Blue Jasmine
Trama: Dalle stelle allo stallo
Partendo dal presupposto che è impossibile per uno come Woody Allen scrivere male, dirigere male, in definitiva fare qualcosa di davvero brutto (anche se essendomi perso il film romano forse ho appena detto una corbelleria), questo Blue Jasmine incespica in qualcosa di non meglio definito che fa rimanere, a fine proiezione, tiepidini.
Intendiamoci, Woody, un quasi otuagenario, comunque mangia in testa a qualsiasi scrittore di comedy con 40 anni meno di lui (Apatow, sto parlando con te), e lo dimostra quella bellezza di Midnight in Paris... ma fare un film l'anno paga dazio. Se facesse solo un film ogni tre anni avremmo avuto Match Point (bellissimo) e non Scoop (inutile) avremmo avuto Vicky Cristina Barcellona (carino) e non Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni (dicono il suo peggiore in assoluto)...
Intendiamoci, Woody, un quasi otuagenario, comunque mangia in testa a qualsiasi scrittore di comedy con 40 anni meno di lui (Apatow, sto parlando con te), e lo dimostra quella bellezza di Midnight in Paris... ma fare un film l'anno paga dazio. Se facesse solo un film ogni tre anni avremmo avuto Match Point (bellissimo) e non Scoop (inutile) avremmo avuto Vicky Cristina Barcellona (carino) e non Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni (dicono il suo peggiore in assoluto)...
In BJ però, nonostante questa non sia una recensione positiva, non mancano elementi tra il buono e l'ottimo: Woody sa raccontare, praticamente quello che vuole, ha lo sguardo clinico di chi vede il mondo e lo sa (de)scrivere, e nel confronto tra due mondi così diversi - l'opulenza milionaria e la sempliciotta provincialità di due americhe a due poli opposti - si esprime con egual bravura, sa creare il ricco truffatore quanto il coatto dal cuore tenero; inutile girarci intorno, Woody SA scrivere, è sempre stato una spanna sopra tutti gli altri, Woody fa grande letteratura americana, nei suoi film.
C'è poi l'ammaliante Cate Blanchett, di uno splendore disarmante... c'ha uno charme, quella donna... e poi sì, è brava, è la più brava di tutte? Forse no ma ci si avvicina, è che forse manca una vera competizione per definirla la più brava, d'altronde della sua generazione chi c'è? Sandra Bullock?
Ma il film inciampa. Non trova mai una vera forma compiuta, come avesse avuto bisogno di decantare un po' di più prima di essere girato, come se stessimo assistendo ad un'ottima prova generale, ma non è la prima; come se stessimo leggendo una piacevolissima prima stesura, ma non quella definitiva.
A volta si ha la sensazione che Woody si sia ritrovato tra le mani questo personaggio femminile (un altro dei suoi imprescindibili personaggi femminili) - una donna a malapena guarita da un esaurimento nervoso che, costretta ad abbandonare una vita da ricca deve riparare nella casa della sorellastra e affrontare un mondo di "buVini" a cui lei non è abituata, una che prova vergogna anche solo a pensare al lavoro - e non abbia avuto il coraggio di affondare il coltello nella piaga, o nella piega del vestito sempre perfetto: Jasmine è altezzosa, boriosa, antipatica ma anche dolce e fragile, Jasmine non sa cosa vuol dire lavorare ma poi si butta a capofitto nel suo corso di computer, Jasmine è scostante, ma Jasmine è anche una "macchina da guerra" se si tratta di trovare un nuovo marito, ovviamente ricco, Jasmine è mossa da istinti al limite del delinquenziale, no, è solo istinto di sopravvivenza. Insomma, potrebbe sembrare che tutti questi contrasti definiscano la donna tipo, in fondo donna selvaggia donna mi piace quasi tutto quel che fai, ma non è quel tipo di scrittura consapevole, non è "ecco una donna dalle mille ma che dico mille millemila sfaccettature", no, sembra più che altro che siano venute prima in mente le scene singole (Jasmine perfetta in tenuta da cavallerizza, Jasmine sempre elegante seduta su una panchina in preda ad un breakdown fisico e mentale mentre parla da sola) piuttosto che il nodo narrativo. Per capirci, una scena dopo l'altra, molto carine tutte quante per carità e fine del film.
Per la serie Attori che ancor non hanno lavorato con Woody, questa volta troviamo due mattatori dei palchi comici da club: Louis CK, che dà il peggio di sé, praticamente è trasparente (già non mi faceva simpatia prima, comunque) e tale Andrew Dice Clay, un tipetto assurdo forte. Ed ecco di nuovo Peter Saarsgard che finalmente riesco a distinguere da Paul Rudd.
Per la serie Attori che ancor non hanno lavorato con Woody, questa volta troviamo due mattatori dei palchi comici da club: Louis CK, che dà il peggio di sé, praticamente è trasparente (già non mi faceva simpatia prima, comunque) e tale Andrew Dice Clay, un tipetto assurdo forte. Ed ecco di nuovo Peter Saarsgard che finalmente riesco a distinguere da Paul Rudd.
Ripeto, stiamo parlando di Woody, quindi è tutto molto piacevole, ci sono due tre battutte che scatenano la risata intelligente (anche se un po' poche, rispetto ai fasti del passato), e c'è l'interpretazione di Cate, che è sì, davvero ammirevole.
Ma il film è incompiuto, forse vittima dell'andazzo che Woody ha preso ormai da vent'anni: faccio un film all'anno, altrimenti invecchio, altrimenti muoio.
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