Into the Forest
Trama: Sisters in the Wood
Ho visto questo film solo ed esclusivamente per rimpinguare il più grande trend del 2016: le Foreste.
Adesso non mi metto a fare tutto l'elenco, me lo riservo per il 31 notte perché lo sapete ormai no? Ore 23:59 TUTTI attaccati al computer
10!
9!
8!
7!
6!
5!
4!
3!
2...
ARRIVANO I CHICKEN BROCCOLI AWARDS!
...e in qualche modo dovrò pur riempirli.
Allora è uscito fuori questo film minuscolo di due sorelle - che sono Ellen Juno Page e Evan Rachel Wood (si chiama Wood. Non so se...), ma forse è un robot? - che vivono col padre i una casa in mezzo al bosco. Fuori dal bosco, in quel che rimane della società, c'è un'apocalisse non meglio identificata, e ognuno si arrabbatta come può.
Questa cosa di non specificare di che apocalisse si tratta è una gran furbata per risparmiare sul budget, comunque.
A una certa il padre in un impeto di furbaggine (uomo scemo!) degna di nota si porta via una gamba tagliando un albero, e muore.
Le due devono sopravvivere cercando di affrontare il più grande dilemma che due sorelle possono vivere: chi se li mette i pantaloni quelli a vita alta che ti fanno il bel culo stasera? Me li metto io che sono la maggiore! No! Non è che perché sei la maggiore devi averle tutte vinte! E poi io ero la preferita di papà!
Ok ok, penso che se mi sente la regista e le attrici (e in generale forse tutte le donne del pianeta) potrebbero fare qualche appunto sul mio malcelato pressapochismo in quanto a psicologia femminile, infatti il film è proprio mooooolto femminile, tutto incentrato su queste due poverine che ok l'Apocalisse ma non scordiamoci che il più stronzo di sempre e per sempre è L'UOMO! Cattivo! Che appena può lui colpisce e scappa via grande figlio di puttana.
E sapete che vi dico? Anche basta.
Voglio dire, se c'è una cosa che il cinema (di, a, da, in, su, per, tra femmine) degli ultimi anni è che alle figure delle povere pulzelle in pericolo e l'uomo che le ghermisce con le mani sudate non ci crede più nessuno.
Non sto minimizzando la cronaca orrenda che (purtroppo) si arricchisce ogni giorno, e non voglio certo finire l'anno con un cinecriticocidio scordandomi quando ancora nella realtà extrafilmica la parità dei sessi (tutti) sia lontana a venire, ma insomma, queste due sono vessate tutto il tempo dagli uomini che appaiono nel film (che poi, sono due... erano proprio in ristrettezze economiche) e loro stanno lì inermi, anche quando hanno un'ascia in mano.
C'è una scena di stupro che veramente dà fastidio per tutti i motivi sbagliati, non quelli che ti fanno salire la rabbia come è giusto che sia, ma perché non ha alcun senso, proprio come si svolge, come finisce, alle conseguenze banalissime che porta. sul finale, scelgono proprio la soluzione più geniale: la fuga. Bell'esempio. E tutti i film di rape & revenge non ti hanno insegnato nulla?
Posso dire la mia proprio senza peli sulla lingua? La natura palesemente "famo il film tra noi amiche del collettivo femminista contro gli uomini che sono tutti delle merde chi èiù chi meno ma comunque merde" è talmente tangibile (la Page è la produttrice, anche se non sembra averci speso più di 30 dollars) che la pellicola perde di ogni spessore, e sfido anche una spettatrice con un minimo di raziocinio o spirito critico a dire il contrario.
Ed è strano, molto, troppo, praticamente fastidioso, visto che la regista (e la produttrice) è gay, in questo caso mi sento di sottolinearlo solo perché diventa un dato importante se confrontato con la banalità del film, una banalità che ci si aspetterebbe da qualcuno che quella realtà non la conosce. Into the Forest è corrispettivo femminile di quello Stonewall che ci aveva fatto storcere il naso mesi fa.
Dite che mi sono inimicato tutte le lesbiche del pianeta? Ma io ce l'ho con la regista, figurati che me ne frega chi si scopa, il fatto è che mette su un film dove la figura della donna vittima dell'uomo è talmente maccheronica e senza spessore che pare scritta da... un uomo...
Un film girato con poche lire e molte idee sbagliate. Inoltre è noioso, la cosa più imperdonabile.
Vabbéddai fammi tornare a scrivere gli Awards va, poi se vogliamo iniziare a litigare nei commenti come quella volta che ho osato dire che Lisbeth Salander è un personaggio di merda, vedete voi.
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