La febbre del sabato sera
Trama: John stavolta balla
La febbre del sabato sera ha trasceso il suo stesso significato. Tutti, ma proprio TUTTI, ci ricordiamo questo
Ma vi sfido: voi ve lo ricordate Tony Manero personaggio? Cioè proprio che lavoro fa, che famiglia ha, che amici ha e che vita fa? Io scommetto che in pochissimi si ricordano il film che sta intorno ai balletti, quanto è bello e quanto è amaro e quanto profondo è il personaggio di Tony.
Tony Manero è il Sogno (e l'ostinazione e la voglia di emergere e anche la purezza di cuore) fatto character; mi vengono in mente davvero pochi personaggi che sognano (e meritano) una vita migliore come Tony, un Re sulla pista, meno di un signor nessuno appena fuori, non importa quanto si sbatta e quante se ne sbatta, non è nessuno Tony Manero senza le sue scarpe coi tacchi e la camicia con il colletto ridicolo. Eppure tutte le luci di Manhattan (che sembrano essere state create con il solo proposito di accecare, sai come le esce cangianti per i pesci, i poveri sognatori. Ancora lo fanno, tutti vogliamo andare a lavorare/cantare/faregliattori/vivere a New York) sembrano accendersi sotto i suoi piedi danzerecci come quelle della pista, gli occhi barbagliano e l'empatia per Tony, nonostante scivoloni di maleducazione e disrispetto per il genere femminile da antologia, è totale.
Tony è un personaggio da oscar (infatti fu candidato, John, per la prima e unica volta per i successivi 17 anni, fino alla panza tarantiniana) senza se e senza A!A!A!STEINGALAIVVV!
Rivedere il film dopo milioni di anni (...che addirittura non l'abbia mai visto completamente?Perso nelle pubblicità di Italia Uno o nelle sisone di Emanuela Folliero e i suoi Bellissimi di Rete Quattro? Chi lo sa.) ti dà il metro di come la memoria cinematografica e la cultura pop a volte giochi bruttissimi scherzi: ti ricordi Saturday Night Fever come il film danzereccio anni settanta disco per antonomasia, tutto lustrini e indici puntati al cielo, e poi ti ritrovi droga, violenza tra bande che manco i Warriors, stupri di gruppo nei sedili posteriori delle macchine (!), suicidi, preti spretati, genitori maneschi, sogni infranti. Roba forte, pianti e urla sommersi nei falsetti dei Bee Gees.
Un film entrato nel mito per una manciata di scene (comunque perfette, come perfetta è la pettinatura di John, citata mille volte da quel momento in poi) che non sono tutto il film. Rivedetelo, tornerete a ricordarvelo per altri motivi oltre a quel bacino di vespa (dio santo vederlo così e poi saperlo cosà) che ancheggia.
Vabbé, balliamo va:
I passi li impariamo con i poster di Niege Borges, che infograficamente ci insegnano i movimenti giusti e famosi di ballerini cinematografici:
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