The rover
Vi ricordate Animal Factory, io oltre a ricordare che mi era piaciuto, che era il momento in cui l'Australia sembrava essere diventata un terreno fertile per far crescere una filmografia di gran qualità, che c'erano attori che da quel momento avremmo trovato in molti film americani, che c'era della violenza varia ed eventuale, ricordo poco.
Ecco, il regista è lo stesso, e il registro più o meno anche, solo che da violenza di famiglia si passa a uomo mangia uomo.
Prendete un'Australia a pochi anni da una non meglio definita Apocalisse (o più semplicemente sono finite le risorse): chilometri e chilometri di nulla, gli sparuti uomini sopravvissuti costretti a percorrere centinaia di chilometri solo per incontrare altra anima viva, animali lasciati liberi di scorrazzare dove vogliono... la differenza con l'attuale Australia mi è un po' oscura, ma sta di fatto che The Rover è a tutti gli effetti un film post-apocalittico, ma con il nuovo passo a cui siamo abituati: non più anni e anni a venire e tutti gli edifici famosi in rovina, ma massimo una decade, tanto per non farci scordare com'eravamo solo pochi anni fa.
Il plot è questo: Uomo (Guy Pierce, bravo), taciturno, presumibilmente non un figlio di puttana, se ne sta lì, nel bel mezzo del nulla australiano a pensare ai fatti suoi. Altri uomini, evidentemente dei gran figli di puttana, fanno incidente con auto, peraltro bellissima scena:
Altri uomini si salvano ma per continuare il viaggio rubano auto di Uomo. Uomo inizia ad inseguirli con la furia cieca di chi A) Non ha nulla di meglio da fare B) Tiene a quella macchina - per non si sa quale motivo - più che alla sua stessa vita. Capite da soli che agli Altri uomini gli è andata davvero male.
Inizia un inseguimento costellato di incontri più o meno assurdi, ma tutti definiti dalla regola della violenza e dalla legge del "chi ha la pistola più grossa vince".
A un certo punto a Uomo si unisce Ragazzo (Robert "traditore del suo sangue" Pattinson, qui in una di quelle disperate e disparate prove che portano il nome di "sono anche un attore bravo, almeno ci provo, guarda mi sono anche rasato i capelli e recito un po' come Forrest Gump", praticamente fa una sorta di ritardato, anzi senza una sorta di) e i due continuano la caccia a Altri uomini figli di puttana, il primo per riprendersi l'importantissima autovettura, il secondo per motivi personali (quanto importanti visto il suo evidente ritardo non si sa).
C'è qualcosa che farà ricordare questo film, una cosa oltre i colori desertici, la barba di Guy Pearce, la sceneggiatura scarna e il finale un po' assurdo (anche se molto significativo e a suo modo romantico) ed è la sequela inaudita di morti stronze che si susseguono sullo schermo.
Mai visto un tale numero di morti ammazzati nei modi più "attoniti" che si possano immaginare. Nessun pathos, nessuna preparazione, nessuna scena di gente che piagnucola "ti prego non uccidermi" inginocchiato e che si piscia addosso: Bang. Morto. Fine. Nani, tahilandesi, killer barbuti, figli di puttana, non importa chi sei, tanto muori, come a dire, la morte è una cosa senza tante spiegazioni e dovete smetterla di pensare che sia come vedete nei film con la gente che dopo aver preso sei pallottole ancora ha il tempo di raccontare tutta la sua vita.
La morte fa schifo, come anche la vita, quindi perché sbattersi tanto durante il passaggio da una all'altra? Per non parlare di quanto fa schifo la natura umana, che è la cosa che interessa di più al regista, la natura umana dell'uomo che però è prima di tutto un animale quindi la natura animale.
Un film che pare un prequel di The Road, e per pessimismo e per fastidio.
A proposito di uomini e bestie, il motivo per cui quella macchina è così importante per il protagonista, tanto importante da uccidere senza lasciare neanche il tempo di dire "Aspet" agli altri uomini che si trova di fronte... non ve lo svelo, ma diciamo che in questa illustrazione ci starebbe molto bene:
Un uomo e il suo cucciolo, ecco
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