giovedì 7 novembre 2013

C&B ANTEPRIMA • Planes

Planes
Trama: Scem on a planes

Planes è il peggior film della Pixar Disney.
Peggio.
Planes è uno dei peggiori film in animazione digitale degli ultimi anni.
Ebbene sì, è peggio dei Croods, è peggio del Gatto con gli Stivali, è peggio persino di Turbo (BUM!). Avessi scritto questa recensione ancora carico della rabbia e della pena provata durante la visione avrei detto che è peggio persino del primo Era Glaciale. Ora la pena e la rabbia sono scemate (!) e hanno lasciato spazio solo ad una sconsolata consapevolezza (sconsapevolezza), la Pixar è morta. O meglio, è arrivata la trista ora per noi in cui non ha più senso pensare alla Pixar come quella casa di produzione capace di realizzare i capolavori, quei film che fanno gola ai bambini ma che piacciono più ai grandi, quei film che se avessi un figlio sarei contento fossero parte della sua educazione.
Certo, non che si presentasse come il migliore dei progetti, questo Planes: spin off dei peggiori Pixar (Cars e Cars 2) è la storia di un aereoplano di campagna che sogna di fare una gara ai massimi livelli. Un'idea di 70 anni fa:
Il problema però - come sempre - non è la storia non tanto originale (a tutti piace il protagonista che sogna e con caparbietà e coraggio riesce a realizzarsi) quanto il suo svolgimento: Planes è scritto malissimo (non fa ridere mai, MAI, anzi non fa neanche sorridere), ha un protagonista brutto e stereotipato, dei comprimari talmente scialbi da farti rimpiagere Tricchetto (il che è tutto dire, è come rimpiangere Jar Jar Binks), insomma eredita da Cars i suoi difetti peggiori: dal primo questo design bislacco di mezzi di locomozione umanizzati, che però vivono in un mondo a misura d'uomo, con palazzi, fattorie, grattacieli e tu stai lì a chiederti "ma, scusa un attimo, se questi non hanno le mani, come diavolo le hanno costruite le cose, e soprattutto... perché?!"
Mentre dal secondo eredita quella fastidiosissima abitudine di proporre allo spettatore una selezione di aerei (lì erano le macchine) di diversi Paesi, ognuno un luogo comune ambulante volante: il messicano "caliente", l'italiana sensuale (doppiata da una proto-erotica Micaela Ramazzotti che sembra una telefonista di un servizio 144 hot, che con questo ha fatto il bis del marito doppiatore penoso), l'inglese burbero, l'hindiana misteriosa... insomma una roba da orticaria (ricorderete la macchina da Formula 1 napoletana... ecco.)
Insomma, se fossero stati più onesti e avessero messo Planes in commercio in dvd, giusto per farlo comprare alle nonne in visita ai nipotini la domenica a pranzo e non presentarsi a mani vuote (nipotini dai 3 ai 5 anni, già uno di 6 le sputava in un occhio, alla nonna col dvd di Planes in mano) , lo avrei accettato; invece no, invece Planes nelle sale, come un film Pixar, o come quel 1/2 film Pixar di cui parlavamo qui (quindi il film Pixar dell'anno è Monster University, non era il 1/2 giù quello?)
Non entriamo poi nel reparto tecnico, il design è sciatto, gli sfondi accennati (ci sono minuti e minuti di nuvole senza uno stralcio di fantasia e altri minuiti e minuti di orizzonte marino che... insomma...), il character design è svogliato, la storia patetica. Insomma, anche l'innovazione tecnologica made in Pixar è messa da parte
[clicca]
C'è UNA scena carina (ma proprio perché non vuoi pensare che sia TUTTO orrendo), quando la coppia che si sta per formare (poi, una coppia di aerei, come si riproducono?) fa un volo incrociato in un panorama indiano e al posto di uno stormo di fenicotteri si libra in volo uno stormo di droni. Neanche una piccola apparizione dei protagonisti di Cars, che pure se odiati avrebbe fatto sorridere, gli inside joke fanno sempre sorridere, e io non ne ho visti neanche di quelli tipici Pixar. L'unico joke carino, per noi italiani inesistente, è che i due jet militari che ad un certo punto aiutano il protagonista sono doppiati da Val Ciccione Kilmer e Anthony Ciccio Edwards, quelli di Top Gun. Ah. Ah. Che. Ridere.
E basta. 
Il resto è un disastro, aereo.
E sapete quanto mi scoccia fare a pezzi i film visti in anteprima, soprattutto quando ci ho rimediato anche dei gadget. Tipo adesivetti glitterati
E un quadernino metalizzato con tanto di aeroplanini da costruire.

L'ho fatto. E ho anche provato il battesimo dell'aria, ecco come è andata:
Precipitazioni. Stallo:

Roba che quel time lapse di 25 secondi fatto qualche tempo fa è 25 volte più emozionante
Possibile che essere diventati a tutti gli effetti Disney (anche se lo sono sempre stati, ma la percezione era quella di uno Studio più libero da ragioni commerciali) abbia definitivamente affossato lo spirito Pixar? Perché Planes non ci mette neanche il minimo impegno a nascondere il motore primario della sua esistenza: sembra proprio che il ragionamento dietro questo film sia stato puramente commerciale, del tipo: venderò talmente tanti aeroplanini  di plastica nei centri commerciali che anche se il film non lo vedrà nessuno, io ci avrò comunque guadagnato. Gli scaffali sono già pieni...


Che figurati, non sono certo quello che non ama il merchandisign, anzi, ma così è troppo. Fare un film con il solo fine di fare i pupazzetti, e non il contrario, non va bene. Davvero siamo arrivati a questo? Io non ci voglio credere, anche perché io alla Disney devo l'emozione visiva più forte che ho avuto quest'anno... ma questa, come si dice, è un'altra storia.

Eppure non è che l'aeroplanino Disney in sé sia qualcosa di brutto

e sapete anche che io ho un debole per aeroplanini.
Se poi aggiungi che la Pixar del futuro ci riserva progetti nuovi non troppo esaltanti, e che anche l'ultimo corto di Toy Story delude parecchio nonostante il tema "horror" che poteva regalare grandi momenti e grandi personaggini
e che sono in preparazione ennesimi 1/2 film, tipo il seguito di Nemo. Ti viene lo sconforto. Anzi proprio la rabbia che risale che ti viene voglia di prendere un 747 e buttarlo addosso agli Studi Pixar Disney, quando poi scopri che a luglio esce... Planes 2. Ebbene sì. 
E pensa che il colosso Disney si è comprato anche Star Wars. Quanto dovremo aspettare per questo?
Addio, Pixar, è stato bello, bellissimo. Ma ora è finita.

mercoledì 6 novembre 2013

C&B ANTEPRIMA • Questione di tempo

Questione di Tempo
Trama: Cuore? Dove stiamo andando non c'è bisogno di... cuore!

Mi piacerebbe stroncare questo film con due tre parole, ma che dico, ne basterebbe una, forse mezza. Ma la sua incredibile bruttezza merita qualche spiegazione in più - aggiungici anche che essendo andato all'anteprima, c'è quel misto di imbarazzo e rabbia nell'averlo visto gratuitamente senza nessun motivo valido se non la benevolenza altrui e doverlo comunque fare a pezzettini, quindi che si fa? Esimersi dal raccontare quanto è brutto per filo e per segno o fare quello una supercazzola del tipo "vabbé dai, caruccio"?
Facciamo così, se vi riconoscete in uno di requisiti il vi piacerà tantissimissimo:
• Siete idioti
• Siete innamorati
• Siete innamoratissimi
• Credete nell'amore
• Credete davvero nell'amore
• Siete veramente idioti
Se nessuno dei punti elenco vi soddisfa continuate...
Facciamo un passo indietro, un saltello nel tempo, tipo a poco fa, quando ho detto che solo se credete nell'amore e se siete idioti (che forse sono sinonimi) questo è il film per voi. Basta raccontarvi la trama: giovane rosso mal pelo (Attore sconosciuto che poi scopri ennesimo esempio di NEPOTISMO! È il figlio di Malocchio Moody, ex-Weasley infatti, lo abbiamo visto anche in Black Mirror), che vive in una casa ma che dico casa aiutame a di'castello in Cornovaglia che appena la vedi LA ODI per la bellezza dei paesaggi e dell'architettura, cresciuto in una famiglia PERFETTA che appena la vedi LA ODI per la sua perfezione : padre, Billy Nighy (lui l'unica nota positiva del film) papà perfetto, elegante, educatore amorevole

la madre è simpatica e ironica, leggiadra e liberale, lo zio è matterello ma ovviamente non pericoloso, la sorella una peperina un po' elfo un po' rockstar... chi non ci vivrebbe in una villa in Cornovaglia con la spiaggetta privata i golf un po' lisi con una famiglia che ogni giorno alle 5 prende il tè in riva al mare e ogni sera vede un film videoproiettato tipo arena?
Ecco alcune foto della famigliola felicissima con la sua vita bellissima, con le sue chiacchiere intelligentissime, i suoi momenti felicissimi... 

...vita, chiacchiere e momenti che - helloòò - noi non vivremo mai e che a livello di goduria cinematografica è pari allo zero, perché a me che cosa cazzo me ne frega di vedere la gente senza problemi? Credete che ci possa essere una qualche immedesimazione, uno "spengere il cervello" per dimenticarmi i miei di problemi solo perché sullo schermo non ne vedo neanche uno? Non. È. Così. Dovresti provare empatia, li odi.
Perché una vita vissuta nell'opulenza elegante, quella indossata senza sfrontatezza o arroganza, NON MI PIACE. NEANCHE. NEI. FILM.
A tutto questo si aggiungono due elementi distruttivi:
• I Viaggi nel tempo
• Rachel McAdams
Posso ben dire che sui viaggi nel tempo qualcosina la so, soprattutto dopo la full immertion della 24hous film pre-estiva. E se c'è una cosa che ho imparato dai film sui viaggi nel tempo è che tu li devi rispettare! Non puoi, non ti è permesso, prenderli sotto gamba, sono una materia così interessante, stratificata e con una tale mole di possibilità che anche solo pensarci ti esplode il cervello. Invece in questo film il tema Viaggi nel tempo è superficiale, è banale, è scontato e stanco, insomma come l'amore.
Il protagonista viaggia nel tempo, glie lo svela il padre al compimento dei suoi 21 anni: i maschi della famiglia viaggiano nel tempo.
Reazione? FICATA! CAZZO! GRANDE!!! No. Reazione: ah ok, andiamo a giocare a ping pong.
I viaggi nel tempo del film sono pochi, inutili (massì, torniamo a cinque minuti fa per mettersi una camicia più carina di quella indossata), non c'è neanche un paradosso che sia uno (fondamentali se si parla di viaggi spaziotemporali) e sono usati per un paio di dinamiche alla Ricomincio da Capo che non fanno ridere mai, tantomeno interessano. E, se questo non bastasse a far incazzare, il senso ultimo del film è questo: i viaggi nel tempo NON SERVONO se vivi la tua vita felice. AAAAAHHHH MA CHE CAZZO DICI?!?! Tu viaggi nel tempo e alla fine del film mi dici "non mi serve, ne faccio a meno", ma io ti ammazzo! Ma io ti rubo il potere e torno indietro mille volte e ti uccido mille volte in mille modi diversi solo per aver anche solo pensato che i viaggi nel tempo in fondo sono inutili, cristo. E per che cosa saresti così felice poi? Per lei?

Per questo sorcio fastidioso tutta mossette e faccine a uso e consumo del nostro odio? Dai sì, tre minuti di odio a gif. Pronti, via


Povera Rachel, inchiodata a eterna fidanzatina, come si evince dalle sue locandine che cambiano solo per il nome dell'attore e pee l'opzione conpioggia/senzapioggia:
E questa volta poi, di nuovo, ragazza di viaggiatore nel tempo, un vero Deja Vu.
E insomma amore, di quel tipo di amore che vai in metro e balli. 

Vai nella fottuta metro che di solito è piena di gente che spinge, che puzza, che borseggia. Ditemi dove sta la metro dove puoi ballare, che la bombardo.
Poi oh, io lo so che adesso voi pensate che io ce l'abbia con l'Amore in generale, che sia stato ferito chissà dove chissà da chi e che quindi appena vedo due sullo schermo che fanno tutte quelle cose dell'Amore io li odio e basta in modalità Scrooge. Non è così, ricorderete. Ma la questione qui sta tutta nella patetica scrittura del film.
Il fatto è questo: se vado a vedere un film action scritto con il solito schema da film action, io ci posso anche stare, se ci sono macchine grandi che esplodono, gente muscolosa che si mena, battute inutili dette nei momenti più impossibili... ma quando lo schema (praticamente un format) è adagiato su "le cose dell'amore" allora tutto dà il triplo del fastidio, irrita, stanca, mi vendi l'Amore, porto a casa l'Odio.
Il regista e sceneggiatore è quello di Quattro matrimoni e un funerale, che era sì un film su "le cose dell'amore", ma bellissimo, divertente, un meccanismo perfetto. Ripetuto bene anche in Notting Hill e Love Actually... Qui siamo dalle parti degli Harmony, scritti per gente che ha spuntato ognuna delle voci dell'elenco ad inizio post, più volte i punti 1 e 6.
Ultimo punto negativo che tanto non bastavano: non c'è un comic relief che sia uno: i due che potevano esserlo (la sorella pazzerella, peraltro l'ennesima, se conti quella di Quattro Matrimoni e di Notting e lo zio svampito, che poteva benissimo dare il La a scene del tipo che lui viaggiava nel tempo ma tu non lo vedevi e ogni volta tornava dai suoi viaggi vestito come una diversa epoca tipo una volta figlio dei fiori una volta Anni 20 e via così (idee regalate gettate al vento, le spara Ciebbì)
Poi magari a voi piace leggere gli Harmony, e allora buon film.
Io so che vorrei tornare indietro nel tempo, a quando non avevo visto Questione di tempo, perché è un brutto film, Amore o non amore, idioti o non idioti, Rachel McAdams o... no, in effetti lei ha molta parte della colpa.

martedì 5 novembre 2013

C&B ANTEPRIMA • Prisoners

Prisoners
Trama: Amabili mesti

Ci sono i Mommy Thriller (per chi fosse capitato qui per caso ricordiamo essere i film che fanno paura alle nostre mamme, esempi esplicativi qui), e poi ci sono quei film che hanno sì gli elementi mommythrillereschi del genere (serial killer, persone normali costrette a diventare loro malgrado degli acchiappa-serial killer, poliziotti che brancolano nel buio), ma che non puoi definire in tutto e per tutto MT perché 1) sono fatti meglio 2) hanno attori più famosi 3) durano un'eternità (si sa che le mamme più di 90 minuti si annoiano...)
Prisoners è un film uscito dritto dritto dai dannatissimi Anni Novanta, sin dal plot: in una poco ridente cittadina dell'america rurale (pick up, camicione a quadri, gente che si spacca il culo in falegnameria, mogli che guardano la tv, case che al posto dei muri hanno sempre dei listelli di legno e dei ninnoli di ceramica orrendi tipo cerbiattini o pagliaccini) due ragazzine spariscono nel nulla durante il giorno del ringraziamento (grazie al ca...), il seguito è tristemente noto: ricerche infruttuose, sospetti che matematicamente hanno degli alibi di ferro, poliziotti che alla fine se ne fregano pure un po', genitori disperati, distrutti e [qual è quella parola che indica l'impossibilità di aiutare qualcuno ma non è inerme, maledetti lapsus dei martedì mattina].
Da questo momento si scatenano gli attori, che sono poi l'unico motivo per cui il film - lungo, troppo lungo con le sue due ore e mezza e passa - riesce ad arrivare alla fine e si becca un bonario Chicken: il candidato all'oscar Wolverine, il candidato all'oscar Jake Gyllenahaal (che finalmente abbiamo capito come si pronuncia:
la candidata all'oscar Viola Davis, la vincitrice dell'oscar (almeno una in questa sequela di candidati, che ti fa pensare proprio che ormai le candidature le danno a cani e porci) Melissa Leo, il candidato all'oscar Terrence Howard, la candidata al Golden Globe (povera) Maria Bello e l'unico che l'oscar lo dovrebbe aver preso da tempo Paul Dano (quanto è bello Paul Dano quanto è bello anche se fa lo scemo matto ritardato) sono l'ipercast del film, ognuno inscatolato nel suo personaggi. 

C'è il padre che si trasforma in aguzzino (e qui ci sarebbe da aprire una parentesi lunga così, su tutto il discorso del "chiudete l'assassino per cinque minuti nella stessa stanza dei genitori della vittima, quella è la giustizia), il poliziotto muscolare, un po' disturbato, pieno di tic e tatuaggi, l'altro padre più mesto, le madri per nulla coraggio (ecco, le madri ci fanno proprio delle figure barbine), il cattivo sospettato fino alla fine, la nonnina che... ok, non vi spoilero tutto perché poi mi vorrete male, anche perché, ripeto, nonostante due e mezza si facciano sentire, la storia si segue, non senza qualche inciampo e falsa pista (le false piste ti lasciano sempre l'amaro in bocca, perché pensi a quei venti minuti che poi si rivelano inutili) e al penoso spiegone finale.
Ecco, forse la cosa veramente brutta del film - che non è un brutto film, ma neanche memorabile - è lo spiegone finale, quando in un thrillerone del genere sei costretto a fare uno spiegone finale, in più spiegato dall'assassino in persona che sente proprio quel bisogno di dire e spiegare e fare lo schemino di cose, come e quando ha commesso i suoi crimini, ecco, hai perso come sceneggiatore (esatto), vuol dire che non sei stato capace di spargere per il film gli elementi giusti per far arrivare lo spettatore alla soluzione con le sue forze. Lo fai sentire scemo allo spettatore se per due e 25 non ha capito nulla e poi per gli ultimi 5 minuti si sorbisce la lavagna nera con tutto lo schema scritto bene.

Insomma, uno dei pochi esempi dove hanno fatto proprio bene a fare il listone delle candidature nella locandina, perché bastava che anche uno solo degli attori coinvolti non fosse più che famoso, ecco che il film perderebbe di ogni mordente. 
Il silenzio degli innocenti è lontano anni luce.
Mentre il sorriso sornione di Jake, anche se il suo personaggio non è per nulla di quel tipo, non si lascia attendere

Diciamo che è lo stesso sorriso di me che vado alle anteprime anche quando non sono  invitato e entro lo stesso, e questa settimana ce ne sono state come mai tra aerei, viaggi del tempo e LOLki... per non parlare del fatto che mi è appena arrivata la conferma dell'accredito (certo ormai gli accrediti sono proprio come le candidature agli oscar) per il Festival di Roma. Bullarsi è un lavoro duro, ma qualcuno deve pur farlo.

lunedì 4 novembre 2013

C&B2x1 • Rasta del capitano

Captain Phillips
Trama: Capitan Phindus

Se c'è una certezza nella vita, quella è che come fa l'uomo qualunque Tom Hanks, ma manco un uomo qualunque preso per strada. Se prendo un pedone che attraversa e lo riprendo con la cinepresa, ti giuro attraversa peggio che se metto Tom Hanks ad attraversare. L'uomo medio Tom Hanks proprio non lo batte nessuno.
Ovviamente, quando ti prende lo schiribizzo di fare un film su un uomo medio che di mesto mestiere fa il capitano di una nave (ma non pensate a Master & Commander di cui parliamo dopo, qui si tratta di un nave mercantile piena di container che contiengono chissà che), uno che se ne va in giro per i mari tutta la vita, dove l'unico momento emozionante è fare un'esercitazione con venti poracci della ciurma (poracciurma), uno che però ad un certo punto quando meno se l'aspettava gli è successa la cosa più brutta dei sette mari, i pirati (no, non Pirati dei Caraibi, quello non sarebbe sopravvissuto nessuno), piuttosto questi:

L'uomo nero. Paura.
I quattro conquistano la nave grazie alle armi e alla disperazione del non avere nulla da perdere se non una quarantina di chili e dei denti marci, prendono in ostaggio nave e capitano e da quel momento Philippo Hanks (nuovo nome adattissimo al personaggio) conoscerà il vero significato della parola "odissea".
La storia, vedi un po', è vera. Vera veramente. Vera così:
E come ben sappiamo, le storie vere che che sono più incredibili (o paurose, o inquietanti) di quelle finte fanno sempre il loro dovere cinematografico, per quanto possano essere state "migliorate" e "sceneggiate": Phillippo Hanks ha subìto quello che nessun essere umano vorrebbe mai vivere, è stato circa tre giorni consecutivi col mal di mare con la consapevolezza che ogni secondo poteva essere l'ultimo, ogni parola, anzi ogni sguardo o movimento poteva significare un PAM, fine della storia, addio, ciao.
Greengrass è ormai il regista perfetto per questo tipo di storie vere, dopo United 93, si rimette di nuovo la cinepresa in spalla e se ne sta tutto il tempo vicinissimo ai protagonisti, così il quadro si allarga sempre pochissimo e noi ce ne stiamo sempre un po' scomodi tra gli attori, ce ne stiamo là in mezzo e ci sembra che se quello si distrae un attimo ci dà una spallata pure a noi, e questo tipo di regia è asservita perfettamente al tipo di pathos che un film del genere deve creare: claustrofobia pura e semplice (tutta l'ultima ora è ambientata in un cubicolo di 4 metri quadrati, in 5 persone, più 4 fucili, più la panza di Tom Hanks, più noi spettatori, si sta stretti.
Poi oh, non starò qui a dire che Cap Phi è il capolavoro assoluto dell'anno, tantomeno che è la miglior interpretazione media di Tom (anzi, sta seduto per la maggior parte del tempo), ma in momenti per nulla memorabili in quanto a uscite cinematografiche come quelli che stiamo vivendo che ben venga un film girato bene e che porta sullo schermo un attore lontanissimo da ogni possibile cinematografia, lui:
che si staglia su mille altri in quanto a espressività e disperata cattiveria (quel tipo di cattiveria penosa che non ti fa odiare il cattivo del film, ma provare un misto di compassione e rabbia per altri che non sono lui). E che qui lo dico e lo ridico, si beccherà una bella candidatura come Non Protagonista.
Ecco Tom Hanks e il vero Philippo, quello a destra, no a sinistra, oddio no... a destra o sinistra?
Ed ecco la mediezza del Capitan Phindus che dopo quello che ha passato viene pure scherzato dalla moglie, no per dire, ti ci volevo vedere lei in una zattera con quattro somali incazzati e strafatti di piante di coca ti ci volevo.

Ed ecco a voi la gif più divertente del 2013

Con la sola motivazione di essere ambientato in mare aperto e di avere come protagonista un capitano, ecco che colgo l'occasione di dire due paroline sull'appena accennato
Masters & Commander
Trama: R5... Cacchio, colpito e affondato Russel Crowe

Che è un film coi controcazzi. Di quel tipo di film - forse un tantinello geriatrico, nel senso che ha tutte le carte (marittime) in regola per piacere alla fascia d'età 40/60) - che finisci la visione e ti senti appagato: hai avuto l'avventura, hai avuto il confronto virile, hai avuto la severità marziale ma anche la giustizia, hai avuto le battaglie navali e la natura delle galapagos, hai avuto le marcette coi pifferi e, cosa che alla fine non guasta, hai avuto quel Russel Crowe che in quegli anni era proprio uno dei grandi, muscolare e corrucciato, presenza scenica invidiabile e sguardo profondo. Che fine ha fatto quel Russel Crowe? Perché io non l'ho intravisto nè qui, nè qui.
Peter Weir è stato (ne parlo al passato perché la memoria non fa pervenire cose belle realizzate negli ultimi dieci anni, a voi?) un registone, da quel PicNic etereo a Truman (e non scordiamo L'attimo fuggente , ha una carriera sfortunata, nel senso che il suo nome non si è mai imposto come regista vero, sempre un po' fagocitato dal film in sé. Capito che intendo? Il film faceva successo, ma non era mai un film "di"... Tipo che infatti ha avuto 4 candidature come Miglior Regista e manco una vittoria.
Si nota che inizio a parlare di Oscar? Si nuota?