E alla fine doveva succedere.
Questo è un momento che non tarderei a definire storico, il momento in cui CBuna rubrica resuscita dopo il primo episodio SUBAPPALTA un'Anteprima. Ora, tutta la questione delle Anteprime (che vanno sempre scritte maiuscole) l'avevamo discussa tempo fa qui, e rimane validissima l'equazione "anteprima = motivo valido per fare CB per sempre".
Questo è un momento che non tarderei a definire storico, il momento in cui CB
Però succede che le Anteprime si moltiplicano (CB che si lamenta dei troppi inviti di Gala, succede quando ci si monta la testa a forma di Broccolo) e soprattutto vengono fatte in orari impossibili per gente normale con dei lavori normali. Ora io non so gli altri critici cosa fanno durante il giorno, ma io lavoro in un ufficio che se metticaso dico «Ehy ciao boss! Esco prima lasciando a metà tutto quello che sto facendo per andare all'Anteprima alla facciaccia tua!» Quello mi fa «Bbravo vai vai. Poi non c'è bisogno che torni domani. Ci rivediamo al cinema quando mi venderai i Pop-Corn (con tutto il rispetto santo per i venditori di Pop Corn che sono i miei pusher personali...).»
Comunque ecco il primo vero appalto di recensione anteprima (ne seguiranno altri).
Vi presento la prima ospite, si chiama Saghar, è una designer, fotografa e food blogger iraniana; eccola qui (metto la foto perché è pure bella e quindi non posso proprio esimermi):
Ha un blog sito bellissimo, Lab Noon
che ha la particolarità di essere scritto in Italiano (deliziosamente (s)corretto a volte), inglese e persiano (uno sbattimento niente male, se penso che io il mio lo scrivo in italiano incespicante e già faccio fatica a trovare le... come si dice... quella cose che messe insieme in un certo ordine formano le frasi... vabbè) ed è davvero uno di quei blog siti che meriterebbe un libro ORA, perché è curatissimo sia nei contenuti che nella grafica, e non sono tanti i food blogger che possono davvero dire riusciti i logo progetti, ci vuole poco a prendere una macchina fotografica e fotografare le robe che si cucinano, ci vuole tantissimo invece per trovare uno stile personale e riuscire lo stesso a far venire l'acquolina in bocca al lettore. No, non sono tuoni quelli che sentite, è il mio stomaco che brontola (brontola pure lo stomaco a CB) davanti alle stupende foto della ricetta che andrete a "vedere" (cliccateci, si ingrandiscono). Preparate le pupille gustative, lascio le parole e le immagini a Saghar (magari ci aggiungo qualche gif ok?). L'anteprima, manco a farlo di proposito, è del film dal titolo più fantastico dell'anno (aggiungere sarcasmo quanto basta): Amore Cucina e Curry. (CB)
Questo è un post un po' particolare. Nasce da una bella esperienza che Lab Noon mi ha permesso di fare che ne sono contentissima. In mezzo c’è un elemento insolito, --per quanto riguarda il blog e quello che io nella mia mente delle cose ci vorrei inserire oltre la cucina-- un favoloso elemento insolito.
È un film. L’ultimo di Lasse Hallström, il regista di Chocolat (Quel film meraviglioso pieno di cacao, passione, Juliette Binoche e Johnny Depp). Tra i produttori ci sono Steven Spielberg and Oprah Winfrey e la prima protagonista è Helen Mirren. Si chiama “The Hundred-Foot Journey” (Il viaggio di 30 metri), ma in italiano è stato tradotto come Amore, Cucina e Curry. E qui già sembra più probabile che ci entri io per qualche motivo.
Sono stata contattata da ChickenBroccoli, il blog di cinema di vedere l’ante prima esclusiva del film con la presenza del regista, per poi creare una ricetta a base del cibo che si vede nel film. Da appassionata del cibo, e dell’inter cultura, della Francia e dell’India mi sono innamorata del film vedendo il trailer.
Il trama in realtà è semplice; una famiglia indiana dei ristoratori si trova a chiedere esilio in Francia e aprono il loro ristorante davanti al un ristorante vecchio e “classico” francese a distanza di soli 30 metri (100 piedi). Immaginate gli scontri tradizionali, culturali e a volte anche fisici. Ma gli scontri fanno limare gli angoli.
Anche se il film mette la colorata, gioiosa India piena dei rumori, la musica e i sapori delle spezie, accanto alla Francia ben misurata, classica, occidentale e anche arrogante, io ho trovato che Amore, Cucina e Curry mette in mostra più le somiglianze che le differenze. Non solo tra i due lati della storia, ma tra noi e tutti i personaggi del film.
La storia è di trovare casa. Di sentirsi a casa. E come questo in fondo non ha nemmeno tanto da fare con la casa fisica, geografica. E per cercala, ricrearla, ricordarla, c’è il cibo. “Cibo è ricordi.” lo dicono. Il cibo bello, fresco, scenografico. Quello eccellente, francese, che viene raccontato tramite alcuni antichi libri di cucina e nella cucina del ristorante. E il cibo indiano, altrettanto bello, più colorato, più vivace e molto meno disciplinato.
C’è qualcosa di fiabesca in questo film. Non solo nella storia, ma anche nelle immagini; la luce calda nella campagna francese del sud, storie d’amore vissero-contenti-e-felici e il panorama di un paesino che sembra quello del castello della Disney.
Se siete dei romanticoni in fondo (come me), che vi piace fare qualche risata ma nel frattempo rimanere colpito dalle frasi profonde e sagge questo è il film per voi. Esce stasera nelle sale italiane. Quasi quasi me lo andrei a rivedere anch’io.
La Socca, in realtà è come la farinata. È un specie di crepe fatto con la farina di ceci. Si dice ch’è nata nelle parti di Liguria ma io l’ho conosciuta come uno street food di sud della Francia.
Questa ricetta è basata a una ricetta che ho letto nella edizione italiana di Jamie Magazine, nel numero di maggio. Mi è rimasta in mente perché mi sembrava facile e gustosa, e sopratutto perché a me non sembrava tanto francese. Pensavo che qui aggiungendo qualche spezzai, sostituendo le acciughe e le olive con qualche altra cosa potrebbe benissimo una ricetta indiana.
Passarono mesi e io non feci mai questa combinazione anche se non me lo sono mai dimenticata. (Infatti pensando a fare una cena con un mio amico celiaco volevo farle per antipasto.) Quando ho visto Amore, Cucina e Curry, sapevo esattamente come volevo ricreare la fusione tra l’india e la Francia. Prendendo questo tipico street food francese e facendolo “Alla Hassan”.
Per La Farinata:
125g di farina di ceci
290ml di acqua
1 cucchiaio di olio extra vergine di olive
2 cucchiaini di curry
un pizzico di sale
Per la Farcitura:
4 cipolle grandi, affettati sottilmente
1 cucchiaio di zucchero grezzo di canna
1 cucchiaio di curcuma
1/2 cucchiaio di garam masala (spezie miste indiane)
un pizzico di sale
una manciata di anacardi
3 cucchiai di olio extravergine di oliva*
Per il chutney:
250g yogurt bianco alla naturale
una manciata di coriandolo fresco
un pizzico di sale
• Mischia la farina di ceci, l’olio, il curry, un pizzico di sale e l’acqua in una ciotola e sbatti bene fino a quando non ci saranno grumi. lascia riposare per mezz’ora.
• Riscalda l’olio in padella e abbassa la fiamma e aggiungi le cipolle e lo zucchero. Quando lo zucchero si è sciolto aggiungi la garam masala e la curcuma e mischia tutto. Se vedi che le spezie hanno prosciugato troppo le cipolle aggiungi mezza tazza di acqua calda e lascia cuocere tutto per cicca 20 minuti sulla fiamma bassa fino a quando saranno dorati e morbidi e densi.
• Accendi il forno a 200°. In un picco robot di cucina mischia il coriandolo (lascia qualche foglia per la guarnizione), lo yogurt e un po sale e accendi fino a quando ottieni un impasto omogeneo. Il chutney è pronto.
Smezza gli anacardi e tostali in una padella antiaderente fino a quando prendono un profumo meraviglioso.
• Riscalda una padella antiaderente piccola-media. Dai un’altra battuta all’impasto della farina de ceci e metti 2/3 cucchiaiate del impasto alla volta nella padella calda. Gira la padella per estendere l’impasto omogeneamente. Non deve essere troppo alto. Dovrebbe cuocersi entro un minuto per ogni lato.
• Quando la Socca è pronta li appoggi sulla teglia del forno coperto dalla carta forno e le farcisci con le cipolle caramellate, gli anarachidi tostate e qualche foglia di coriandolo fresco.
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