The 8ful eight
Trama: Otto sotto un tetto
Overture
Come al solito divideremo questa recensione in capitoli. Perché 1) Tarantino non l'ha inventata questa cosa, ma l'ha fatta suo marchio di fabbrica 2) Coi film di Tarantino c'è sempre così tanto da dire che dividere in capitoli facilità la messa in ordine dei pensieri 3) sì.
Capitolo 1
Ennio Morricone situation
Proprio come questo post, l'ottavo film di Quentin Tarantino - l'unico che può scrivere prima del suo nome la numerazione dei suoi film, proprio come fosse un evento - inizia con un'overture di circa cinque minuti, solo musica, un fermo immagine grafico. Finalmente inizia il film, con un lungo, lunghissimo dolly
che, partendo da un crocifisso di legno ricoperto di neve, si allarga pianissimo su una distesa innevata, fino a far apparire finalmente una carrozza con sei cavalli che corre sulla neve.
Altri 7, 8 minuti, solo musicali.
In pratica il primo quarto d'ora del film è un concerto di Ennio Morricone, eccellenza italiana in quanto a colonne sonore.
Altri 7, 8 minuti, solo musicali.
In pratica il primo quarto d'ora del film è un concerto di Ennio Morricone, eccellenza italiana in quanto a colonne sonore.
E questo è probabilmente il fatto più importante del film. Suo vero motore. Motivo primo e probabilmente unico per cui Quentin ha fatto un altro western subito dopo Django. Ennio Morricone è la persona su cui tutto il film ruota.
Non faccio nesunissima fatica a pensare che, dopo la canzone scritta per Django, Tarantino ha iniziato a scassare le palle ad Ennio così tanto, ma così tanto (parlo di telefonate notturne, regali faraonici tipo che ne so, la prima pianella di Mozart o l'unico spartito in cui Paganini ripete una nota), che Ennio, sfiancato, ha finalmente accettato di scrivere un'intera partitura per Quentin. A quel punto, Quentin, non poteva che costruire intorno a quella musica un western, perché non c'è altra dimensione naturale se non il western, per le musiche di Morricone.
E non tradisce nessuna aspettativa, Ennio, che compone una colonna sonora sontuosa, inarrestabile, bellissima, densa come quelle di 40 anni fa.
Quindi facciamo pace col cervello e con l'annosa domanda che - almeno a me - tortura la testa: ma perché diavolo adesso Tarantino s'è fissato coi western? La risposta è questa colonna sonora
talmente bella da giustificare pienamente la realizzazione di un intero film solo per mettercela dentro. Anzi il contrario, è il film che viene messo dentro alla musica. Tarantino ringrazia senza mezze misure come al suo solito
Ennio Morricone ha 87 anni. È candidato all'oscar; se la vede con il grande John Williams per Star Wars, e con Il ponte delle spie, Carol, Sicario. Ho sentore di oscar italiano.
Ennio Morricone ha 87 anni. È candidato all'oscar; se la vede con il grande John Williams per Star Wars, e con Il ponte delle spie, Carol, Sicario. Ho sentore di oscar italiano.
Capitolo 2
Un negro su 10.000
L'altra persona a cui il film e la carriera di Quentin devono molto è quel negro su 10.000 (nei post sui film di Tarantino si può usare la parola negro, è lui a darci il permesso) che si chiama Samuel L. Jackson. La L non è muta.
Samuel, da Pulp Fiction in poi, è praticamente in ogni film di Quentin (sì, è anche in Kill Bill). I due se la divertono, come si suol dire, sono cresciuti insieme. Certo Samuel fa 26 film contro l'1 di Quentin, tipo
ma va bene così. chissà quante spese ha Samuel con tutti quei cambi di pettinatura
Questa volta, più di altre, Samuel è il centro del film, il vero protagonista. Si mangia il film per tutto il tempo, parla e parla e parla, sembra proprio di vedere un prozio di quel bad mother fucker di Jules Winnfield, cacciatore di taglie di frontiera (non che ci sia troppa differenza rispetto al lavoro da sicario di Jules) che si ritrova intrappolato insieme ad altri 7 (ma saranno solo 7? Spolier supersexy qui) sconosciuti in una locanda sperduta del Wyoming (uno di quegli stati che non sai neanche dov'è, e va bene così anche questo).
Otto gaglioffi che il più buono c'ha la rogna. Loro:
Una bella combriccola. Anche in versione Action Figures d'altri tempi.
Ora, tra un Samuel L. Jackson che gigioneggia e giganteggia come al suo solito
un Tim Roth che torna a farsi dirigere da Tarantino dopo mille anni, con tanto di inside joke gigantesco con Mr. Orange (non vi spoilero), che fa un po' una parte a là Christophe Waltz
e un Micheal Madsen imbolsito e inutile più del solito
che porello sarà un qualche debito di sangue e puttane che lo lega a lui per convincere Tarantino a trovagli sempre una parte (certo rivedere insieme Mr. Orange e Mr. Blonde non è niente male) a spiccare su tutto il cast è una donna, l'ottava meraviglia del film: Jennifer Jason Leight, giustissimamente candidata all'oscar e probabile vincitrice (sì, è meglio della Winslet, a meno che per farsi perdonare l'#oscarsowhite lo danno alla Mara così almeno non si beccano pure l'#oscarsostraight).
La sua Daisy Domergue parte in sordina, massacrata di botte dall'inizio, diventa un mostro di bravura e cattiveria prima della resa dei conti finale.
Non c'è che dire, un cast da novanta, ma questa è anche una costante (castante, quindi) di Quentin: fa recitare anche i sassi.
Samuel, da Pulp Fiction in poi, è praticamente in ogni film di Quentin (sì, è anche in Kill Bill). I due se la divertono, come si suol dire, sono cresciuti insieme. Certo Samuel fa 26 film contro l'1 di Quentin, tipo
ma va bene così. chissà quante spese ha Samuel con tutti quei cambi di pettinatura
Questa volta, più di altre, Samuel è il centro del film, il vero protagonista. Si mangia il film per tutto il tempo, parla e parla e parla, sembra proprio di vedere un prozio di quel bad mother fucker di Jules Winnfield, cacciatore di taglie di frontiera (non che ci sia troppa differenza rispetto al lavoro da sicario di Jules) che si ritrova intrappolato insieme ad altri 7 (ma saranno solo 7? Spolier supersexy qui) sconosciuti in una locanda sperduta del Wyoming (uno di quegli stati che non sai neanche dov'è, e va bene così anche questo).
Otto gaglioffi che il più buono c'ha la rogna. Loro:
Una bella combriccola. Anche in versione Action Figures d'altri tempi.
Ora, tra un Samuel L. Jackson che gigioneggia e giganteggia come al suo solito
un Tim Roth che torna a farsi dirigere da Tarantino dopo mille anni, con tanto di inside joke gigantesco con Mr. Orange (non vi spoilero), che fa un po' una parte a là Christophe Waltz
e un Micheal Madsen imbolsito e inutile più del solito
che porello sarà un qualche debito di sangue e puttane che lo lega a lui per convincere Tarantino a trovagli sempre una parte (certo rivedere insieme Mr. Orange e Mr. Blonde non è niente male) a spiccare su tutto il cast è una donna, l'ottava meraviglia del film: Jennifer Jason Leight, giustissimamente candidata all'oscar e probabile vincitrice (sì, è meglio della Winslet, a meno che per farsi perdonare l'#oscarsowhite lo danno alla Mara così almeno non si beccano pure l'#oscarsostraight).
La sua Daisy Domergue parte in sordina, massacrata di botte dall'inizio, diventa un mostro di bravura e cattiveria prima della resa dei conti finale.
Non c'è che dire, un cast da novanta, ma questa è anche una costante (castante, quindi) di Quentin: fa recitare anche i sassi.
Capitolo 3
Cosa di casa
The 8ful 8 è anche altro oltre ad essere un western. È un giallo. È un horror. Anzi è due horror, per la precisione La cosa e La casa (grande allitterrazione titolistica che perà funziona solo in Italia. Con The Thing e Evil Dead non funziona).
Esatto, gli elementi in comune che appaiono più che lampanti con questi due film sono tantissimi, smaccati: da Kurt Russell rinchiuso da una tormenta di neve insieme a tizi di cui non si fida alle botole di legno di aprono e chissà cosa ne esce fuori, per arrivare a questo
In un finale che fonde in un solo diabolico personaggio in bilico (diabilico, quindi) tra una final girl scream queen
e una stronza (nei post dei film di Tarantino si possono chiamare le donne stronze) posseduta del La casa
C'è un ma. Un "ma" che dura almeno 90 interminabili minuti, un "ma" che è tutta la prima parte del film.
Il fatto è questo: The Hateful Eight dura tre ore, ed è diviso esattamente in due parti distinte, a talmente distite da farlo sembrare due film attaccati insieme. Il risultato - che già ho potuto notare in diverse recensioni - sarà la spaccatura esatta che manco Mosè con il Mar Rosso del pubblico: c'è chi odierà, tra uno sbadiglio e l'altro, tutta la prima ora e mezza, amando invece la seconda parte ben più ritmata e "tarantiniana" (nel sendo lusinghiero di "cazzo che botta ho detto cazzo"), e chi, viceversa, si lancerà in grande difesa della verbosità allucinante della prima parte mentre bollerà la seconda sempre con "tarantiniana" (nel senso dispregiativo di "che palle si sparano e vomitano sangue a spruzzo ridicolo").
Io? Ovviamente sono della prima scuola. Mi sono scese le palle fino al centro della Terra per 90 minuti. Non li seguivo più, non li volevo più ascoltare, li odiavo. Quentin ha davvero esagerato questa volta (e io sono un grande fan del suo film più chiacchierone Inglorious Basterds). Capisco che Tarantino non è uno che puoi relegare a "visione disimpegnata", ma così si esagera. Parole parole parole soltanto parole parole. Non aiuta l'impostazione volutamente teatrale del film, il che ci porta al:
Esatto, gli elementi in comune che appaiono più che lampanti con questi due film sono tantissimi, smaccati: da Kurt Russell rinchiuso da una tormenta di neve insieme a tizi di cui non si fida alle botole di legno di aprono e chissà cosa ne esce fuori, per arrivare a questo
In un finale che fonde in un solo diabolico personaggio in bilico (diabilico, quindi) tra una final girl scream queen
e una stronza (nei post dei film di Tarantino si possono chiamare le donne stronze) posseduta del La casa
C'è un ma. Un "ma" che dura almeno 90 interminabili minuti, un "ma" che è tutta la prima parte del film.
Il fatto è questo: The Hateful Eight dura tre ore, ed è diviso esattamente in due parti distinte, a talmente distite da farlo sembrare due film attaccati insieme. Il risultato - che già ho potuto notare in diverse recensioni - sarà la spaccatura esatta che manco Mosè con il Mar Rosso del pubblico: c'è chi odierà, tra uno sbadiglio e l'altro, tutta la prima ora e mezza, amando invece la seconda parte ben più ritmata e "tarantiniana" (nel sendo lusinghiero di "cazzo che botta ho detto cazzo"), e chi, viceversa, si lancerà in grande difesa della verbosità allucinante della prima parte mentre bollerà la seconda sempre con "tarantiniana" (nel senso dispregiativo di "che palle si sparano e vomitano sangue a spruzzo ridicolo").
Io? Ovviamente sono della prima scuola. Mi sono scese le palle fino al centro della Terra per 90 minuti. Non li seguivo più, non li volevo più ascoltare, li odiavo. Quentin ha davvero esagerato questa volta (e io sono un grande fan del suo film più chiacchierone Inglorious Basterds). Capisco che Tarantino non è uno che puoi relegare a "visione disimpegnata", ma così si esagera. Parole parole parole soltanto parole parole. Non aiuta l'impostazione volutamente teatrale del film, il che ci porta al:
Capitolo 4
Otto piccoli cowboy
Horror, certo, ma non solo. Giallo, dicevamo. Già, perché l'altro debito palesato da Tarantino è di certo Dieci piccoli indiani (ne vedemmo una riduzione cinematografica, ne hanno rifatto da poco un serial che devo vedere) e in generale i gialli di una certa epoca, quelli con la porta chiusa dall'interno, dove l'assassino non è sempre il maggiordomo e alla risoluzione del mistero ci si arriva o per deduzione o perché, come suona il titolo originale di Dieci piccoli indiani, "e poi non ne rimase nessuno" (per esclusione quindi).Certo anche io avrei fatto la manovra John Belushi dopo quella canzone.
Poi ovviamente è tutto in salsa tarantiniana, grandi chiacchiere e distintivi.
Capitolo 5
Tutto sarà ok
E non è neanche "minore" come Deathproof o Jackie Brown. Perché, tornando alla divisione in due del film e quindi del pubblico, accontenterà tutti: possiamo litigare sul fatto che la prima parte ti fa due coglioni così e la seconda è una bomba, o sul fatto che la prima parte è un capolavoro di scrittura proto-teatrale e la seconda un rifugio nella violenza esagerata marchio registrato di Tarantino con tanto sangue e parolacce per accontentare i fan. Come la metti la metti, vinciamo tutti, chiunque sarà soddisfatto da una parte del film.
Per questo il film si becca il Chicken, perché dopo il grande sonno del primo tempo, mi ha tenuto sveglio forte per tutto il secondo. A vincere è di nuovo Quentin.
Mi rifiuto di inoltrarmi nelle lande innevate, solitarie, impervie e stranoiose delle discussioni di cui si sta riempiendo il web criticologico su:
- Violenza gratuita... già detto tutto dai Simpson
- Razzismo (a parte che l'unico negro è il personaggio più positivo).
- Politica... basta, lo dice anche lui
- Autoreferenzialità (8ful8 ha molto a che vedere con Le iene oltre alla presenza di Orange e Blonde. Ma ha a che vedere con tutta l'altra filmografia tarantiniana, come sempre);
- Antipatia (dei personaggi, del regista, mia, di tutti quanti);
- Mancanza di idee (questo è effettivamente il film meno "geniale" di QT);
della pellicola.
Questa cosa di essere tutti critici cinematografici ci sta davvero prendendo la mano (con Star Wars abbiamo veramente toccato lo zenith stellare di critiche non richieste). Non voglio dire che io lo sia, critico, sempre detto che sono un criticone, non un critico, ma ecco, si sta davvero esagerando. Poi tutti a dire "ognuno ha la sua opinione", e questo è sacrosanto, ma perché doverla per forza condividere con me? È un po' il motivo per cui continuo a fare CB nonostante i blog siano morti. Non mi bastano140 lettere per esprimere un giudizio. Non mi piace il blu di FB tutto intorno e il fatto che scrivo e il post tempo cinque minuti è già in fondo alla pagina. Insomma io continuo a costringervi a venire qui sul sito. Ok, non c'entra nulla, ma un po' di odio lanciato senza motivo ci stava bene, visto il titolo del film. The 8ful CB.
Ah, comunque mangiare la neve con la lingua va un casino quest'anno.
Capitolo 6
Lottavo film di Quentin Tarantino
Allora facciamola, la calssifica dei miei film preferiti di QT. La stanno facendo in molti, non vorrei mai che CB fosse meno ai siti di grande giornalismo che stilano le classifiche click baiting (si dice così?). Ovviamente la faccio con le gif. Se clicchi sulla gif vai alla recensione del film (quando c'è. e c'è sempre tranne l'ultimo).
Capitolo 70mm
Cinecittà ha l'aspetto di una puttana?
Capitolo a parte merita questa cosa del 70mm, formato larghissimo che sta a metà tra l'effettivo utilizzo (70mm di larghezza e poi tutto il tempo dentro una stamberga? Pensa se Revenant lo facevano così allora...) e il solito gusto di Tarantino di fare le cose che "solo io solo io" e la successiva sequela di proiezioni speciali che si sono organizzate in giro per l'Italia, che dice sono andate benissimo. Certe volte succedono cose che ti fanno credere che allora le cose SI. POSSONO. FARE! (detta così, ovviamente).
Io sono andato a vedere 8x8 a Cinecittà, nello Studio 5 (quello di Fellini, da qui il titolo del post, se non si fosse capito, furbacchioni). Prima di entrare nella "sala" ti ritrovi sul set innevato del film. Eccolo in splendenti foto panoramiche 5mm tutte da cliccare:
Be', fatemelo dire: mi sono divertito. Certo magari qualcuno storcerà il naso per l'effetto "gardaland" della questione, ma non rompete sempre l'anima, ce ne fossero di spese ed eventi e organizzazioni del genere se ruotano intorno ad un film e non a qualche becera partita di calcio o chenesò.
Vogliamo proprio trovarci la pecca? A questo punto - visto anche che quando uscì Django fece più soldi nei cinema dove lo proiettavano in lingua originale che altrove - facevano bene a fare la versione originale. Sì, la pecca ce la devo trovare sempre.
Io sono andato a vedere 8x8 a Cinecittà, nello Studio 5 (quello di Fellini, da qui il titolo del post, se non si fosse capito, furbacchioni). Prima di entrare nella "sala" ti ritrovi sul set innevato del film. Eccolo in splendenti foto panoramiche 5mm tutte da cliccare:
Be', fatemelo dire: mi sono divertito. Certo magari qualcuno storcerà il naso per l'effetto "gardaland" della questione, ma non rompete sempre l'anima, ce ne fossero di spese ed eventi e organizzazioni del genere se ruotano intorno ad un film e non a qualche becera partita di calcio o chenesò.
Vogliamo proprio trovarci la pecca? A questo punto - visto anche che quando uscì Django fece più soldi nei cinema dove lo proiettavano in lingua originale che altrove - facevano bene a fare la versione originale. Sì, la pecca ce la devo trovare sempre.
Capitolo 8
Fanproof
Chiudiamo con la solita tormenta di fan art che ogni film di Tarantino scatena, e per la peculiarità dei suoi personaggi e per la cura per l'outfit che non ha nulla da invidiare a quella che ci mette Anderson.
Bonus
Channing Tatum 8 pussy
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