La famiglia Fang
Trama: La macchina dei Fang
Ricominciamo piano piano piano, va bene? Che questi sono i giorni peggiori dell'anno. Quelli che sembrano sole tre settimane fa che ci eravamo salutati con le valigie cariche di creme dopo sole poi abbiamo preso un casino di sole e rieccoci tutti qui che l'unica luce che ci abbronzerà per i prossimi undici mesi sarà quella di questo schermo (ve la sto facendo pigliare malissimo, ve'?). OK! FELICISMO! SPENSIERATAGGINE! GAUDISMO!
Che grande evviva mi fa gridare ritrovarci tutti qui anche quest'anno, con tante cose che bollono in pentola, tutte belle cose artistiche!
Ah, l'arte, quella cosa che devi imparare e poi certe volte è meglio che metti da parte.
Ecco, uno che dovrebbe mettere da parte molte delle sue velleità artistiche è Jason Bateman.
Un attore che non riesce mai ad essere carne o pesce, men che mai memorabile. Ha fatto fortuna coi suoi registri comici, ma poi si è fatto ricoprire di merda (letteralmente), ha tentato un registro meno comico e più ruvido, e ha addirittura sconfinato nel thriller puro. Eppure, nulla, non riesce, non fa quel passettino necessario per essere considerato unico. Si ha sempre l'impressione che lui o un altro, stessa cosa. Se domani sparisse, nessuno ma proprio nessuno ne sentirebbe la mancanza (queste sono le classiche frasi che poi domani Bateman muore e io rimango di sale e mi mancherà tantissimo.) Peraltro scopro ORA che è stato protagonista di Voglia di Vincere 2, un film che meriterebbe di essere bruciato al rogo, poi dici che le antipatie a pelle non esistono, esistono esistono.
Ora Jason prova a fare quel passettino esordendo (esordendo?) alla regia. E il film lo rispecchia in pieno. Non è brutto, ma davvero, non lascerà nessuna traccia di sé.
La storia è quantomai singolare: racconta la storia di due performer e della loro matta famiglia.
Essere performer è quella cosa che ti fai sparare addosso oppure fai queste cose qui:
Essere performer è quella cosa che ti fai sparare addosso oppure fai queste cose qui:
Insomma usi corpo, testa, scenari e quello che ti circonda per delle opere situazioniste più o meno improvvisate. Tu scateni l'arte, gli spettatori diventano parte dell'opera, e vedi quello che succede, se ti va bene fai il capolavoro, se ti va male fai la figura del fesso.
È quello che fanno pa' (un Christopher Walken che potrebbe cambiare il nome all'anagrafe in Pilota Automatico) e ma' Fang
con l'aiuto (più o meno volontario) dei figli inscenano finte rapine di caramelle, si fanno foto famiglia travestiti da vampiri
vanno a pattinare sul ghiaccio carichi di fuochi artificiali, cantano canzoni assurde nei parchi, e riprendendo sempre tutto.
I ragazzini (nonostante siano chiamati Child 1 e Child 2) se la passano bene, mai un momento di noia. Peccato che le figure paterna e materna siano poco più che degli impresari.
Ora i due bambini sono cresciuti, lui uno scrittore di successo in cerca del bis che non arriva, lei un'attrice in declino costretta a fare cose tipo questa per attirare un po' l'attenzione
A questo punto, tipo a minuto 25, succede che i due attempati genitori spariscono, sono dati per morti, vittime di un serial killer. Sarà vero o sarà l'ultima (neanche troppo) geniale trovata dei due per chiudere in bellezza la carriera?
Investigano i due figli che, costretti a passere insieme i giorni e rivangare il passato, si riscopriranno e legheranno di nuovo e blablabla.
Interessante, direte voi, ma sì sì, risponderò io, peccato che l'indole troppo indie, troppo off, troppo "sundance" che Bateman ha voluto imprimere al suo film, lo ammazza. La parte del passato, con le performance e il racconto di questa famiglia atipica è bello, prende, si fa capire bene in dilemma interiore di vivere una vita di sicuro divertente girovagando per l'America e facendo pazzie artistiche ma al contempo senza radici e con due genitori così imponenti da farti diventare trasparente, visto che per loro sei solo un veicolo per la loro arte, ma poi la noia inizia a serpeggiare nella parte attuale, quella dell'investigazione (anche interiore) dei due fratelli cresciuti.
Ecco, la carriera di Bateman è un po' riassunta in questa scena:
Deve prendere una direzione, altrimenti rimane "quello che ha fatto quel film".
Complimentoni estivi a chi ha deciso che sulla locandina italiana avere un Bateman e una ormai botoxata e quasi irriconoscibile Nicole Kidman siano motivi d'interesse. Abbiamo per l'ennesima volta (dopo cose indie come Life during wartime o The Myth of American Sleepover o Happiness) perso l'occasione di avere una gran bella locandina illustrata
o anche solo una po' originale:
con l'aiuto (più o meno volontario) dei figli inscenano finte rapine di caramelle, si fanno foto famiglia travestiti da vampiri
vanno a pattinare sul ghiaccio carichi di fuochi artificiali, cantano canzoni assurde nei parchi, e riprendendo sempre tutto.
I ragazzini (nonostante siano chiamati Child 1 e Child 2) se la passano bene, mai un momento di noia. Peccato che le figure paterna e materna siano poco più che degli impresari.
Ora i due bambini sono cresciuti, lui uno scrittore di successo in cerca del bis che non arriva, lei un'attrice in declino costretta a fare cose tipo questa per attirare un po' l'attenzione
A questo punto, tipo a minuto 25, succede che i due attempati genitori spariscono, sono dati per morti, vittime di un serial killer. Sarà vero o sarà l'ultima (neanche troppo) geniale trovata dei due per chiudere in bellezza la carriera?
Investigano i due figli che, costretti a passere insieme i giorni e rivangare il passato, si riscopriranno e legheranno di nuovo e blablabla.
Interessante, direte voi, ma sì sì, risponderò io, peccato che l'indole troppo indie, troppo off, troppo "sundance" che Bateman ha voluto imprimere al suo film, lo ammazza. La parte del passato, con le performance e il racconto di questa famiglia atipica è bello, prende, si fa capire bene in dilemma interiore di vivere una vita di sicuro divertente girovagando per l'America e facendo pazzie artistiche ma al contempo senza radici e con due genitori così imponenti da farti diventare trasparente, visto che per loro sei solo un veicolo per la loro arte, ma poi la noia inizia a serpeggiare nella parte attuale, quella dell'investigazione (anche interiore) dei due fratelli cresciuti.
Ecco, la carriera di Bateman è un po' riassunta in questa scena:
Deve prendere una direzione, altrimenti rimane "quello che ha fatto quel film".
Complimentoni estivi a chi ha deciso che sulla locandina italiana avere un Bateman e una ormai botoxata e quasi irriconoscibile Nicole Kidman siano motivi d'interesse. Abbiamo per l'ennesima volta (dopo cose indie come Life during wartime o The Myth of American Sleepover o Happiness) perso l'occasione di avere una gran bella locandina illustrata
o anche solo una po' originale:
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