martedì 18 novembre 2014

United States of ChickenBroccoli • Episodio 2

Ah, l'America.
L'America è quella cosa che quando sei a fare il controllo passaporti ti giri e accanto hai Laetitia Casta e allora le cominci a fare uno Sguardling intenso come a dirle "posso cambiarti cognome nel suo opposto quando voglio, te ne accorsi? Accorgesti scusa... Ma non voglio, perché ho un appuntamento con Olivia Wilde, sai quei blind date dove tu la vedi passare e inizi ad inseguirla e addirittura a fotografarla di nascosto rendendoti conto che da oggi considerai terribilmente sexy anche ritirare i soldi al bancomat, e lei - da qui il termine "blind", cieco - non ti guarda proprio, cioè proprio come tu fossi trasparente.
L'America è anche quel posto dove tu sei in un negozio di vestiti a Brookkolyn, a pensare ai fatti tuoi tipo "Madonna quanto mi sta bene questa camicia", esci dal camerino e BUM davanti a te hai quel bel ragazzo di ScottC.! C'è bisogno davvero di dirvi chi è ScottC.? Questo vi basta (sempre a proposito di NY e dei gozeriani):
[clicca, è stupendissimo]
E insomma tu in un attimo vesti i panni di Annie e come una teenegar in piena età prepuberale cinguetti "sorri, ar iù Scott? Scottsì? Scott, sì? Ai em [Nome di invenzione per non dire CB che non avrebbe capito], i vrot iù for de Cicchenbroccoli magasin! And if de magasin is scuered is bicos iù do the Gritsciòdaunz scuered! In de necs issue ai uont iù!!!" e fargli subito la foto in stile Mark Chapman
e poi salutarlo con la manina e la lacrimuccia all'occhio nel vederlo allontare piano, poi più veloce, poi sempre più veloce, poi proprio correre proprio verso la macchina della polizia...
Ah. L'America delle Star (da non confondere con l'Amerika Star che tanto ha fatto per noi adolescenti degli anni Novanta), ne potrei raccontare di cose, come quella volta che Morgan Freeman è rimasto di cera nel vedere il Magazine.
Ma lo sappiamo che a Nuova York non ci si va per lavoro o per stalkerare la gente. No! A New York ci si va per i Subway Crush! Che sono quella cosa che tu ad ogni santa stazione della metro che prendi ti innamori. Non puoi propro farne a meno. Ci fanno pure i siti, meglio che non ci vado che posso solo immaginare "I'm looking for that awesome Broccolo face guy who asked me tits photo in the metro instead help for direction. Also my thai-boxeur boyfriend is looking for him."
Certo chissà se invece di Olivia Wilde incontravo Megan Fox, che le avrei detto? Di certo le avrei detto che...
Teenage Mutant Ninja Turtle
Trama: Rughe ninja

...fa schifo. 
E che April da che mondo è mondo è rossa di capelli e non moracciona come lei.
Ora, le Tartarughe Ningia le conosciamo tutti, impossibile non averle presente, anche perché sono uno di quei franchise talmente longevi da coprire tre o quattro generazioni. Eppure, perlomeno in Italia, non hanno mai rappresentato un successo assicurato. Credo che la maggior parte di noi diversamente trentenni le seguisse più per semplice bulimia televisiva che per reale passione. Io personalmente poi era più per i giocattoli che per i cartoni. Ma io sono anche un caso a parte, perché per me i giocattoli non erano cose che "Me li compro e ci gioco", no, per me erano "Me li compro e li metto in bacheca e devo avere tutti quella della serie". Micromachines? Tutte. Guerriglieri a forma di cibo? Tutti. Ghostbuster quelli falsi con lo scimmione? Tutti. 
Tartarughe Ningia? Tutte.
Poi mica ci giocavo, le mettevo lì, in bella vista, quando potevo in posa, il Will Ferrell di LEGO Movie sarebbe stato fiero di me. CB nerd in fieri (appunto), una sconvolgente storia vera.
Però, non si sa come né perché, finisce che le Tartarughe Ninja travalicano generazioni e generazioni e sono 30 anni (!) che infestano televisione, fumetti, i gadget scolastici e le maschere di halloween/carnevale dei ragazzini (credo che la fascia di età sia 8/12, giusto? Quando i maschi iniziano a menarsi come gioco preferito) e ogni volta cambiano un po' forma.
Sono nate così:

Sono cambiate mille volte, quando piacevano a me erano così:

Ora ce le ritroviamo così:
Brutte forti tutet snodate e gonfie di steroidi.
Ma poi non era di pochi(ssimi) anni fa il film tutto in CGI? O era una versione film del cartone? Boh non ci si capisce niente per quante versioni ne hanno fatte. E non erano MOLTO meglio i film con i mascheroni di plastica

a me almeno piacevano di più, anche solo nell'immaginare i poracci che passavano ore al make up per diventare dei cosi verdi di plastica.
E invece no, invece nuova ed ennesima incarnazione dell TMNT, questa volta in motion capture, che ormai sembra che se non fai i film in motion capture (Andy Serkin tralasciando) non sei nessuno.
Il film è di un imbecillità quasi imperdonabile - anche se, attenzione, non escluderei che il tono delle TMNT sia sempre stato quello ma io non me ne accorgevo perché ero piccolo e comunque mi interessava solo comprare i pupazzi e metterli sulla mensola, e comunque io mi vedevo TUTTI i cartoni, quindi non faccio testo - dove la scena che funziona è la solita scena dell'ascensore. Qual è la scena dell'ascensore? Dai quella che c'è in tutti i film d'azione, con l'eroe preso nella battaglia che però ad un certo punto prende un ascensore e parte la musichina e c'è un momento di pausa nel combattimento concitato che fa ridere perché capito, l'azione deve attendere...

L'ultima risale mi sa a Cap America 2, per dirvi l'originalità. Vabbè. Il resto è solo confusione, tartarughe giganti disegnate francamente brutte, tanto che se non fosse terribilmente pollitically scorrect direi che sembrano persone orientali con la sindrome di Down, meglio quando erano come il naso di James Franco. Tartarughe down che menano un giapponese incazzato che alle volte si ricorda di mettere l'armatura - non v'è traccia degli unici due motivi per cui poteva essere un buon film, loro:

Loro sì che erano hard-core! Cazzo sembrano delle versioni invecchiate e imbolsite dei punk anni 70, totalmente bruciati dalle droghe, nonché palesemente una coppia gay.
E il viso da coatta di Megan Fox ripresa sempre in modalita michealbayesca, nascondendo i pollici mutanti ovviamente
Oltre alla topa c'è il topo, Splinter, anche lui computerizzato e fatto male.
Che poi magari a vostro figlio ottenne il film ci piacerà pure, uscirà dal cinema facendo le mosse ningia di Ligabue, Caravaggio, Tintoretto e Paolo Uccello... 
Ah non si chiamano così? Vabbé avete capito, portatecelo a vostro rischio e pericolo (e anche a rischio e pericolo dei vostri suppellettili di casa che andranno di certo frantumati nelle piroette ningia che vostro figlio mimerà per settimane al grido di CAUABUNGABUNGA!
Be' comunque in America le amano 'ste tartarughe, tanto che quando è uscito il film e per i loro 30 anni la solita Gallery88 ha fatto un'exhibition (sì insomma 'na mostra, ma dire exhibition fa più fico) tutta tutta dedicata ai quattro carapaci verdi. Rubiamogli un po' di opere vi va? Clicca clicca che mai si consuma:
E poi, siccome poi alla fine di cose belle non siamo mai paghi (io no di certo, in quanto a pagamenti zero), ecco altra varia ed eventuale rugosa e ningiosa:

Andy Helms animated GIF

Ma lo sai che però questa cose della loro italianità mi ha sempre sconcertato. Cioè perché si chiamano come grandi artisti italiani e non, chessò, Dalì, Picasso, Mirò o Vermeer, Rembrandt e Van Dick? 
Che facciamo più ridere noi italiani? Siamo buffi? Ti sembro buffo? buffo come? Guarda che Van Dick faceva molto più ridere. Sebbene anche Paolo Uccello... ma erano imparentati? Chissà...

Ma poi questa cosa della pizza. Perché gli piace la pizza?

Bah. Italiani all'estero, ed è subito presa per il culo. Ricordiamo con un paio di gif le pizze più famose del cinematografo

e facciamo già che ci sto quella galleria folle di pizze horror che non chiedetemi davvero com'è possibile che qualcuno le faccia, ma le fa:
(pensa quando vi metto i video dei pancakes a forma di cose, allora...)
Comunque, zuppe di tartarughe a parte, sapete bene che la cosa che mi piace fare di più quando vado all'ester(n)o di casa mia è andare al cinema. Giappone, Turchia, Inghilterra, 
Al cinema in America ci sono andato eccome, a (ri)vedere Interstellar, in IMAX, e sì, mi è (ri)piaciuto anche da più grosso. Non vi faccio una nuova recensione perché quella di prima è durata una settimana, e poi ho visto che Interstellar ha risvegliato i vostri critici interiori e proprio non avete resistito a scrivere (sui social tutti, tra un po' pure su quelli di appuntamenti) tutto ma proprio tutto quello che avete pensato del film. Mi volete rubà il lavoro?
Però ho fatto anche un'altra cosa bella cinematografica quando ero lì, mi ricordo di quella volta infatti che andai alla mostra di Chuck Jones al Museum of Moving Images, un buon motivo per rispolverare al volissimo quella vecchia rubrica, Art & Broccoli (per poi richiuderla subito e non sia mai).

Chuck Jones fu tipo l'anti-Disney? Forse dirlo è un azzardo, sta di fatto Chuck fece grandissime cose, tipo queste:

E anche se la comicità era di certo più "slapsticcosa" (più Stanlio & Ollio che Fratelli Marx diciamo), tutta la fisicità dei suoi personaggi è qualcosa che ci è rimasta attaccata al cervello (Willy Coyote che non cade finché non si accorge di essere effettivamente sospeso nel vuoto...) e come lo stesso faccione di Lasseter ammette in alcuni video proiettati durante il tragitto, il lavoro di Jones ha posto fondamenta importanti per l'animazione mondiale tutta, Pixar compresa. Insomma il più scemo di tutti rimane Miyazaki (vuoi litigà, dai litighiamo...).
E comunque, nonostante fosse sicuramente più grossolana, la Warner Bros, in quanto a commerciabilità, il buon Chuck ci ha regalato anche chicche sperimentali come questa, stupenda:


Se passate a NY, così eh, se vi capita, sai può capitare, andateci al Museum of Moving Imagines, perché è un museo fatto a forma di appassionato di cinema, ci stanno mille cose fiche tra vecchi cinematografi, vecchie macchine da presa, animatroni, studi sul make up e costumi originali tipo:
Insomma molto meglio di quello di Torino o di un qualsiasi Hollywood Planet (esistono ancora? No ve'?).
OKKEY BRO! YO! Salutiamo l'America, gli Stati Unti, New York e ritorniamo alla grigia vita di tutti i giorni, quella dove ci svegliamo, andiamo sonnacchiosi e seduti sul gabinetto col tablet in mano andiamo a vedere cosa diavolo ha scritto CB, che di solito funziona meglio di un chilo di prugne.
Ah, volevo dirvi una cosa in puro stile americano, riguarda i Chicken Broccoli Award del 2014, e fa più o meno così:

lunedì 17 novembre 2014

United States of ChickenBroccoli • Episodio 1

Vi eravate accorti per caso che la scorsa settimana CB non ha messo neanche un post? Neanche una recensione piccinapicciò. Neanche una fotina, un ciao, un saluto con la mano. Niente. Silenzio stampa. 
E voi?
Neanche un commento preoccupato, neanche una chiamata a Chi l’ha visto?, neanche una corona di fiori pure finti andavano bene. 
Insomma ci vogliamo bene questo è chiaro.
Ma dov’ero? Che fine avevo fatto? Ero forse stato ingoiato dal roboante mondo della televisione e stavo girando un reality sulla mia incredibilmente movimentata vita - te lo immagini? Io che per venti minuti vedo un film. Fine. Successo assicurato e più Telegatti di Mike? Mi ero forse sposato con una VJ? Macché! Vi pare che vi lascerei per la prima VJ che passa? Casomai per una con la quarta.
Insomma com’è e come non è, anzi how it is how is not, CB GOES TO AMERIGA! Come avreta anche capito dalla bellissima gif in pure stile americano che ho fatto.
Che poi manco è la prima volta, diciamocelo, dai diciamocelo. L’altra volta però era stato caos, era stato Batman, era stato poco Bob De Niro è un po’ troppo Nando Meniconi in quanto a “amerigano, m’hai provocato, io te distruggo”.
Insomma il grande broccolo per una settimana nella grande mela, gustoso no? Se apro un ristorante che fa solo Chicken Broccoli sfondo o m'abbrucio?
Allora, per festeggiare gli Stati Unti di America e soprattuto New York City ora vi beccate un paio di giornate amerigane! Che poi già vi sento: "E sai che novità! Tanto te te vedi solo film amerigani, appena uno c’ha gli occhi a mandorla, anche se è di diciottesima generazione statunitense, dici che non lo vedi perché è japponese e a te i film japponesi non ti piacciono".
Dai iniziamo con:
JFK - Un caso ancora aperto
Trama: Kennedy.ci?

Quando, esattamente, Oliver Stone si è totalmente rincoglionito? Ripassiamo un attimo gli archivi broccoli. I due Wall e Street, il suo ultimo (speriamo proprio nel senso di ultimo) filmaccio.
Poca roba da queste parti - senza contare la STUPENDA recensione di Assassini Nati che sta sul CHICKEN BROCCOLI MAGAZINE CHE DOVETE COMPRARE ORA QUI -  ma me lo spiego, Olive Stone non è mai stato, almeno da questo parti, visto come un Grande regista. 
Certo, ha fatto grandi film (almeno 3) e JFK è di certo uno di questi - probabilmente il migliore - ma c'è stata sempre quella piccola caratteristica della coerenza che mi fa storcere il naso sul suo lavoro. 
In poche ma decise parole: come fai ad essere un autore veramente critico e scomodo per l'America, criticandola con voce rivoluzionaria e fuori dal coro e in totale libertà, se poi sei anche un dannato patriota? E non venite a dirmi che Stone non è un patriota, perché eccome se lo è: di quelli che crede alla costituzione, alla patria delle occasioni, alla libertà che ogni uomo, animale, albero ha in America, insomma le cose su cui - se solo fossero vere anche all'1% - l'americano medio fonda la sua vita media. Peccato che poi la libertà per l'americano medio è quella di comprare una pistola e tenersela sotto il cuscino hai visto mai che qualcuno fa un passo nel suo giardino gli fa esplodere le testa e che lallero non ve li vogliamo i venditori porta a porta qui e le famose occasioni sono più che altro quelle di andare a fare la guerra a qualcuno in giro per il mondo.
Insomma il patriottismo, quello americano più di tutti, è veramente un'arma affilata che ha fatto più morti della bomba atomica (valgono anche le morti cerebrali o quelle professionali tipo gli esili o le carcerazioni) e poco importa se Stone è stato, soprattutto negli anni 80, la voce più importante in quanto a cinema anti-americanismo (ma mai anti-america), la cosa mi sembra non essere coerente comunque. Certo, so bene che questo discorso possa sembrare un voler escludere a priori la possibilità che possa nascere all'interno di una nazione/società qualcuno che la sappia criticare/decomporre/combattere dal suo interno quella stessa , così facendo escluderei in un colpo solo poeti, filosofi, intellettuali, scienziati, liberi pensatori, dissidenti... chiunque abbia mai fatto la storia, diciamo. Ma per gli americani sento sempre che qualcosa di insincero viene a galla, anche se la loro storia è piena di dissidenti, filosofi, politici e artisti che hanno destrutturato dall'interno
E per Stone questo dubbio, sempre serpeggiato ogni volta che vedevo un suo film, anche quando avevo diciotto anni e non sapevo bene neanche cosa fosse il Vietnam e avevo un amico che come me amava i Queen e gli 883 e ci vedevamo Platoon ma senza capirne molto, è diventato certezza vedendo quella cagata di World Trade Center. Ecco quello è il contraltare uguale ma opposto di JFK. Un patriottismo stantio da bandiera che sventola e aquila che vola da voltastomaco.
Però atteniamoci al film, a questo JFK, una maratona mattonata di parole, incontri, poca azione, molto sudore, ancora parole, grandi interpretazioni che durano giusto il tempo di un cammeo (vedere Lemmon e Matthau nello stesso film è sempre una gioia), una toto-attore che fa la felicità di noi imdb-dipendenti, un grandissimo Kevin Costner - anche molto bello, mi viene da pensare che John Hamm se lo sia guardato molto nel creare la fisicità immobile ed elegantemente americana (gli americani, si sa, non sono mai veramente eleganti, ma alcuni riescono a non sembrare solo dei quarteback col vestito buono ogni tanto) - e la miglior interpretazione di Gary Oldman di sempre (sì, più di Dracula, e sapete che a me non piace tipo mai, Gary Oldman).
JFK ti fa capire che l'America è lontana, dall'altra parte della luna, e non ha per nulla paura, paura di muovere le sue pedine come più gli piace, anche se queste pedine sono il presidente in carica che sta simpatico alle casalinghe di Voghera del Wyoming ma per nulla ai potenti e ai cubani, porci o no. E non credete che tra qualche anno qualcuno farà un film veramente cospirazionista sull'11 Settembre? E noi diremo, proprio come facciamo vedendo JFK, "Ma certo! Non può che essere così, altro che Bin Laden, l'attacco è interno."
JFK è comunque un grande mattone, un film che possiamo veramente inscrivere tra i Classici americani, perché non ha troppa velleità autoriale, ma non è neanche un documentario della CNN, ha una struttura investigativa a scatole cinesi che pian piano si schiudono esemplare e non stanca nonostante abbia l'azione di un'autostrada bloccata dal traffico.
Il discorso finale, che adesso ripropongo in tutto il suo “spieghiamo il concetto di libertà ai giovani americani con la speranza che l’ossigenazone al cervello non sia già stata compromessa dalla quantità di hamburger che si mangiano si dalla scuola media”...

...è davvero un esempio. Esempio di  pattriottismo americano in senso positivo ma anche di sceneggiatura, sempre americana anche quella. Nessuna bandiera che sventola al vento della libertà che sembra destinato ad alzarsi sempre alla fine del film anche se fino ad un minuto prima era calma piatta, nessun personaggio che incarna l’”american proudness” col mento voluttuoso tenuto in alto mentre guarda l’orizzonte, nessun inno nazionale; questo discorso accorato e sincero è l’ultimo capitolo di un Oliver Stone ancora capace di fare film di denuncia veri.
Poi magari adesso voi siete dei teorici della cospirazione e avete scoperto su internet dei documenti segretissimi e secretatissimi e avete dei microchip sottopelle lanciati da scie chimiche e sapete chi ha davvero ucciso il presidente e magari vi chiamate Zapruder, e mi direte che JFK è basato su teorie false e tendenziose. E che il proiettile era magico veramente e che il video Zapruder era fatto dalla Industrial Light & Magic

Ecco, magari avrete ragione, ma qui si parla del film JFK per quel che è, un grandissimo film, politico, umano, scritto da dio, anzi no, scritto da Oliver Stone quando ancora sapeva scrivere e dirigere, molto molto prima di diventare il nonno bollito che è ora, vogliamo parlare del suo ultimo film? No, l'abbiamo già fatto, e non è stato piacevole, fammi un film su questo Oliver, un film su un broccolo costretto dalla vita a vedere film brutti e a scriverne, se non è una grande storia di libertà e guerra questa non so io quale altra.
Aspetta un attimo. Mi sono appena ricordato che la roba filmica più bella mai fatta su tutto il pasticciaccio di Dallas è quella coppia di episodi di In Viaggio nel Tempo dedicati a Lee Oswald. Mi sa che me lo rivedo tutto, Quantum Leap.
Allora ve lo dico, mi ero fatto l'idea di scrivervi da lì, almeno una volta al giorno, per dimostrare tutto il mio attacamento alla magli(ett)a, la dedizione e anche la follia di andare in giro per i mondo e poi starmene attaccato al computer. Avevo praparato i due Ghostbuster e Taxi Driver, New York New York e Manhattan... Ma poi, ehy...
E ci siamo capiti. Comunque domani la seconda e ultima puntata con un film ambientato a New York e che con JFK condivide... addirittura... niente. Ma dove al posto di americanone e Oliver & Co. avremo l'occasione di vedere in faccia uno dei più grandi artisti viventi.
A proposito. Sono certo che voi che avete molto a cuore la mia salute vi sarete chiesti dove dormivo, non preoccupatevi, ho comprato il pacchetto Zamunda:

Il mio quartiere? Ma BROOKKOLYN, ovvio!