domenica 7 aprile 2013

MAD C&B

Oggi. 
E non dico altro. 
La locandina? Chi è il vero Don? A chi tiene la mano? Perché ha una sottoveste? I cartelli stradali? La polizia che aspetta? L'aereo decolla o atterra? Joan a braccetto con Roger? Una sola illustrazione, così tante domande.
Vi basti sapere che per la prima volta al Nuovo Cinema Broccolo si è creato il gruppo d'ascolto. Domani vi voglio tutti a casa mia in vestiti di classe, strafatti di nicotina e Martini (no, il té freddo non vale) a vedere la Season Premiere della Final Season di quella serie che sì, ci ha cambiati davvero.
Eravamo rimasti qui
e da qui ricominciamo. E come sempre quando si parla di MM sono frasi che pesano.
Per ricapitolare mi faccio aiutare dall'infografica:










C'è la non tanto remota possibilità che tra pochi minuti inizio un recap selvaggio. Fatelo anche voi e non fatevi distrarre. Zou Bisou Bisou.

sabato 6 aprile 2013

♰ Bigas Luna ♰

♰ Bigas Luna ♰
Dalla Luna alla Terra.

ANTE-ANTEPRIMA • Le streghe di Salem

L'altro ieri io sono andato all'anteprima de Le Streghe di Salem. Ah, le anteprime, questo dolce sentimento che.
Davvero già solo dire la parola 
"io" "anteprima" ti mette di buon umore. Ti senti come quando Hagrid va da Harry e gli dice che è il prescelto e da lì a pochi anni ucciderà un tizio senza naso ma non prima di aver visto morire amici, parenti e un nonnino volare giù da una finestra. Ok, magari giusto un'antichietta meno, ma comunque emozione. Anteprima= emozione vipparola. E la cosa bella è che in questo caso specifico mi sono arrivati gli inviti da due posti diversi, madonna ma neanche veramente Donald Duck Trump! Ciebbì e l'alta società. Infatti sono arrivato vestito così.Le streghe di Salem (attenzione SPOILER: NON è il film horror del comico napoletano. Ripeto: NON è il film horror di Vincenzo.) è il nuovo film di quel bel tomo di Rob Zombie con protagonista assoluta la moglie Sheri Moon Zombie, che io li vorrei come papà e mamma, anche solo per il gusto di andare a scuola ed essere chiamato per ultimo all'appello.
Dunque questa però NON sarà la recensione perché per ora c'è l'embargo. Un giorno mi embargai su un cargo battente bandiera liberiana. L'embargo vuol dire che se fai la critica prima del permesso ti vengono a prendere dei mostri sfondandoti la porta di casa e ti bruciano vivo e tu è inutile che urli "nooo. io non sapevo neanche che voleva dire "embargo" l'ho dovuto cercare su Wikipeashdghghgss".Insomma è un post pubbliciatario dai. Dai diciamolo. Dai chiamiamo le cose con il loro nome dai.

Quindi. LE STREGHE DI SALEM! PAURA! ZOMBI! MOGLIE DI ROB ZOMBI (probabilmente nuda ma non puoi farci nulla perché sennò chiama il marito e non so voi ma io con uno così:

non ci voglio litigare MAI)
La recensione esce il giorno in cui esce il film. Intanto ti becchi il trailer
e delle foto della InstaZombie perché sì
(E la sempre rassicurante presenza di un nano)
Ma sulle bollette di casa che c'avranno scritto? Zombie? Dai...

venerdì 5 aprile 2013

La scuola dell'oblio

Confessions
Trama: Confessioni di menti pericolose

E finalmente ho visto Confessions, il film giapponese di qualche anno fa che tutti mi guardavano storto quando dicevo di non aver visto. Ma forse non erano sguardi storti, era che erano giapponesi quindi non si capiva. Battute sceme sulla forma degli occhi di miliardi di persone a parte, confesso che non aver visto Confessions era davvero una brutta lacuna.
Sono questi i film che ti fanno sentire inadeguato quando a priori ti rifiuti di vedere film orientali. E demandi le recensioni ad altri.
Ma siccome inadeguato è un stato d'animo, ecco che nella MIA recensione di Confessions, copio/incolla quella già pubblicata due anni fa (Due. Anni. Fa.) su queste pagine virtuali da Sua Japponosità Alabama.
La cosa può essere letta come pigrizia totale anastatica. Io preferisco dire che siccome sono d'accordo 100% con la recensione già messa e non farei altro che ripetere esattamente le stesse cose (presumibilmente con maggiori battute di dubbio gusto sui giapponesi) e qualche informazione fondata in meno. Quindi si dia il via al riciclone omaggio di una bella recensione.
CONFESSIONS (告白)
Trama: i baby killer e la scuola dell’orrido.
Ci sarebbe molto da dire su questo film, che era il candidato giapponese per la cinquina dell’oscar straniero, rimasto poi escluso. Chissà perché. Forse perché troppo giapponese, nei contenuti e nella forma, contenuti e forma non rivoluzionari ma decisamente virati a est.
Ci sarebbe molto da dire e infatti non so da dove iniziare (e rischio di non sapere dove andare a finire). Facciamo che vi risparmio il pippone socio-psico-culturale sull’evidente fascino che i ragazzini killer esercitano nel subconscio giapponese, cosa riscontrabile in qualunque espressione culturale, e mettiamola così: Confessions è l’Elephant giapponese (quindi Erephant), o meglio, è quello che Elephant sarebbe potuto essere e non è, nemmeno di striscio. Sono uguali e opposti. Ragazzini problematici a scuola, problemi che diventano patologie, patologie che diventano reati, reati che diventano tragedie inconfessabili. Ma dove Elephant va avanti a furia di mutismi e piani sequenza (facendoci due palle tante), Confessions è parlatissimo, fino allo sfinimento, e monta cinque storie intrecciate tra loro (inchiodandoci alla poltrona, occhi e orecchie spalancati). Ho iniziato a vederlo alle undici di sera e temevo l’abbiocco, niente di più facile con un film in giapponese sottotitolato in inglese. Niente di più falso, la prima mezz’ora è una bomba nucleare totale, un incipit di una potenza che raramente si vede, un calcolato e freddo crescendo esponenziale che esplode al primo punto di svolta. Poi cala, ma era logico. In un qualsiasi film americano questa sarebbe stata la mezz’ora finale. Invece è l’inizio.

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Ed è soltanto il monologo della prof, che l’ultimo giorno di scuola fa una confessione alla sua classe di ragazzini tredicenni. La voce monotona, tipo altoparlante del centro commerciale, all’inizio passa inosservata, poi diventa fastidiosa, non cambia mai tono, è monocorde, quando stai per dire cheppalle cambiano le cose che dice e quindi subentra la curiosità, la sorpresa, lo shock, finché arrivi a sperare che tutto il film sia così, con lei che parla dentro la classe, e giuro sarebbe stato comunque ottimo.
Al tenutario qui piacciono i film di vendetta, alla sottoscritta no perché di torture e compiacimenti sanguinolenti ne faccio volentieri a meno, ma Confessions è un bellissimo film di pura vendetta, anzi, di pura punizione, che dire servita fredda è dire poco, con poco sangue e senza tante minacce, di gelida tortura psicologica che scatena un inferno di psicosi concatenate. Ricorda quel gran film che è Old Boy in più di un momento, di nuovo vendette orientali, glaciali, marziali.
Raccontare troppo rovinerebbe le varie sorprese a chi vedrà il film (vedetelo!!) e Confessions è in realtà un sacco di cose, oltre all’Elephant giapponese, al Bowling a Yokohama, allo psicothriller Young Boy delitto e castigo (che infatti è citato, non a caso). È impossibile non pensare al risvolto sociale, specie per chi mastica un po’ di Giappone (anche solo leggendo i manga), impossibile non pensare che il Giappone è uno dei paesi dove il bullismo scolastico è più diffuso e col più alto tasso di suicidi fra i ragazzini-vittime, dove le autorità (genitori, professori, la legge) non sanno e non possono intervenire, o il più delle volte se ne fregano, perché finché non diventi un adulto perfettamente inserito, ingranaggio invisibile della società, sei una specie di mina vagante aliena che potrebbe diventare qualsiasi cosa e per questo fai paura. Impossibile non pensare alle mamme assenti, o votate a fare del figlio un genio tralasciando tutto il resto, che sono più numerose di quanto si possa immaginare. Impossibile non notare che il professorino giovane che vuole fare l’amico a tutti i costi è aberrante tanto quanto i suoi studenti schizzati. 

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Il film pesca a piene mani dalle piaghe contemporanee e millenarie della società giapponese, che sono solo l’alterazione esasperata e deformata dei problemi adolescenziali di qualunque ragazzino in qualunque parte del mondo, e traccia almeno cinque personaggi principali e altrettanti secondari, raccontando con maestria un’ottima storia, che è quello che si richiede a un film, alla fine dei giochi, senza troppi giri di parole (in cui mi sono persa, lo ammetto).
La forma un po’ si perde, dietro a troppi ralenti (scommetterei che più del 50% del film è al ralenti) e con troppa musica melensa, ma è la forma di quasi tutto il cinema giapponese, che calca sempre troppo il pennarello quando vuole sottolineare qualcosa, sempre in bilico tra poesia e manierismo compiaciuto. Ma quando il contenuto salva la forma, il resto gli si perdona. Confessions non dice nulla che non sia già stato detto e ridetto, ma lo dice in una lingua diversa. Geograficamente, culturalmente, cinematograficamente diversa. 
 * * *
Ecco fatto. Mo non vi preoccupate, non è che mi metto a rivedere tutti i film jappi (anche se quasi quasi, almeno svango le recensioni) che sono passati per Tofu&Broccoli, ma cercherò  di accettare i consigli, soprattutto quelli dati con gli sguardi storti. 
Fatelo anche voi visto che il film finalmente ha trovato la sua strada di distribuzione itaGliana. Esce a maggio. Ovviamente non lo vedrà nessuno perché chi era interessato l'ha visto ai festival o scaricato o costretto dagli sguardi storti. Quindi i distributori diranno "che li porto a fare i film jappi non li vede nessuno" e si ricomicia...

giovedì 4 aprile 2013

Violence/Horror/Sex

V/H/S
Trama: Videocasse

La cosa più bella di parlare per assoluti come faccio io è venir smentito il giorno dopo.
Ieri dicevo: Telecamerina è morta. Basta! Già alla fine del Blair Witch Project non se ne poteva più. Poi da quando Paranormal Activity ha fatto i miliardoni tutti hanno imbracciato telecamerine e si sono messi a fare i film (oltre alla lista di ieri ci sono anche quelli di fantascienza), non se ne può più.
E poi arriva V/H/S, un film a episodi e ogni episodio è fatto a telecamerina e, miracolo (o maledizione in questo caso) sono uno più bello dell'altro. Vediamoli, con tanto di poster uno per:
Amateur Night
In questo episodio un gruppo di scemi va a rimorchiare in un locale. Riesce non si sa bene come a portarsi in una camera d'albergo due tipe. Una di queste è lei:
Ecco, sinceramente se una ti guarda così lo dovresti capire al volo che c'è qualcosa che non va. Ma si sa, tira più un pelo di mostro... infatti la tizia non è altro che un succubo che... Episodio perfetto, perfetto mix di cosa si vede e cosa no (parlo di effetti speciali e make up da mostri, che andate a pensare). Ti fa venire voglia di pensarci due volte prima di tirarlo fuori davanti alla prima che passa... 
Second Honeymoon
In questo episodio una coppia di scemi in luna di miele passa da motel a motel in un coast to coast romantico. Mentre lui cerca di convicere lei a girare qualche filmetto a mettere su youporn, lei si sente osservata. Infatti ha ragione visto che durante la notte, e durante il viaggio, i due tapini non si accorgono che qualcuno entra di notte nelle varie stanze per mettergli lo spazzolino da denti nel water, rubargli 100 dollari, prendere il coltello e... 

Il finale non te l'aspetti proprio. Il regista è quel bel personaggio di Ti West, uno che ci ha fatto gridare al miracolo ai tempi di The house of the Devil e sussurrare di tensione con The Innskeeper.
Tuesday the 17th
In questo episodio tre scemi si avventurano nella foresta. La citazione al Progetto Blair è palese. Durante l'escursione i tre notano che solo quando guardano arbusti e licheni attraverso la telecamerina vedono cose strane, tipo cadeveri con la spina dorsale in bella vista o anche uno che li uccide via via. 

Te l'avevo detto di cambiare filtro Instagram. Forse l'episodio più debole, ma è anche perché il livello degli altri è molto alto.
The Sick Thing That Happened to Emily When She Was Younger

In questo episodio un'altra coppia di scemi sta tutto il tempo a chattare su skype. Proprio tutto il tempo. L'inquadatura rimane fissa, lei grande e lui piccolo ottimizzato sulla destra in basso. Avete mai provato? Un horror, tenti di dirti le cose carine e proprio in quel momento salta la connessione, o non si sente e tu sei costretto a scandire a voce alta come parlassi a tuo nonno con l'apparecchio acustico "TI. VOGLIO. BENE. NONN.. ah no scusa..." e poi la cosa peggiore: io non so se hanno tarato gli apparecchi sulla parola "pronto" ma quella LA SENTI SEMPRE! "Pronto?" "Sì ti sento dimmi" "Ssalkdco òalfic e se%£=... capito?" "No" "PRONTO?" "Sì ora ti sento, ripeti. Puoi dirmi la cosa che cercavi di dirmi per cui ne varrà tutto del nostro amore e della nostra vita. Ti ascolto..." "Sdsckloiewr=a"££$ kjfioew"£ ☃☄☠, e questo è quanto. Capito?""...""Pronto?!"... L'inferno all'infinito. Certo non come quando a lei cominciano a spuntare purulente ferite sul braccio...

Vabbé comunque questi due hanno una ottima connessione che non gli salta mai, non fosse che ogni volta che lei si sposta dietro succede qualcosa che non vorremmo mai vedere. Ma c'è un segreto... non vi dico nulla. Il finale è straniante forte (e non solo per la deriva da chat erotica. Altra cosa che ti passa la voglia di fare vedendo questo film...). Il regista è uno dei capoccia alternativi del movimento cinque noie mumblecoso, che qui, costretto dal minutaggio e aiutato dall'idea dell'inquadratura skype, fa un ottimo lavoro.
10/31/98
In questo episodio quattro scemi (ebbene sì, se sei scemo e stai per vivere un'avventura ai confini della virtualità, hai una telecamerina in mano. Non è sempre vero il contrario.) si preparano per halloween. Arrivano all'indirizzo della festa, una casa gigante e vittoriana. Peccato sia completamente vuota. Visitando le stanze però ci sono quei piccoli particolari che ti fanno pensare "ma non è che è un pochetto posseduta 'sta casa?"... sai tipo quando escono le mani dalle pareti...

L'episodio è girato da un collettivo di registi (sai tipo Wu Ming) che si fa chiamare Radio Silence. Sono gli stessi che con la loro serie web fatta come I Libri Game di una volta (cacchio rivangare VHS e Libri Game in un post solo mi fa esplodere il cervello) hanno avuto 30.000.000 di view. Comuqnue sono divertenti:

Tutti questi episodi sono legati tra loro da un episodio orizzontale, Tape 56, girato quello del bel A Orrible Way to Die, ricordate? Un episodio spezzettato per fare da raccordo agli altri dove un gruppo di scemi dedito ai video scemi su youtube dove fanno le cose sceme ed estreme che vanno dallo spaccare i vetri ad aggredire le ragazze scoprendogli le tette per po i scappare (se esiste una cosa del genere ghigliottina subito) che si introducono di soppiatto in una casa dove trovano una strana collezione di videotape. ah sì, anche qualche zombi.
Insomma, proprio come nella migliore tradizione dei film horror ad episodi, da Creepshow a Ai confini della realtà... ma anche i racconti del terrore di Poe... V/H/S ha due giganteschi meriti: unire in un sol colpo i migliori esempi di telecamerina visti da tanto tempo a questa parte (sai che forse i migliori e basta!) e, secondo, rinvigorisce quella strana teoria sconosciuta ai più che vuole, incredibile a dirsi, che quando il regista è cazzuto, qualsiasi cosa faccia viene cazzuta, anche una modalità così stracotta come telecamerina.
Purtroppo ha anche un demerito: per colpa di questo film ci sorbiremo un'altra quantità industriale di telecamerine con la sola speranza di trovare qualcosa di qualità così alta. Forse dovremmo aspettare fino al seguito, in lavorazione, per cui sono stati chiamati il regista di The Raid: Redemption e, ullalà, i registi originali di The Blair Witch, vediamo cosa faranno, in fondo è tutta colpa/merito loro.
Meno male comunque che mi sono liberato della mia collezione di VHS (circa 1500) prima di vedere questo film. Mi sarebbe presa malissimo. Poi figurati coi casini che facevo. Tipo che se un film non mi entrava di pochi minuti (in LP ovviamente, fanculo la nitidezza) prendevo un pezzo di nastro e lo incollavo all'altro con lo scotch. Altro che copia/incolla.

mercoledì 3 aprile 2013

Frankie Goes to Hollywood

The Frankenstein Theory
Trama: Sono buono e stritolo

Mi sembrava di essere stato chiaro, la telecamerina è morta, kaput, fine. Invece, proprio come il mostro di Frankenstein, si ostinano a rimetterla in sesto nonostante ogni volta venga distrutta a fine film da mostro/fantasma/zombi di turno e portarsela in giro e a farci i film horror lowbudget (in effetti anche quelli di supereroi, di feste per bamboccioni e di scopate).
Qui si tratta, come si evince dal titolo, di dare nuova linfa vitale (!) al mito di Frankenstein, che se ci pensi è un personaggio sempre un po' bisfrattato. Nell'immaginario collettivo ha pari celebrità di un vampiro o di un licantorpo (infatti i tre sono SEMPRE messi ai primi tre posti della classifica mostrologica... sin dai tempi di draculinol'uomolupoefrankenstaìn), ma nessuno se ne innamora mai davvero. Sarà per quel puzzo orrendo di cadavere o per quei grugniti incomprensibili... ma non ci pensano al risvolto della medaglia. Un uomo grande e grosso, instancabile e dalle poche pretese intellettuali. E poi chissà il Dottor Frankenstein dove ha preso il "coso"... 
Insomma il film è il solito found-footage di 'sti tipi che credono al mito di Frankie e vanno in culo al mondo a cercarlo, tutta neve e chiacchiere e grugniti da lontano. Tutto il resto, è noia.
Vabbé comunque da una parte siamo un po' contenti che il tanto martoriato (. . .) Frankie stia vivendo un momento più o meno favorevole sul grande schermo, peccato che tutte le sue apparizioni non siano degne di nota. Certo non lo era qui, tantomeno qui (era a forma di cane...), e lo è meno che mai in questo horror-telecamerina dove davvero non succede NULLA per almeno 80 minuti (e il film dura 86) e poi quando finalmente qualcosa succede si tratta di due grugniti, una stamberga presa a spallate e un'unica singola apparizione del mostro, che, oibò, non è altro che un omone molto alto vestito di scoiattoli.
Ripeto, urge film su Frankenstein fatto bene. Urge. Perché comunque un buon film su Frankenstein...
Intanto qualche vecchia locandina da un tempo in cui Frankie era fico come gli altri. Ve le metto in alta risoluzione, siate risoluti e plotterateli e appendeteli.
e un blog per approfondire.

martedì 2 aprile 2013

♰ Jesús Jess Franco ♰

♰ Jesús Jess Franco ♰
Che mondo cannibale

C'era una volta in Siberia

Educazione Siberiana
Trama: Romanzosky Criminalosky

Di Salvatore, lo sapete bene, non mi fido a priori. Sbaglierò io, ma lui sbaglia più di me. Ha cominciato a sbagliare quando, nascondendosi dietro la brutta scusa della "sperimentazione che io sono il solo che la fa che io sono quello che tenta tutti generi che in Italia nessuno fa i generi" ha iniziato a copiare a destra e manca. Copiò Scott per Nirvana (vabbè), copiò Cronenberg per Denti, copiò Inarritu per Amnèsia, poi fece Io non ho paura che era bello perché non copiava nessuno e vabbè può capitare a tutti di fare un film bello, copiò qualcuno di cui non ricordo il nome per Quo Vadis Baby ma a quell'epoca c'era la moda del noir livido tipo Mystic River per capirci, fece male un altro Ammaniti, e poi lo scatafascio, copiare Anderson per Happy Family, con questo si guadagnò proprio la nomina di imperdonabile.
Quando ho saputo che Salvatore avrebbe ridotto il libro del miracolato Lilin in film, ho storto subito il naso (che già un po' storto di suo è, quindi proprio mi è diventato come quando fai quelle foto sceme con gli effetti di photoboot) e ho atteso.
Ho letto il libro di Lilin quando uscì, a dire il vero ho letto anche il secondo (da cui il film prende anche qualcosa) e, sebbene fosse lampante la sua poca caratura letteraria, mi ero appassionato alla mitologia di questa criminalità "buona", fatta di riti, di antiche tradizioni, di rispetto per le regole, ovviamente le regole criminali, e, soprattutto, fatta di simboli.
Il simbolo sembra infatti essere la base di ognuna delle tradizioni criminali siberiane (ma in effetti lo è per ogni organizzazione criminale antica, anche le mafie italiane hanno i loro riti pagani di coltelli, iniziazioni, corone). Il coltello, che può essere usato da una mano e una mano soltanto, tramandato al limite per consangunei; il rito del Tè, durante il quale si discutono azioni criminali come omicidi, vendette, rapine; e ovviamente i tatuaggi, carichi di significato (lo avevamo visto anche in Eastern Promises, quello sì che era un film...) e storia. Leggere un uomo attraverso i segni sulla sua pelle, quella era di certo la parte più affascinante e in definitiva "diversa" dai soliti racconti di ascesa e caduta di un criminale.
Insomma Salvatore alle prese con la criminalità più o meno organizzata russa. Il materiale c'era, era tanto e denso, nel libro - che ripeto è assai lontano dall'essere scritto bene - succedevano così tante cose interessanti che davvero c'era di che farne un bellissimo film. Così - e che brutto poter dire per l'ennesima volta "ovviamente" - non è.
Salvatore spreca ogni singolo elemento/simbolo (l'angolo rosso, il quartiere e i suoi confini invisibili, il fiume) per appiattire un po' tutto dietro il nome dell'attore hollywoodiano che si è prestato al film e alle scene di routine. Insomma, proprio quando poteva fare un film icona (russa, non a caso) ne fa un affresco confuso e delavè. Non che non ci siano quegli elementi, ma non gli si dà mai il giusto risalto, la giusta carica mistica e mitologica. Ci sono, si vedono o si raccontano, ma dov'è la tradizione? La profondità del rito? Il senso di appartenenza? La fatica del protagonista che pur affrancandosi, alla fine, dalla sua vita criminale, rimane legato al suo passato, di cui in fondo va fiero?
Eccola di nuovo. L'incapacità tutta italiana di infondere ai propri protagonisti un peso specifico, che qui invece è pari allo zero, ha in Educazione Siberiana un nuovo ennesimo esempio. 
Il "personaggio" Nicolai Lilin ha vinto sulla sua reale (in)capacità nella scrittura e la sua capacità alquanto abbozzata come tatuatore, facendone comunque un caso editoriale (non letterario, v'è differenza) e un tatuatore di fama (non credo tatui più comunque): Lilin raccontava - sì, probabilmente romanzando - la sua vita criminale e il suo diventare tatuatore, la guerra e la rinascita, e lo faceva inciampando spesso in ripetizioni o strutture lessicali semplici, quasi elementari, ma quello che raccontava, si sentiva, era una realtà densa e strutturata, viva. Per questo appassionava. 
Nel film manca proprio quella struttura, quella vitalità. E, ancora peggio, manca quello che invece doveva essere l'elemento più forte, capace di tenere su di sé tutto il peso del film: il protagonista.
Raccontare il singolo per raccontare il plurale, è questo che fanno spesso i film di organizzazioni criminali. L'esempio che meglio si adatta è Quei bravi ragazzi, no? Ray Liotta al centro e intorno, la mafia italoamericana. Infatti ero pronto (e forse glielo avrei perdonato) a vedere un epigono scorsesiano, pistole e sangue, ma con la neve. Mi aspettavo piani sequenza con presentazione dei vecchi saggi in voce off, mi aspettavo qualche movimento di camera azzardato, mi aspettavo ralenti, ammetto. 
Nulla di tutto questo, e in definitiva è un peccato.
Perché il film mantiene un andamento sonnacchioso e spreca quasi tutte le sue occasioni. Il materiale era talmente potente che queste occasioni sprecate si fanno sentire il doppio. Quel "quasi" è la scena, questa sì bella, della pratica da tatuatore fatta da Kolima/Nicolai nel carcere minorile, per il resto il nulla registico. Non ho visto un regista nella scena del fiume, non l'ho visto nella scena del tè o in quella del primo incontro/scontro con la polizia in casa, non l'ho visto nella scena della "lettura" del cadavere. L'ho forse intravisto nella scena della rissa con la scalcagnata gang avversaria... ah, ma non era Salvatore, era Kubrick.
Ritornando al protagonista e ai protagonisti. Nonostante l'evidente bellezza dell'est dell'attore scelto per Kolima, a mancare è la capacità di rendere profondo lo sguardo, stiamo pur sempre parlando di un ragazzino cresciuto a pane (raffermo) e morti ammazzati. 
Molto più bravo l'esordiente che interpreta la sua nemesi Gagarin, l'attore riesce a rendere meglio dell'altro lo strazio interiore dell'appartenenza che si scontra la voglia di emergere in fretta, non seguendo la tradizione, stringendo patti coi peggiori e con la droga (bandita dalla vita criminale siberiana).  Certo non lo aiuta essere IDENTICO a Muccinino
Per gli adulti, un altro paio di maniche. Malkovich se ne sta sempre lì con gli occhi da pesce e la bocca mezza aperta come gli fosse preso un ictus un secondo prima. Invece totalmente sprecato quel mito vivente di Peter Stormare. Il resto mancia, il resto manca.
Un peccato, l'ennesimo. Perché il film non si solleva da una decente produzione televisiva, mentre poteva essere un gran film, mitico e mistico.
Il finale poi, tra i più frettolosi, inconsistenti e francamente anche incomprensibili che io ricordi, trasforma il film da "occasione sprecata" a "e che t'aspettavi da un film itaGliano?".
Peccato perché checché se ne dica Lilin è un bel personaggino e nonostante non sia un grande scrittore tantomeno un grande tatuatore, mi sembra essere un uomo sincero, che sfrutta la sua esperienza in maniera pulita, come faremmo tutti, senza strumentalizzarla beceramente.
A proposito di tatuaggi e di forse non tutti sanno che, Lilin, ancora non famoso, collaborò anni fa con uno scultore italiano, Fabio Viale, facendo queste bellissime (e cariche di significati) sculture qui:
Mentre io, da par mio, ho iniziato a vivere secondo un'Educazione Broccoliana