Siccome la crisi di Hollywood, oltre a reboot, remake e sequel, sta passando attraverso lo sfruttamento di STORIE VERE come se non ci fosse più uno straccio di idea a pagarla oro, apro la parentesi STORIA VERA, tanto per dare un'idea dall'inizio dell'anno questa, questa, questa, questa e questa sono state STORIE VERE, e se guardi gli oscar noterai che 12 candidature su 20 (negli attori) sono persone vere, alcune ancora vive.
Non dico assolutamente che il bio-pic sia una pratica nuova, anzi, ma la guardo sempre con un occhio sospettoso. Voglio dire, la storia del film ce l'hai già scritta e per quanto puoi trovare il tuo modo di raccontarla, gran parte d'invenzione (forse quella più importante, l'invenzione della storia in sé) l'ha già fatta la vita di qualcuno per te... vivendola, peraltro.
Dopo questo cappello introduttivo evidentemente scarno passo al primo film STORIA VERA, primo e forse ultimo, mi andava così, it's my life.
Questa è la STORIA VERA diun ragazzo una ragazza danese:
Dopo questo cappello introduttivo evidentemente scarno passo al primo film STORIA VERA, primo e forse ultimo, mi andava così, it's my life.
Questa è la STORIA VERA di
The Danish Girl
Trama: Non il solito trans trans
C'è una strana somiglianza tra The Danish Girl e La teoria del tutto, e non è solo per l'attore protagonista.
In entrambi i film c'è questa coppia che si ama profondamente. In entrambi i film, ad un certo punto, nel lui della coppia inizia una trasformazione, in Danish Girl la presa di coscienza di non appartenere al genere a cui appartiere invece il proprio corpo e quindi vivere la dolorosa transizione da uomo a donna, ne La teoria del tutto scoprire di essere affetti da una malattia degenerativa e quindi cambiare da uomo a robot (scusate, dovevo proprio dirla). Ovviamente NON sto paragonando l'essere un transgender all'avere una malattia degenerativa, so che non c'era bisogno di sottolinearlo, ma con l'internet non si sa mai.
Ma, oltre all'attore protagonista e al processo di cambiamento doloroso, ciò che accomuna ancora di più i due film è la figura della moglie, della protagonista - sì. protagonista, e non Non Protagonista come vogliono farvi credere gli Oscar - una moglie che di fronte alla distruzione (cambio di sesso del partner, suo diventare un vegetale, comunque distruzione è) non scappa, non si dà per vinta, non l'abbandona neanche per idea, e anzi diventa la colonna su cui reggersi, il cui amore diventa totale e supera ogni barriere (di genere o architettoniche) e trasforma l'amore romantico nel concetto stesso di Amore assoluto.
The Danish Girl è un bel film, non si può dire altrimenti. Anche se, come tutti i film che si reggono su clamorose interpretazioni, subisce un po' i suoi protagonisti.
Eddie Redmayne, in un'incredibile manovra "Tom Hanks", mina seriamente la candidatura di Leo DiCaprio e della sua amica orsa (altro amore turbolento, quello), e mina anche le candidature delle Migliori Attrici se è per questo, perché la sua ragazza danese, Lili, è una delle donne più femminili che si siano mai viste sul grande schermo da molto tempo a questa parte. Sembra davvero che Eddie abbia avuto una sorella gemella nascosta da qualche parte che ha recitato le scene.
È bravissimo. Davvero bravissimo (che altro termine vuoi usare? Bravissimo è meglio di clamoroso, incredibile, intenso e meraviglioso). La sua forza - esattamente la stessa che gli ha fruttato l'oscar l'anno scorso - e non lasciarsi mai e poi mai andare al pietismo o all'interpretazione da actor studio. Ha una profondità in quello sguardo, un'umanità, una fierezza; e al tempo stesso una dolcezza con cui confrontarsi e quasi imbarazzarsi un po'.
Il rischio "checca impazzita" era così preoccupante. Il cinema "en travesti" è sempre un'arma a doppio taglio (!). Tralasciando le caricature
il travestimento per necessità
o la vestizione sgargiante
quelli sono travestiti, non transgender. E avrete notato che ho messo gif di film capolavoro. Non sto qui a mettervi De Sica e Boldi vestiti da donna.)
Il transgender è ben altro. Non è l'essere "frocia", essere Platinette o vestirsi da donna perché beate loro possono vestirsi con molta più scelta, si tratta di un dolore interiore non comprensibile: il tuo corpo è maschile, ma dentro sei donna, o l'incontrario:
Comunque come al solito con temi così grandi e profondi mi sento sempre in difficoltà, non voglio passare per tuttologo.
Torniamo al film.
Torniamo al film.
Il cambiamento di abiti di Lili Elbe non è una semplice macchietta, è un vero è proprio suicidio, anzi un omicidio di cui essere vittima e carnefice: uccidere la proprio parte maschile (l'aspetto e il sesso), ed essere al tempo stesso assassino (con la parte femminile). C'è da perdere il senno, il senso, il sesso
La storia (vera eh) raccontata in Danish Girl è una storia di disperazione e dolore. Non ci deve essere nulla di divertente a sentirsi donna, e allo specchio vedersi uomo (intensa la scena di Lili allo specchio, che ricorda da lontano quella di Buffalo Bill, ma questa volta senza serial killer) e ancora meno deve esserlo stato agli inizi del secolo, quando il rimedio proposto dai dottori era l'elettroshock o l'internamento in un manicomio.
Il tema nel film è trattato con la dovuta grazia, senza sensazionalismi, con amore e rispetto. Forse indugia troppo, sul finale, nei letti d'ospedale e nel dolore immenso provato alla ricerca della "soluzione" - infine trovata, purtroppo in un'epoca ancora acerba a livello medico - ma se hai quell'attore, con quelle capacità, con quello sguardo
non si può biasimare il regista (Tom Hooper, che è lo stesso de Il discorso del re, con cui Danish Girl ha in comune un certo gusto nell'ambiente e nei costumi, ma per fortuna non quella banalità di sceneggiatura), ci avrei indugiato anche io. Cosa che sto per fare:
Scenografie, costumi, fotografia assolutamente perfetti, ma in una questa Hollywood, certi standard sono quasi scontati. Il fatto che la storia si svolga nel mondo della pittura, un mondo fatto di scenografie, fotografia e costumi per antonomasia
aiuta scenografo, fotografo e costumista:
Mondo dell'arte ed epoca condivise con quel Turner che lo scorso anno ci distrusse con due ore di noia assoluta. Strano come un bio-pic dalle molte caratteristiche simili possa risultare così indigesto una volta, così poetico un'altra. I tempi sono maturi per un biopic su Tamara De Lempicka, intepretata da Greta Gerwin
Tornando all'inspiegabile candidatura di Alicia Vikander (inspiegabile la categoria, non la candidatura). Di una bellezza particolare e prorompente - l'abbiamo incoronata Top of the Topa giusto un paio di mesi fa, perché è esplosa in cento film in pochi mesi, questo, questo, questo e questo - Alicia è brava anche lei (anche se come fu per Felicity Jones lo scorso anno viene oscurata da Eddie), ma, unico neo, a volerlo proprio trovare, ha una fisicità ancora troppo moderna per questo tipo di film, già l'avevo detta questa cosa. Il tipo di bellezza non si addice a quegli anni.
Così come non si addice a quegli anni la bellezza di Amber Heard, anche se la sua è quasi una comparsa.
Uno che invece si addice a quegli anni è l'ormai onnipresente Matthias Schoenaerts (ovviamente ho copiatoincollato il cognome)
uno che dall'esordio internazionale non si è fermato un attimo, qualcosa come troppi film in due anni (io ne conto uno, due, tre, quattro, cinque, sei solo negli ultimi due). Mai sentito parlare di sovraesposizione?
Il movimento LGBT è ultimamente uno dei temi caldi al cinema, il che, almeno a me, stupisce tantissimo, perché continua a sembrarmi incredibile che nel 2016 ancora debba esistere un'opera di sensibilizzazione rispetto a questi temi. Mi sembra incredibile perché dovrebbe essere più che superata ogni assurda barriera mentale, non si dovrebbe proprio mettere tra le cose di cui parlare, è come se qualcuno sentisse come un vero problema personale il fatto che mi allaccio le scarpe prendendo i due lacci insieme e facendo il nodo oppure prendendo uno solo e facendo il fiocco con l'altro.
Certo però adesso che ci penso, quelli che usano le scarpe con lo strap. Che poi alla fine possono allacciarsi le scarpe anche così, basta che non vengono a strapparle davanti a me.
A parte gli scherzi, poi ripensi a quello che sta succedendo nelle stanze della politica e ti prende il vomito, e ti dici che ogni film sul genere (anche di genere) serve, soprattutto quando racconta la storia di un amore che da quello matrimoniale diventa umano, l'unico amore - passatemi la sdolcinatezza - che dovrebbe esistere. Vuoi vestirti da donna? Fallo! ehm... Io sono per un solo movimento, quello pelvico, qualunque sia l'incastro che ti piace.
Certo però adesso che ci penso, quelli che usano le scarpe con lo strap. Che poi alla fine possono allacciarsi le scarpe anche così, basta che non vengono a strapparle davanti a me.
A parte gli scherzi, poi ripensi a quello che sta succedendo nelle stanze della politica e ti prende il vomito, e ti dici che ogni film sul genere (anche di genere) serve, soprattutto quando racconta la storia di un amore che da quello matrimoniale diventa umano, l'unico amore - passatemi la sdolcinatezza - che dovrebbe esistere. Vuoi vestirti da donna? Fallo! ehm... Io sono per un solo movimento, quello pelvico, qualunque sia l'incastro che ti piace.
Comunque Eddie coinvolto nel mondo dei maghi è una notizia bellissima:
Ma in realtà proprio il ritorno del mondo dei maghi è una notizia bellissima. Poi sapere che anche quella è tutta una STORIA VERA è ancora meglio.
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