Pagine

lunedì 19 ottobre 2015

CHICKENBROCCOLI & MARGHERITA alla FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2015 • Giorno 1

PEPPEREPÈÈ PEREPPEREPREPPEREPEE PE PEE PEEE TATATAAA TTATAAA PEREPEPEEEE!!!! 
Si capiva che era la sigla della 20th Century Fox? La volevo mettere vera ma poi per evitare problemi di © ho deciso di cantarla. Guardate che se provate tipo Karaoke funziona.
Ma bando alle ciance che qui noi si lavora! Si vedono film! Ci si sveglia alle 8 di mattina di domenica per andare a vedere i film con Wolverine vestito da Amadeus (giuro, ne parliamo domani)! Mica perdiamo tempo, noi.
"Noi" chi? MA NOI! CHICKENBROCCOLI (quello verde) e MARGHERITA (quella rosa)!
Esatto, dopo che lo scorso anno sono riuscito a collaborare con la bellissima dai ci mettiamo insieme guarda che io ti coinvolgo solo per quello bravissima illustratrice Margherita Barrera (io faccio lo scemo, ma lei è braverrima davvero, guardare il suo sito per credere. Poi è anche molto paziente perché sopporta le mie derive assataniche.), ci sono ririuscito anche quest'anno! E dire che lei intanto aveva cambiato telefono, indirizzo e pure nome. Ma come faccio? Ma quanto sono forti le droghe che metto nei succhi di frutta, la famosa droga del sì. Solo che io, invece di approfittare delle giovani malcapitate, chiedo di realizzare recensioni illustrate e gif animate (questa era di cattivo gusto ve'?). 
Allora, come lo scorso anno ci alterneremo a fare le recensioni, io scrivo, lei disegna e scrive (sottolineando la superiorità femminile di saper fare più cose alla volta). A volte magari ci accavalliamo sugli stessi, accavalliamoci spesso dai. Ok. La smetto di fare il Broccolo. Serietà! 
Certo non è facile restare seri quando si sta al FDCDIR, con la marea di cazzate che si sentono durante le file - ecco una promessa che posso fare è quella che NON mi lamenterò delle file, ci ho fatto il callo, sotto entrambi i talloni, a furia di stare fermo ad aspettare che mi facciano entrare.
SI RICOMINCIA! Entusiasmo e molte parole scritte in MAIUSCOLO per sottolineare L'ENTUSIASMO! LE EMOZIONI! COME QUELLE DI INSIDE OUT! A proposito lo sapete che al Fest fanno una megaretrospettiva Pixar? Vuole io caso che io li abbia visti tutti, ma Margherita non aveva visto proprio l'ultimo, e quindi appena uscita ha fatto subito la sua recensione usando il fiume di lacrime per umidicciare il pennino!
E insomma ecco arrivata la tanto attesa settimana del FESTIVAL DEL CINEMA DI ROMA 2015, pronti sulle linee di partenza per un'edizione che prevede la presenza del Pippa! Che prevede presentazioni di libri assurdi! Che prevede supereroi italiani! E che prevede, proprio come ormai una tassa, il fatto che io mi debba struggere il cuore per Julianne Moore. Ma mica per questa sua deriva tragica di fare sempre parti in cui fa una brutta fine e noi piangiamo come fontanelle all'angolo della strada, no, soprattutto per il fatto che da quella volta che stemmo... stettimo... stesei... (scusate quando parlo di Julie mi torna sempre un groppo in gola) insomma quella volta che eravamo a due passi e ci innamorammo e da lì partì tutta quella nostra storia di cui parlò anche il più importante sito cinematografico del mondo... ma di questo avremo occasione di parlare in futuro, se mi andrà, se avrò la forza, o se mi intervista Cate Blanchett. Come in:
Truth
Trama: Tutta la donna del presidente

Sì. Perché? Non mi può intervistare Cate Blanchett a me? Che c'è di strano? In fondo in Truth è una giornalista che sta sempre sul pezzo, una che non molla, una di quelle d'assalto che se vede la preda non la lascia finché non ha lo scoop! Cate! Facciamo uno scoop! Scoopiamo! 
Dieci minuti e già sono passabile di due denunce per molestie. Se entro la settimana arrivo a 20 vinco una batteria di pentole 18:10 col cambio Shimano.
Il mio festival comincia subito con una storia vera, di giornalismo contemporaneo, roba successa durante le penultime elezioni americane, o erano le terzultime? Insomma ci stava di mezzo Bush figlio, e un mezzo scandalo forse montato ad arte da qualcuno che voleva non farlo rieleggere, qualcuno che ovviamente aveva tutta la ragione di farlo, forse erano due scimmie, perché insomma, anche le scimmie sanno che Bush figlio fu veramente uno dei peggiori presidenti degli Stati Unti d'America di sempre. 
Certo pure il padre...
Forse la Gola Profonda, anzi la Pappagorgia Profonda, era Michael Moore.
Insomma chi fosse la Gola Profonda che fornì questi documenti (fotocopiati) a questa giornalista non è dato sapere, fatto sta che la tipa, con il bene placido della CBS montò questo mega caso pazzesco sul fatto che Bushino era entrato all'accademia aeronautica grazie a delle raccomandazioni e non ne aveva frequentato un singolo giorno (almeno questo è quello che ho capito io, bisogna dire che il film è molto tecnico e con tutta quella trafila di nomi e regole e soprattutto sottotioli che si leggevano male non c'ho capito molto delle trame più oscure), che stava per mettere a repentaglio la seconda elezione di Bushino e che poi si rivelò una bufala, o quantomeno oppugnabile in mille modi, tanto che la CBS fu costretta a fare diieettrooooo frònt! Avanti aaarsch! verso la gogna mediatica. 
A farne le spese è Cate, che si becca l'accusa di essere una comunista liberale femminista animalista vegana crudista pomodorista nuvolista e tutte queste cose che in America ci vanno in un brodo di giuggiole come se fossero importanti per svolgere un lavoro seriamente.
Certo. Bisogna dire che montare un caso pazzesco su dei fogli fotocopiati, giornalismo da sarto proprio, ma diamo il beneficio del dubbio alla giornalista perché comunque 20 anni di carriera e pezzi famosi come quello delle torture di Abu Grahib (ricordate, quella roba atroce dei prigionieri con i fili elettrici attaccati ai testicoli e i cani attaccati alla faccia).
Il fatto che a fare da mentore/padre a Cate ci sia Robert Redford (che ormai è tipo incartapecorito, porello) lo rende una sorta di remake/sequel/omaggio al mitico Tutti gli uomini del presidente, ma quelli erano altri tempi, altri registi, altri scandali (mi sia consetito dire) e soprattutto altri Roberts Redfords. Eccolo che parla con il suo se stesso giovane
Poi il fatto che Robert faccia questoè la solita magia del cinema che rende tutti più belli. Tipo:

Non vedo l'ora che facciano un film su di me. Sfido a trovarlo, uno più bello.
Il film ciononostante ti prende, come dire,  il film 'c'è", anche se non rimarrà negli annali del film giornalistico (per dire che mi ricordo molto meglio Cronisti d'assalto, che questo, e l'ho visto tre giorni fa). 
Cate Blanchett è come al solito stratosferica, bellissima e bravissima. È forse la migliore attrice vivente? Rendiamole gloria in una serie di gif dal film senza motivo apparente



Possibile, probabile, sì.
Il suo discorso finale è avvolgente ed entusiasmante, quasi l'equivalente di un discorso motivazionale da battaglia, anche se si parla di vita professionale (magari poi sono io che penso che il lavoro sia una guerra e quindi le sue parole le ho vissute di più), ma c'è il problema della storia, lo scandalo non mi sembra la peggiore delle sue malefatte, il servizio giornalistico non mi è sembrato così importante, così lampanti le oppressioni o i soprusi subìti dai giornalisti, così grandi le verità venute a galla (Bush, il figlio del presidente, era raccomandato. Ma va.)
E poi la tanto professata e difesa ragione del lavoro dei giornalisti - gli eroi del film quelli per cui si dovrebbe patteggiare fortissimo - non è poi così evidente: voglio dire, e se davvero avessero peccato di un'imperdonabile ingenuità ad essersi fidati di un perfetto sconosciuto che aveva costruito i documenti a regola d'arte per fare lo scoop? Se avessero pensato un minuto in più prima di dare in pasto al mondo dei fogli fatti con una Xerox?
C'è da dire che se come squadra giornalistica prendi Dennis Quaid (e i suoi amici anonimi alcolisti), Topher Grace (uno che era più pippa di Peter Parker) e Elisabeth Moss (che a quanto ricordo è una copywriter, non una giornalista), questa è la fine che fai.
Certo la vita di noi giornalisti. È dura. Sempre in cerca della notizia, dello scoop, trovare uno scoop nella vita, che fatica, scoopare. Ci devo pensare, ho in testa un'idea che mi può aiutare a trovare una scoopabile.
Ok, lasciamo stare per un attimo questa cosa dello scoop, che può solo portare a delle denunzie, e passiamo a un film bello, serio, un film con Brie Larson, l'unica degna di sostituire nel mio cuore Julianne.
Room
Trama: Camera Mam

E qui si comincia a ragionare. 
A ragionare di quanto la vita a volte sia proprio infame. 
Sia chiaro, quella di Room non è una storia vera, anche se invece lo è, o almeno lo è stata tutte le volte che sono diventate cronaca, come il caso di Natasha Kampusch, e altre cento atroci volte, e magari, se ragioni, se pensi, se ti fermi un attimo dallo scrivere cazzate tutto il giorno, lo sono anche in questo preciso momento. 
In questo preciso momento, forse, anzi sicuro, in un tugurio umido e buio c'è una ragazza rapita chissà da quanto tempo, nascosta agli occhi del mondo dal suo aguzzino.
Se ti fermi a pensare a una cosa del genere impazzisci.
Di questo parla Room, e lo fa con un passo che  europeo, più che americano; il regista è quello di Frank, irlandese, e questa volta è meno hipster e molto più convincente.
Per un'intera ora non vediamo altro che una stanza, una madre emaciata, un bambino con i capelli lunghissimi. Non escono mai. Mai. Sembra quasi che questa madre sia pazza. Ha rinchiuso lei quel bambino lì dentro? È un hikikomori schizofrenica? O addirittura fuori c'è l'Apocalisse e lei tiene il figlio lì dentro per salvarlo?
Ma poi capiamo, la verità è un'altra, ed è di quelle che fanno male alla pancia.
La ragazza è stata rapita anni prima, chiusa lì dentro. Poi messa incinta dal suo rapitore, che ora tiene segregati ragazza e figlio, li costringe a quella vita sconvolgente. L'unico mezzo che la ragazza ha per tentare di salvaguardare la salute mentale del figlio è quello di inventare una realtà delusionale, alternativa, in cui il mondo è tutto lì, nella Stanza (che assume infatti un nome proprio, Stanza, così come ci sono Lucernaio, Sedia, Gabinetto).
Il film però è diviso in due parti, assolutamente perfette nel minutaggio (1 ora e 1 ora, 1 dentro, 1 ora fuori). 
La prima ora è una terribile iniezione di claustrofobia, che poteva diventare di una noia mortale se la regia e i due attori non fossero stati all'altezza.
Poi arriva la scena della fuga (scusate, vi ho spoilerato, ma lo fa anche la bella locandina, avete notato quell'angolo di muro vero?) ed così assolutamente emozionate, così come lo sono le interpretazioni dei due protagonisti, che se non vi sudano le mani e lacrimano gli occhi non siete umani.
Che io ami Brie Larson non è un segreto, lo dico da anni e anni e anni e anni e anni, e che la ami anche il cinema indipendente pure. Ancora non è stata notata come grande attrice, fagocitata dalla quasi coetanea Jennifer Lawrence (pure durante il Fappening nessuno ha notato Brie, nessuno tranne me, vai prendi le pratiche per la quinta denuncia), forse perché non ha mai fatto un film di supereroi o uno young adult (anche se Scott Pilgrim meriterebbe di essere il più esemplare dei film per adolescenti), ma qui davvero è proprio brava. Posso ripetere la banalissima parola "brava" altre tre volte? Brava. Brava. Brava. Brava. Sì la quarta mi è scappata.
La quantità di mamme coraggiose al cinema di quest'anno è pari solo alla quantità di ragazzini. Gli Awards saranno molto materni.
Un film da vedere, che probabilmente regalerà qualche premio a Brie e perché no anche al ragazzino (per fortuna non irritante come la media dei ragazzini che abbiamo visto quest'anno), bambino selvaggio suo malgrado, il cui destino è segnato da un concepimento sconvolgente, ma il cui spirito teso alla curiosità, alla vita e alla fantasia lo salverà (salvando anche la madre, non solo in senso emoziale) da quell'infanzia impensabile.
Brie sei la mia attrice preferita. Infatti ti ho scritto su Twitter. Non mi hai risposto, hai fatto bene, che sennò partiva la sesta denuncia. Perché non sei venuta a Roma? (Ecco, ho già notato che in questa edizione non ci sono molti ospiti internazionali, non quelli che interessano a me, perlomeno) 
Prima o poi ci incontreremo, tu non ingrassare troppo però, non mangiare troppo brie. 
Brie Lardon. 
Per punirmi dalla battuta appena fatta accetto di essere rinchiuso in una stanza per tantissimo tempo come questi altri qui:
Detto questo passo la parola alla cara (nel senso di carina, non nel senso economico visto che ovviamente fa tutto per la gloria, la mia peraltro) Margherita, col suo secondo film, che io mi sono riufiutato di vedere categoricamente per allergia a queste hipsterate americane che mmi hanno rotto.
A domani!

Nessun commento:

Posta un commento