizio e fastidiosamente costruito, ma più di tutto falsamente inserito in una geografia, quella italiana e specificatamente quella romana, in cui stride, ma stride proprio tanto. Ora, io non metto in dubbio che anche gay, lesbiche, trans e multisessuali facciano le grigliate sul terrazzo e abbiano le loro paturnie sentimentali come gli eterosessuali, e non lo metto in dubbio proprio perché non mi pongo neanche il problema di una presunta diversità.
Invece il "colore" che Ozpetek passa a forza sopra tutto il suo cinema (lo stesso che viene così naturale ad Almodovar) diventa forzato e quasi sempre fuori luogo. Le canzoni che fanno incessantemente "la la la là", le sotterranee sette di trans spie (!), Platinette senza parruccone e trucco che pare un po' Jabba the Hutt, Elio Germano che fa il ragazzo del sud, gay e dolce (ma anche un po' stalker) che si trasferisce nella capitale e fa cornetti la notte ma sogna di fare l'attore, le bambolette su un bancone di un bar, Raffaella Carrà da una parte, Madonna dall'altra. E poi, più che altro, la (onni)presenza di quei personaggi "froci" buttati là e che dovrebbero servire non a dare un colore forzatamente multisessuale alal storia (che poteva benissimo non avere la componente gay, ad esempio) o tantomeno a far ridere il pubblico con un offensiva macchietta gay tipo vizietto, ma, cosa che dovrebbero fare un film e i suoi protagonisti, a raccontare una storia. Invece Ozpetek carica quella componente (che sarà sua quanto ti pare, ma ormai è cinema di genere) solo per inseguire uno "stile" mentre quando invece la lascia da parte - vedi Mine Vaganti, che pur aveva una forte componente "gaia"- riesce a fare film con tutti i crismi.
Ed è qui che divento omofobo, perché io non ci credo al teatr(in)o messo su da Ozpetek, mi pare macchiettistico più delle fastidiose riduzioni vanziniane, esagero io? Non posso parlarne perché non lo so davvero com'è? Forse sì, ma sono anche uno spettatore e da spettatore mi viene l'orticaria quando vedo una cosa finta, il che è peggio, se la trovi in un mondo dove la finzione è la realtà; e l'avvitamento non è casuale, visto che si parla di cinema e di teatro, di maschere, di trucchi e di personaggi, in questo film.
Invece il "colore" che Ozpetek passa a forza sopra tutto il suo cinema (lo stesso che viene così naturale ad Almodovar) diventa forzato e quasi sempre fuori luogo. Le canzoni che fanno incessantemente "la la la là", le sotterranee sette di trans spie (!), Platinette senza parruccone e trucco che pare un po' Jabba the Hutt, Elio Germano che fa il ragazzo del sud, gay e dolce (ma anche un po' stalker) che si trasferisce nella capitale e fa cornetti la notte ma sogna di fare l'attore, le bambolette su un bancone di un bar, Raffaella Carrà da una parte, Madonna dall'altra. E poi, più che altro, la (onni)presenza di quei personaggi "froci" buttati là e che dovrebbero servire non a dare un colore forzatamente multisessuale alal storia (che poteva benissimo non avere la componente gay, ad esempio) o tantomeno a far ridere il pubblico con un offensiva macchietta gay tipo vizietto, ma, cosa che dovrebbero fare un film e i suoi protagonisti, a raccontare una storia. Invece Ozpetek carica quella componente (che sarà sua quanto ti pare, ma ormai è cinema di genere) solo per inseguire uno "stile" mentre quando invece la lascia da parte - vedi Mine Vaganti, che pur aveva una forte componente "gaia"- riesce a fare film con tutti i crismi.
Ed è qui che divento omofobo, perché io non ci credo al teatr(in)o messo su da Ozpetek, mi pare macchiettistico più delle fastidiose riduzioni vanziniane, esagero io? Non posso parlarne perché non lo so davvero com'è? Forse sì, ma sono anche uno spettatore e da spettatore mi viene l'orticaria quando vedo una cosa finta, il che è peggio, se la trovi in un mondo dove la finzione è la realtà; e l'avvitamento non è casuale, visto che si parla di cinema e di teatro, di maschere, di trucchi e di personaggi, in questo film.
Il problema - grave - del film è che non è scritto (eddaje), non bene o male, proprio non è scritto, non è pensato, non è strutturato. L'idea iniziale, carina e comunque di un certo "coraggio" (alla fine, solo se hai fatto 5 barra 6 film dai grandi incassi ti faranno fare un film coi fantasmi, in italia) si perde in un "nulla di fatto" macchiettistico (ma quasi mai comico), e con caratteri delineati peggio di un accenno; e dire che c'era la possibilità di accentuare i disguidi possibili tra attori smaliziati anni 40 e attore candido anni 2000 mentre - entrando nello specifico nelle poche e mal fatte scene di "meta-recitazione" - qui tutto si perde in qualche lezioncina lanciata ai piccioni e un "durante il provino canta che ti passa l'emozione", mentre che bello sarebbe stato ritrovare (mi viene come esempio, e so che sto ingiustamente chiamando in causa un Capolavoro, scusate) i tic e le nevrosi dei Divi visti in Vogliamo Vivere! Insomma, come aver avuto tra le mani un'occasione di scrittura ed eleganza ed essersi accontentati dell'acconciatura della Buy e del collo di pelliccia.
Ozpetek, come praticamente sempre, inciampa sulla sua stessa checcaggine, sulla voglia di fare l'Almodovar de noantri, riempiendo il film di scene a cazzo (!), personaggi che 'ndo se so mai visti ma manco negli ambienti gay guarda, il tutto sorretto da una storiella flebile flebile (che se trattata con più attenzione avrebbe regalato mille spunti in più e alcuni anche alquanto profondi, che guarda un po' te ne dico tre:
1) approfondire l'attore gay negli anni 40, pensa fosse stato lui il delatore che bello
2) strutturare bene il capo-comico arrogante (un pessimo Beppe Fiorello, che io lo capisco che a Ozpatack gli piace mettere gli attori che non t'aspetti tipo Ambra o Raoul Bova, ma non può riuscire sempre il trucco (!)
3) fare un incontro-scontro-vendetta (i fantasmi che la spaventano) con l'attrice sopravvissuta e infingarda.
Elio Germano, che ci piace praticamente sempre, questa volta non riesce nel miracolo avvenuto grazie a Virzì, cioè non fare il romano (quella volta, in N, era un toscano perfetto, questa volta un siciliano con l'inciampo) e si salva in corner, dopo troppe mossette, solo con il lunghissimo e intenso (che quasi quasi mi aveva fregato per la scelta chicken/broccolo) primo piano finale.
Vale la pena aggiornare lo schemino scemino degli attori itaGliani
1) approfondire l'attore gay negli anni 40, pensa fosse stato lui il delatore che bello
2) strutturare bene il capo-comico arrogante (un pessimo Beppe Fiorello, che io lo capisco che a Ozpatack gli piace mettere gli attori che non t'aspetti tipo Ambra o Raoul Bova, ma non può riuscire sempre il trucco (!)
3) fare un incontro-scontro-vendetta (i fantasmi che la spaventano) con l'attrice sopravvissuta e infingarda.
Elio Germano, che ci piace praticamente sempre, questa volta non riesce nel miracolo avvenuto grazie a Virzì, cioè non fare il romano (quella volta, in N, era un toscano perfetto, questa volta un siciliano con l'inciampo) e si salva in corner, dopo troppe mossette, solo con il lunghissimo e intenso (che quasi quasi mi aveva fregato per la scelta chicken/broccolo) primo piano finale.
Vale la pena aggiornare lo schemino scemino degli attori itaGliani
Per gli altri attori in campo, tempi sempre più bui per la Buy, inutile la Puccini, troppo poco approfonditi gli altri, fantasmi in cerca di attore. Il più bravo è il ragazzino cicciabomba.
In quanto a gaiezza è meglio questo, ma dimme te:
Come? Sono applausi quelli che sento? Sono applausi per il titolo post? ah .. grazie grazie... Domani si replica e si recita al soggettone.
Credo che tu abbia scelto il film sbagliato, comunque, queste cose avresti potuto dirle con 'La finestra di fronte' (Che proprio non mi piacque), non con Magnifica Presenza, in cui la componente gay forzata è molto bassa. I fantasmi appena accennati, deboli le scene del computer (Del tipo: Ah, ora usate questo coso? Bene.), piaciuta molto la scena di Platinette e tutti i trans. Ho notato, ma forse mi sbaglio, una certa teatralità anche nella messa in scena dei personaggi (Che spariscono dall'inquadratura facendo un passo indietro, per esempio). Ozpetek fa di quel 'sono gay ma potrebbero non esserlo' il suo punto di forza, senza mai scadere nella checcagine pure (E quando lo fa, come nella scena in spiaggia di 'Mine Vaganti', sbaglia). -Divine
RispondiEliminapensa che invece la checcaggine dei tre amici di mine vaganti mi è sembrata quella giusta, cioè quella di personaggi leggeri, sinceri, puri e non "checca quindi pazza quindi ridere quindi macchietta", quella che non era "gay personaggio" ma "personaggio gay"...
RispondiElimina(ad esempio per parlare di almodovar, a me la pelle che abito è piaciuto e neanche poco, ma la presenza dell'uomo leopardo è totalmente stridente... no?)
RispondiEliminaInfatti Ozpetek non ha mai scritto la checca da vizietto, quella che era macchiettistica da commediaccia anni '80, ha sempre cercato di mantenere una certa dignità omosessuale, mai 'femminiella' (una figura, quasi una maschera, napoletana dell'uomo effemminato macchietta e wannabe donna) e quindi le scene dei tre amici ballerini vanno un po' a stridere con tutto lo stile del regista (Irreale, in quanto ipersognante).
RispondiEliminaAlmodovar è diverso, usa il cattivo gusto (Quindi l'uomo leopardato) per mostrare il grottesco omosessuale, un ghigno malefico. -Divine, la persona più disgustosa d'America.