Alabama Monroe
Trama: La guerra è persa
Se la guerra l'avevano dichiarata in Francia, è in Belgio che la perdono amaramente. L'America e l'Alabama c'entrano poco.
Cosa ho aspettato tutto questo tempo per vedere Alabama Monroe? C'entra la questione "«NON HAI MAI VISTO ALABAMA MONROE? vedilo è bellissimo» = allora non lo vedo" di cui parlavo ieri? Oppure siamo in un periodo (periodo che dura da anni, lo ammetto) in cui l'attenzione mentale necessaria per vedere un Film con la F maiuscola, di quelli che non abbia nel suo minutaggio esplosioni, inseguimenti, sparatorie, mostri giganti, Tom Cruise che corre, culi... ah no, quello c'è:
è sempre più difficile da trovare? O da voler trovare? (Per fare qualche esempio? Non ho ancora visto Mommy, Beasts of No Nation, Realitè, Il figlio di Saul, tutti film con temi mica da ridere...).
Non so voi ma alla fine, quando ho davanti la mia lista di film da vedere - e sono tanti, sono sempre di più di quanti ne ho visti! Ma come fanno? E dire che un po' ne ho visti... - mi ritrovo sempre a prediligere qualche blockbuster, o qualche easy viewing, o qualche film che ho già visto, o qualche serie tv che già so non mi appassionerà, e alla fine non mi metto mai a vedere film di genitori che hanno figli con malattie terminali, anche quando so che (o mi hanno detto, anche persone di cui mi fido) sono davvero da vedere.
Sono sempre un po' così davanti alla mia lista di film:
E non è un cartellone sul malditesta, e neanche la faccia di uno che ha ascoltato tre ore di musica bluregrass, una cosa che forse se te la vende MTV sotto forma di Mumford & Sons te l'ascolti pure, ma proprio andarselo a cercare, insomma... (ricordo sempre che sono musicoleso, quindi per voi lettori appassionati di bluegrass, auguri), è l'attore protagonista e bravissimo del film.
Ecco, allora che c'entra l'Alabama, gli uomini disperati, i tatuaggi, le vacche, le malattie terminali, il bluegrass con questo film?
Tutto. Sono infatti gli elementi che si mischiano in uno strano intruglio, strano e perfetto, fino a diventare un tristissimo imperdibile film.
Ti aspetteresti (forse complice un po' di qualunquismo) che queste storie di bambini malati, lutti, disperazioni grandi quanto gli amori che distruggono, siano raccontate sempre attraverso le vite di tipi più o meno regolari, mentre di regolare i due protagonisti hanno poco e nulla, sembrano un po' spiantati, o meglio, non troppo attenti a quelle che sono le cose che la società per convenzione ti dice essere le cose che contano, o, ancora meglio, quelle cose le vivono pure (la casa, il lavoro, il matrimonio) ma con una certa naturale "libertà", quel tipo di approccio un po' invidiabile, ma sotto sotto anche "che frikkettoni".
Ma i sentimenti (l'Amore su tutti) non conoscono classe, poi magari hanno mille filtri, messi sì dalla classe e dall'educazione e da quello che ti circonda, ma il fatto di sentirli, esplosi dentro, quello non cambia, chiunque tu sia.
E allora eccola la forza prorompente di Alabama Monroe, è un film con dei sentimenti giganti, ma proprio tanto grandi che fatichi a gestirli, li vedi che passano sullo schermo e ti pesano, anche quelli belli dell'inizio; che poi siccome i piani temporali sono tutti mischiati, non solo pesano, ma sono anche frullati tutti insieme, quelli belli e quelli brutti, e proprio ti rimangono sullo stomaco, quasi indigeribili. Non ci dormi la notte.
Alabama Monroe, come fu La guerra è dichiarata, non lontano per geografia e tematiche - anche se i due protagonisti sì che erano lontanissimi da quelli di questo film - è una pellicola che attraverso la tragedia, paradossalmente, ti fa credere nell'amore, in quello che nei pensieri ha la A maiuscola, che non vuol dire i bacetti, le occhiatine, le serenate, le smancerie, ma - io almeno inizio a pensarla così - è quello che non ti fa venir voglia di andartene "a cercare meglio", perché, pure se c'è quel meglio, adesso tu vuoi stare solo lì, a vivere quello che hai, anche se è un'orda di ragazzine impazzite per un jingle in TV
o una figlia che perde i capelli per la chemio
o una moglie che non vede via d'uscita al dolore se non negare se stessa a partire dal proprio nome.
Non so voi ma alla fine, quando ho davanti la mia lista di film da vedere - e sono tanti, sono sempre di più di quanti ne ho visti! Ma come fanno? E dire che un po' ne ho visti... - mi ritrovo sempre a prediligere qualche blockbuster, o qualche easy viewing, o qualche film che ho già visto, o qualche serie tv che già so non mi appassionerà, e alla fine non mi metto mai a vedere film di genitori che hanno figli con malattie terminali, anche quando so che (o mi hanno detto, anche persone di cui mi fido) sono davvero da vedere.
Sono sempre un po' così davanti alla mia lista di film:
Ecco, allora che c'entra l'Alabama, gli uomini disperati, i tatuaggi, le vacche, le malattie terminali, il bluegrass con questo film?
Tutto. Sono infatti gli elementi che si mischiano in uno strano intruglio, strano e perfetto, fino a diventare un tristissimo imperdibile film.
Ti aspetteresti (forse complice un po' di qualunquismo) che queste storie di bambini malati, lutti, disperazioni grandi quanto gli amori che distruggono, siano raccontate sempre attraverso le vite di tipi più o meno regolari, mentre di regolare i due protagonisti hanno poco e nulla, sembrano un po' spiantati, o meglio, non troppo attenti a quelle che sono le cose che la società per convenzione ti dice essere le cose che contano, o, ancora meglio, quelle cose le vivono pure (la casa, il lavoro, il matrimonio) ma con una certa naturale "libertà", quel tipo di approccio un po' invidiabile, ma sotto sotto anche "che frikkettoni".
Ma i sentimenti (l'Amore su tutti) non conoscono classe, poi magari hanno mille filtri, messi sì dalla classe e dall'educazione e da quello che ti circonda, ma il fatto di sentirli, esplosi dentro, quello non cambia, chiunque tu sia.
E allora eccola la forza prorompente di Alabama Monroe, è un film con dei sentimenti giganti, ma proprio tanto grandi che fatichi a gestirli, li vedi che passano sullo schermo e ti pesano, anche quelli belli dell'inizio; che poi siccome i piani temporali sono tutti mischiati, non solo pesano, ma sono anche frullati tutti insieme, quelli belli e quelli brutti, e proprio ti rimangono sullo stomaco, quasi indigeribili. Non ci dormi la notte.
Alabama Monroe, come fu La guerra è dichiarata, non lontano per geografia e tematiche - anche se i due protagonisti sì che erano lontanissimi da quelli di questo film - è una pellicola che attraverso la tragedia, paradossalmente, ti fa credere nell'amore, in quello che nei pensieri ha la A maiuscola, che non vuol dire i bacetti, le occhiatine, le serenate, le smancerie, ma - io almeno inizio a pensarla così - è quello che non ti fa venir voglia di andartene "a cercare meglio", perché, pure se c'è quel meglio, adesso tu vuoi stare solo lì, a vivere quello che hai, anche se è un'orda di ragazzine impazzite per un jingle in TV
o una figlia che perde i capelli per la chemio
o una moglie che non vede via d'uscita al dolore se non negare se stessa a partire dal proprio nome.
Un film bellissimo, che vi strizzerà gli occhi come certe vecchie matrone strizzano gli asciugamani bagnati, facendo uscire tutta l'acqua che c'è, e che incredibilmente vi farà venire voglia di sentire blugrass per riprendervi
o deprimervi ancora di più, cosa che comunque è sempre meglio dell'apatia.
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