martedì 12 gennaio 2016

Vivere in cattività

Non essere cattivo
Trama: Califostia

Di Caligari ho visto due film su tre, sui tre che ha realizzato nella sua carriera.
Amore tossico e Non essere cattivo, che, in un volo pindarico post mortem, formano una alfa e un'omega di un unico discorso atroce sulla periferia.
Ma non parlo di periferia geografica - anche se, ovviamente, quello è il non-luogo dove si svolgono i fatti, dove si consumano i drammi, dove si muovono i personaggi tristi - quanto più di periferia mentale.
I due protagonisti di Non essere cattivi - attori INCREDIBILI, talmente perfetti da farti rituffare nel bel mezzo del Neorealismo, quando gli attori non erano attori ma persone prese per la strada a cui si richiedeva di essere loro stessi - sono chiusi in gabbie invisibili e invivibili da cui non puoi fuggire mai, perché devi fare il doppio, il triplo, il dodecainfinito sforzo per affrancarti, per migliorare, perché è la cattiva strada (che ha ben poco a che fare con il "lato oscuro") è sempre la più facile, ma è anche quella che non lascia scampo.
Non essere cattivo racconta nulla e racconta tutto: è, come direbbe il più navigato dei recensori, "uno spaccato della provincia criminale ai margini della capitale". 
Ci sono due amici, fratelli con sangue diverso anzi, che vivacchiano, sopravvivono, si fanno, rapinano, tentano di lavorare, si fanno di nuovo, si innamorano persino, ma più che altro tentano di "svoltare", proprio come quella famosa scena, che Caligari (auto)cita all'inizio del film:

C'è una cosa di fondamentale importanza da dire di Non essere cattivo: è un Film vero. Vero come può essere un documentario, ma potente come sanno essere i film di fiction.
Ed è vero perché - da questo dovrebbe ripartire tutto il cinema "criminale" che ora fa molto pubblico - si scorda (senza rinnegarlo, o meglio, non è quello il modo di raccontare il crimine che interessava a Caligari) di tutto quello che è venuto da Romanzo Criminale in poi: la serie, Gomorra, tutti quei film che provano a raccontare il crimine come fanno gli ameriggani, magari alcuni ci riescono pure, per carità, ma quanto "veri" sono?. Sembra una cosa da nulla ma non lo è proprio per nulla, una cosa da nulla. 
E poi ripensi a tutte le difficoltà produttive che questo film ha avuto - altra cosa che lo riporta indietro nel tempo di decenni, in un'epoca, quella in cui viviamo, in cui trovi la dicitura "film ritenuto di interesse culturale e patrocinato coi soldi del MiBac o di qualche altro immanicato" anche sui film di Barbareschi o della Morante - con Mastandrea che si sbatte a destra e manca per trovare fondi, che scrive a Scorsese (ha mai risposto Martino? No ve'?), ecco che pensi alla graniula di osanna piovute sul film solo dopo la morte del regista, e pensi alla scelta del film per partecipare agli Oscar, ed ecco che ti sembra tutto una gran presa per il culo. 
Quelle cose che stai lì a pensare: tutti bbravi, adesso, ma prima?
Chiariamo, le osanna e la candidatura, Non essere cattivo, se le meritano eccome (anche se, per come sono io, queste storie di periferia triste non riescono quasi mai a spappolarmi il cuore, lo colpiscono, non lo maciullano), perché è un Film con la F maiuscola.
I protagonisti - Luca Marinelli, 1984 e Alessandro Borghi, 1986 - sono davvero incredibili, difficile pensare che quello che dicono fosse scritto su un copione e non frutto di improvvisazioni. Anche solo per le facce assurde
Uno dei due è anche in Suburra, il che lo fa contemporaneamente mezza tacca e boss della Ostia criminale cinematografica del 2015. Certo, fa un po' specie poi ritrovarselo modello di una linea di barbieri hipster al Festival di Venezia:
Ma va bene anche così, perché è davvero bravo. Anche se l'altro, Marinelli, è bravo anche di più.
Caligari. Una filmografia di tre film. Il riconoscimento assoluto postumo. Che beffa, la vita la morte, non puoi neanche sputare in faccia a quelli che, di certo, un tempo ti hanno chiuso porte e portoni (Martino compreso) e ora "Non essere cattivo è da oscar".
Stemperiamo l'incazzatura con una delle mie solite cose irrispettose

lunedì 11 gennaio 2016

• CHICKENBROCCOLI AWARDS 2015 • CHICKEN FILM #7 - IL RACCONTO DEI RACCONTI •

Iniziamo a fare le cose sul serio. Come avete visto la scorsa settimana quest'anno i CHICKEN FILM POpSTER sono pazzeschi (non che lo scorso anno fossero brutti... pensa che puoi comprare anche quelli), ma diciamocelo, il 2015 è stato un anno di cui non lamentarsi per nulla, in quanto a qualità, ne parliamo lungamente nel megapost dei CHICKENBROCCOLI AWARDS, ripassaci.
E, incredibile a dirsi, c'è anche l'ItaGlia in questo slancio qualitativo, tanto che alla settima posizione (Che viene dopo la decima, la nona e l'ottava, con chi lottava?) c'è un film itaGliano che itaGliano non sembra: IL RACCONTO DEI RACCONTI (qui spiego perché è bello, e se non vi è piaciuto forse dovreste riguardarlo...)
A fare il poster ci voleva qualcuno capace di riproporre lo spirito antico che aleggia nel film, qualcuno che ne sapesse di fiabe e alchimia, di leggende e orchi, che fosse fondamentalmente pazzo. Mi veniva in mente solo un nome: Rise Above (ecco il suo sito, più pazzo di lui), al secolo Marcello Crescenzi.
Abbiamo fatto due chiecchiere sul film e come succede sempre con lui c'è da che continuare per ore. 
CB: Cosa ti è piaciuto de Il racconto dei racconti?
Rise Above: La volontà di Garrone di fare qualcosa che potesse parlare a tutti, con un linguaggio visivo ed una qualità internazionali partendo però dal nostro immaginario, dal nostro folclore e che ci riuscisse senza tradirlo perché non ha nulla da invidiare a nessuno, anzi a ben guardare tanti ce ne sono debitori. Ho apprezzato che non abbia voluto fare il verso alle saghe cinematografiche e televisive odierne d'oltre oceano ma che cercasse di raccontare un fantastico più esoterico, più simbolico e carico di ancestralità come il nostro, seppure dimostrando che quello che accade oltreoceano lo conosce e pure bene. 

CB: Senti mi pare che la tua illustrazione, con l’evidente sforzo artistico che hai profuso nel farla – che ok, è anche una tua costante quella di perdere le diottrie su ogni singolo soggetto, ma non deve essere stato divertente fare ogni singola lineetta di quella piuma – tu possa in qualche modo omaggiaee lo sforzo produttivo di Garrone, che si è ritrovato a credere a questo film un po’ contro tutti… Come ti sei approcciato alla realizzazione del pezzo? 
Rise Above: Ormai mi sono rassegnato al logorio dell'amanuense, lo metto in conto, fa parte del pacchetto e della mia ricerca; anzi dopo tanti anni ormai fare tutte quelle righine spesso mi diventa una sorta di antistress, tipo un mantra: mi concentro linea per linea e svuoto la testa. Con questo film, con la sua contemporaneità che passa attraverso la reintepretazione di mondi passati io ho una grande affinità quindi ho approcciato il disegno così: con l'intenzione di far dialogare posti e tempi differenti, integrando il linguaggio delle incisioni popolari seicentesche per raccontare un film di oggi ma che di quella popolarità antica parla, convogliandole in un poster moderno. È in fondo come per Garrone nel film anche la mia ricerca questa, cioè quella di "fare il presente" e di essere contemporaneo capendo e studiando il passato per raccontare cose mie e odierne. 

CB: Visto che ami il cinema di genere, e ne sei grande esperto, dimmi: Il racconto dei racconti è l’inizio di un nuovo cinema di genere in Italia? Nel suo caso il fantasy (capisci! Draghi, orchi, pulci giganti in un film italiano!), ma vale anche per gli altri generi… Che genere di cinema possiamo aspettarci dopo Il racconto dei Racconti? 
Rise Above: Uno che faccia il genere che preferisce ma che abbia il coraggio di farlo! Come Sollima sta facendo per quello d'inchiesta\poliziesco, come Garrone che ha fatto un film fantastico, come il notevole "Lo chiamavano Jeeg Robot" di Mainetti. Qualcuno ora facesse un film d'avventura sugli esploratori italiani che ne so... Insomma qualsiasi cosa sia di intrattenimento - di genere o di genre-bending - ma non stupida è benaccetta. Basta che si smetta di pensare al cinema italiano unicamente come commedia più o meno scureggiona oppure psicodrammi nel tinello borghese o il temutissimo "film di denuncia". Insomma che ci si riscopra capaci di fare quello che abbiamo fatto per quasi un secolo, da Cabiria a I guerrieri del Bronx, cioè di raccontare storie avvincenti. Sarebbe bello un nuovo horror di Avati, ma visto che il maestro ha dichirato che non ne farà più mi accontenterei pure di un horror "alla Avati".
Sì ok, continueresti per ore, ma ora ti devi fermare. E comprare questo incredibile poster.
Ecco le specifiche tecniche, perché non sia mai che ti arriva un poster stampato a casa su un foglio da fotocopia.
• Formato: 42 x 29,7 cm (A3) 
• Carta: Fedrigoni martellata avorio 250 gr 
• Stampa: fronte (a colori) + retro (bianco e nero con la recensione del film!) 
• Costo: 15 euro + 3 euro di spedizione
Se clicchi l'immagine sotto lo vedi più grande, pensa che bello averlo a casa e spulciarselo (!) tutto, particolare per particolare:

♰ David Bowie ♰

♰ David Bowie ♰
Con rischi indicibili e traversie innumerevoli io ho superato la strada per questo castello oltre la città dei Goblin, per riprendere il bambino che tu hai rapito. La mia volontà è forte come la tua e il mio regno altrettanto grande. Non hai alcun potere su di me.

venerdì 8 gennaio 2016

• CHICKENBROCCOLI AWARDS 2015 • CHICKEN FILM #8 - I ORIGINS •

Vi ricordate quando un anno fa doveva uscire quel poster e alla fine non è mai uscito? Dài, quello dei primi Chicken Movie Po(p)ster! Era Il capitale umano e alla fine tra una cosa e un'altra, insomma nessuno vide mai il poster. Tutti a chiedersi "ma cosa sarà successo?" a dire "oddio cosa ci farò con questi 15 euro adesso?!". 
LA risposta a queste (e altre) domande arriva oggi: Margherita Barrera - pictora illustrissima che ricorderete per cose come le gif dei ChickenBroccoli Awards 2014 o le recensioni illustrate alla Festa der Firme de Roma e per il suo sito fitto di Bellezza - ha finito il suo poster! Quello che doveva fare lo scorso anno!
Ovviamente ha cambiato film, e ha fatto una stupenda locandina alternativa dell'ottavo (dopo il decimo e il nono) posizionato tra i migliori film del 2015: I ORIGINS, un film che forse è piaciuto tanto solo a me (come scrivo qui), e che ovviamente non rivedrò mai, non correrò il rischio di dover dare ragione a chi non è piaciuto.
Manco a Marghe è piaciuto, ne parliamo in questa intervista (attenti che contiene SPOILER in bella vista!):
CB: Ok. Diciamolo chiaramente. Hai visto il film su mia richiesta e non ti è piaciuto. Allora spiegami, perché non ti è piaciuto? 
Marghe: Eh. Vediamo, andiamo con ordine. Questo film ha un sacco di fumo (ma un sacco eh, tipo almeno tre o quattro linee narrative diverse), e zero arrosto. O almeno: se c'era dell'arrosto me lo sono stra-perso. C'è una storia d'amore senza amore, anzi due storie d'amore senza amore. Poi c'è della scienza piuttosto pasticciata e caricaturale, con questi scienziatoni con gli occhialoni spessoni che dicono "amino-acidi" ogni tre per due e scrivono coi pennarelli sulle finestre, senza che si capisca esattamente cosa scrivono apparte nomi in latino casuali. Poi c'è tutto il filone pseudo-religioso in cui ci regala insieme a un malditesta notevole delle perle immortali su: fantasmi, Dio, il Dalai Lama, la reincarnazione, e i pavoni che non ho capito benissimo che c'entravano ma in qualche modo c'entravano? Ok, ok, mi sono fatta prendere la mano, riassumo: non ci ho capito niente, ma non in senso buono. Potevi fare un film sull'ammore, o un film di fantascienza, o una roba fricchettona sugli spiriti, e invece hai fatto un film sugli occhi(ali). Mannaggia? 

CB: E dunque, alla luce di questa risposta, come hai approcciato la realizzazione del poster? 
Marghe: Ecco! Splendida domanda! Esattamente come ho approcciato il film: con grande confusione. Scusate lo spoilerone: la mia scena preferita è quella in cui la tipa bellina viene tagliata in due. E non solo perchè mi piacciono le cose splatter e mi stava antipatico il personaggio: quella scena condensa tutto quello che non va in questo film. Troppa roba, troppo superficiale, troppo casuale, non riesce a smuoverti neanche quando letteralmente fanno a pezzi la protagonista. Il poster è un omaggio a quella scena. 

CB: Mettiamo che la reincarnazione esiste davvero - oculistica a parte. Secondo te chi eri prima di Margherita? E chi sarai dopo di Margherita?
Marghe: Secondo me ero un mozzo, grossissimo e altissimo, che voleva esplorare il mondo e invece passava le giornate a pulire la cabina del Capitano, con l'acqua fredda e senza guanti. Dopo aver disperso il mio seme in ogni casa di piacere e essermi tatuato ogni variante possibile di un'ancora sui miei possenti bicipiti devo aver pensato: basta! Mi ammutino! Dai crimini orrendi commessi in quella sede derivano probabilmente la mia attuale scarsa statura e il fatto che vomito su ogni cosa che galleggia. Nella prossima vita non so, spero di migliorare. Diciamo che mi accontenterei di: classe media, paese caldo, terza abbondante, campionessa di scacchi. Se come quella del film dovessi rinascere orfana in uno slum di Bombay protesterei vivamente.
Ma io dico! Se questo è il risultato, mammenomale! Io dico che dovreste comprarlo ORA

Se spingi questa immagine sotto lo vedi grandi, e facendo uno sforzo di immaginazione lo vedi anche appeso in quel muro che proprio ne ha bisogno:

giovedì 7 gennaio 2016

Basta che ci creedi

Creed
Trama: Mi piego ma non mi spiezzo

Sapete la cosa più incredibile del 2016? No, non è che sono andato a vedere al cinema Checco Zalone, in realtà deve ancora succedere. La cosa più incredibile è che quest'uomo qui:
Forse vince il suo oscar. 
Perché dico "suo"? Semplice, dico suo perché quest'uomo qui:
è già stato candidato due volte all'oscar, per miglior attore e per miglior... sceneggiatore. Rendetevi conto. Proprio per il suo ruolo più famoso:

Intanto è già candidato ai Golden Globe (e gli sfidanti non mi sembrano questi pesi massimi) e la candidatura all'oscar se la becca al 99,9%. Vuoi che l'Academy si faccia sfuggire la ghiotta occasione di dare un Oscar a un attore che torna in un personaggio per cui già ricevette una candidatura quarantanni fa? Fa troppo articolo già scritto! Fa troppo didascalia facile! Fa troppo "Rocky alla fine ha vinto!".
Vedrete se non andrà così...
Quando si è saputo dell'uscita di Creed, che è in pratica Rocky 7 (giustamente, dopo FF7 e SW7), tutti hanno detto "non ci creedo" (ok basta, non faceva ridere neanche la prima volta), ancora con Rocky, questo è proprio accanimento terapeutico". 
E invece PENSA! Prima di parlare pensa! Creed è fico, cioè non sto qui a dire che è un capolavoro, ma trova quell'incredibile equilibrio tra le tematiche del primo (quando ancora Rocky doveva sfondare, era uno sfigato mezzo ritardato, e alla fine del film con la faccia paonazza come una bistecca gridava ADRIANAAA!

ah non questo è Jim Rocarrey, eccolo quello vero

e la parte moderna contemporanea, quella fatta di un pugile di colore che ascolta il rap! 
Scena esemplare è quella della corsa/allenamento  del giovane Creed- ipercitazionista, non esiste film di Rocky senza corsa in tuta - che diventa una scoattata allucintante tra motociclette che fanno le penne e lui che fa tutte mosse che manco Kayne West.

In Creed il protagonista è Creed (maddai), il figlio di Apollo che fece una palla di pel.. no, Apollo lui, un altro tipetto sobrio. 

Non lasciamo che i vestiti da combattimento dei padri ricadano sui figli. Perché questo è l'anno in cui va bene fare i film coi figli di quelli che 40 anni fa erano gli eroi (ogni riferimento a Kylo Ren realmente esistenti non è assolutamente causale), che riesce a convincere un ormai ritirato e appesantito Rocky - che poi era ritirato e appesantito da almeno 4 film - ad allenarlo. Seguono ovviamente tutti quei consigli che solo Rocky può darti tipo insegui le galline e tampina la tizia che ami talmente tanto che alla fine quella getta la spugna e te la dà. 
Quindi "un colpo, un passo, un round alla volta", il giovane Creed riuscirà a scontrarsi con il campione del mondo e... e... e insomma lo sapete benissimo che nella serie di Rocky vale l'adagio decuberteniano "l'importante non è vincere, ma finire il combattimento con la faccia come un canotto gonfiato".
Insomma la storia è risaputa, ma, a differenza di altre pellicole recenti del genere (ultimo in ordine di apparizione Southpaw, che era un quasi remake di Rocky) e soprattutto a differenza di operazioni buffonesche tipo quello con De Niro toro spompato e Sylvester rocky & bullwinkle (!), Creed è onestissimo e nonostante il protagonista sia un bamboccio, che pure se è pompato
bamboccio rimane (lo ricordiamo in filmoni come questo e soprattutto questo), a mangiarsi lo schermo c'è Sylvester, sommesso, con la faccia intelligente come del muschio selvatico come non lo era da anni: è tornato Rocky! Finalmente Rocky! 
Rocky che dice cose tenerissime con quella sua bocca storta. Rocky che non sa cos'è il Cloud Apple e quando glielo dicono lui guarda il cielo. Rocy che poi ad un certo punto, non vi dico il perché, va al tappeto e mette una tristezza che vorresti prenderlo sotto braccio e portarlo a letto e fargli la minestrina al piccolo Rocky.
Insomma, tralasciando che ormai va così, che Hollywood ha davvero finiro le idee, viva Creed, anche se direi che ci possiamo fermare qui.
Che poi non voglio dire, con questo trend di chiedersi "di chi è figlio?" - per dire, stiamo tutti qui a chiederci di chi è figlia Rey, no? - e di padri che si sentono in dovere dopo anni di recuperare i figli perduti, vorrei avanzare un'ipotesi che mi è venuta in mente... ma non è che tanto tanto:

Creedo shot first.
Comunque visto che adesso c'è anche un'altra serie che sembra essere ritornata in auge, io dico:

Rocky vs Kermit subito!
Ma prima... OSCAR:

mercoledì 6 gennaio 2016

• CHICKENBROCCOLI AWARDS 2015 • CHICKEN FILM #9 - JURASSIC WORLD •

SI MUOVONO IN BRANCO! Parlo ovviamente dei CHICKEN FILM 2015!
Dopo la decima posizione ecco al nono posto il (secondo) reboot più riuscito dell'anno (ce ne fossero stati pochi): JURASSIC WORLD.
Il miglior parco giurassico che potevamo avere nel 2015, senza ombra di dubbio, premiato da incassi quasi inaspettati e da un poster pieno pieno pieno di trattini realizzato dal dinamico due VER EVERSUM - ecco il loro sito.
QUI trovi la recensione del film, ma l'attenzione francamente la riporrei su tutte quelle dannate lineette, c'è da perdere la testa, i Ver Eversum non hanno proprio badato a lineette!
Intervistiamoli...
CB: cosa vi è piaciuto di Jurassic World? 
Ver Eversum: Ci è piaciuto tornare in sala con quello stesso magone di quando avevamo 10 anni, e di riuscire finalmente a vederlo aperto, 'sto parco, che il giro di prova l'avremo fatto almeno 50 volte! Vedere che Jurassic World è stato trattato come il diretto erede del primo classico, obliando un attimo le due pellicole nel mezzo, l'ha reso subito speciale ai nostri occhi. Vedere come sia stato costruito sulle vestigia del vecchio parco, mantenendo il messaggio del primo film: l'illusione del controllo da parte di una specie, l'uomo, che non ha ben compreso il suo posto nella catena alimentare. E poi è un action senza noia, che di questi tempi è già un risultato!
CB: Io vi dico la mia, questo era il miglior Jurassic "qualcosa" che potevamo avere nel 2015: fan service ma anche belle novità, più fighi perché dobbiamo accontentare le ragazzine, ma anche scelta simpa di Pratt. Insomma per me è un sì. Ma se avessero chiesto a voi di scrivere la sceneggiatura, cosa avreste raccontato?
Ver Eversum: Immaginando di non poter spingere troppo in là la follia (come ad esempio, in A Jurassic Carol con il fantasma di Dennis Nedry che mostra al dottor Wu il Natale in cui La Donna eredita La Terra) e di non poter calpestare troppi copyright (altrimenti la riposta è scontata: Alien - Isla Nublar), probabilmente avremmo percorso la medesima parabola emotiva che avrà guidato gli sceneggiatori per Jurassic World. L'approccio ispirato dalla vita reale, ovvero non sapere cosa fare perché la gente ormai si è desensibilizzata a vedere i dinosauri. Aver trasposto nella pellicola ciò che succedeva nell'animo di una generazione cresciuta a pane e Jurassic Park, è stata per noi una chiave interessante. Quindi siamo d'accordissimo con te, il miglior Jurassic Something. Con quell'EPICO finale, poi… 

CB: Ditemi qual è il vostro dinosauro preferito dell'intera serie (sì, valgono anche quei microbi strani che si vedono nel due). Non vale dire il "didinosauro"... 
Ver Eversum: ahahah! Mai ci verrebbe in mente :D quella battuta riesce istantaneamente a far immedesimare lo spettatore nello stato d'animo di profonda prostrazione del Dr Grant per la vicinanza con i bambini. Ah, la magia del cinema! Certo che è difficile questa domanda! Servirebbe almeno dare dei premi per categoria di peso. Ma come si fa a non amare una specie che ha imparato ad aprire le porte, che ti accompagna in un giro in moto nei boschi, che ti sciabola qui, qui, o magari qui, facendo fuoriscire le budella? E' il pensiero di saperli piumati nella realtà che ci fa amare ancora di più quelli cinematografici.
La cosa più bella dei CHICKEN POpSTER è che si possono comprare! Ti rendi conto! È previsto vedere qualche poster nel suo sito di poster?

Le specifiche tecniche, per chi non si fida di un "sono fichissimi!", eccole qui:
• Formato: 42 x 29,7 cm (A3) 
• Carta: Fedrigoni martellata avorio 250 gr 
 • Stampa: fronte (a colori) + retro (bianco e nero con la recensione del film!)
 • Costo: 15 euro + 3 euro di spedizione 
Cliccando questa immagine vedi tutto più grande: 

martedì 5 gennaio 2016

Anton Checcov

Quo Vado?

Trama: Quid pro quo

Fermi tutti.
Davvero il 2016 di ChickenBroccoli inizia con la recensione del nuovo film di Checco Zalone (dopo che la scorsa volta, diversi anni fa, avevo giurato e spergiurato di non avvicinarmi mai più a Zalone neanche con il bastoncino di Arale, neanche in preda alla più forte delle febbri gialle, neanche in mancanza di qualsiasi altra cosa da vedere tipo naufrago io e l'unica cosa salvata dalla nave un iPad con l'opera omnia zaloniana) e, per giunta, davvero vicino a quella (brutta) faccia dalla smorfia ignobile c'è un Chicken?
Cosa. Diavolo. Succede.
Eppure mi avevate lasciato in buona salute (diciamo quella solita mia), magari con qualche strascico della recensione scritta durante un intero anno, o dei CB Awards, ma insomma, né voi né io pensavamo davvero che sarei stato uno di quelli che ha fatto guadagnare al 4° film di Zalone la bellezza di 7. MILIONI. DI EURO. In 1 giorno (il 1° gennaio) e circa 6 il secondo (2 gennaio)... per farvi prendere un attimo le misure basta dire che Star Wars il primo giorno ha fatto 660 mila euro, e, per dire, il maggior incasso del 2014 (inspiegabilmente Maleficent) ha fatto, totali, 14 milioni. Vi rendete conto? Zalone ha fatto anche lui 14 milioni, ma in 2 (DUE) giorni (scrivo queste parole domenica scorsa, penso che al momento possa aggirarsi già sui 20...25... avrà già superato Inside Out, miracolosamente maggior incasso del 2015, quando a tordi e quando a Grillo, proprio.)
Per aggiornare anche il quadro generale, prendete atto che questi sono i trenta maggiori incassi d'Italia di SEMPRE:
Lo sapete qual è la cosa davvero stupefacent? È che ci sono ANDATO AL CINEMA a vedere Zalone - per motivi tutti miei che non sto qui a spiegare e che non sono un'anteprima gratis, tantomeno un ricatto tipo "abbiamo rapito il tuo gatto se non vai a vedere Zalone il giorno che esce te ne rispediamo a casa un pezzettino alla volta partendo dalle zampette cicciottine, poi la coda paffutella..." e neanche una sorta di imbecillità senile ormai inesorabile - la verità è che ci sono andato perché volevo fare colpo su una tipa volevo capire.
Volevo capire chi è lo spettatore che corre, veloce, velocissimo, a vedere Zalone, perché va bene il successo annunciato (poi ne parliamo, dei successi annunciati) ma il Fenomeno, con la F maiuscola, quello è davvero uno studio che merita di essere fatto.
Zalone ha trasceso il successo scontato da cinepanettone con comico scureggione e fica un tanto al chilo, e si è trasformato in file davanti alla biglietteria di gente che "ar cinema non vojo pensà, me spacco 'a schina tutto l'anno, ar cinema vojo ride!" (trad: nella sala cinematografica vorrei spensieratezza, essendo io lavoratore indefesso, quando le luci del cinematografo si spengono tutto ciò che anelo è del sano e gioioso gaudio).
Zalone ha persino annullato l'oliato meccanismo "successo televisivo = film campione di incassi", un meccanismo questo che - non scordiamolo mai - è passaggio inevitabile per quasi tutti i comici, e che, non facciamo tanto gli snob, ci ha regalato in passato anche comici come Villaggio, Troisi, Benigni, Verdone, gente che ha fatto la gavetta in TV e poi è approdata al cinema, coi risultati che sappiamo.
Il problema di Zalone è il paradosso. Il paradosso di muovere come fosse un pifferaio magico barese la massa (quella del "se tutti si buttassero da un ponte ti butteresti pureAAAAAAhhhhSTUMP") esaltando il becero, rappresentando l'idiota, raccontando la stupidità, ma senza una scrittura sopraffina come poteva essere quella di Verdone e i suoi coatti o di Troisi e le sue maschere timide, lì c'era il genio, qui c'è il tavolino, sì perché l'altro capo del paradosso è che nella scrittura di Zalone e nella sua maschera sgarrupata e disordinata (è becero, ma buono, è italiota ma illuminato, è cattivo ma buono, è allupato ma fedele, è  pigro ma iperattivo eccetera) trapeli un barlume di estrema e lucida perfezione: non più un personaggio del Teatro dell'Arte, ad ognuno il suo carattere (non a caso Verdone si moltiplicava), ma tutti in un unico personaggio. 
Il pubblico di Zalone, l'itaGliano medio con la G maiuscola - non me ne vogliano TUTTI gli itaGliani medi che hanno dato i loro soldi a Zalone, sono uno di voi - è mediamente idiota, o meglio, ha un'idiozia selettiva, come dire "scelgo di essere idiota". Lo ha raccontato Maccio, ma il suo Italiano medio era troppo macchietta, le sfumature sono ben oltre 50, per l'itaGliano che ha l'intelligenza necessaria di voler essere idiota.
E lo dimostra quando ride forzatamente a battute che no, NON fanno ridere, ride delle cadute più basse del film (Zalone che masturba un orso bianco addormentato. C'è questa scena. Ve lo giuro. E, incredibile a dirsi, stride con una messa in scena molto pulita, che non si lascia andare a facilonerie scatologiche o al torpiloquio del tipo "A ISIDE! E FAMME NA POMPA!") mentre non vede, neanche percepisce, alcuni tempi comici assolutamente perfetti - e sapete quanto tengo alla parola "perfezione" e sue declinazioni - che Zalone riesce, non si sa quanto volontariamente, a mettere in scena.
Ce ne sono almeno 4, se non 5, di questi lampi assoluti che ti fanno capire che Zalone c'è, Zalone ci pensa, Zalone (forse) è un fottuto genio che potrebbe davvero diventare un grande comico, oltre agli impressionanti incassi, se non sapesse che diventando grande escluderebbe il 90% del suo pubblico.
Lui fa gli incassi, tu ti incazzi, perché alle volte è davvero deprimente vedere come la messa in scena, la regia, finanche la grafica delle locandine, tutto sia di una sciatteria palese, evidente, quasi fiera. Quindi quando fai di bruttezza virtù, sei deprecabile.
La base delle produzioni di Zalone? Eccola: gli itaGliani vogliono questo? Diamogli questo. 
Panem e circenses, si diceva (forse anche in Quo Vadis? Al cinema. A che vedere? Quo vadis. Al cinema. A che vedere? Quo vadis...), e questo è Zalone: uomo/comico che ha capito esattamente (e intendo con precisione laser) come ritagliare i suoi film: buoni sentimenti e sferzate critiche acidule (non acidissime, non è Ciprì né Maresco) solo se hai l'intelligenza di vederle, sgradevolezza del protagonista per cui alla fine è impossibile non patteggiare (ma non è il fascino del cattivo, quello sarebbe troppo), smorfie brutte ma che non hanno bisogno di tormentoni. Ecco, manca il tormentone nella carriera di Zalone, e questo - ci credereste? - lo alza di rango, rispetto al comico che imbrocca la frase, la parola, la smorfia, e ne fa cavallo di battaglia per sempre (Ciao cipollino!)
 
E insomma c'ero anche io, quel lontano 1° gennaio 2016, a fare la mia parte (14 euro) dei 7 milioni. Ancora non so se ne vado fiero o meno, ma da qualche parte c'è questa (strana e nuova, che non so se assecondare) sensazione di quasi felicità di essermi tutto sommato divertito e, in uno slancio di irriverente populismo, spada tratta contro tutti i critici (me compreso, per quanto non sono un critico) che «Zalone Merda», me ne vanto pure!
Per continuare con i latinismi (mi è presa così): Vox populi vox Dèi.
È davvero così? Qual è l'inizio dell'uroboros (il serpente che si mangia la coda. Scusate, sto facendo saccente sfoggio di nozionismo inutile, ma ne ho bisogno per equiparare lo zalonismo sconfortante) che crea col suo corpo questa equazione?
Faccio un film di merda.
che diventa
Campione di incassi.
perché in fondo
La Gente vuole questo.
quindi continuo e
Faccio un altro film di merda.
che inesorabilmente diventa
Campione di incassi pure questo. Anzi doppia il precedente.
ed è ormai chiaro che
La Gente vuole proprio questo.
E via dicendo per sempre, senza che la Gente stupisca mai. Ecco il punto: le previsioni di incassi stratosferici sono esse stesse la forza trascinante degli incassi.
Il codice Da Vinci. 50 Sfumature di Grigio. Zalone. Film considerati male, quando non malissimo, che diventano campioni annunciati di incassi. Mai che la Gente tradisse l'aspettative del produttore che la guarda dalla finestra del suo grattacielo (immaginatevi il Signor Burns) e dice "eccellente, ci cascano sempre".
Alla domanda "ma quanto potrà continuare il fenomeno Zalone?" l'itaGlia risponde con 14 milioni di euro in 2 giorni. 
Qualche anno fa, quando De Sica e Boldi fecero flop con non ricordo che cinepanettone, si titolò a grandi lettere "È FINITA UN'EPOCA": sembrava proprio che la Gente si fosse stancata di andare a vedere film idioti durante le vacanze di Natale. Addirittura scoppiò la coppia e i due invece di ritirarsi raddoppiarono l'offerta.
Ma si è scoperto presto qual era il motivo, il problema erano Boldi-De Sica stessi, che avevano logorato il loro modo di divertire. Non era la Gente finalmente libera dal giogo della risata facile.
Doveva arrivare Zalone, che con dei canovacci debolissimi (le storie sono sempre di una leggerezza quasi trasparente), diventava il nuovo Re Mida assoluto del cinema italiano. ASSOLUTO e DI SEMPRE.
A questo punto viene da chiedersi cosa bisogna fare: accettare il Fenomeno, quasi abbracciarlo, perché il Fenomeno, in quanto tale, ti dimostra che ha ragione lui, che un incasso del genere non è frutto di casualità, di passaparola, di "novità", ma è invece frutto di totale coscienza di sé e del proprio pubblico, o meglio, dell'itaGliano tutto. 
Oppure continuare con Zalone Merda? Diventando come i matti che parlano da soli sulle cassette della frutta a Central Park allarmati per l'imminente fine del mondo?
Lo capiranno che sono parole inutili? Lo capiranno che il mondo è già finito? Lo capiranno che non è colpa di Zalone? Zalone è solo come oggi chiamiamo il demone dell'imbecillità che per confonderci cambia nome ogni volta.
Io per iniziare bene l'anno - e non per essere quello controccorente per forza (sono tre giorni che, passata la bufera "Star Wars fa schifo/Star Ward è stupendo) su Facebook ora è tutto un "Ce lo meritiamo Checco Zalone") - dico Zalone for President, ma per davvero. Che gli dessero davvero le redini dell'ItaGlia tutta, altro che Grillo, Zalone presidente, Papa, allenatore della nazionale, Zalone donatore del seme dell'italico genio, Zalone Re di Zalonia.

Perché, se per la 4a volta di seguito supera anzi raddoppia se stesso, allora ha ragione lui. Che ha capito cosa andava fatto per accontentare tutti, e l'ha fatto davvero.
Alle volte bisogna solo accettare che aveva ragione Don Buro
(Vacanze in America che peraltro ho anche rivisto, ne riparliamo di questa mia deriva vanziniana degli ultimi tempi, deriva di cui vado fierissimo, peraltro. Proprio come Zalone deve andare fiero di sé.)

lunedì 4 gennaio 2016

• CHICKENBROCCOLI AWARDS 2015 • CHICKEN FILM #10 - COP CAR •

Finalmente ci siamo! Arrivano i CHICKEN FILM 2015! Quelli che mancavano ai CHICKENBROCCOLI AWARDS di fine anno.
I film belli, quelli che ci hanno fatto gasare, sognare, frignare, emozionare, eccitare, pensare che la nostra vita vale la pena di essere vissuta (fuori e dentro una sala cinematografica) anche solo perché quando vedi un film bello fai pace con tutti i problemi e le paturnie, ma proprio tutte quante.
Alla decima posizione: COP CAR
Kevin Bacon vs ragazzini 0 a 1000. Bello, inaspettato, scarno e per questo compatto, un Bacon mai così mellifluo, due ragazzini perfetti. QUI la recensione.
A realizzare l'illustrazione il grande TOTTO RENNA (ecco il suo sito, da gustare quadratino dopo quadratino): un decano della pixel art non solo italiana, ma anche internazionale. Per me un grandissimo onore.
I CHICKEN FILM usciranno ogni due giorni (inframezzati da recensioni chickenbroccolesche, ecché non si parla più di film qui?). La novità di quest'anno è che per ogni CHICKEN FILM ho fatto anche due chiacchiere con l'artista a cui ho affidato il poster. Buona lettura!
CB: Cosa ti è piaciuto di Cop Car? 
Totto: La tensione. Mi sono subito immedesimato nei due ragazzini protagonisti del film. La storia, già molto tesa di per sé, vista attraverso gli occhi di un bambino è ancora più tesa. Ho passato un'ora e mezza in completa tensione e mi è piaciuto...
CB: Come hai affrontato la realizzazione del poster? Il film è molto “scarno”, quasi un western. Come sei giunto questa visualizzazione delle prospettive diverse rispetto alla "cop car" del titolo da parte dei diversi protagonisti del film? 
Totto: Il poster, come il film, l'ho visto attraverso gli occhi dei due ragazzini protagonisti della storia. Una delle scene più belle del film è quella in cui i due mettono in moto l'auto dello sceriffo la prima volta e corrono a tutta velocità felici come mai prima, un sogno per tutti i bambini, guidare un'auto vera! Da qui l'idea della mano di uno dei due ragazzini che gioca con un'automobilina. Ma il gioco, come sappiamo, non durerà ancora per molto... 

CB: Sai che secondo il sito oracleofbacon.org Kevin Bacon ha sei gradi di separazione con TUTTI gli attori del mondo? Facciamo un gioco. Tu dimmi un attore che credi NON abbia sei gradi di separazione con Kevin e vediamo se invece ce li ha! 
Totto: Lino Banfi?
CB: Ecco: Kevin Bacon ha recitato in Enormous Changes at the Last Minute (1983) con: Giancarlo Esposito che in Tutti a squola (1979) ha recitato con... LINO BANFI!
Ma passiamo alle cose serie! Tutti i poster dei CHICKEN FILM che presenterò durante il mese di Gennaio (ricordo uno ogni due giorni!) saranno acquistabili, proprio DI CARTA (per abbellire le vostre stanzette, uffici, bagni, officine al posto dei calendari di donne nude) a soli 15 euro!