mercoledì 29 luglio 2015

Versailles n'antro litro

Le regole del caos
Trama: La maria e Luigi

Questo film l'ha girato Piton. Vi ricordate Piton? Il buon vecchio caro "dopo tutto questo tempo? sempre" Piton? Proprio come regia. 
Non so bene se è la prima regia di Piton... fammi controllare... no è la seconda, la prima è di una ventina d'anni fa. Forse me lo ricordo, due palle tante se non erro. Ma erano gli anni Novanta e Alan Rickman non era ancora Piton.
La storia è questa: ci sta Kate che fa la giardiniera... scusate... la garden designer. Viene chiamata dal giardiniere garden architector di Versailles per realizzare un anfiteatro dove il Re può andare per dieci minuti l'anno e dire "parblé ho un anfiteatrò".
Ovviamente Kate ha un tragedione alle spalle, il tipo che l'ha chiamata si innamora, l'anfiteatro all'inizio è un casino ma alla fine è bello kitsch come piaceva a Luigi e tutti vissero felici e con la testa mozzata.
Ora gli si perdona un po' tutto a Alan, gli si perdona partecipazioni a film che insomma, e partecipazioni gigione a programmi televisivi
e, mentre lo vedevo iperbuffoncello mentre se ne andava in giro per il film col parruccone a fare il Re di Francia (ma con iperaccento inglese):
ero intenzionato a perdonargli anche questa.
Però poi ci ho dormito su e mi ci hanno anche fatto ragionare un po' e niente, putroppo si becca il Broccolo.
Per vari motivi. Tipo questi:
- I costumi che dovrebbero essere megasfarzosi, non raggiungono neanche lontanamente l'immaginario della corte di Francia che abbiamo visto in altri film (in primis Marie Antoinette). Sono spentini e il più delle volte si fa fatica a distinguere la tappezzeria di un divano con il vestito di un cortigiano. Pare quella scena di Sherlock Holmes.
- gli attori fanno pochissimo più di quanto sono stati chiamati a fare. Kate con la faccia perennemente appesa e Mathias Schononsocomecontinuastocognome (quello di Un sapore di ruggine e ossa che sta lavorando tantissimo) è letteralmente inguardardabile con quel mocho vileda in testa 
e Stanley Tucci condannato a fare il gay simpatico, perlomeno la parrucca non è quella che usa in Hunger Games
e poi lui, Piton gigione Luigi. Abbastanza divertente, ma solo perché pensi a Piton che si è trasferito da Hogwarts a Versailles:


- la storia d'amore è forzatissima. non c'è passione, non c'è trasporto. Si dichiarano amore imperituro così, damblé (francesismi...)
- non c'è pathos. nè nella costruzione di questo anfiteatro (non si sente mai davvero la pressione del "devo fare un lavoro perfetto, e lo devo fare in fretta") nè nei tumulti interiori dei due protagonisti (lei fantasiosa e castrata dalla tragedia, lui ordinato e castrato dalla vita di corte). Ma poi arriva il momento di tirare fuori il caos e tutto si sistema.
Io ci volevo un po' passare sopra a tutte queste cose perché il film è smaccatamente un film d'arena, di quelli da andare a vedere d'estate, senza pretesa alcuna, con un cremino in una mano, una Fanta nell'altra e un pacchetto di pop corn tra le gambe e tutti vecchi intorno che dicono "certo Kate Winslet sempre bella". Forse è perché che non l'ho visto in un'arena o sarà che effettivamente le deficenze elencate sono troppo smaccate, niente, il film non si salva neanche la benevolenza magnanima che mi riempiva.
VIVA IL RE! VIVA LUIGI! Ma questo:

E dire che ci stava più che bene questa scena nel film (7:50). No dico...
E infatti, pure Piton... che va bene "sempre"... ma una sbirciatina non fa mai male...

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