Pagine

giovedì 15 ottobre 2015

CB ANTEPRIMA • Lo stagista inaspettato

Lo stagista inaspettato
Trama: The infern (sapete, il titolo originale è The Intern. ah. ah. E ridete su, che tanto è l'unica occasione che vi dà questo film di ridere.)

Ho perdonato la grande tristezza che fa vedere Robert De Nigro cancellare anche l'unica cosa buona che ha fatto ultimamente (questa) per tornare ad essere il De Nigro peggiore degli ultimi (15?) anni.
Ho perdonato che dovesse interpretare un vecchino alla UP, vedovo ma con ancora la voglia di non lasciarsi andare e che quindi si butta in quest'avventura dello stage per anziani in un'azienda startapposa di vendita di vestiti online.
Ho perdonato quindi che dovesse fare da nonnino buono e comprensivo per una Anne Hattaway di nuovo incastrata in un ruolo da neo-Audrey-neo-Diane-neosestessa
tutta elegantina perfettina con le sue debolezze ma anche giovane donna che sa cosa vuole
ma che comunque va a fare i pacchetti di spedizioni di persona perché lei non è una che si è montata la testa
ma anche madre e moglie di oggi.
Ho perdonato che il meccanismo è più trito della carne macinata per hamburger.
Ho perdonato tutto questo. 
Per circa mezzora.
Vi giuro, continuavo a ripetermi "Vabbé ma che t'aspettavi. Poi alla fine la grande tradizione della commediola americana. Nora Ephron. Dài, lo sapevi."
E invece a partire dal minuto 31 iniziava a salire l'odio.
L'odio per l'inconsistenza della trama. Per la lunghezza del film. Per le scene inutili. Per i meccanismi che vanno oltre a quelli classici che puoi anche sopportare in una commedia, anzi, oserei dire che se dovessero mancare sarebbe una commedia non riuscita. Voglio dire, Love Actually era perfetto nel suo ripetere cose da commedia stra-risapute, no?
E poi, peggio ancora di Bob De Nigro, che comunque le speranze ce l'ha fatte perdere da anni (non per dire ma voi vi siete sicuramente scordati questo, questo, questo, questo, questo, questo, questo, questo e peggio ancora questo. bello quando inizio con la lista di "questo" e mi ricordo di mettere i link eh?), con la sua voglia di accettare la qualunque e sempre di più nella deriva commediografa che ha preso (è tutta colpa di Ben Stiller, non lo perdonerò mai), la verità è che si è rotto il giocattolino Anne Hattaway.
A parte il fatto che il film era stato scritto per Micheal Caine e Tina Frey (?), poi sostituita con Reese Whinterspoon, poi sostituita con Anne, ma ecco, il fatto di continuare a venderci Anne come la più elegante del quartiere, con le sue gonnelline e le biciclettine in giro per l'ufficio open space
e i cappellini e le camicette e le scarpe sempre pandan e la giacchetta da uomo e insomma anche basta perché ormai è costruita come una torta di quelle da cake design che poi assaggi e sanno di plastica. Meglio una bella sbriciolona oh!
La colpa è anche di una sceneggiatura insopportabile. Anne a un certo punto dice, testuali: "Siamo la generazione di ragazze a cui hanno detto che ce la potevano fare da sole. Insomma, siamo la generazione di Oprah."
Di fronte a questa affermazione non riesco a non mettere questa faccina:

O_O

E poi, come se Oprah fosse la suffraggetta dell'emancipazione femminile, questo discorso si frantuma contro a un finale incredibile dove Anne, che si è fatta carico dell'economia famigliare grazie alla fondazione di questa società che va benissimo e fa i dollaroni, SI PRENDE LA COLPA delle corna che le fa il marito! Perché "ho lavorato troppo e lui non si è potuto sentire uomo. è colpa mia. devo rallentare. vendere la società.". MA SCHERZIAMO?! A parte il fatto che tietti la società e la figlia e dai un calcio in culo a quel torsolo di marito che ti sei scelta. Ma poi, cristo santo, hai l'occasione unica di avere De Niro come stagista e non impari a farti strada nel lavoro facendoti raccontare aneddoti formativi da lui?
Quando poi a un certo punto si paventa l'idea che Bob e Anne possano finire a letto si passa dall'odio allo spavento, ma per fortuna non succede.
Bob rimane la figura nonnica di riferimento per Anne e uno aiuterà l'altro a vivere una vita più felice. Oh, ma tutto questo meccaniscmo che potrebbe essere sopportabile altrove, viene invece sciorinato in una marea di scene ridicole, di personaggi sbagliati (tutti i colleghi di lei, dal solito assistente gay
ai geek in ufficio che prima diffidano del vecchietto 
poi ne copiano il gusto elegante e vintage e diventano tutti amiconi) e con Bob che trova l'amore (una orrida e botulinica Rene Russo) e Anne che ritrova il calore famigliare anche se deve alzare gli stipiti delle porte.
Un'idiozia, che peraltro butta nel cesso l'occasione di meta film più ghiotta che c'era e cioè quella di dipingere Anne come una sorta di novella Miranda
facendola essere una vera stronza, quasi a vendetta di quella volta che aveva dovuto trovare le copie pirata di Harry Potter. Per inciso, Il diavolo veste prada era una commedia perfetta.
L'odio diventava istinto omicida nel vedere i set tutti perfetti che si capisce lontano un miglio che sono un gigantesco product placement di qualche casa di arredamenti shabby chic post industrial e tutte quelle cose che vanno di moda adesso
Ridateci QUESTO De Niro:
QUESTO De Niro:
QUESTO DE NIRO!:
Mi accontenterei anche di questo De Niro:
Basta che la smettete di fare nonno De Nigro, in film in cui il massimo del pugno che fa è per fare forza a quell'ameba di Anne. 
O la prossima volta ammazzo qualcuno. CB. Lo stragista inaspettato.

Nessun commento:

Posta un commento