venerdì 15 novembre 2013

C&B FF ROMA • Giorno 4 • The Hunger Games

Vi ho già detto che odio le file? 
No perché davvero, durante questo FFR sto passando più tempo in fila che in sala, e il tempo in fila non ha NESSUN modo di essere vissuto se non come TEMPO PERSO. E, come sempre, anche nella fila per vedere Hunger Games ne sono successe di belle.
A parte che ieri all'Auditorium era veramente come essere in un Hunger Games: appena arrivato vengo accolto da un folla di ragazzine urlanti, le urla si sentivano da fuori, e vi assicuro che non era l'acustica di Piano, era proprio la potenza delle ugole quindicenni. Capisco che quando arriva Ciebbì la folla si emoziona, ma dai ragazze, c'è posto per tutte...
A spintoni raggiungo la fila per la sala piccola - entro piano in Piano con un piano degno di Wille E Coyote, avevo infatti già pensato dal mattino di mettermi direttamente nella fila della sala piccola, pur sapendo che forse gli attori non sarebbero passati, e ovviamente saltando a piè pari il red carpet, che comunque sarebbe stato impossibile vedere, a meno che di non essere alti 2 metri e 20... 
Insomma, di nuovo una fila, di nuovo quella combriccola di zombi che iniziano a criticare l'isteria ragazzina e fanno quelli che "io non ho mai fatto una cosa del genere" e vabbèddai, facciamo finta di far parte di questa società di filanti che quando sono in fila diventano tutti amici, tutti fratelli, tutti compagni d'armi. Soprattutto quando succedono cose come queste: la fila è delimitata dai classici cordoncini occhei? Quelli che metti il paletto ogni tot (il palettot) e allunghi la stringa di stoffa occhei? A 10 minuti dall'entrata, dieci persone davanti a me, duecentodieci dietro occhei? Ed ecco che arriva una accanto a me, oltre il cordone, e fa, mani conserte a mo' di preghiera: "scusate, posso entrare, siamo due, la mia amica arriva dalla Russia"... SE! QUINDICI ANNI FA È ARRIVATA DALLA RUSSIA L'AMICA TUA! E insomma queste due STRONZE entrano, tanto fanno tanto dicono che ENTRANO, si infilano sotto il nastro e via, rubano il posto a due che sono rimasti fuori, sicuro, per colpa loro, due scemi che pensa un po' hanno fatto la fila.
Ma. Cazzo.
E a volte, quando vedo cose del genere, penso che mi piacerebbe avere questa faccia tosta, a loro in fondo che gli frega, il film l'hanno visto e gli è costato solo il disprezzo di qualche scemo che oltre a lamentarsi bofonchiando non ha certo aizzato la fila che le avrebbe linciate, eravamo io e altri 4, 5 che stavano accanto a me. Che ci è successo? Perché non gli abbiamo detto di ANDARE AFFANCULO in fondo alla fila? O perché non gli ho chiesto dei favori sessuali almeno?
Devo affrontare la dura realtà: non sopravviverei tre minuti ai...
The Hunger Games - Catching Fire
Trama: Hunger Fames

Affamati di successo. Ecco la traduzione giusta.
Prima di scrivere (e voi leggere) questa recensione (che ve lo dico subito, darà lunga quanto spietata) è i caso di rileggere quella di un anno e mezzo fa del primo HG, io l'ho fatto, fatelo anche voi, perché, ma tu guarda, potrei benissimo copiare e incollare il tutto e riproporlo così com'era, perché, spiattellando subito la cosa peggiore di questo secondo capitolo, HG2 è UGUALE al primo, ma non di quella similitudine stilistica o tematica che caratterizza una serie, no, il film è LO STESSO FILM. La stessa struttura, le stesse scene, gli stessi dialoghi, le stesse paturnie, gli stessi personaggi, gli stessi costumi, le stesse parrucche e la stessa facezia. 
Siamo sempre lì: non è cosa scrivi (filmi), è come lo scrivi (filmi).
La storia dell'ennesima orfana su carta funziona: funziona il singolo che batte il sistema, funziona il gioco al massacro come passaggio all'età adulta, funziona anche la storia d'amore al solito osteggiata dal destino. Ma tuto questo non funziona se poi è tutto un accenno, tutto un lustrino, tutto in superficie. Così è brutto. Così è sbagliato. Così non va.
Non vorrei sembrare ridondante - siamo dalle parti delle sfide tra trekker e starwarser - ma prendete la saga di Harry Potter: stessi personaggi, stessa struttura narrativa, anche stesse scene (ad esempio l'arrivo a Hogwarts per i primi sei libri), ma OGNI VOLTA delle novità, delle strade alternative, delle sorprese; questo rende viva una serie, gli stessi ingredienti che ne fanno il successo rimescolati con sapienza per creare una ricetta nuova ad ogni episodio. Qui siamo alla mensa scolastica.
Ovvio, dovevano trovare il modo di far partecipare nuovamente KitCat e Peto agli HG, ma così, dio mio, così no: i Giochi del 25ennale? E il prossimo? Non ci saranno perché è solo rivolta? Già al terzo hai buttato acqua sul fuoco
Ma continuiamo. Ovvio, dovevano mettere i personaggi che tanto sono piaciuti (ma a chi?): Woody Harrelson avvinazzato
La pazza coi vestiti pazzi
Vederla in questi panni dopo quelli della fidanzatina è bruttis... Come? Non è Rachel McAdams?! È Elizabeth Banks... aahhh giustogiusto.
Lenny Kravitz con gli occhi a mezz'asta e il povero Ucci Ucci Stanley Tucci 
che pare uscito, di nuovo, da Amadeus, ma non il film... questo Amadeus
L'unica novità (che per un attimo ho pensato potesse essere come l'Insegnante di Arti Oscure a Howgarts, cioè che cambia ogni anno, e invece no) è l'"architetto" dei giochi,quello che inventa le insidie dell'arena (hai capito che insidie: la nebbia che ti fa benire i brufoli

dove la gente si ammazza, che questa volta, smessa la faccia ridicola di quell'altro:
ha il faccione pacioso ma al tempo stesso inquietante di Philipp Seymour Hofman, che per fortuna - credo proprio abbia voluto una clausola sul contratto - si risparmia di essere coperto di ridicolo con parrucche assurde e eyeliner
Il povero Toby Jones, che appare per 4 secondi contati, purtroppo non aveva quella clausola:
Poi per carità, sono sicuro che loro si divertono un mondo a girare conciati così, ma per chi li apprezza anche come attori normali è un po' triste. Ed è triste vedere una macchina per soldi che costringe chi ne entra nei meccanismi a mettere il pilota automatico. E la mia parte femminile mi fa dire che anche i maschi scelti per l'ormone sono tra i peggiori mai trovati per infoiare le ragazzine... anche se poi, stando alle urla di ieri, ci riescono! Ma com'è possibile? Cioè, ma davvero? Donne, lui vi scatena l'ormone?
E loro? L'articolo Il
(Mentre come vedete, la mia parte maschila urla perché NON TI SEI MESSA QUEL VESTITO IERI?! Che poi lo facevamo abbrucià tutto

Comunque, lungi da me avercela coi bassi, figurati, sarebbe come sparare sulla categoria, ma.. ecco... lo vedete quello a destra? Ieri c'era e, no davvero, dategli uno sgabellino, capisco che Thorino sarà anche molto alto, ma... altezza mezza... altezza mezza.
Eppure ieri, quando il cast ha fatto effettivamente una capatina anche in sala piccola, le ragazzine urlavano cose matte come "Mi ha guardato! Ha guardato me!" senza rendersi conto che l'attore le guardava a loro sedute solamente perché quella era l'altezza che raggiungeva. Occhei, la smetto, occhei? Certo nel film c'è Thorino, il fratellino di Thor (ne riparliamo tra qualche giorno), che rialza (!) l'ormone, effettivamente la sua figura la fa.. se, la figura del fesso: abbandonato ogni volta, appare tre quattro minuti a film e ci prende pure le fustigate. È pure vero che tutti gli uomini della serie sono dei fessacchiotti. 
In efffetti, se c'è una cosa che si può salvare - ed è la stessa del primo - è che almeno, come modello femminile, KitCat sarà sempre meglio di una qualsiasi Bella di Twilight, il cui unico problema era "chi mi scopo, il vampiro o il lupo?", almeno KitCat lascia da parte l'amore per un bene superiore, la libertà, anche quella di farsi entrambi gli spasimanti nel caso, spasimanti che però sono trasparenti. Quello nano la ama, ma è del tipo "ho parlato al suo ragazzo e l'ho convinto a ritornare dallei", visto che si porta dietro una collanina con LA FOTO DELL'ALTRO DENTRO, per darlo a lei nei momenti di sconforto! Ma che è?! L'altro, Thorino, ruba un bacetto fugace (grandi applausi) e poi sparisce: frustrazione.
E lei, l'amazzone arciera? 

Sfocata. In questo secondo episodio si eclissa dietro il baraccone. Tiepido il fuoco di ribellione che le brucia dentro, e fuori, sommersa dal lato fashion della saga, dentro e fuori lo schermo
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Per la prima ora infatti la vediamo in giro per i distretti a fare da ragazza immagine per Babbo Natale
Ci manca solo che regali sigarette e lattine di Pepsi promozionali.
Poi arriva la parte (troppo corta, con pochissima azione) degli Hunger Games, edizione del 25ennale, deus ex machina per far partecipare i vincitori delle passate edizioni, ma questa volta sono un mero espediente per farci vedere i ragazzi in tutine adamitiche
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Nessuno dei contendenti è carismatico, inquietante, pericoloso, gli unici che potevano esserlo, quelli esperti di camouflage e invisibilità... non si vedono (!). Ci sono tra le fila dei "tributi" attori che ci si chiede perché si siano lasciati coinvolgere dal baraccone HG (anche Amanda Plummer, una che con il main stream non ci ha mai avuto a che fare), ma tanto durano il tempo di un battito d'ali di una cinciallegra, quella del simbolo
o è una passera?
Ma HG  è affetto dalla peggiore delle piaghe che può colpire un film: è svogliato. Girato con una scialberia rara, addirittura evidente nonostante il tipo di film: non ha UN guizzo registico che sia uno, mi sarei accontentato di una carrellata, di un dolly, cristo datemi almeno un ralenti! Invece no, invece camera fissa, primi piani, noia. Le scene d'azione sono più lente di un documentario sulla vita dei paguri
Ma da dove viene questa svogliatezza? Proprio dal successo ormai assodato? 
Della serie, le e i fan avanzano richieste bislacche:
E allora che me frega di impegnarmi anche il minimo sindacale? Oppure si sono davvero impegnati ma proprio non ce la fanno? Allora è colpa dei fan? Così fan tutti, qualsiasi cosa gli propino, ormai sono "posseduti" dal demone Hunger Games, lo stesso che gli fa lanciare offese a chi sta per rovinargli la festa in nome di un diritto più importante di quello di alzare tre dita al passaggio di Jennifer Lawrence? Dove e quando si salta la barricata della consapevolezza di stare vedendo qualcosa di buono o cattivo (non tutto lo young adult è cattivo, si sappia)? Perché questi l'hanno saltata, e possono fargli dodicimila character poster


e loro lo metteranno del diario. Poi magari gli fanno i viral, molto più belli



E loro non lo capiranno perché non c'è il faccione di Peto o Thorino. Quando appaiono loro, invece, la felicità, certo, magari è bella la felicità dei quindici anni, ma il fossato che "penem et circenses" è saltato (adattissimo visto il film, poi...).
La verità - purtroppo - è che sono spettatori che non sanno cosa vedono, proprio non gli frega nulla di cosa vedono, il successo (chiamalo passaparola, chiamalo sto in classe mi annoio penso agli Hunger Games e "kavolo troppa voglia di uccidere a sassate Garducci, quel primo della classe lekkino, cioè, il prof gli da sempre 8 kazzo #LOL #hungergames #troppofiko #melofarei" ha prevalicato totalmente il film: potevano esserci due ore di KitCat che affilava una punta di una freccia e avrebbero applaudito tutto il tempo lo stesso, avrebbero fatto  dentro la sala! - il simbolo tridita lo stesso?
E allora la domanda che ti fai è questa: è servito a qualcosa creare una protagonista che va contro il Sistema? Un'eroina forte che combatte per i diritti di libertà, diversità, emancipazione piuttosto che quelle solite perse tra paturnie umorali e amorali? Intendo: se tu ragazzina di quindici anni di età che ti chiedi chi erano i Take That  (loro erano famosi e tu non eri ancora nata) perché ti fai infinocchiare dal produttore della Passera dalle Uova d'Oro Kitcat quando proprio lei, la tua eroina, ti insegna a non farti infinocchiare dai potenti? Da chi ti vuole uguale a tutte le altre? Di pensare pensare con la tua testa?
Sono i quindici anni? Sono loro che DEVONO AVERE un motivo per isterizzarsi, per piangere a dirotto solo per aver visto da lontano una ventitreenne che ok, è spigliata, è bella, è oscarizzata, ma che è ESATTAMENTE quello che diventa KitCat nel film, una marionetta in mano alla corporation utile ad sedare il libero pensiero?
Il paradosso è lampante. L'essere umano ha perso, se il suo modello gli racconta la libertà, e lui si imprigiona nella fila per chiedere l'autografo.
Io non sono esente dal fascino del gossip, dello star system, dagli attori e dalle attrici, anzi sono il primo che allungava il collo come uno struzzo per vedere i capelli corti di Jennifer, il vestito di Jennifer, altre cose di Jennifer. Il primo che un pochino ci ha pensato a "sono nella stessa sala con J La, mica male", perché figurati, il fan dom è pane quotidiano ed è inutile andarci contro, non facciamo i superiori, sono affascinanti e tanto è. Poi strapparsi i capelli e le unghie è un'altra cosa, fare nottata davanti alle transenne è un'altra cosa, capire se quello che vedo è bello o brutto, ecco, questa è proprio tutta un'altra cosa.
Aridatece i Disney.
Hunger Games 2 è uno young adult che fa leva sugli istinti in subbuglio dei quindici anni, e non ci sarebbe nulla di male, preme sui chakra del bisogno di guide e di modelli, e non è criticabile per questo, ed era anche partito benino, almeno sotto questo punto di vista (meglio in assoluto del penoso fenomeno twilight, ovviamente a galassie di distanza da HP, dove l'amicizia è il punto focale, non l'àmore, non la vendetta, non ìo, non Hèrmione, Tu).
Ma già al secondo capitolo svilisce la sua protagonista, incastrandola in un meccanismo che perde di vista gli insegnamenti (proprio di ogni "favola") per far leva sui bassi istinti, offende quello che di buono è stato fatto con il personaggio principale e con lei i sogni dei quindici anni dei quindicenni che la amano tanto.

giovedì 14 novembre 2013

Matt Doman

Elysium
Trama: I ricchi e poveri

Elysium è fico.
In anno dove la fantascienza - da quella gigarobottonica a quella rispolverata, da quella filosofica a quella più classica,  da quella distopica  a quella horror, da quella brutta a quella proprio orenda, pure la deriva attuale, che fanta non è, ma scienza sì - l'ha fatta da padrona (e ce ne sarebbero anche altri che non ho visto tipo Ender's Game e Riddick e Hunger Games che quanto è vero iddio se stasera non entro nel letto di Jennifer alla proiezione del Festival Film Roma scateno l'inverno, che l'ho preso a fa sto pass press, che l'ho press a fa?), mi ero perso questo che tutti aspettavano come i ciechi aspettano la luce e gli zoppi l'alluce, per il solo fatto di essere la seconda prova da regista di quello di District 9, il film che a tutti gli effetti ha dato il via alla riscoperta fantascientifica contemporanea, o meglio, a un modo di fare fantascienza "sporco" (oddio, niente che non avesse già detto Alien, in quanto a navi spaziali sporche, usurate, arrugginite... in netto contrasto con quelle tutte pulitine kubrickiane): polvere, polvere dappertutto, polvere che si alza a chili quando le astronavi atterrano
talmente tanta polvere che ti chiedi com'è possibile che i robot non si incricchino tutti, anzi che invece siano belli agili come scimmiette
E infatti SBEM, sta un po' fermo che te frantumo
Insomma, Matt Damon si rasa i capelli, recupera il fisico perduto, e da Fatt Damon
ritorna Matt Maron
e fa la fantascienza polverosa. E ne esce vincitore... non è da poco visto che Tom Cruise ha già provato quella algida con Evangelion e si è messo subito a correre verso quella sporca in Edge of tomorrow, guarda come corre porello con quelle gambette
La storia è topica del genere: poveri sotto (sulla Terra, sporca polverosa) ricchi sopra (su un'immensa struttura spaziale, qui sì tutto pulito e tirato a lucido), ovviamente i poveri piangono e i ricchi aprono l'ombrello.
Sotto muoiono come mosche sopra hanno delle caspule che guariscono OGNI male. Vi lascio immaginare la simpatia reciproca.
Matt è uno dei tanti vessati dalla società (ci sono momenti che gridano Running Man con le mani a conchetta proprio) che ovviamente si rivelerà l'eletto, colui che metterà equilibrio nello spazio. Avversaria in tailleurino una biondissima e frigida Jodie Foster, che però ci lascia troppo presto e in modo barbino, e barbone
Ma a farla da padrone, a sommergere tutto e tutti in quanto a presenza scenica, ficaggine, muscolarità, interpretazione, botte e carisma è lui, Shartlo Copley (chi?), quello che in District 9 faceva il mesto ometto aragosta, e qui invece è un cattivo che con la sola imposizione della barba e del suo accento si sgranocchia ogni scena in cui appare: è fichissimo, è uno dei migliori cattivi dell'anno (di quelli cattivi e basta, quelli pazzi, quelli viulenza pura).

Viulenza ma anche un po' dolcezza di uomo vero che mangiare maiale intero abbrustolito controllando la cottura con katana

Non aspettatevi la novità come fu Disctict e non aspettatevi un film esente da banalità americanoidi, (facile, troppo facile, il metaforone Nord America vs Sud America, anche negli attori di contorno, messicani e brasiliani, anche perché che c'entra Matt Damon? E poi se Elysium, la città spaziale, è tanto grande da essere visibile ad occhio nudo dalla terra, che un canadese non la vede? E uno svedese? E un inuit?)
Ma alla fine va bene così, va bene polverone, armi ammaccate, barboni vs glabri e questa cosa di mettersi un esoscheletro che rafforza il corpo (che è la nuova modo, vedi anche Tom là sopra)... anche se mi chiedo: tu mi metti un esoscheletro direttamente avvitato alle ossa che mi fa dare pugni con la potenza di una pressa idraulica, e ok, me se io do un cazzotto al muro, non mi si frantuma la mano ancora peggio? Fantascienza + Hollywood, inutile stare lì a farsi domande. Anche il finale non è (proprio) quello che ti aspetti.
Mi dispiace di non averlo visto sul grande schermo perché le scene di botte e di botti sono fiche, polverose ma fiche. Ecco come le hanno girate:

Cineposteria

mercoledì 13 novembre 2013

THORbloggers

Comunicazione di sevizio.
Siccome ieri non ho visto nessun film al Festival del Cinema di Roma, diciamo che quando hanno chiamato il mio nome ho detto, come nel poker, pass, per farmi un regalo qualcuno mi ha iscritto al contest blogger (come scusa? "blogger"? io? Be' allora la prossima volta iscrivimi al concorso del più bravo neurochirurgo del mondo, no?) su quel bel personaggino che è Loki THOR (sta per uscire il 2, qui è già uscito).
Si tratta semplicemente di spingere come asgardiani il martello di questo simpsonthor che ho messo solo perché mi andava:
e votare Chicken & Broccoli, non vi sbagliate.
Pensa che affarone: TU perdi 5/6 minuti della tua preziosissima vita, 5/6 minuti che avresti potuto usare per fissare intensamente questa gif o questa, o questa ancora, e IO vado a Londra. 
Dai, il viaggio è per due, se vinco porto un(a) votante con me. 
Andiamo a vedere la thor dell'orologio.
In effetti ci sono i premi pure per i votanti quindi vedi mai che tu che hai votato ci vai e io no, sai che gusto farmi ciao ciao con la manina dall'aeroplano
Al momento ho 4 voti di cui uno mio quindi 3. Contando che c'è gente che ne ha 300 diciamo che sto in pole position, solo che il giorno dopo la gara.
Daje.

martedì 12 novembre 2013

C&B FF ROMA • Giorno 3 • Dallas Buyers Club - Las brujas de Zagarramurdi


Odio il Pass.
Lo so bene cosa state pensando: "ma come, dopo averci rotto l'anima con 'sto cavolo di Pass che sembrava che t'eri conquistato il tesserino per entrare nelle ville di hollywood e parcheggiare la vespa accanto alle macchinone degli attori, adesso non fai altro che lamentarti? E statte bono fijo mio, datte pace."
E lo so, ma la vera verità è che ho capito che pass = male. Pass brutto, pussa via pass, pass via. Meglio paga che ti pass.
Sì perché funziona male, io lo devo denunziare, devo fare il Serpico della situazione. Dunque c'è il film che ti interessa, giusto? E tu hai il pass, ok? Che dovrebbe essere quella cosa che ti assicura la visione, o no? E invece succede che prima defluiscono tutti quelli coi biglietti, ma proprio tutti tutti, che ci sono pure i procacciatori di spettatori fuori dal cinema come nei ristoranti per turisti "venga miss, venga a vedere film, film italiano dolce vita bello solo 567 euro biglietto". Poi passano i pass. Prima i passanti, poi i pass. A quel punto, ovviamente, i posti sono non solo pochi, ma anche i PEGGIORI del cinema, ho visto gente dietro una colonna e qualcuno anche nel bagno, delle donne, che sono sempre i più zozzi.
Ma forse non è neanche giusto stare qui a criticare l'oganizzazione, meglio criticare i critici, o meglio, i Critinici, coloro che formano file chilometriche tutte belle pigiate (cioè tipo gli zombi di World War Z) e nel mentre che attendono l'entrata di tutti gli altri regalano tante e tali perle di saggezza cinematografica che il film manco ti va più di vederlo, vuoi solo menar le mani.
Mentre ero in fila, e conta che per non farmi fregare come la scorsa volta, per un film che iniziava alle 20 sono arrivato alle 7, meno 40... sì insomma alle 6 e venti stavo piantonato lì, e insomma stavo proprio in mezzo ad una mandria di Critinici, e ho assistito, potessero cadermi gli occhi, a questa scena: arrivano due tipi, saltano tutta la fila e dicono «Noi siamo della giuria, dobbiamo entrare!» (a parte che se sei della giuria minimo te li vedi col cinema vuoto solo per te... o dite che quelli della giuria, per lo strano sistema dei meriti, stanno messi peggio di tutti?). Mentre l'addetto controlla un Critinico fa: «AH! LA VEDI L'ITALIA! Ecco l'italia! Io sono uno dei cinquanta critici che va a tutte le anteprime - giuro che l'ha detto - e quelli non li ho mai visti. Ah! L'ITALIA!» e tutti intorno iniziano a muovere la testa su e giù come a dire "Eh già, già", oppure a destra e sinistra a fare "No, no, che schifo, non si può andare avanti così". Non pago, ecco come lo Spartacus de noatri continuava la sua rivolta: cinque minuti dopo, prende "da parte" l'addetto, e con fare aummaaummesco gli fa: "Oh, dietro c'è un amico mio, quello è importante, deve entrare eh"... [segue faccia da meme]
Questo è un piccolo spaccato di quelli che hanno i Pass Culturali, belle facce da Culturali proprio.
Per fortuna quei minuti (80..) di attesa finivano e io finivo (dal bagno delle donne) a vedere
Dallas Buyers Club
Trama: Aids Aid

Se non si fosse capito con questo (ma anche con questo e questo) Matthew McConaughey È un Attore.
La prima cosa che pensi, anzi non resisti e la dici ad alta voce, quando Matthew fa la sua prima apparizione sul grande schermo è "cristo santo".
Già, proprio un Cristo - poco santo in effetti, ma martoriato sì - pare McConaughey durante tutto il film: emaciato, inconstistente, non riempie i vestiti, scheletrico che pare un deportato, impressionante, spaventoso. 
Ora, di corpi a fisarmonica ne abbiamo visti, soprattutto all'ingrasso, vero, non è che ci siamo scordati il martirio inflitto al proprio corpo da Christian Bale per L'uomo senza sonno, ma qui, qui siamo dalle parti dell'impressione, dalla parti dell'incubo notturno.
Voglio dire, passare da questo:
a questo:
richiede qualcosa che va oltre Stanislavskij, il lavoro sul corpo, l'immedesimazione, la voglia di Oscar, qui parliamo di una distruzione programmata della massa muscolare e credo che per arrivare davvero a un dimagrimento malato del genere deve scattare dentro una forma di follia, quantomeno di patologia.
Il protagonista del film è un malato di AIDS, lo scopriamo con lui, in diretta, in una delle primissime scene, quindi non assistiamo, in effetti, a nessun deperimento (come succedeva in Philadelphia), Matthew è così dall'inizio, anzi a dire il vero nel corso del film migliora addirittura, per motivazioni che sono esattamente il cuore del film: una volta presa coscienza della sua malattia, capisce che assumendo un dato mix di farmaci auto-prescritti forse quei 30 gironi da vivere che i medici gli predicono alle prime analisi, possono diventare di più, anche solo un mese, un semestre, un anno. 
Di anni, da quel momento, il protagonista ne vive 7 - è una storia vera, come non bastasse - mettendo a frutto il suo passato da traffichino, sempre a cavallo tra il lecito e l'illecito e scoprendo via via il suo lato più umano. Comincia infatti ad organizzare uno "spaccio" di medicine alternative a quelle date negli ospedali ancora in via di sperimentazione (il film è ambientato nel 1985, anni in cui la malattie fece più vittime e parlare di sé): le cure alternative funzionano, non sono legalizzate, ma neanche fuorilegge da arresto, illecite per alcune prescrizioni o che ne so, ma non illegali. E anche lo fossero state, la cosa più importante è che il mix funziona, e anche se non guarisce, mantiene in vita. Sono diversi 30 giorni e 7 anni.
Si crea questo "club", con una tassa di iscrizione si possono comprare i farmaci, certamente non guarire, ma, viaggiare. 
Il film riesce nel difficile compito di non cadere nel patetico, almeno non troppo, la trasformazione di Matthew (da bifolco bovaro omofobo e violento a "paladino" - anche se sempre con un piede cementato agli affari - dei malati di Aids, compresi quelli all'inizio tanto odiati come i "froci") non è graduale come sicuramente è stata nella realtà, ma un film dura due ore, non si può volere tutto. Come si può passare sopra ad alcune scivolate e all'interpretazione non proprio illuminata di Jared Leto, che insomma, non basta vestirsi da donna, fare così con la mano e fare un piagnisteo finale 

per creder di aver cesellato un personaggio-gay pieno di sentimento e umanità, il rischio vizietto è sempre dietro l'angolo
e lui non ci casca a malapena. Sarà che anche la sua condotta fuori dallo schermo, condotta esibizionista e da "vissuta" rock star, tanto che pare Miley Cyrus
stempera lo stupore del suo personaggio en travesti. In più anche lui magrissimo fa meno impressione, visto che ci tiene tanto insieme al suo amico Terry a farci la fotocronaca grammo per grammo

e colpisce meno di quando ingrassò per Chapter 27.
Gli occhi sono tutti per Matthew

che, proprio come ma inversamente al suo Killer Joe, occupa tanto spazio di schermo quando pesa... Sarà la magia del cappello da bovaro, di nuovo?
Un film che rimarrà per un motivo e uno solo, quel corpo minuscolo, quello scrocchiazeppi, quel giunco che sembra che lo puoi far cadere con una schicchera, che sorregge un'interpretazione davvero intensa. Sapete che non sono facile ai pietismi, me ne frega assai se sei stato bravo a fare lo storpio, il rain man, il mio piede sinistro, penso sempre che (ovviamente con i dovuti distinguo) fare il "ciecozoppolarvademente" sia in qualche modo più "semplice" di fare il tipo normale, il quotidiano. Come se trovare il tic giusto sia una scorciatoia per rendere il personaggio più riuscito. Qui Matthew concilia le cose: il suo personaggio è sgradevole, eppure penosissimo, il suo corpo è patetico, eppure strutturato. Purtroppo il film non riesce ad volare alto oltre il suo protagonista; per carità, abbiamo visto di peggio in quanto a bio-pic che non andavano oltre (non ho ancora parlato di Jobs), ma - anche dall'applauso tiepidino a fine proiezione, per dire per Her ci siamo spellati le mani - non riesce mai a struggere, impietosisce, ma non strugge.

Finisce il film e, come quella scena di Homer che lavora di notte arriva a letto si sdraia e si rialza in un solo movimento, esco e mi rimetto in fila con dieci passi, una fila fatta di, indovinate, CRITIC DEAD! 
E ormai se c'è una costante del FFR è che quando sei in fila succede sempre qualcosa. 
Ero lì, speranzoso di non perdere il posto quando il solito itagliano, guarda l'italia! Guarda! si mette quatto quatto tomo tomo al lato della fila, parlando con la ragazza e sta lì. Ovviamente in questi casi stai lì pure tu e per evitare scazzi preconcettuali non dici nulla, quando però la fila parte e quello si immette proprio davanti a te, e allora nun se semo capiti, che me stai a cojonà? E quindi gli faccio presente che ha fatto una fila un po' alternativa, almeno di non spingere. Per tutta risposta mi becco un "Escusatio non petita..."così, buttato là. Ah bello! Ma guarda che io so stato in Giappone lo capisco benissimo quello che dici!!! 
A parte le battute, lo guardo come a dire, "ma che dici? Che c'entra? Sei tu quello che si dovrebbe scusare, io non mi sto scusando, anzi sto facendo un j'accuse" (cavolo glie l'avrei dovuto dire, diventava una gara di lingue morte, latino, francese...). Comunque un po' tramortito dalla citazione incolta chiudo con uno sguardo un po' basito e vabbé, entriamo, andiamo a vedere IL film della serata
Los Brujas de Zugarramurdi

Trama: Ridete tremate le streghe son tornate

Alex De La Iglesia è pazzo. Un dannato pazzo scriteriato folle matto, ha la pazzia cervellare. Ed è VIVO. 
È questo il dato distintivo del suo cinema grottesco ed esagerato: è un cinema dannatamente vitale, divertente, senza regole eppure strutturato, tutti gli eccessi sono controllati, De La Iglesia guida un carrozzone trainato da un drago, dieci indiani d'america, trecentoventi ermellini, vermi striscianti e vergini nude (a proposito di vergini nude, ogni proiezione del festival inizia con una ragazza nuda con arco e freccia
Ah. Le donne. Lo vedi che fanno le donne, con quei corpicini levigati, prima ti attirano e poi ti piantano una freccia in cuore.
La traccia del film è semplice, almeno per i canoni horror (ne abbiamo visti già almeno altri di film simili, di cui uno proprio similissimo, anche nell'intento caustico maschi vs femmine, anche se lì erano femzombi): un gruppo di uomini, reduce da una rapina pazza ai danni di un Compro Oro madrileno da cui ha "estratto" una sacca piena di fedi nuziali, si ritrova perso nella brughiera spagnola, e finisce proprio a Zugarramurdi, la Salem iberica.
Ad abitare lo spaventoso paesino ci sono loro, le streghe, da quelle brutte 

a quelle belle tipo Carolina Bang (che cognome ragazzi)

a quelle almodovariane (siamo pur sempre in Spagna)

Tutte pronte a sgranocchiare un bel bambino al forno o a fare un sacrificio umano in onore della Grande Strega, e per grande si intende proprio grande. Non vi spoilero troppo, anche se la voglia è tanta, ma come se non fosse il film che definitivamente sancisce la mia chiaroveggenza in quanto a trend (sì, streghe, streghe e ancora streghe quest'anno, streghe da tutto il mondo, unitevi, le elencheremo per benino a fine Dicembre), ecco che il 2013 è stato anche l'anno dei giganti (tra quelli delle fiabe, diavoli e robot, anche con loro ci rivediamo agli Awards).
La gioia è quella di vedere che, dopo quello che sembrava essere un punto inarrivabile in quanto a esagerazione e follia applicata al film che fu Balada Triste de Trompeta, De La Iglesia merita un plauso perché riesce a fondere l'horror - le sue streghe sono pazze e spesso comiche, ma sanno anche far paura - con il grotesque puro, quello dei corpi maciullati e dei combattimenti aerei, delle derive scatologiche ma non fastidiose

e ad un finale scatenato - oddio, non che l'inizio fosse calmo: ci sono Gesù Cristo argentato, un soldatino di plastica, SpongeBob, Minnie, un bambino di 8 anni e un Uomo Invibile che fanno una rapina

Bello, divertente, recitato benissimo (Carmen Maura è pazzesca), effetti speciali all'altezza e anche meglio di film americani, ma soprattutto rutilante, implacabile... vivo! Non c'è un minuto di pausa, neanche un minuto.
E poi quante verità! In sostanza il film è una disamina impazzita sul rapporto uomo-donna, anzi su quella che è a tutti gli effetti la nuova e conclamata forma di schiavitù che noi poveri ometti siamo costretti a subire. Donne, né con loro né avere mai l'ardire di dire qualcosa che le stranisce che figurati iniziano dei panegirici che ti mandano in pappa il cervello, dio ce ne scampi e liberi... Ma poi come fai? Come fai a resistere? 

UOMO! RESISTI! Lo sai bene che sono streghe e sono sempre pronte a mangiarti ficcandoti una mela in bocca (!)... Tra le tante scene, stupenda e divertente la litigata "mucciniana" tra la strega e il povero pinguano di turno, fatta di sguardi folli e superpoteri; una sorta di similitudine con quel filmetto con Uma Thurman supereroina, ma qui è tutto giocato talmente al rialzo e all'eccesso che il divertimento è raddoppiato, triplicato e via così.
Che la soluzione sia proprio quella almodovariana?

E, come sempre accade in questi casi, pensi che la Spagna è lì, sta là, vicinissima, olè, roba che nei giorni senza nebbia da Colle Oppio vedi Barcellona (oppio, appunto...) eppure, a livello filmico, siamo lontani anni luce, miliardi di chilometri indietro, noi, che riusciamo - e a malapena - a trovare i soldi per produrre solo film di vite itaGliane triste e spente, mai un colore, mai un regista che si diverte, quelli che ci provano (e scommetto che ci sono) non ci riescono perché vacci tu al MiBac a convincerli che un film horror è di "interesse culturale", la costante italiana, la vedi l'ITALIA! Mai un anelito di VITA.
E poi ti chiedi perché anche i critici sono Critic Dead! Ti credo, parlano di una cosa morta, non è cinefilia, è necrofilia. Morti! BANG! BANG!