Siamo giunti alla penultima puntata dello specialone CB + Margherita (sì lo so, lo so, sono due giorni che è sparita non sto qui a dirvi perché, ma ritorna... si è persa nei corridoi dell'auditorium e... )della Festa del Cinema di Roma. Conclusioni su questa edizione? Prima di tutto che non ho avuto MAI problemi di fila, e non è perché con la fila ci so fare, ma proprio perché non ce n'era, di fila. Questo mi ha fatto pensare che la selezione di film non fosse poi così increbile, voglio dire, se guardi bene l'unico "filmone" in calendario (per "filmone" intendo film nazionalpopolare che potesse attirare anche persone lontanissime dal festival e non la solita orda di giornalisti web, o superespertoni) era The Walk. Pensare che gli scorsi anni abbiamo fatto file chilometriche per Hunger Games e Gone Girl (che manco entrai, peraltro... ma dimme te. Mo mi metto a protestare. Non protestai allora, mi ci metto adesso! MI CHIAMI IL DIRETTORE! Non è più quello di l'altr'anno? E chi è? Monda? Ah, Monda il mondano? Monda il giramondo? Gira il Monda gira nella sala senza fine con gli attori appena nati con gli attori già finiti.
Secondo me ha fatto comunque un buon lavoro, certo il -33% di incassi non può essere visto come un buon lavoro, almeno una stronzata per ragazzine doveva metterla, il fatto èche i red carpet sono stati poco interessanti. Non c'era Julianne Moore. Che red carpet è?
Io comunque sono d'accordissimo nell'aver tolto - dallo scorso anno in effetti - il premio del miglior film, perché insomma, vincevano sempre film ridicoli. Qualcuno se ne ricorda anche uno solo? Giusto Juno ma non perché ha vinto Roma.
Ma chi avrebbe vinto quest'anno? Per la mia personale visione direi Room. Miglior attrice Brie Larson! Ritira il premio Brie Larson! Consegna il premio ChickenBroccoli nella sua room da letto! Ah no aspetta c'è un incredibile ex-equo! Altra miglior attrice Astrid Berges-Frisbey (che io l'avevo già detto a inizio anno comunque, che era pure brava oltre che innegabilmente... così:
Consegna il premio ChickenBroccoli nella room di cui sopra.
Lei, insieme a Elio Germano (che culo certe volte fare l'attore...), è la protagonista di
Alaska
Trama: Germano e francese
Un film italiano con il gusto internazionale, non solo per gli attori e le ambientazioni (c'è un bel po' di quota francese, sia nel cast che nell'ambietazione), ma perché, contrariamente a qualche tutti i film itaGliani, SUCCEDONO COSE!
Anzi, in effetti, succedono anche TROPPE cose. A parte che mi dovete dire da quando il fatto che succedano cose, in un film, soprattutto itaGliano, è un male, ma capisco che certi accadimenti siano un tantinello esagerati.
Questa coppia di disperati - che si conosce e si innamora in un albergo francese, lui cameriere lei modella in erba - vive una vita che ne basterebbe la metà per considerarla piena.
Carcere, botte, ricchezza, povertà, amicizia virile, truffe, criminalità, risse, sparatorie, litigi, incidenti, riabilitazioni, allontanamenti, riavvicinamenti. Gli anni passano di fronte allo spettatore, di scena in scena capiamo che ne sono passati (di giorni, mesi, anni) ma tra i due rimane una cosa e una soltanto: l'Amore.
Il fillm è carico, lanciato a cento all'ora verso tante direzioni, e alcune in effetti si risolvono con un nulla di fatto (l'apparizione di Ciro di Gomorra è inutile, il finale che chiude un cerchio forse troppo assurdo) ma il gusto per l'esagerazione conclamato ti fa sopportare anche le volte che "se vabbè mo pure questo je deve succede a 'sti due!"
Non nasconde, il film, la sua visione esagitata del sentimento, fortissimo, che c'è per una vita intera tra i due. È un film tragico ma non melenso, il loro amore è rabbioso e potente, di quelli che ti fanno venire voglia di viverli anche a te, disperati e assoluti, che restano anche se tutto intorno c'è tabula rasa, e pi la vita li mette di fronte a tragedie e drammi, più il loro amore si rafforza, proprio perché è l'unica cosa bella e sincera che provano.
Poi Germano è bravo, la Frisbey anche, ti fa quasi scordare quanto è bella (quasi)
e le due ore e passa di film non si fanno mai sentire.
C'è della didascalia, ci sono dei personaggi bidimensionali, ci sono dinamiche un po' meccaniche, ma il film funziona, anche tenuto conto che tanto comunque l'amore non esiste, e ne è una riprova tutta la storia assurda del film.
Esci dalla sala e ti chiedi se è davvero così. Solo nella disperazione dell'anima può nascere il vero amore? L'amore è vero solo quando è l'unica salvezza? Bisogna esagerare il sentimento per non ammettere che la propria vita è una merda assoluta?
Farsi domande, intanto mangiarsi una piadina però, che tra un film e l'altro non c'è mai il tempo di mangiare per bene (questa è la mia risposta a tutte le domande sull'amore vero).
Invece ho visto un film strano. Sperimentale che parla di un esperimento sperimentato negli sperimentali anni 60. Si intitola
Experimenter
Trama: Esperimento nell'errore
Che parla di questo esperimento qui:
Il soggetto viene invitato in una stanza. Conosce un altro tipo che viene chiuso in un'altra stanza e collegato ad un cavo elettrico. Gli viene ordinato, da un medico molto formale e impassibile, di fare una serie di domande al soggetto (quello elettrificato), in caso di risposta sbagliata, dovrà dargli una scossa elettrica.
Un interfono gli farà sentire la reazione del fulminato. Si comincia con una piccola scossa, più sono le risposte sbagliate, più la scossa sarà forte. Man mano che va avanti il test, il microfono farà sentire che il soggetto elettrificato griderà sempre più forte, fino a zittirsi completamente.
Tutti, nessuno escluso dei 700 candidati torturatori, ha smesso di elettrificare l'altro, anche quando quello non rispondeva più, poteva essere morto, e loro continuavano, e questo solo perché gli veniva ordinato in maniera perentoria.
Dall'esperimento al pensiero a tutti quei soldati nazisti che si difesero ai processi dicendo "eseguivo degli ordini" il passo è breve.
L'esperimento divenne famoso - almeno nella comunità psichiatrice - e questo film racconta la vita del suo inventore, peccato che sia una vita di una noia quasi mortale.
L'andamento del film non aiuta, un po' sospeso, un po' onirico (ad un certo punto in un corridoio dell'università arriva un elefante. Così, di punto in bianco.) e il fare algidissimo del protagonista (il bravo Sasgaard), non fanno mai appassionare davvero al niente di quello che vediamo.
Una cosa bella c'è, che però viene fatta troppo poco, e cioè far sperimentare allo spettatore i test di cui si parla, infatti certe volte la pellicola diventa in tutto e per tutto uno di quei video formativi con la grana d'altri tempi, e il dottore si rivolge direttamente allo spettatore, guardando in macchina (come, per dire, Kevin Spacey in House of Cards)
Ma il regista (uno che ha lavorato anche con Lynch) non riesce mai a rendere interessante la trama, l'esperimento (tipo sì ok fai l'esperimento, e quindi? Tutti elettrificherebbero chiunque, tutti sono delle merde. E dov'è la novità?).
Nel film una rediviva (e ringiovanita? Avrà rubato in qualche supermercato delle creme potentissime) Winona Ryder.
Siamo quasi alla fine. Domani si chiude con un film superatteso (forse il più atteso dell'edizione, doppiamente atteso diciamo). Quale sarà?