venerdì 15 maggio 2015

Omino Ufo

Extraterrestrial
Trama: Alien in the Woods
TI pensavi che era l'ennesimo horror Telecamerina di ragazzi che incontrano gli alieni (quando sappiamo che questa trama è già stata portata allo zenith intergalattico da Explorers, i ragazzi ovviamente erano gli esseri verdi teledipendenti e gli alieni Ethan Hawke e River Phoenix)... e infatti avevi ragione, è proprio l'ennesimo horror di ragzzi che incontrano gli alieni, però la telecamerina è ridotta all'osso, lo sappiamo tutti che Telecamerina è morta, ogni tanto resuscita, ma sostanzialmente è morta, e se ne sono accorti pure le produzioni più balzane.
Il malcelato omaggio a X-Files (c'è addirittura l'uomo che fuma, non solo gli alieni, le luci accecanti fuori dalla finestra e le "adbuction" con il raggio luminoso che ti solleva da terra) è organizzato proprio come fosse un remake di Cabin in the Woods: cinque ragazzi (la vergine, lo scienziato in questo caso donna, lo sportivo, la troia e il joker) arrivano in una casa nel bosco e poco dopo arrivano gli alieni che evidentemente avevano prenotato la stessa casa pure vatti a fidare delle agenzie, ma proprio quelli dell'Area 51, quelli alti alti col testone e le braccine magre magre e magnatella 'na cosetta. Questi insomma:
Il film(accio, ma non sempre sempre... qualche cosetta si salva ma non vale la pena concentrarsi su quello, tanto è roba già vista) è quel tipico mix di generi - come quando l'altr'anno hanno fatto l'horror che mischiava i film di paura della famiglia tranquilla nella casa nuova dove invece dei fantasmi erano gli alieni - che è sempre il rifugio sicuro di chi per forza vuole fare un film anche se nessuno ne sentiva la mancanze e fa solo un gran pasticcio. 
Insomma gli alieni sono talmente vecchio stile che fa strano pensare che abbiano deciso in un film del 2015 di usare una tipologia di alieno così classico, se pensi che siamo arrivati a questi o questi, ma ovviamente loro avranno pensato che era molto intelligente e originale usare la tipologia di alieni classicona, invece l'effetto è quello che fino alla fine del film non ci credi che sono alieni veri, anzi pensi che siano umani mascherati, invece no alla fine sono alieni veramente con tutte le loro manie di rapirti e farti questo:
E INVECE GLI ALIENI SONO FURBI! Assumono le forme più disparate, non solo Micheal Jackson! E infatti nel film è palese che non ci sono soltanto gli alieni anni sessanta, no, c'è anche quel tipo di alieno che si confonde tra la folla
che è sportivo
che ti risponde al servizio clienti di Fastweb
che mangia sano
che va all'EXPO
che ti incastra la vita con i prestiti a tasso agevolato
che ti offre un caffè ma attento chissà cos'ha c'ha messo dentro
che trovi persino sulle M'n'M che ti compri a fine primo tempo
ESATTO! SONO I TERRIBILI CINALIENI! Anche conosciuti come La Cinese di Shutterstock.
Se fate un qualsivoglia lavoro creativo saprete che c'è un sito, che si chiama Shutterstock, che da anni è in mano a questi cinalieni, che spuntano fuori in ogni dove, e, con la scusa di vendere foto per pubblicità, giornali, packagin', in realtà riescono a far stampare agli umani le loro effigi su affissioni stradali, quotidiani, siti internet. 
SONO DAPERTUTTO! SONO TRA DI NOI! SONO UNA CASTA! E.T. TELEFONO CASTA!
E sapete perché i miei attenti studi sui Cinalieni mi hanno condotto a queste importanti conclusioni? Perché in questo film ho avuto la riprova che il loro alienato piano sta riuscendo, se sono arrivati anche ad Hollywood (o nei paragi), ed eccola qui:
Esatto! Un terribile cinalieno fa finta di essere la figlia "scomparsa" del capo della polizia nel film (peraltro più che caucasico) e appare per ben quattro/cinque volte a ricordarci che prima o poi la Terra sarà loro. E saranno tutti uguali, sorridentissimi e cinesi.
Dal canto mio, finché sarò un broccolo umano libero senza oggetti oblunghi che mi studiano il deretano (no, i calcoli non si estraggono da lì. Lasciamo perdere dai...) non perderò il mio tempo preziono vedendo film di alieni più assurdi di quella volta che si mascherarono da Pippo Franco:

e lo userò sempre nel migliore dei modi, il famoso incontro ravvicinato del primo

del secondo
e soprattutto del terzo tipo

giovedì 14 maggio 2015

She'll be back!

Maggie
Trama: Little Mort Sushine

Zombi. ZombiZombi. E se lo scrivessi altre cento volte potrei mettere altri cento link, e sarebbero tutti link a post diversi, e sarebbero tutti post degli ultimi cinque anni. Precisamente da quando quella serie TV che non ci piace (tratta da quel fumetto che invece ci piace tantissimo) è divantata un fenomeno da 30 milioni di spettatori.
Lo zombi vende, svende e regala. Zombie is the new vampire, ed è destinato a durare, perché nonostante ormai ci siano in giro un sacco di cazzate, la figura dello zombi si è talmente radicata nell'immaginario che non se ne andrà più.
Vale la pena ricordare che la Guida per sopravvivere agli zombi io ve la regalavo già anni prima di questa epidemia, tanto per far vedere che non mi ha colto impreparato.
Ultimo (ma ormai ne esce uno a settimana) ad essere stato colpito dal virus zombi è il grande Arnie.
Riassumendo Arnie: mille vite, molto meglio di Sly, culturista/attore/politico e poi fai la giravolta falla un'altra volta grande ritorno come attore per la nostra felicità con film mediamente decenti tipo questo e questo, ma facendolo riassumere da lui medesimo:

Maggie è un film zombi di quelli un po' autoriali, di quelli che non ci racconta di braccia strappate, di orde fameliche, di ammazzazombi armati di katana, piuttosto sceglie l'approccio intimo (e a dire il vero a tratti anche un po' rompicoglioni) di un virus che si fa strada in maniera un po' diversa dal solito: te lo prendi e invece di trasformarti in poche ore ti ci vogliono settimane, quindi passi un sacco di tempo a vedere il tuo corpo marcire piano piano, a capire che stai morendo, insomma molto vicino ad una malattia terminale, che già è straziante, ma peggio alla fine non morirai, diventerai un non-morto.
La lentezza di questa virulenza ha permesso - nel film - alla società di non essere colta impreparata, quindi nessuna apocalisse, ma dei centri di raccolta malati che diventano dei veri e propri lazaretti.
Arnie è il padre di Maggie, e Maggie è malata. Abitano in campagna. Il film è tutto delavè, quasi fosse passato tutto sotto il filtro Instagram che piace alle ragazze romantiche (non quelle rock che invece mettono tutti i colori supersaturi), e il passo è decisamente lento: si parla, poi si passeggia un po' tra i fiori, poi ci si taglia un dito andato in cancrena, poi si fa un falò sulla spiaggia al ralenti. Insomma più The Road che 28 giorni dopo.
A quel punto Arnie decide di vivere gli ultimi giorni di vita della figlia prendendosi il rischio e sapendo che sarà suo ingrato compito evitare di farla finire in quarantena.
L'ultimo padre che si comportò così non ci fece una bella figura.
Non piacerà ai cultori dello zombie-movie movimentato, quello con le budella di fuori e le mani con le unghie spaccate che si infilano tra le porte semichiuse, ma c'è del buono; diciamo che il Chicken è un pochino un regalo alla decisione di Arnie di non partecipare all'ennesimo zombie movie di quel tipo, questa seconda parte di carriera di Arnie è da lodare.
Certo ora ci aspetta questo:

e chi lo sa che la figura dello zombi non la faccia lui.
Maggie è interpretata da Little Miss Sunshine, che purtroppo è una mezza cagna, ma quando alla fine appare tutta zombata un po' di impressione la fa.
Intato dallo zombiverso (che tradotto per i produttori è il soldoverso) arriva questo

SpinOff di Walking Dead. Questa cosa degli spin off sta prendendo piede. Che si possa sperare in un Sally? O magari proprio un Maggie? Versione zombie come i toys che hanno fatto veramente:


Io intanto continuo a sognare un film tratto da questa illustrazione qui:
Cover di Josh Cocran del libro che tenta di dare una risposta a una delle grandi domande dell'umanità: sono meglio gli zombi o gli unicorni?

mercoledì 13 maggio 2015

Dr. Jekyll & Mr. AIDS

It Follows
Trama: Nuove derive dello stalkeraggio

Ne esistono pochi di horror così (e se vogliamo più in generale di film), horror capaci di raccontare la maledizione, la paura, l'angoscia, capaci di muoversi tra le pieghe sudate e tese del palpito incapace di trovare un suo ritmo pacato, film del terrore che lasciano le spiegazioni finali agli insicuri, le improvvise sorprese da crepacuore ai teen horror, che abbandonano il personaggio del serial killer dai trabocchetti complicati ai franchise annoiati, gli zombi deambulanti alle mode in TV e lasciano risibili metodi registici (leggi Telecamerina) agli insicuri.
Sono gli horror che ti fanno amare il genere, e ne escono pochissimi; se ne contano sulle dita di una mano a cui è stata mozzata qualche falange. Dell'ultimo decennio vale la pena citare Deadgirl, The Loved Ones, The Human Centipede, Calvaire, Dream Home... film che arrivano dritti al vero significato di horror, film preziosi. Non è facile angosciare, stringere le coronarie con mani invisibili, far sudare le mani, disseccare le fauci.
È questo l'horror, quella sensazione di inquietudine potente che ti segue anche dopo la parola fine.
It Follows è uno di questi. La trama arriva al punto in brevissimo tempo, e il punto è un'idea (seppure mi sembra di ricordare qualcosa di simile, e qualcuno mi cita TRAMA di Rathiger, anch'esso con forti rimandi al Black Hole di Charles Burns) che si racconta da sola: fai sesso con qualcuno e da quel momento un essere che puoi vedere solo tu, che può assumere le fattezze di chiunque, fosse anche una vecchia, un gigante, un bambino, una ragazza tumefatta, tua madre


ti seguirà per sempre, fino a che non ti raggiungerà, e ti ucciderà. E ti ucciderà così (spingi solo se non ti interessa lo spoiler, perché è una bella scena che vale la pena non rovinare).
E quindi dal quel momento non puoi far altro che guardarti le spalle
e sospettare di chiunque ti stia venendo incontro, devi fuggire anche se sai che non servirà a nulla, che quello, camminando piano, camminando sempre, ti raggiungerà, oppure rinunciare, fermarti e aspettare l'inevitabile, con un pensiero, inutile palleativo, a chi ti ha attaccato questa "maledizione", il fatto che la creatura, quando avrà finito con te, tornerà ad seguire quello che te l'ha trasmesso.
L'essere non corre come un T-1000, non ti spunta dal letto come Freddy, non ti insegue con una motosega rotante, non ti mangia con un chianti e un bel piatto di fave, l'essere cammina, dritto verso di te, piano, quasi calmo, senza fretta. Puoi fuggire, puoi prendere l'aereo più veloce del mondo e rifugiarti sul cucuzzolo della montagna più alta, ma lui arriverà, inesorabile, spietato, inquietante, sempre al centro dell'inquadratura dei tuoi occhi.
L'unico modo che hai per liberartene è passare questa inesorabile e spietata "malattia venerea" a qualcun altro, scopandoci. 
Raccontando la trama sembra quasi una trovata geniale di una qualche associazione che professa l'importanza dell'astinenza, ma il discorso profondo - forse non così profondo - è più una riflessione sull'amore, sul sogno intrinseco che pervade ogni conoscenza fisica, che per quanto ce la raccontiamo ha sempre una speranza nascosta, quella di trovare la perfezione. E il film dissolve ogni sogno: l'amore non ci salverà, anzi, ci farà impazzire di paura, ci riempirà d'angoscia, e alla fine ci farà a pezzi.
La regia è tra le più ispirate di questi primi mesi del 2015, con movimenti di macchina che ricalcano spesso il Van Sant di Elephant, ma in un doppio intento riuscitissimo, da una lato (dietro) la minaccia costante che ti sta per ghermire, dall'altro (davanti) un futuro che forse non raggiungerai mai. E carrellate circolari avvolgono la realtà quotidiana della tipica ragazza americana ormai rovinata da quella ragazza con la cartella che cammina verso la camera, la camera gira a 360° e ogni volta quella ragazza è più vicina, sempre più vicina, sempre più vicina.
It Follows è un film da vedere, è uno di quegli horror che diventa visione necessaria anche per chi gli horror "non mi piacciono gli horror", è un gran film tesissimo e diretto, scarno di "americanismi" e nello stesso tempo americanissimo (il gruppo di teenager alle prese con un mostro, la provincia, le casette coi giardinetti, i giri in macchina, la scuola). 
Tra i protagonisti quello sfigatello che si fece notare qui, ora cresciuto così
ennesimo esempio (tra cui annoveriamo Neville Paciock e Glenn di Mad Men) del "c'è speranza per tutti".
Viene da chiedersi se il monito del film è dunque no more casual sex. Tinder andrebbe fallito. Ma la questione è sicuramente meno banale, nonostante la componente sessual-educativa non sia cosa da poco. Lo dimostra anche la promozione:
Che dire, a noi Lupo Alberto e gli aloni rosa tutto intorno, ai teenagers americani i film horror.
Alla fine, passata la sudarella, ci si inizia a chiedere se un diverso atto sessuale possa definire quello che la creatura - ma è giusto averla chiamata creatura tutto il tempo? È un demone? Un fantasma? Un alieno (non sarebbe il primo che usa il sesso per i suoi comodi)? - per esempio un rapporto orale cosa definisce? Che quello mi raggiunge e mi strappa la bocca? E se faccio solo del petting? E se invece ci andassero di mezzo le terga? E se lo fai due volte? Si passa e poi ripassa a quello che ce l'ha passata? Un preservativo ci salva? E, peggio ancora, se invece di una scopata, ci faccio l'amore? Lì sono davvero cazzi acidi. Appunto.

L'immaginario grafico e sonoro del film, colori al neon in primis (niente che non sapessi sil dal 2009, quando ho creato il neonlogo di CB) e colonna sonora che sembra arrivare (cassa) dritta dritta dal 1986, più precisamente da un film di Carpenter

segue il trend definitivo degli ultimi anni (The guestLost River sono solo gli ultimi due esempi, il primo ha anche la stessa protagonista, un clone di Amber Heard) e ovviamente titilla la visione degli illustratori:

martedì 12 maggio 2015

giùTub

Hot Tub Time Machine 2
Trama: Bei film? Dove stiamo andando non c'è bisogno di bei film.

5 cose che sono comunque migliori di vedere il seguito di Hot Tub Time Machine, che già era una cagata di proporzioni astronomiche.
1.
Ascoltare tutta la discografia di Fabio Concato in una camera  insonorizzata. Con le cuffie BOSE. Due volte di seguito.
2.
Essere il figlio di Sgarbi:

3.
Rivedere le filmografie dei tre attori protagonisti, separati, uno per volta. Sono loro:
e so benissimo che non sapete chi sono. E vi invidio.
4.
Vedere lei vestita:
5.
Fare un cineblog dove ogni giorno mettere una recensione di film come questo che sono riassumibili in una sola e singola definizione:

venerdì 8 maggio 2015

Prey e Difetti

Let Us Prey
Trama: Cotto il poliziotto scoprirà la verità

Ho visto un bel filmetto horror, cupo, gore al punto giusto, con la regia ispirata e gli attori in palla, e un finale senza lo spiegone idiota. Era Let Us Prey.
Che potrei anche finirla qui, tanto basta per consigliarvi un horror, che quelli buoni ormai sono merce più che rara, ma magari qualche altro cenno punto elencato val bene una recensione un po' più decente.
• Protagonista è quella valchiriona che risponde al nome bellissimo di Pollyanna McIntosh, che è questa cavallona qua
Ma che in effetti ricordiamo in queste selvagge vestigia: 
Era infatti la "woman" di The Woman, quel film capolavoro di qualche anno fa che mi chiedo perché ieri non ho rivisto quello invece di rivedere quel film con Russel Crowe che fa evadere la moglie McAdams incarcerata ingiustamente invece di scoparsi Olivia Wilde, come si chiamava quel film?
• La storia racconta di questa metafisica e mefitica presenza, un uomo taciturno che sorge, letteralmente, dai flutti e che, una volta arrestato e messo in cella, spingerà tutti quelli intorno a lui (poliziotti e altri carcerati) alla follia. È il diavolo? È un demone? È la Follia impersonificata? Il fuoco (che è un po' la metafora di Caciara) in cui tutto finisce ci fa presupporre che la risposta sia la prima, ma probabilmente è vero tutto, probabilmente è semplicemente il Male.
Fatto sta che è un bel personaggetto che inquieta - è recitato da uno di Game of Thrones - e mette l'inquietudine giusta.
• L'ambientazione irlandese dà un tocco originale al tutto, oltre al dialetto stretto, anche vedere un film dalla chiara impronta western/americana (gente bloccata una notte in una stazione di polizia, che può essere un saloon come il prossimo Tarantino o un diner con fuori dei demoni come quella minchiata di Legion)
• L'inizio del film, un quasi video musicale al ralenti con una musica che sembra scritta da Cronenberg è ammaliante. Forse non tutto il resto della regia è così ispirata, ma insomma, quell'incipit è un bel guardare.
• La profusione di scene gore vecchio stampo un po' vecchio film splatter un po' Clive Baker tipo queste fa bene qui
fa bene qui
fa bene qui
• In tutto ciò non si capisce perché abbiano usato quella locandina molto brutta quando in giro - non so bene se sono fan poster o prove di produzione - si trovano in giro cose molto migliori: