Gli ultimi saranno ultimi
Trama: ...e ci restano.
Cosa diciamo quando vediamo un film itaGliano il cui unico scopo è raccontarci le tragedie invereconde che accadono una dopo l'altra, una dopo l'altra, una dopo l'altra a una donna che mezza bastava per farci pigliare male tutta la vita?
Cosa pensiamo quando il significato per nulla celato di tale film non è altro che un inno alla poetica del "chi si accontenta gode"? Quel tipo di film che: "Vivi con due lire in una casupola modesta in un paese di provincia con un lavoro dove, letteralmente, pettini le bambole, insieme a un uomo un po' coglione ma alla fine sei felice, perché le piccole giuoie della vita. Però succede che rimani incinta e invece di essere felice ti licenziano e allora ti crolla tutto il mondo addosso e alla fine sbrocchi e impugni una pistola per riavere quello che è tuo di diritto, ma mica vuoi di più, no vuoi solo vivere tranquilla nella tua casupola nella tua cittadella col tuo uomo coglione, ma nessuno ti dà retta e sei destinata a vivere una vita di merda? Stacce." Come a dire che accontentarsi di poco, di quello che viene, di quello che c'è, di quello che puoi arrabattare sia giusto, sia una buona via, se non l'unica via. Eh? Cosa pensiamo?
E cosa ci viene da dire quando vediamo attori italiani che sono certo mi ci gioco lo stipendio che mi danno per fare chickenbroccoli che di solito se ne stanno dentro case di design con vestiti alla moda, vestire invece i panni di gente in tuta dentro case il cui massimo dell'eleganza è un quadro con un pagliaccio che piange e un centrino con sopra una gondola di vetro ricordo di quella gita a Murano? Che poi se sei un bravo attore manco ci sarebbe nulla di male, ma chissà perché quelli itaGliani risultano sempre poco credibili quando fanno gli accenti pesanti e se ne vanno in giro a sforzarsi di essre quello che non sono. Cosa ci viene da dire? Dai cosa? Eccerto:
E quali sono le parole esatte di fronte al tentativo di un regista(attore) di fare un film impegnato e serio e "l'itaglia delle piccole storie, delle piccole tragedie che però toccano tutti, l'itaglia degli ultimi, della brava gente eccola qui", uno che invece altrove, dove per "altrove" intendo "la commedia", invece fa il suo lavoro un gran bene (oh, continuo a ricordare il suo esordio, sempre in combutta con la Cortellesi, come divertente)?
Questo film è intriso di una morale lontanissima da tutto quello che mi piace. Come lo fu La nostra vita, ma senza quel popò di interpretazione.
Non discuto che tutti - regista, attori - erano limpidi nel voler fare una cosa profonda, con un messaggio, che toccasse corde quasi neorealista, ma insomma, siamo lontani anni luce da una storia per cui si possa provare empatia.
Alla poetica del "accontentati e godi." ho sempre preferito "raccogli tutte le forze che hai per raggiungere il massimo".
Bentivoglio non so se ha comprato troppe case ultimamente e ha tanti mutui ma sta un tantinello esagerando con l'esposizione.
Ok, va detto che la Cortellesi, almeno fino al pianto finale un po' esagerato, è brava. Ma quando mai non lo è stata?
E cosa ci viene da dire quando vediamo attori italiani che sono certo mi ci gioco lo stipendio che mi danno per fare chickenbroccoli che di solito se ne stanno dentro case di design con vestiti alla moda, vestire invece i panni di gente in tuta dentro case il cui massimo dell'eleganza è un quadro con un pagliaccio che piange e un centrino con sopra una gondola di vetro ricordo di quella gita a Murano? Che poi se sei un bravo attore manco ci sarebbe nulla di male, ma chissà perché quelli itaGliani risultano sempre poco credibili quando fanno gli accenti pesanti e se ne vanno in giro a sforzarsi di essre quello che non sono. Cosa ci viene da dire? Dai cosa? Eccerto:
E quali sono le parole esatte di fronte al tentativo di un regista(attore) di fare un film impegnato e serio e "l'itaglia delle piccole storie, delle piccole tragedie che però toccano tutti, l'itaglia degli ultimi, della brava gente eccola qui", uno che invece altrove, dove per "altrove" intendo "la commedia", invece fa il suo lavoro un gran bene (oh, continuo a ricordare il suo esordio, sempre in combutta con la Cortellesi, come divertente)?
Questo film è intriso di una morale lontanissima da tutto quello che mi piace. Come lo fu La nostra vita, ma senza quel popò di interpretazione.
Non discuto che tutti - regista, attori - erano limpidi nel voler fare una cosa profonda, con un messaggio, che toccasse corde quasi neorealista, ma insomma, siamo lontani anni luce da una storia per cui si possa provare empatia.
Alla poetica del "accontentati e godi." ho sempre preferito "raccogli tutte le forze che hai per raggiungere il massimo".
Bentivoglio non so se ha comprato troppe case ultimamente e ha tanti mutui ma sta un tantinello esagerando con l'esposizione.
Ok, va detto che la Cortellesi, almeno fino al pianto finale un po' esagerato, è brava. Ma quando mai non lo è stata?
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