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martedì 6 settembre 2016

OK il pazzo è giusto

Money Monster
Trama: Trita la ruota, tri.ta.là.

Money Monster è un brutto film, ma proprio brutto eh.
Non c'è niente da salvare.
Non riesce ad essere una critica alla società. Non riesce ad essere una critica alla pazza economia. Non riesce ad essere una critica alla televisione. 
Jodie Foster, che onor del vero non ha mai fatto dei capolavori quando è stata seduta in cabina di regia, questa volta mette su un film nato vecchio. Parla di crisi economica e lo fa nel più scontato dei modi, col pazzerello che ha perso tutto e si rivolta contro la società in solitaria e per farlo va in TV col tritolo a chiedere indietro i suoi soldi e allora tutti empatizzano ma basta arrivare la pubblicità del dentifricio che tutti si sono già scordati. 

Se solo penso a questo plot mi vengono in mente veloci veloci quel film con John Travolta e quell'altro con Denzel Washington, uguali uguali, e non sono andato a scartabellare il mio IMDB mentale.
I tre attori coinvolti sono meno in palla come un cubo. 
Il povero Jack O'Connell dovrebbe cambiare agente, non riesce a imbroccare un film che è uno, nonostante sia sempre coinvolto insime a nomi altisonanti, poi i film che fa si rivelano sempre delle sonore cagate
George dovrebbe fare il mattatore televisivo caustico, stronzo, menefreghista e (quindi) affascinante, proprio come Pippo in Anche i Baudi piangono, invece è tutto un misto di faccine e faccette che pare un misto tra Luca Giurato e Enrico Papi; una delle interpretazioni più blande e inutili della sua altrimenti (quasi) impeccabile carriera. Brutta china, Giorgio, brutta china.
Julia Roberts, che dovrebbe fare l'assistente tutta di un pezzo ma in fondo in fondo (neanche troppo in fondo che il film è corto) è innamorata del suo assistito: trasparente, se poi la confronto con quella di Kate Winslet di qualche mese fa. Brutta china Giulia, brutta china.
Un fallimento su tutta la linea dunque, che parla di economia in maniera banale e cinematograficamente vecchia (non solo perché abbiamo da poco capito i primi cinque minuti di La Grande Scommessa), e sceglie di risolvere il grande conflitto tra economia mondiale e poveri stronzi che lavorano tutta la vita e poi muori (dove per poveri stronzi intendo pure io, eh) con la solita storiella del magnate dei soldi che si ladra il denaro dei poveri risparmiatòri sfigati e scappa nei paradisi fiscali, e allora quando quello che era dalla sua parte (il presentatore) si rende conto che "ehy è uno stronzone, smascheriamolo", decide di usare il mezzo televisivo per fare opere di bene, e non di pene come fino al giorno prima.
Tutto vecchio, tutto già visto, tutto banale. È più emozionante a livello economico indossare dei pantaloni che non mettevi da anni e trovare dentro la tasca 5.000 lire. Non 5 euro che puoi anche spendere, proprio 5.000 lire.
Sono ben altri i momenti televisivi da ricordare:

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