The Way Way Back
Trama: Ricordi d'estate
Alessandra: 1998. Estate della mia maturità. In Grecia, tante isole, perché c'era la libertà più totale.
Gianluca: 1992. In Olanda, in venti in campeggio davanti al mare del nord, praticamente un accampamento. Perché eravamo tutti, non mancava nessuno.
Sara: L'estate della maturità, il primo viaggio con le amiche.
Francesca: Anni 28, vacanza in macchina con le amiche: New York - Chicago... anche tutte le altre estati da ragazzina erano belle, ma un po' tutte uguali
mare, amaca, gara di lumache e sul muretto la sera. Perché ho riso tanto, ho guidato su strade meravigliose e ho visto Chicago per la prima volta
Silvia: 26 anni. India, siamo partiti da amici e messo piede a Nuova Delhi già stavamo insieme. Moltissime cose belle.
Clara: Estate dopo il 5° ginnasio, 1998, anni 15. Aagosto in campagna (a Cisterna, nn prendetemi in giro). Un concentrato delle cose belle dell'adolescenza.
Maria: Forse 2000, prima vacanza in Grecia con gli amici, primo piercing al sopracciglio, primo fidanzato francese. Unico fidanzato bellissimo.
Martina: Estate 2000. 26 anni. Io e il mio grande amore finalmente insieme, la nostra casa e i nostri giri in una Roma inedita e una Sardegna selvaggia e profumatissima.
(Ora mi ubriaco)
Giovanna: 2011, 4 amiche felici, Turchia, mongolfiera.
Serena: 1997. Avevo14 anni. Venezia, poi in Slovenia, poi in Austria, In macchina con mia sorella, mia cugina e mia zia. [Perché?] ...è difficile da spiegare, è una questione di ricordi.
Ho fatto questa domanda alle persone che mi circondavano nel preciso istante in cui scrivo questuo post (nel mio ufficio sono tutte donne. Per favore aiutatemi… Oh sia chiaro che io in ufficio LA-VO-RO! Mica pettino le colleghe...) e a tutti immancabilmente, nessuno escluso, è partito il magone del ricordo.
Perché questo sono i ricordi, bastardi. Hanno il potere di cesellarsi e, come un gigantesco e succulentissimo kebab, "sgrassarsi" di tutte le parti negative, rimangono lì, totem di felicità a ricordarti che quello che stai vivendo nel presente è una merda, e se proprio merda non è, non è certo quel bel pezzo di carne profumato e invitante. Ed è anche inutile che pensi che, magari domani, vivrai una cosa bellissima che, dopodomani, sarà uno splendido ricordo, loro se ne stanno lì, dentro di te, a ricordarti che il passato è sempre meglio. E tu, con questo pensiero in testa, spesso fai tante e tali cazzate che poi ti penti forte (richiamare ex, riandare in posti dove da piccolo sei stato felice e che ora fanno pena, mangiare un piatto che qualcuno ti ha cucinato ma che cucinato da te sembra sughero cotto in padella, metterti dei pantaloni di dieci anni fa con tre taglie di meno, dire cose come "ehy, raga tutto rego?" o "È qui la festa? Gimmifaivolrait!”).
The way way back parla dell'accumularsi di quei ricordi. Parla di un ragazzino timido e introverso che, costretto dalla madre e dal suo nuovo compagno - un "mai così stronzo" Steve Carrell che quando si impegna, ma quanto è bravo - a passare un'estate spassosissima (no) in una ridente cittadina di mare americana, del tipo Amity, ma senza squalo (fatta esclusione per Carrell).
Per fortuna in giro per le strade della cittadella e a gestire con pazza irriverenza un parco giochi acquatico c'è Sam Rockwell, ma non il Sam Rockwell sempre tristanzuolo che a volte abbiamo conosciuto, no, questo è il Sam Rockwell cha amiamo, quello con la battuta sempre pronta, sicuro di sé, sbruffone e sempre umanissimo.
Ragazzino introverso + Sam Rockwell sbruffone= amicizia di crescita. Quelle amicizie che sì, durano il tempo di un'estate, appunto, ma che ti fanno crescere.
Questo succede all'adolescenza taciturna del protagonista: trova un posto in cui esistere, amici con cui fare una festa, un lavoretto con cui sentirsi "qualcuno" e a 15 anni anche essere il ragazzo che controlla la fila dello scivolone a tubo del parco vuol dire essere "qualcuno"... anche perché puoi fare quella cosa dell'"holding" (vedere il film per capire) che proprio ci andrei a lavorare gratis a 35.
Inutile dire che c'è anche il tempo per la prima cotta e il primo bacio. Ah. Quel primo bacio col filtro Instagram dei ricordi.
Date un Oscar a Sam Rockwell vi prego.
Un film scritto benissimo, non innovativo, ma proprio perché non vuole esserlo vince la sua scommessa: un racconto di formazione e crescita, molto ben recitato, molto americano (mi ha ricordato una delle mie serie tv preferite ever, Blue Jeans:
e soprattutto molto bello.
L'estate più bella di Ciebbì? Dai che lo sai.
E la vostra? Commenti aperti. Aprite i recinti ai ricordi bastardi.
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