lunedì 30 giugno 2014
domenica 29 giugno 2014
sabato 28 giugno 2014
venerdì 27 giugno 2014
giovedì 26 giugno 2014
mercoledì 25 giugno 2014
Ufficio Sinistro
Not Safe for Work
Trama: Pausa pazzo
Adesso se davvero ti piace CB e lo leggi tutti i giorni prendi un marker di quelli con la punta veramente cicciona e unisci i puntini direttamente sullo schermo per scoprire la mia opinione su questo film. Buon divertimento.
martedì 24 giugno 2014
Redemption Song'
Song'e Napule
Trama: Manetti frate
Ho pochissimo tempo perché sto facendo UNA COSA CHE PARTE IL 1° LUGLIO CHE SE VA BENE SFONDO SE VA MALE M'ABBRUCIO! Il bello è che o una o l'altra è A CARICO VOSTRO! (Pensa in che mani ho messo il mio destino... evvabbéddai)
Dunque l'ultimo film dei Manetti Bros è ambientato a Napoli, nel favoloso (cioè che manco un una favola vedi colori così accesi e abiti così ridicoli) mondo dei cantanti neomelodici partenopei. Per riassumere la pratica "cantante neomelodico napoletano" rivedete quella puntata di Pif, poi tornate qui.
Ora, i Manetti sono una strana anomalia nel panorama dei registi italioti. Lavorano da ANNI (roba di pià di venti) e ogni tanto salgono alla ribalta per questo o quel film, anche se devono tutto ai tanti, tantissimi video musicali da loro girati, una lunga carriera che, non senza un certo sforzo di esegetica, potremmo riassumere mostrando la summa del loro stile, lo zenith della loro poetica, la vetta più alta della loro produzione:
I Manetti col cinema hanno un rapporto che più altolenante non di può: fanno diventare famosa Micaela Ramazzotti:
e poi fanno cagate del genere:
Si fanno voler bene da Carlo Verdone e poi si mettono a girare Il Commissario Rex, probabilmente perché anche loro tengono famiglia, mutuo e assicurazione della macchina.
Però ai Manetti gli vuoi un po' di bene perché hanno cercato SEMPRE di fare il film di genere, anche se le fortune sono state poche, e purtroppo, bisogna dire, che un po' di colpa per gli insucessi dei loro film di genere ce l'hanno, voglio dire:
E allora diventa un po' scontato il fatto che riescono ad avere la maggior eco della loro carriera con un prodotto più "semplice", una commedia, con attori più o meno famosi (tutti televisivi, ci sta il Dandi, Coliandro e una di Un posto al sole) che però si fa abbastanza ben volere, nel suo essere schematicamente televisiva, anzi il mio sospetto è proprio che sia nata come una miniserie, probabilmente in due puntate, che poi ha miracolosamente trovato le vie del grande schermo (non mi va di avvalorare questa mia supposizione con una ricerca, cioè proprio neanche mi va di aprire wikipedia).
Insomma due ore sono troppine per chiunque, figurati per un film(etto) italiano in cui un poliziotto-pianista deve infiltrarsi nel gruppo del cantante neomelodico Lollo Love...
[Il video è finto, cioè è vero nel film ma finto nella realtà, ed è fatto talmente bene nel suo male che è la cosa migliore di tutte, ci vuole stoffa a fare le cose brutte di proposito]
...perché esso andrà a suonare al matrimonio della figlia di un boss, unica occasione per inchiodare un altro boss cattivissimo (interpretato da Servillo quello senza oscar; fai un film a Napoli? Ci deve essere un Servillo per contratto. So che anche alcune agenzie di viaggi fanno un pacchetto Napoli+Pizza+Vesuvio+Audioguida di Servillo 9,90 euro). Ovviamente nascerà l'amicizia con Lollo e l'amore con la sorella di Lollo e via di canzuncell'
Rispetto al film di ieri dunque, tanto di cappello per non avere avuto pretese, poi certo, rispetto alla Napoli di Gomorra, non c'è storia; Song' e Napule è un passatempo, niente più, ma un passatempo che non infastidisce, è grasso che cola come il latte da un bufala (belle immagini estive, le regala CB).
Mi piacerebbe che i Manetti, romani de roma d.o.c., avessero la fortuna che meritano con un film ambientato a Roma. Forse arriverà, se riescono ad archiviare la pratica alieni e serial killer, e a scrivere un film che racconti le cose che conoscono senza trasformarle in macchiette. La strada è quella giusta. E il titolo del film con il gioco di parole song'-song mi è piaciuto tantissimo. Perché... è voluto vero?
Sai che potrebbero fare, un film dai fumetti di Tuono Pettinato, ce li vedo, ora che Tuono ha fatto pure la comparsa con tanto di battuta sono anche BFF:
Anche la locandina lascia trasparire il loro amore per i fumetti. Dài, iniziamo a fare anche noi italiani i cinecomics, la sapete quella cosa di Zerocalcare e Valerio Mastandrea no? Come? Vi sembra strano che vi parli di Zerocalcare? No... non è strano per nulla...
lunedì 23 giugno 2014
Breaking Bah
Smetto quando voglio
Ragazzi.
No, sul serio.
Ragazzi, ma che pensate che non abbiamo visto Breaking Bad?
Sul serio ragazzi, io vi posso pure perdonare tante cose, a voi giovani del cinema italiano, ma quando si esagera si esagera. E voi avete per davvero esagerato.
Peccato in fondo, perché ci sono cose che si fanno voler bene in Smetto quando voglio, ad esempio gli attori sono bravi tutti (sì, bravi tutti, tempi perfetti, voci chiare e non i soliti sospironi, facce giuste, su tutti il ciccione); poi la sceneggiatura, ammettiamolo, non conosce stanchezza e il ritmo è invidiabile (sempre se messo a confronto con la media italiana, ovvio), il filmetto scorre e diverte in più punti.
Che dietro ci sia la squadra di sceneggiatori e mezzo cast di Boris (che se avessi visto anche solo una volta citerei ad ogni recensione) si sente, sono quei giovani che vogliono fare qualcosa di diverso dai soliti film "inferno di famiglia" o "vita del criminale anni 70" o "la vita di provincia" e tutto sommato ci riescono pure. E infatti per questi requistiti (minimi in ogni altro paese del mondo Vaticano compreso) il film quando è uscito qualche mese fa ha fatto un fracco di soldi e tutti hanno gridato "haivistosipuòfareunfilmitalianodivertentesenzaboldidesicacheccozaloneeirumoridiscuregge".
Ma andiamo a vedere la storia: ci sono questi dottori e dottorandi (il chimico, il latinista, l'archeologo) che non potendo vivere della loro laurea sono costretti a fare i lavori più umili, lavapiatti e benzinai che te lo diceva mio nonno che ti devi spaccare la schiena che il lavoro è fatica non come adesso col computer che spingi il pulsante fa tutto lui. Insomma, questi pinguani strozzati dalla loro vita che gli riserva ben poche soddisfazioni, decidono di mettere su una banda eterogenea di spacciatori di droga, una droga purissima creata grazie alle grandi conoscenze di chimica di due di loro. La droga è un successo ma presto inizieranno i probl... ma... MA! MA CAZZO! MA QUESTO È BREAKING BAD! MA CHE È? MA CHE VI CREDETE CHE SIAMO TUTTI STRONZI?! Ma cristo è LA STESSA storia solo che al posto di Bryan Creston c'è Edoardo Leo, al posto di Aaron Paul c'è Libero De RIenzo e al posto di Gus Fringe c'è Neri Marcorè. E ho detto tutto. Ma che pensavate che non ce ne accorgevamo? Sai, poi m'avessi detto "ho copiato un serial anni 60 misconosciuto (e pure lì. ormai non fai in tempo a copiare qualcuno che grazie ad internet lo sanno tutti dopo tre secondi) avrei pure fatto pace col cervello e al limite avrei anche apprezzato l'andamento di "riscoperta", ma così si esagera belli miei. Hai copiato BB, semplicemente la serie più bella (e famosa) degli ultimi dieci anni.
D'altronde l'inclinazione alla copia maldestra l'avete dimostrata anche in occasione di questi poster:
Che ok, anche io li ho fatto con i colleghi del mio ufficio, ma era per ridere, non è che li ho veramente spammati in giro per venderci un film. Nel senso che a me la citazione tanto per farla (e questi poster sono una vera merda, anche un po' fastidiosa) proprio non mi fa ridere, è solo "situazionismo" dei più annoiati, non c'è alcuna genialità - checché ne dicano i commenti sotto il post su facebook, che l'avete notato quanto vale la parola "genio" su fb no? Zero! (Ma voi continuate a metterlo sotto i post di CB, comunque...)
Insomma l'ennesimo Nuovo Miracolo Italiano che si rivela una bolla di sapone. Sempre nella misura in cui questo mix di BB, di Una notte da leoni e di altra roba varia ed eventuale da sit-com americana non è propriamente un brutto film, è solo che naviga in una tale ondata di liquame maleodorante (tutto l'altro cinema italiano) che solo perché il ritmo è decente, le battute non sono cacca-pupù, gli attori sono guardabili, allora diventa un Bel Film. News del giorno: no.
Ha solo la stessa valenza dei filmati che in America fanno per intrattenere quei dieci minuti durante un programma TV:
Peccato in fondo, perché ci sono cose che si fanno voler bene in Smetto quando voglio, ad esempio gli attori sono bravi tutti (sì, bravi tutti, tempi perfetti, voci chiare e non i soliti sospironi, facce giuste, su tutti il ciccione); poi la sceneggiatura, ammettiamolo, non conosce stanchezza e il ritmo è invidiabile (sempre se messo a confronto con la media italiana, ovvio), il filmetto scorre e diverte in più punti.
Che dietro ci sia la squadra di sceneggiatori e mezzo cast di Boris (che se avessi visto anche solo una volta citerei ad ogni recensione) si sente, sono quei giovani che vogliono fare qualcosa di diverso dai soliti film "inferno di famiglia" o "vita del criminale anni 70" o "la vita di provincia" e tutto sommato ci riescono pure. E infatti per questi requistiti (minimi in ogni altro paese del mondo Vaticano compreso) il film quando è uscito qualche mese fa ha fatto un fracco di soldi e tutti hanno gridato "haivistosipuòfareunfilmitalianodivertentesenzaboldidesicacheccozaloneeirumoridiscuregge".
Ma andiamo a vedere la storia: ci sono questi dottori e dottorandi (il chimico, il latinista, l'archeologo) che non potendo vivere della loro laurea sono costretti a fare i lavori più umili, lavapiatti e benzinai che te lo diceva mio nonno che ti devi spaccare la schiena che il lavoro è fatica non come adesso col computer che spingi il pulsante fa tutto lui. Insomma, questi pinguani strozzati dalla loro vita che gli riserva ben poche soddisfazioni, decidono di mettere su una banda eterogenea di spacciatori di droga, una droga purissima creata grazie alle grandi conoscenze di chimica di due di loro. La droga è un successo ma presto inizieranno i probl... ma... MA! MA CAZZO! MA QUESTO È BREAKING BAD! MA CHE È? MA CHE VI CREDETE CHE SIAMO TUTTI STRONZI?! Ma cristo è LA STESSA storia solo che al posto di Bryan Creston c'è Edoardo Leo, al posto di Aaron Paul c'è Libero De RIenzo e al posto di Gus Fringe c'è Neri Marcorè. E ho detto tutto. Ma che pensavate che non ce ne accorgevamo? Sai, poi m'avessi detto "ho copiato un serial anni 60 misconosciuto (e pure lì. ormai non fai in tempo a copiare qualcuno che grazie ad internet lo sanno tutti dopo tre secondi) avrei pure fatto pace col cervello e al limite avrei anche apprezzato l'andamento di "riscoperta", ma così si esagera belli miei. Hai copiato BB, semplicemente la serie più bella (e famosa) degli ultimi dieci anni.
D'altronde l'inclinazione alla copia maldestra l'avete dimostrata anche in occasione di questi poster:
Che ok, anche io li ho fatto con i colleghi del mio ufficio, ma era per ridere, non è che li ho veramente spammati in giro per venderci un film. Nel senso che a me la citazione tanto per farla (e questi poster sono una vera merda, anche un po' fastidiosa) proprio non mi fa ridere, è solo "situazionismo" dei più annoiati, non c'è alcuna genialità - checché ne dicano i commenti sotto il post su facebook, che l'avete notato quanto vale la parola "genio" su fb no? Zero! (Ma voi continuate a metterlo sotto i post di CB, comunque...)
Insomma l'ennesimo Nuovo Miracolo Italiano che si rivela una bolla di sapone. Sempre nella misura in cui questo mix di BB, di Una notte da leoni e di altra roba varia ed eventuale da sit-com americana non è propriamente un brutto film, è solo che naviga in una tale ondata di liquame maleodorante (tutto l'altro cinema italiano) che solo perché il ritmo è decente, le battute non sono cacca-pupù, gli attori sono guardabili, allora diventa un Bel Film. News del giorno: no.
Ha solo la stessa valenza dei filmati che in America fanno per intrattenere quei dieci minuti durante un programma TV:
Solo che lì, ah che ridere, qui Cepolavoro! Genio! Il ritorno della Grande Commedia! Breaking balls. Del tipo che invece di vedermi la versione italiana di BB preferirei quella sudamericana:
venerdì 20 giugno 2014
Sevizio Clienti
13 Sins
Trama: L'utente da lei chiamato potrebbe essere momentaneamente stronzo
13 Sins racconta la storia di un povero stronzo - scusate il francesismo ma davvero o il mio vocabolario è molto limitato o non c'è proprio altro modo di definire il protagonista del film - che un giorno viene, in sequenza: licenziato invece di promosso come si pensava lui, lo chiamano da tutte le banche e gli istituti di credito per dirgli che tutti i crediti sono finiti e che gli pignorano pure le cornee se non paga subito, gli si accolla il padre che stava in un ospizio, gli si accolla il fratello mezzo scemo che non vuole andare in una casa di cura, gli si accolla Tara di True Blood che gli dice che è incinta. Tutte queste sfighe in una telefonata che fa così: "Senti brutto stronzo se uccidi quella mosca che ti sta dando fastidio in macchina ti metto 1000 dollari nel conto".
Lui la uccide e blingbling, 1000 dollari. Allora la voce gli fa "Bravo stronzo. Se te la mangi te ne do altri 4000 di dollari". Gnam! Blingbling.
A quel punto il gioco è chiaro, la voce gli dice che da quel momento in poi se accetta di partecipare al "gioco" gli saranno dati sempre più dollari per ognuno dei "sin" da commettere (in totale 13), ovviamente man mano che si va avanti le richiesti di "Simon dice" diventano sempre più violente e atroci: a dimostrare che tutti abbiamo un prezzo.
Insomma la sceneggiatura si basa sulla classica domanda da comitiva a cena, da colleghi in ufficio, da amici quando la conversazione langue: "se ti dessero XXX soldi, faresti XXX cosa?" Dove per XXX ci sono cose come:
• faresti l'amore con la Regina Elisabetta?
• leccheresti un piede a un barbone di Calcutta?
• entreresti in una vasca piena di muco?
• faresti l'amore con la Regina Elisabetta in una vasca di muco mentre un barbone di Calcutta scalzo vi cammina sopra?
Con un mio amico il tizio che viene a farti queste proposte atroci ce lo immaginiamo sempre come il "nano terribile", non so perché nano, ma sicuramente terribile lo è, che arriva quando meno te l'aspetti e, tutto vestito bene, un po' come quello di Twin Peaks, ti offre questa valigetta piena di soldi per farti fare qualcosa di orrendo che però è fattibile, non è che ti chiede "per XXX andresti nello spazio?", ti dice sempre cose che "quasi quasi, certo so soldi eh..."
Tu lo faresti? Io per esempio nel 2009 ho ceduto a una delle offerte del Nano Terribile, però ancora non ho visto i soldi, ah ma io aspetto, aspetto finché non arrivano.
Comunque, tornando al film, il tipo entra in questa spirale (!) di violenza da quiz televisivo: Brucia anche tu il presepe dei bambini senzatette boliviani per 10.000 dollari! Forza, mozza il braccio a uno per 30.000 dollari! Dai, ammazza qualcuno della tua famiglia per 2 milioni di dollari!
Lo scopo del gioco è dimostrare che per soldi saremmo disposti a qualsiasi cosa, ma anche che i soldi non fanno la felicità. Scopri quali di queste due ultime frasi fa ridere.
Il solito derivativo da Se7ev e Saw, direte voi; sì bravi è proprio così, rispondo io.
Attori ai minimi storici, e se il protagonista lo abbiamo visto si striscio in Scott Pilgrim, e Tara di True Blood ci stava sulle palle già da anni, la consacrazione al filmaccio c'è quando appare anche il Santo Patrono dei Film di Serie-B Ron Perlman. Li. Fa. Tutti.
Il film procede con le 13 rischieste del Nano Terribile telefonico, e se i 13 peccati diventano sì sempre più atroci, si riducono anche a dei WTF assurdi (il filo che decapita tutti i motociclisti è il meglio del meglio). Forse vi starete chiedendo qual è il finale di questo film che tanto non vedrete, facciamo così, vi do degli elementi e voi traete le vostre conclusioni: c'è il padre del protagonista che è diventato, improvvisamente ad un certo punto della sua vita, ricchissimo. Ora è uno stronzo malefico sputabile. La madre del protagonista è morta quando erano piccoli. Fate 2 + 2, vedrete che viene fuori 13.
Insomma la solita solfa di tanti film di serie B: una buona idea rovinata da chi ha voluto farci per forza un film invece di fare altro, anche solo raccontare la storia in una serata con i colleghi quando la conversazione langue, arrabbattandosi alla benemmeglio con quello che aveva (scarti di film e scarti di attori di serie TV), manco glie l'avesse comandato un Nano Terribile.
Visto che abbiamo fatto cenno a quel capolavoro di Se7en, perché invece del film non mettersi a colorare l'albetto per bambini di Todd Spence?
Ad avercelo avuto da bambini, saremmo cresciuti tutti persone meglio.
giovedì 19 giugno 2014
SIAMOVIE SERIAL • Genny o' camorrista
Gomorra - La serie
Addeshstr'/assinistr'/addeshstr'/assinistr'
A foll gguard crit'e prottesht'
Chisht'alegg del fil 'e ferro
Ci shvist o' coll
Si stacc' a capa!
Genny! Oh Genny! Shtoria d'ammore!
Succede che quando inizi a vedere Gomorra, serie tv "tratta" dal libro di Saviano, non fai in tempo a finire la prima puntata, che parli napoletano anche per chiedere un bicchier d'acqua al bar, anzi, parli camorrista "Uè uagliuncell' daciteme nu bicchierell' d'aqqua che c'hagg l'arsur int'a ggola! Che noi simm' frate! Comm? Me lo volevi fare pagare? MA IO TI SHPARO INTO A QUELLA CAPA DELLA UALLERA! OMMEMMERRDA! IO SONG' GENNY SAVASHTANO! IO SONG' I FIGGH' E DON PIETR'! IO SONG' O BOSS! NUN LA PAGGH'L'AQQUA!"
Ebbene sì, Sollima ci è riuscito di nuovo.
Con Romanzo Criminale ci aveva fatto scrivere e pensare che il crimine è bello anche se fa male, che i banditi con i pantaloni a zampa e i capelli cotonati della Roma anni Settanta erano stati i più fichi del mondo, che quasi quasi era meglio essere stati loro che non esserlo stati, e che i nostri genitori che invece negli anni Settanta non andavano in giro a urlare IOSTOCOLLIBANESE erano un po' scemi. Ed era successo che ad assecondare gli articoli di sdegno di critici un po' tromboni (me compreso), erano arrivate le apologie pop (le apoplogie, quindi) di quei giovinastri che quegli anni non li avevano vissuti e che se ne andavano a Via del Corso a comprarsi le magliette con le frasi di Dandi, Freddo e Libano senza pensare che quelli erano degli assassini. Romanzo Criminale aveva definitivamente ricoperto di patina fashionista il crimine italiano - aiutato sicuramente da un cast di superfichissimi, quasi più fichi di quelli del film di Placido - ed (via polemiche e ammirazione in egual misura) era diventato cult, anche per essere, finalmente, una serie televisiva italiana che poteva competere con quelle straniere in quanto a regia e forza espressiva. Purtroppo già al secondo capitolo si era perso quello smalto e, comunque, nessuno aveva imparato la lezione: a quanto mi risulta (sono sempre senza televisione) nessuna altra serie TV ha fino ad oggi raggiunto quella qualità, a meno che non mi smentiate raccontandomi di qualche serie con Gabriel Garko e Sabrina Ferilli che risponde a questi requisiti.
E oggi Sollima torna in TV e fa a pezzi il monumento al criminale che lui stesso ha cesellato con quelle due serie, e lo fa con Gomorra. Che è una splendida fiction criminale, un largo arco narrativo teso per dodici episodi che non conoscono tregua, che costruiscono un mosaico fatto di personaggi fissi, questi
tutti deliniati alla grande (lo vedi quel ciccione alla sinistra del divano trono? Ecco, scordatelo...) e di tasselli molto più piccoli, di storie di profilo, di comprimari, di "pedine", per dirla in gergo criminale, che insieme compongono uno sguardo molto ampio su quello che è il crimine organizzato, almeno quello partenopeo, almeno quello camorrista.
Però il dato è uno: Gomorra è una serie da vedere, perché è scritta bene, tiene conto della sua natura seriale con varie storie verticali e non dimentica però la storia orizzontale. Genny, Ciro (i frate), il micidiale Conte e le sue sigarette elettroniche e tutti gli altri, sono personaggi che non hanno nulla da invidiare ai vari Lannister. È questo che senti vedendo Gomorra: nascosti tra le trame di una sceneggiatura scritta con in testa Shakespeare, Scorsese e Mario Merola, e tra le interpretazioni che da attori che fanno le festicciole sui terrazzini nel privè te le scordi proprio (il ritorno di Genny dopo quelle puntate di "allontanamento" è, come si dice, alta televisione. Anzi no, è Cinema.)
Certo, se il film era neorealista e con una smaccata vena di denuncia mentre la serie è fiction con una particolare attenzione alla coralità, entrambi non fanno fare una gran bella figura a Napoli, e in generale all'Italia (penso al fatto che probabilmente Romanzo Criminale e Gomorra siano gli unici prodotti televisivi venduti all'estero, poi dici che ancora ci chiamano Italiano Mafia Spaghetti Mandolino Baggio)
Insomma, sarà banale dirlo, ma ovviamente se da un lato l'Italia non è solo questo, c'è da dire che in molti (anche quelli che mettono i cartelli) si sono forse già scordati di come un uomo che ha regnato (e regnato è la parola giusta) per vent'anni copriva ogni crimine e problema con un "venite in Italia. C'è il mare, c'è il sole. Consiglierà il suo nome per il ruolo di kapò." Non mi perdo in derive politiche perché non è questo il luogo, e non sono io la persona adatta, la questione da tenere bene in mente è che non è la serie ad essere tratta dal libro, o il film ad essere tratto dal libro, o la serie dal film, o quel che è da quel che è; libro, film e serie sono tratti da Napoli, una città che fa stato a sè, che non è Venezia "tanto bella ma non ci vivrei", no, Napoli è più "ci vivrei, se non mi uccidono prima", e quindi inutili le polemiche, inutili i cartelli di sdegno, qui si parla di cinecultura: Gomorra è una serie splendida, Gomorra è un film accorato, tanto basta per consigliarli senza paura di essere scambiati sia per campanilisti (o campani) sia per disfattisti senza speranza.
tutti deliniati alla grande (lo vedi quel ciccione alla sinistra del divano trono? Ecco, scordatelo...) e di tasselli molto più piccoli, di storie di profilo, di comprimari, di "pedine", per dirla in gergo criminale, che insieme compongono uno sguardo molto ampio su quello che è il crimine organizzato, almeno quello partenopeo, almeno quello camorrista.
Anche io, come tutti gli altri italiani, ho letto il libro, e posso ben dire che la serie, con il libro, condivide il lessico, qualche personaggio satellite, ma non c'entra veramente nulla. Ad esempio aveva molto più a che fare con il libro, il film:
Che è venuto prima della serie. Ed è ancora un altro prodotto cinematografico, ottimo anche lui.
Il regista, quel Garrone che ha ridefinito proprio con Gomorra il concetto di neorealismo (e che è rimasto avvinghiato al dialetto anche in seguito): attori - quasi tutti, ovviamente c'è Servillo, che film italiano sarebbe senza Servillo - presi dalla strada, telecamera a mano, storie di quotidiana vita criminale, bassa/alta, organizzata/disorganizzata, mosaico di maschere unite dal comune denominatore geografico.
Il film è episodico, ogni personaggio va da sé su una strada lastricata di sangue e proiettili) e, come un volo planare, scopriamo quali sono le vie della camorra, anche quelle che proprio non ci aspettiamo (esemplare la storia del sarto e dei cinesi, due facce, una razza) e capiamo che sì, nonostante sia un mondo a sé che ci sembra lontano e che noi siamo onesti e mica affiliati alla camorra, finisce che se ci pensi un attimo sei anche tu parte della rete criminale, che ha una trama talmente fitta che ci sei dentro pure tu che compri una merendina al supermercato o che, semplicemente, produci immondizia.
Certo da buttare una busta di monnezza ad andare a sparare coll'AK-47 in mutande come fanno i due poveri e tristissimi mezze tacche del film (i due personaggi più potenti, nella loro idiozia) ce ne passa.
Gomorra
Trama: Gomorra cinese
Che è venuto prima della serie. Ed è ancora un altro prodotto cinematografico, ottimo anche lui.
Il regista, quel Garrone che ha ridefinito proprio con Gomorra il concetto di neorealismo (e che è rimasto avvinghiato al dialetto anche in seguito): attori - quasi tutti, ovviamente c'è Servillo, che film italiano sarebbe senza Servillo - presi dalla strada, telecamera a mano, storie di quotidiana vita criminale, bassa/alta, organizzata/disorganizzata, mosaico di maschere unite dal comune denominatore geografico.
Il film è episodico, ogni personaggio va da sé su una strada lastricata di sangue e proiettili) e, come un volo planare, scopriamo quali sono le vie della camorra, anche quelle che proprio non ci aspettiamo (esemplare la storia del sarto e dei cinesi, due facce, una razza) e capiamo che sì, nonostante sia un mondo a sé che ci sembra lontano e che noi siamo onesti e mica affiliati alla camorra, finisce che se ci pensi un attimo sei anche tu parte della rete criminale, che ha una trama talmente fitta che ci sei dentro pure tu che compri una merendina al supermercato o che, semplicemente, produci immondizia.
Certo da buttare una busta di monnezza ad andare a sparare coll'AK-47 in mutande come fanno i due poveri e tristissimi mezze tacche del film (i due personaggi più potenti, nella loro idiozia) ce ne passa.
Gomorra la serie è già stata rinnovata, e ne gioiamo, che almeno dimostriamo (all'estero ma prima di tutto a noi stessi) che si può fare, si possono tenere incollati per settimane gli spettatori allo schermo senza dover mettere Barbare D'urso o fattori X. Sono sicuro che nessuno seguirà il consiglio e ci ritroveremo qui tra tre/quattro anni, alla nuova serie di Sollima, a dire le stesse parole (oltre a spaventarci del fatto che siano passati tre/quattro anni e noi siamo ancora qui).
Ora, non so quanto Napoli sia stata contenta di questa nuova ondata di attenzione sui suoi lati oscuri (che sono molto molto oscuri, perché Napoli non ha la Grande Bellezza di Roma a nascondere le magagne), alcuni non molto:
Ora, non so quanto Napoli sia stata contenta di questa nuova ondata di attenzione sui suoi lati oscuri (che sono molto molto oscuri, perché Napoli non ha la Grande Bellezza di Roma a nascondere le magagne), alcuni non molto:
Però il dato è uno: Gomorra è una serie da vedere, perché è scritta bene, tiene conto della sua natura seriale con varie storie verticali e non dimentica però la storia orizzontale. Genny, Ciro (i frate), il micidiale Conte e le sue sigarette elettroniche e tutti gli altri, sono personaggi che non hanno nulla da invidiare ai vari Lannister. È questo che senti vedendo Gomorra: nascosti tra le trame di una sceneggiatura scritta con in testa Shakespeare, Scorsese e Mario Merola, e tra le interpretazioni che da attori che fanno le festicciole sui terrazzini nel privè te le scordi proprio (il ritorno di Genny dopo quelle puntate di "allontanamento" è, come si dice, alta televisione. Anzi no, è Cinema.)
Certo, se il film era neorealista e con una smaccata vena di denuncia mentre la serie è fiction con una particolare attenzione alla coralità, entrambi non fanno fare una gran bella figura a Napoli, e in generale all'Italia (penso al fatto che probabilmente Romanzo Criminale e Gomorra siano gli unici prodotti televisivi venduti all'estero, poi dici che ancora ci chiamano Italiano Mafia Spaghetti Mandolino Baggio)
Insomma, sarà banale dirlo, ma ovviamente se da un lato l'Italia non è solo questo, c'è da dire che in molti (anche quelli che mettono i cartelli) si sono forse già scordati di come un uomo che ha regnato (e regnato è la parola giusta) per vent'anni copriva ogni crimine e problema con un "venite in Italia. C'è il mare, c'è il sole. Consiglierà il suo nome per il ruolo di kapò." Non mi perdo in derive politiche perché non è questo il luogo, e non sono io la persona adatta, la questione da tenere bene in mente è che non è la serie ad essere tratta dal libro, o il film ad essere tratto dal libro, o la serie dal film, o quel che è da quel che è; libro, film e serie sono tratti da Napoli, una città che fa stato a sè, che non è Venezia "tanto bella ma non ci vivrei", no, Napoli è più "ci vivrei, se non mi uccidono prima", e quindi inutili le polemiche, inutili i cartelli di sdegno, qui si parla di cinecultura: Gomorra è una serie splendida, Gomorra è un film accorato, tanto basta per consigliarli senza paura di essere scambiati sia per campanilisti (o campani) sia per disfattisti senza speranza.
E dopo averla canticchiata nel finale di ogni episodio, ecc' a canzuncell' final de Gomorr', E SE NON VI PIAC' CE LO DICIAMO SUBBIT' A DON GENNY SAVASTAN CHE VE SPAR' INTO A CAPA!
mercoledì 18 giugno 2014
CB ANTEPRIMA • Synecdoche, New York
È successo che lo scorso mercoledì mi hanno invitato all'anteprima di Synecdoche, New York. Ci ho pensato un attimo su, ho guardato il calendario e ho notato che no, non eravamo nel 2008, ma nel 2014, e, triste per essermi ricordato che Philip era veramente morto e non era una sceneggiatura di Kaufman, ho iniziato a pensare a che strana e misteriosa cosa è la distribuzione, a ragionare sul fatto che un film uscito otto anni fa raggiunge ora le sale - forse proprio perché Philip è morto, infatti sulla locandina ci scrivono "il testamento di Philip Seymour Hoffman", quando di film ne avrà fatti almeno altri dieci dopo. E insomma, perso in questa scatola cinese di ragionamenti profondissimi, sono andato a vedere Edge of Tomorrow.
MA! Siccome all'anteprima donata non si guarda in bocca, ho raggirato assunto un nuovo collaboratore. Dopo aver letto diversi CV, aver cestinato tutti quelli che non avevano allegate foto di tette, la mia scelta è caduta su Roberto Goniometro (non chiedete. non. chiedete.), che è andato a vedere il film e ha scritto quanto segue. Voi preparate il cervello che qui siamo dalle parti di gente che scrive saggi su Gramsci, che non è una razza mutata di Gremlins.
Strani questi tempi, no? Inviti doppi, anteprime subappaltate, nuovi collaboratori, robe che bollono in pentola e speriamo di scolarle prima che diventino scotte. Ma mica me stai addì che CB sta diventando una cosa seria?! Non famo scherzi eh! - CB -
Misterioso edificio a Manhattan
Trama: In quanto a pippe mentali, Pirandello mi fa una
pippa.
Avvertenza: Synecdoche, New York non è un film
adatto ai leggeri di cuore.
Nota preliminare:
Synecdoche, New York è un film
serissimo, per questo CB ha scelto me come inviato all'anteprima. Non
c’è persona più adatta, dal momento che il mio nome di battaglia è CPU (Con
Poco Umorismo).
Ancora una parola:
In giro ci sono recensioni dettagliate, approfondite ed enciclopediche (come questa),
perciò è inutile starne a descrivere i dettagli, la profondità e il
significato. Fosse per me, mi limiterei a raccontarlo con giochetti tipo
questo: «Questa finzione è una finzione è una finzione è una finzione». Ma devo
guadagnarmi i miei 1000 euro (10 euro n.d. CB) (facciamo 500 e
non se ne parla più) (10 euro non un centesimo di più n.d. CB)
(Ok, ma ti becchi i refusi e i link li sistemi tu) (Ok n.d. CB)
trenta denari.
C’è questo Charlie Kaufman (è nato il 19 novembre del 1958,
chissà se il suo oroscopo
dice qualcosa a proposito di tagli di capelli che neanche Garfunkel di Simon
& Garfunkel), sceneggiatore talentuoso (alcuni di voi lo ricorderanno per
documentari del tipo Being John Malkovich,
Adaptation, The Eternal Sunshine of a Spotless Mind, che gli è costato pure un
Oscar), che una bella mattina chiama Hollywood e trova occupato. Lascia un
messaggio criptico («Ho trovato un modo per la rappresentazione»). E quando
Hollywood lo richiama per avere spiegazioni dice: «Ciao Hollywood, ho scritto
un film sulla vita, sulla vita di tutti».
E Hollywood risponde: «Interessante! E come va a finire?»
E Charlie: «Be’, muoiono tutti».
Dev’essere andata più o meno così. Solo che era agosto, ed
erano in ferie quei tizi che secondo la leggenda hanno imposto a Ridley Scott
di montare in Blade Runner le riprese
aeree di Shining per ridare luce e
speranza a un finale troppo depressivo, e insomma Hollywood mette in mano a
Kaufman i soldi per fare un film da regista. Che è, a pensarci bene, un po’
come dire a quel tizio, di cui non ricordo il nome, quello che ha inventato il
cubo di Rubik: «Ok, adesso realizzami un dodecaedro di Rubik». Capolavoro!
Il rischio è che al pubblico possa risultare quantomeno pesante.
E cosa ti fa Charlie Kaufman, tesoro di mamma? Un film che è
un pugno nello stomaco, sulla paura della malattia e della morte, sul senso
della vita e della morte, sul rimpianto e il peso dei ricordi, sullo
sgretolamento dell’identità, sull’invenzione e la reinvenzione della memoria,
sulla decadenza dei corpi, sull’incompiutezza e sulla fine dell’esistenza umana.
Mette insieme una roba che basterebbe per un carnevale di Rio Zombie. E tutto
questo sullo sfondo di una rappresentazione teatrale del mondo intero (di New
York intera – cfr. il titolo: la parte per il tutto, l’autore per l’opera, il
singolare per il plurale ecc.) (Questa me la ricordavo dal liceo, non c’era
bisogno di wikipedia). Un
film metapirandelliano (c’è forse un omaggio a Sei personaggi in cerca d’autore nell’incontro tra padre e figlia
nel peep show? Ah, dici che l’ho notato solo io?), un film che se fosse un
dipinto sarebbe quello di Escher delle due mani che si disegnano a vicenda, un
film che se fosse una canzone sarebbe questa, un film che se
fosse un colore sarebbe bianco (guardatelo fino alla fine e capirete).
È dura in effetti seguire Caden, un fallimento di uomo, con i nervi a pezzi (ha la psicosi e pure la sicosi), vincitore di un miracoloso e milionario premio MacArthur per il suo genio teatrale, seguirlo mentre come regista dirige un attore che interpreta un regista che dirige un attore che interpreta un regista che dirige un attore, mentre quell’attore ha una storia con un’attrice che interpreta un’assistente che interpreta un’attrice che interpreta un’assistente che al mercato mio padre comprò. Ovvio che a un certo punto i livelli di realtà si intersecano con molte brutte sorprese (SPOILER: esattamente come nella vita reale). Ovvio che a un’idea di terza dimensione così cervellotica il pubblico preferisca il 3D digitale di Avatar…
È dura in effetti seguire Caden, un fallimento di uomo, con i nervi a pezzi (ha la psicosi e pure la sicosi), vincitore di un miracoloso e milionario premio MacArthur per il suo genio teatrale, seguirlo mentre come regista dirige un attore che interpreta un regista che dirige un attore che interpreta un regista che dirige un attore, mentre quell’attore ha una storia con un’attrice che interpreta un’assistente che interpreta un’attrice che interpreta un’assistente che al mercato mio padre comprò. Ovvio che a un certo punto i livelli di realtà si intersecano con molte brutte sorprese (SPOILER: esattamente come nella vita reale). Ovvio che a un’idea di terza dimensione così cervellotica il pubblico preferisca il 3D digitale di Avatar…
Interruzione:
Volete un’altra sinossi della trama? Eccola: «Ci sono milioni di persone, e
nessuna è una comparsa, ciascuna è protagonista della propria vita». Grazie.
Prego.
Un’altra, l’ultima:
«Tutto è tutto, ognuno è tutti». Ah-ah, e che mi significa? Che la vita è
troppo complessa, articolata, difficile, personale, e che l’unica opera d’arte
in grado di renderne appieno tutte le sfumature è un’opera d’arte che
coincidesse con la vita stessa. Una tautologia, un’utopia irrealizzabile.
La prima volta che lo vidi (tre anni dopo l’uscita, perché
il film è del 2008 e in genere io vedo le cose con molta calma. Per esempio ho
visto ieri l’episodio pilota di Mad Men.
Sembra interessante, ve lo consiglio) mi colpirono le architetture di questo
sogno elefantiaco e soverchiante, questa
New York ricostruita tutta intera nel teatro di posa e animata dalle
indicazioni di regia per centinaia di attori appuntate su fogli volanti da un
regista-dio imperfetto. Ecco, appunto: la creazione di Caden è un tentativo di
creazione divina della realtà, che finisce per avvolgersi su se stesso, andando
in corto circuito. Non ci sono effetti comici (neanche in questo).
L’universo semplicemente gli sfugge di mano, si autoriproduce, si espande, si logora e si corrompe, perché non è Dio ad animarlo, ma un uomo, e l’uomo non è infinito, è finitudine. È questa la distanza incolmabile tra l’uomo (anche l’uomo creatore, l’uomo artista) e Dio.
L’universo semplicemente gli sfugge di mano, si autoriproduce, si espande, si logora e si corrompe, perché non è Dio ad animarlo, ma un uomo, e l’uomo non è infinito, è finitudine. È questa la distanza incolmabile tra l’uomo (anche l’uomo creatore, l’uomo artista) e Dio.
Dopo averlo rivisto adesso (cioè 6 anni dopo l’uscita, in
occasione di questo dignitosissimo rigurgito di interesse che lo porta nelle
sale italiane), a colpirmi sono state le devastanti scene iniziali, sul declino
di un uomo che è già morto (Caden, appunto). E merita una citazione la
strepitosa, commovente, toccante Dianne Wiest, che letteralmente pronuncia la
fine del film. (A proposito: alzi la mano chi può dire con assoluta certezza di
che sesso sia il protagonista di questo film. Nessuno, eh?).
Non basta? Volete altre tre ragioni per vederlo?
1. Philip.
2. Seymour.
3. Hoffman.
Il gigione di Radio
Rock, il timido al capezzale di Magnolia,
il controverso Truman di Capote, il
carismatico capo della setta di The
Master, qui è in splendida e rotonda forma: si ammala, deperisce, invecchia
e muore molto molto anziano.
Tutte cose che la realtà ci ha negato, e che rimpiangeremo.
Tutte cose che la realtà ci ha negato, e che rimpiangeremo.
Un’amara conclusione:
Muori. Ci rivediamo tra milioni e milioni di anni. (Forse).
Un inutile P.S.:
Ho lasciato anche io un messaggio in segreteria a Hollywood, questo: «Ciao,
sono Roberto Goniometro, chiamo a nome di CB. Mi dici una cosa in
confidenza? Giuro che non lo dico a nessuno. Ma perché la casa di Hazel brucia?
È un’idea di quel mattacchione di Gondry? Ok Holly, fatti vivo, che andiamo al
cinema insieme mercoledì (costa meno)».
Una chiusa
inaspettata: Ho trovato anche io una locandina niente male (solo che non so
attribuirne la paternità…).
Tutto chiaro? Bravi. Io per distrarvi dal fatto che ormai gli articoli dei collaboratori sono più belli di quelli del direttore vi metto una serie di bei ritratti illustrati di Phil. Di certo la perdita più pesante (e non è sarcasmo) degli ultimi anni.
Tutto chiaro? Bravi. Io per distrarvi dal fatto che ormai gli articoli dei collaboratori sono più belli di quelli del direttore vi metto una serie di bei ritratti illustrati di Phil. Di certo la perdita più pesante (e non è sarcasmo) degli ultimi anni.
martedì 17 giugno 2014
Vedevo la gente magra
I'll follow you down
Trama: Strudel?! Dove stiamo andando non c'è bisogno di strudel!
Trama: Strudel?! Dove stiamo andando non c'è bisogno di strudel!
VI sono mancato ieri? Voi tanto. Tutti e tre.
Se solo sapeste per quale motivo non ho usato il weekend per scrivere tutti i post della settimana come faccio di solito... se voi sapeste. Ah be', tanto lo saprete, tra qualche settimana.
Intanto, oltre a lanciare occhiatine e a fare aumma-aumma con la bocca, posso dire che ho visto questo film, un film sui viaggi nel tempo.
Se solo sapeste per quale motivo non ho usato il weekend per scrivere tutti i post della settimana come faccio di solito... se voi sapeste. Ah be', tanto lo saprete, tra qualche settimana.
Intanto, oltre a lanciare occhiatine e a fare aumma-aumma con la bocca, posso dire che ho visto questo film, un film sui viaggi nel tempo.
Ma non parlerò del fatto che pur essendo un film sui beneamati viaggi nel tempo non si faccia altro che parlarne parlarne parlarne (e comunque tutto scritto di discreta merda, non è certo Tarantino) e poi quando finalmente il viaggio arriva, arriva talmente tardi, dopo talmente tanti spiegoni, che lo capisci dall'inizio che il morto era lui (che te credi che è uno spoiler? Ma va va...).
E non parlerò neanche del fatto che il film è un sghembo tentativo di fare un film "alla Nolan", cioè di gente che si dice cose importantissime con sguardi profondi e pause molto lunghe seduti ai tavoli di un bar, come quel meme (e c'è pure un vecchio che dice cose sagge come fa sempre Micheal Caine nei film di Nolan, solo che l'attore che lo interpreta è quello che faceva l'ingegnere del Titanic, e insomma non mi pare uno da cui accettare consigli, vista l'altra volta) solo che ecco, la pecionaggine di tutto, dalla sceneggiatura alle recitazioni, ti fa solo venire voglia di spengere. Ma io non ho spento, io no, io l'ho visto tutto fino alla ridicola fine che si capiva sin dal logo della casa di produzione iniziale.
E l'ho fatto per un motivo solo: scherzare lui:
E l'ho fatto per un motivo solo: scherzare lui:
Lo avete riconosciuto? È il protagonista del film. È uno scemo. È un ciccione. Ed è anche quel bambino (lo chiamavano prodigio) che interpretava Forrest Gump (questa è per intenditori)
che vedeva la gente morta
che aveva un'Intelligenza Artificiale
e che l'ultima volta l'avevi visto in uno di quegli articoli inutili tipo "come sono diventati i bambini prodigio di Hollywood" dove clicci e trovi foto tipo questa oppure questa o magari scopri che i Goonies si riducono a questo (vedetelo, fa paura). E insomma ti ricordi che l'avevi trovato così:
E ti eri vabbèddai, ce se po' sta.
E invece, poi un giorno apri un film sui viaggi nel tempo e...
Ma te rendi conto! MA CHE È!?
MA COME TE SEI RIDOTTO? GUARDATE COM'ERI! GUARDATE COME SEI
ME PARI TU' ZIO! MA COME SE FA! MA CHE TE SEI MAGNATO VAL KILMER?
Io lo so che non si dovrebbe prendere in giro i ciccioni, lo so. Lo so come il karma istantaneo mi farà svegliare domattina, ma non resisto. Posso dire di aver pagato con un'ora e mezzo del mio preziosissimo tempo (!), vale? Ma certo pure tu:
Te credo che uno se vede er film SOLO per poterti scherzare! DAI! Ma cristo se vuoi continuare a fare l'attore è tuo DOVERE tenerti in linea! Non sei mica Jack Black!
Pure gli show televisivi (che sappiamo essere la cosa migliore che fanno gli attori americani, spesso meglio anche degli stessi film) in cui vieni inivitato sono di una noia mortale, con giochini pure di dubbio gusto:
Te credo che è morta tutta quella gente... TA'A SEI MAGNATA!
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